[A cura di: Rebecca Genesio]
Come già sottolineato nel precedente numero di Italia Casa, Milano ha un nuovo Regolamento Edilizio. Sono molti i passaggi delicati presenti all’interno del provvedimento, che già nei mesi passati era stato oggetto di discussione da parte di associazioni di settore e di categoria, in primis Assoedilizia (di cui riportiamo, sotto, le note critiche). Intanto, però, abbiamo intervistato il vicesindaco del capoluogo meneghino con delega all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris, per capire nel dettaglio in che cosa consista la misura e quali siano le implicazioni per la città di Milano.
Palazzo Marino ha dato il via libera definitivo al nuovo Regolamento edilizio: quanto è importante il raggiungimento di questo risultato per la città di Milano?
È un risultato molto importante per Milano, sia nel metodo sia nel merito. Nel metodo, perché è stato preceduto da un percorso di ascolto della città durato oltre un anno: un percorso caratterizzato dal confronto con ordini professionali, operatori, sindacati, cooperative, associazioni ambientaliste e cittadine, organizzazioni sindacali, per arrivare a un testo il più possibile condiviso. Nel merito, perché dopo 15 anni – tanto tempo è passato dal vecchio R. E. – Milano può essere orgogliosa di avere un Regolamento edilizio finalmente adatto a una metropoli moderna ed europea. È un documento che tutela il territorio, ponendo al centro le regole per il riutilizzo e la rigenerazione, la lotta all’abbandono di spazi ed edifici, il diritto all’accessibilità in tutti i locali pubblici e privati aperti al pubblico. Non solo: abbiamo introdotto norme capaci di garantire la semplificazione e l’accelerazione delle procedure per cittadini e operatori: sono tutti elementi fondamentali per sostenere credibilmente la ripresa di un settore vitale della nostra economia. Tra le altre novità introdotte ricordo, ad esempio, le regole per contrastare la diffusione selvaggia di sale gioco e scommesse, che non potranno aprire a meno di 500 metri da scuole, chiese, parchi e ospedali: grazie a questi limiti, il 99% del territorio urbano abitato sarà off limits per il gioco d’azzardo.
Venendo all’edilizia privata, il Regolamento prevede che le verifiche siano a carico dei cittadini: in un momento storico come questo, in cui esistono innumerevoli casi di morosità condominiale, sono previsti degli incentivi o degli aiuti per poter effettuare il check up degli edifici?
Credo sia opportuno fare chiarezza: le verifiche riguardano unicamente gli edifici che hanno oltre mezzo secolo di vita, e devono essere effettuate entro 5 anni dall’entrata in vigore del nuovo Regolamento edilizio. Inoltre sono a carico all’intero condominio, non delle singole unità abitative, con conseguente ripartizione dei costi tra tutti i condòmini. Si tratta, infine, di procedure semplificate e meno onerose rispetto al collaudo statico. Stiamo lavorando con l’Ordine degli Ingegneri per fornire indicazioni che rassicurino sulla semplificazione degli adempimenti e il controllo della spesa.
In che modo il nuovo Regolamento edilizio strizza l’occhio all’efficienza e risparmio energetico?
Il Regolamento fissa i parametri per l’utilizzo degli incentivi volumetrici previsti dal Pgt. Nel testo si stabiliscono i requisiti minimi in materia di efficientamento energetico che, come indicato appunto nel Pgt, comportano un “premio” volumetrico fino al 15% della superficie del patrimonio edilizio esistente, limite massimo consentito dalla legge regionale. Una particolare attenzione, inoltre, viene posta agli immobili di interesse storico-artistico che, nell’ambito di un processo di recupero, migliorano anche le loro prestazioni energetiche.
Valorizzazione e rigenerazione dell’esistente: in che modo si promuovono tali attività?
Valorizzazione e rigenerazione del patrimonio edilizio esistente sono elementi caratterizzanti il nuovo R. E.: l’aver messo al centro questi obiettivi credo sia particolarmente significativo, soprattutto in una fase del mercato così delicata come quella attuale. In questa direzione vanno certamente le norme che consentono la realizzazione di unità monoaffaccio, seminterrati abitabili, alloggi con metrature minime di 28mq e la possibilità di realizzare un solo bagno cieco anche in appartamenti di superficie superiore ai 60mq, nonché tutte le norme per la cura degli stabili. Ricordo che, secondo un recente censimento pubblicato on line sul sito del Comune, sono circa 160 gli immobili privati abbandonati e in stato di degrado presenti in città, con pesanti ricadute sul territorio, sui singoli quartieri, sulla vita quotidiana delle persone. Favorire la rigenerazione e la “ricucitura” del tessuto urbano, con interventi concreti di salvaguardia, riqualificazione o riuso temporaneo dell’esistente, è un impegno primario di questa Amministrazione, e il nuovo R. E. è stato costruito proprio in quest’ottica.
Nel nuovo Regolamento edilizio sono state inserite norme che favoriscono i giochi dei bambini nei cortili: ciò è per riscoprire antiche abitudini o per invogliare i genitori a far crescere i propri figli in spazi aperti e sicuri e magari provare a disabituarli a tv, cellulari e videogiochi?
Anche in questo caso il nuovo Regolamento edilizio avvicina sempre più Milano all’Europa. Aver scelto di aprire le porte dei cortili al gioco dei bambini e alle attività ricreative proprie della loro età, infatti, è una piccola “rivoluzione” per la nostra città, oltre che un gesto concreto di attenzione verso le famiglie e, soprattutto, verso i bimbi. Abbiamo voluto affermare il valore sociale e culturale del gioco, riconoscendo che i cittadini più piccoli sono portatori di diritti, di grandi diritti: tutto ciò in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 20 novembre 1989, ratificata dal Parlamento italiano, laddove stabilisce che “gli Stati riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, di dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età”. Inoltre, riteniamo che, pur nel rispetto delle regole, in primo luogo la tutela della quiete e del riposo, i cortili dei condomini – un patrimonio spesso inutilizzato di Milano – debbano diventare spazi vivi e vissuti da parte di chi vi abita. È una scelta che va nella direzione di una migliore qualità della vita, e che permette di conciliare maggiormente i tempi casa-ufficio, vita-lavoro. Questo, ribadisco, fatte salve le fasce orarie di “silenzio” che sono fissate nei regolamenti condominiali per tutelare, appunto, le esigenze di tutti.
Il Regolamento è stato fatto anche in chiave Expo 2015 oppure era nell’agenda comunale già da tempo? I consensi ottenuti possono avere dei legami con ciò che Milano vivrà il prossimo anno?
Il R. E. era un atto indispensabile e necessario, tenuto conto che il precedente risaliva addirittura al 1999 e che nel 2012 è stato approvato il Pgt. Il nuovo regolamento recepisce tutte le normative che si sono susseguite dal 1999 a oggi, ed è “dinamico”, capace cioè di aggiornarsi automaticamente in presenza di norme sovraordinate. Abbiamo voluto porre particolare attenzione ad alcuni problemi essenziali della città per favorire una migliore qualità della vita e una maggiore cura del territorio, dando certezza al quadro delle regole. Come detto, è un Regolamento che guarda a una metropoli moderna ed europea, a una Milano che, anche con Expo 2015, sarà sempre più al centro del mondo.