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RENZI: VIA LE TASSE SULLA PRIMA CASA? VI SPIEGO PERCHÉ NON È UN FAVORE AI PIÙ RICCHI

  • Redazione
  • 13 novembre 2015

Nei giorni scorsi il premier Renzi, rivolgendosi ai gruppi parlamentari del Pd con un discorso nel quale ha toccato tutti i temi principali della politica nazionale ed internazionale, ha posto l’accento anche sulle norme della legge di Stabilità che riguardano la casa, a partire dall’abolizione delle imposte sull’abitazione principale. Ecco i passaggi salienti del suo intervento.

TASSE SULLA PRIMA CASA

La discussione è nota. Abbiamo abolito le tasse sulla prima casa e le abbiamo lasciate su ville e castelli. Abbiamo scoperto che le tasse sui castelli non si pagavano quando c’era l’Ici, a differenza di adesso. Ma non è un problema, è una discussione che ci ha appassionato nelle prime ore della Stabilità. La dico in questo modo: mi ricordo dove eravamo, tra le tante cose, due anni fa. A discutere di chi doveva pagare e di chi non doveva pagare: a quelli che hanno più di 5 stanze sì, a quelli che ne hanno meno no, ma dipende da come le misuri. 

Dire stop alla tassa sulla prima casa, diciamolo con franchezza, in Italia non significa fare un favore ai ricchi, perché l’82% dei proprietari di prima casa è un lavoratore dipendente o un pensionato e nel 92% dei casi ha preso il mutuo per comprarsi casa e ha fatto 30 anni di rate. Possiamo dire quello che ci pare, ma non stiamo facendo un favore ai grandi proprietari, che continueranno a pagare in modo netto e forte dalla seconda casa in poi. 

Naturalmente rispetto l’opinione di chi non la pensa come noi, ma trovo importante fare chiarezza su un punto: se cercate un premier che alza le tasse, o cambiate premier, o si cambia Paese. Perché ritengo elemento costitutivo della mia identità di persona fortemente di sinistra il fatto che in Italia le tasse devono andare giù, e non su.

In altri Paesi, dove la tassazione media è al 30%-35%, si può discutere del fatto che le tasse vadano alzate, in Italia no. L’unica cosa che io considero elemento caratteristico del mio Governo sul tema della politica fiscale è che le tasse devono essere abbassate. Lo considero un elemento cruciale, insieme al rinnovamento generazionale, al rinnovamento di genere, all’impronta riformista e riformatrice, a una nuova politica estera basata sul Mediterraneo. 

Se qualcuno ha nostalgie del tempo in cui una parte della sinistra diceva “anche i ricchi piangano”, si sappia che quella non è un’identità che io considero valida per noi. Si faccia un congresso e si verifichi chi è in maggioranza su questa posizione. Io non condanno il mio partito al suicidio, non condanno il mio Paese alla stagnazione. Abbassare le tasse non è una manovra elettorale, è un fatto di dignità. Lo abbiamo fatto nel 2014 con gli 80 euro, lo abbiamo fatto nel 2015 con le tasse sul lavoro, lo facciamo nel 2016 con Imu e Tasi prima casa, nel 2017 con l’Ires e nel 2018 con l’Irpef. Se questo vuol dire meno tasse per tutti, c’è chi lo ha lasciato su un poster elettorale e chi invece lo ha reso programma di Governo.

LE CASE POPOLARI

Abbiamo stanziato 170 milioni per l’edilizia residenziale pubblica. Sono fondi destinati a sbloccare i lavori di ristrutturazione delle case sfitte, che saranno gestiti dalle Regioni. La nostra vuole essere una vera risposta all’emergenza abitativa, che in alcuni casi è più vera che mai, più forte che mai. Ci sono alcune realtà cittadine, penso a Roma, per le quali probabilmente vale la pena pensare che il Giubileo debba essere non soltanto l’occasione per una riflessione sui grandi eventi, ma anche il segno di una attenzione particolare all’emergenza abitativa, specificamente nelle periferie. Via le tasse sulla prima casa, certo. Ma anche attenzione a chi una casa non ce l’ha.

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