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TASSE CASA: LOCAL TAX A PARTIRE DAL 2016. MA LA POLEMICA STA INFURIANDO GIÀ ADESSO

  • Redazione
  • 9 aprile 2015

Taglio dei trasferimenti agli enti locali e introduzione della local tax. Tra le tante parole d’ordine che caratterizzano il Def (il Documento di economia e finanza presentato alle Camere dal Governo, e che il Parlamento è chiamato ad approvare nei prossimi giorni) sono queste due quelle che maggiormente tengono in ansia da una parte i sindaci e dall’altra i proprietari di case (e non solo loro, in verità). 

Buona parte delle preoccupazioni dei primi cittadini scaturisce dal taglio di 10 miliardi previsto nel 2016 dal provvedimento e dal Piano Nazionale delle Riforme, ad esso collegato. 

A chi possiede un immobile, invece, vengono i brividi a pensare all’imposta unica che, sempre dal 2016, dovrebbe accorpare Imu, Tasi e altri innumerevoli balzelli locali in un unico tributo. Il timore? Che, a dispetto dei proclami, l’imposizione aumenterà, anche per far fronte alle minori entrate su cui i Comuni potranno contare.

In realtà, la misura è propagandata con ben altre finalità: per i contribuenti dovrebbe, infatti, rappresentare una semplificazione; ai sindaci, invece, accorpando tutte le voci d’entrata, potrebbe consentire di approvare bilanci di previsione per una volta credibili. 


LOCAL TAX

Il passaggio del provvedimento che prevede l’introduzione della local tax si trova a pagina 18 della bozza del Programma nazionale di riforme, che recita testualmente: “Per semplificare il quadro dei tributi sugli immobili il governo ha annunciato l’introduzione nel corso del 2015 di una nuova local tax, che unifichi Imu e Tasi e semplifichi il numero delle imposte comunali, mediante un unico tributo/canone in sostituzione delle imposte e tasse minori”. 


I SINDACI

Questa mattina, giovedì 9 aprile, è in programma, a Palazzo Chigi, l’atteso incontro tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e una delegazione dell’Anci, guidata dal presidente e sindaco di Torino, Piero Fassino. Sul tavolo c’è un primo confronto sul Documento di economia e finanza e sul taglio da un miliardo di euro riservato dalla legge di stabilità alle città metropolitane. Da parte dei sindaci c’è anche la richiesta di restituzione del fondo compensativo Imu-Tasi, che vale circa 625 milioni di euro. La convocazione dei vertici dell’Anci era stata annunciata martedì dal presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa di presentazione delle linee guida del Def.



I CALCOLI DELLA CGIA

Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mesre, i tagli effettuati dallo Stato centrale nei confronti dei Comuni e delle Regioni sono stati pesantissimi. Se nelle casse dei Sindaci la sforbiciata raggiunge quest’anno gli 8,3 miliardi di euro, alle Regioni a Statuto ordinario la quota dei mancati trasferimenti si è stabilizzata sui 9,7 miliardi, mentre per quelle a Statuto speciale la contrazione ha raggiunto i 3,3 miliardi di euro. Anche per le Province, che sono ormai in via di “estinzione”, la riduzione dei trasferimenti è stata di 3,7 miliardi. Complessivamente, i vari Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni hanno tagliato alle Regioni e agli Enti locali ben 25,1 miliardi di euro.

“È una cifra imponente – dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – che, in buona parte, Sindaci e Governatori hanno compensato aumentando le tasse locali e tagliando i servizi alla cittadinanza. Grazie a questi tagli, lo Stato centrale si è dimostrato sobrio e virtuoso, scaricando il problema sugli amministratori locali che, obtorto collo, hanno agito sulla leva fiscale. Morale: la minor spesa pubblica a livello centrale è stata pagata in gran parte dai cittadini e dalle attività produttive che hanno subito un fortissimo aumento delle tasse locali. Il passaggio dall’Ici all’Imu/Tasi, ad esempio, ha incrementato il peso fiscale sui capannoni mediamente dell’80 per cento, con una punta massima di oltre il 160 per cento per quelli ubicati nel Comune di Milano. I

Sindaci hanno ragione a protestare. Sono diventati i nuovi gabellieri, e con sempre meno risorse a disposizione non hanno vie d’uscita. Anche la tanto sbandierata local tax rischia di diventare l’ennesimo obolo che magari ridurrà il numero delle tasse locali, ma non l’importo che famiglie e imprese saranno chiamate a pagare”.


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