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Un architetto su 15 lavora in Piemonte. Più uomini che donne, ma il dato evolve

  • Quotidiano Del Condominio
  • 2 luglio 2018

Secondo l’ultima analisi redatta i primi di giugno 2018 dall’Albo Unico del CNAPPC (Consiglio nazionale degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori), gli architetti residenti in Italia sono oltre 155mila e di questi 11.167 sono in Piemonte. La provincia con il maggior numero di professionisti è quella di Torino, con 6.822 iscritti. Questi sono i numeri che emergono dallo studio effettuato in occasione dell’VIII Congresso nazionale degli architetti, “Abitare il Paese Città e Territori del Futuro Prossimo” che si terrà a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, dal 5 al 7 luglio. Un appuntamento nel corso del quale – a dieci anni dall’ultimo Congresso – il Consiglio intende offrire un significativo contributo sul futuro dell’abitare, delle città e dei territori, e illustrando nuovi progetti da presentare al Governo.

Durante il Congresso saranno presentati principi per proposte di legge concrete, una sullo sviluppo della città e l’altra sull’architettura e sulla cultura dello spazio costruito e del territorio, per rispondere all’esigenza di disegnare con urgenza la nuova città digitale. Uno degli obiettivi principale del Congresso è, infatti, quello di far germogliare un nuovo paradigma della qualità della vita urbana, armonizzando tra loro tre elementi fondamentali: la crescita economica, l’inclusione e la tutela dell’ambiente come impegno a favore delle generazioni future.

Il Congresso degli architetti

“Abbiamo fortemente voluto questo Congresso – dichiara Giuseppe Cappochin, presidente del consiglio nazionale degli architetti – per promuovere, a larga scala, nell’interesse del Paese, una nuova cultura dell’architettura e della costruzione di qualità, che rafforzi attivamente la coesione sociale, garantisca la sostenibilità dell’ambiente e contribuisca alla salute e al benessere di tutta la popolazione e, conseguentemente, per riflettere sulle prospettive, opportunità e responsabilità che hanno in generale i professionisti e, in particolare i giovani architetti che oggi si affacciano al mondo della professione: agli architetti di domani saranno richieste non solo una preparazione tecnica, ma anche competenze di gestione manageriale, tecnologia, digitale, intelligenza artificiale. Così come è realtà il mondo dell’Industria 4.0, abbiamo avuto oggi la conferma che, anche per gli studi e i singoli professionisti, si sia alle soglie dei servizi 4.0.”

La fotografia del comparto in Piemonte

In Piemonte, come in tutta Italia, il numero degli architetti uomini è superiore a quello delle donne, ma le generazioni più giovani stanno facendo registrare un’inversione di marcia. A Torino, per esempio, tra i professionisti “over 51” si contano 1609 uomini e 770 donne, ma il dato cambia considerevolmente andando ad analizzare i numeri degli “under 30” che vedono le architette di molto superiori agli architetti, 205 contro 142.  Le donne architetto in Piemonte sono 5128, gli uomini, invece, 6039.

Rigenerazione urbana

“Anche nel nostro Paese, così come avviene nella maggior parte dei pase europei, devono essere messi in atto imponenti programmi di rigenerazione urbana incentrati sulla cultura dello spazio edificato – afferma Giuseppe Cappochin – che richiede un giusto equilibrio tra gli aspetti culturali, sociali, economici, ambientali e tecnici della pianificazione, della progettazione, della costruzione e del riuso adattivo, nell’interesse pubblico del bene comune. Per realizzare rigenerazioni di Città che diventino sempre più luoghi desiderabili dove vivere lavorare, incontrarsi, formarsi, conoscere e divertirsi: un luogo attrattivo, dunque, da tutti i punti di vista. Una Città che risponda alla nuova fase di trasformazioni che stiamo vivendo attraverso fenomeni come la globalizzazione, la digitalizzazione e l’urbanizzazione che stanno modificando l’economia, la società, il quadro demografico e ambientale.  Tutto ciò – conclude Cappochin – con la consapevolezza della peculiarità e della eterogeneità delle città e dei territori italiani, dei loro bisogni e soprattutto di come la buona architettura rappresenti un bene comune dal punto di vista culturale, sociale ed economico”.

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