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TASSE LOCALI: BOOM IN 10 ANNI. L’ABOLIZIONE DELL’IMPOSTA SULLA CASA NON BASTA

  • Redazione
  • 23 febbraio 2016
L’eliminazione della tassazione sulla prima casa ha sì interrotto l’aumento del livello delle imposte locali che imperversava da quindici anni, ma ciò non toglie che la pressione fiscale riconducibile alle Amministrazioni locali resti al massimo storico. È quanto emerge dalla ricerca “La legge di Stabilità 2016 e le prospettive della tassazione locale in Italia”, realizzata dal Cer in collaborazione con Confcommercio. Secondo l’indagine, negli ultimi venti anni (1995-2015) le tasse locali sono passate da 30 a 103 miliardi di euro (+248%), mentre nello stesso periodo di tempo le tasse centrali sono cresciute del 72% da 228 miliardi a 393 miliardi. Di più: se nel 1998 meno del 9% dell’imposizione diretta era riconducibile alle Amministrazioni locali a fine 2014 tale quota è salita al 15%. 
Entrando nel particolare dell’analisi, si scopre che dal 2011 al 2015 le imposte sugli immobili sono cresciute del 143%, passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro (ma nel 2016 ci sarà un calo del 19% su 2015 grazie alla riduzione sulla prima casa) e che la tassa sui rifiuti è cresciuta del 50%. Nell’anno in corso, infine, le imposte sugli immobili e sui rifiuti cresceranno complessivamente dell’80% rispetto al 2011, passando da 15,4 miliardi a 27,8 miliardi di euro. 
Notevoli anche le differenze territoriali: un contribuente romano con imponibile Irap e Irpef pari a 50mila euro paga oltre 2mila euro l’anno in più di un omologo trentino, mille euro in più di un milanese e 1.550 in più di un fiorentino. 
Quanto alle prospettive, nel 2016-17 la tassazione locale dovrebbe scendere al 5,5% del Pil, sempre grazie alla decisione governativa di eliminare l’imposizione sulla prima casa. Il peso delle imposte dirette locali resterebbe invece fermo al suo livello massimo (2,2% del Pil) per tutto il 2016, per scendere di due decimi solo nel 2017. 
I dati di Confoccomercio sono stati ripresi e commentati dall’Unione nazionale consumatori. Come sottolinea il segretario, Massimiliano Dona, “Quella contenuta nel report è una grave denuncia. È questo passaggio da tasse centrali a tasse locali, infatti, che ha contribuito in modo determinante in questi ultimi 20 anni a impoverire sempre più le famiglie italiane. Mentre quelle centrali sono più rispettose del criterio della capacità contributiva, fissato dall’art. 53 della Costituzione, quelle locali, dai rifiuti all’acqua, colpiscono tutti in modo uguale, indipendentemente dal reddito della famiglia. Al di là dei flebili aumenti di consumi registrati nel 2015, quindi, se il Governo vuole ridare seriamente capacità di spesa alle famiglie e rilanciare i consumi, deve mettere a punto una riforma fiscale, avendo come faro il rispetto della Costituzione”.
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