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CONTABILIZZAZIONE: QUELLA METÀ SILENZIOSA CONTRARIA ALLA PROROGA

  • Redazione
  • 25 novembre 2016
[A cura di: Gianluca Palladino] Il coro dei “no” sta diventando sempre più rumoroso. E se davvero, come si vocifera, riuscirà a trovare una eco anche istituzionale, quella che alcune settimane fa sembrava soltanto una suggestione potrebbe tradursi in realtà, con l’effettiva proroga dell’obbligo di installazione di sistemi di contabilizzazione del calore in tutti i condomini italiani, al momento ancora in vigore – ricordiamolo – a partire dal 1° gennaio 2017. 
Ora, che a spingere in questa direzione siano le associazioni della proprietà immobiliare e dell’amministrazione condominiale è comprensibile: fanno il loro lavoro, assecondando le istanze degli associati, a propria volta dettate dall’ostilità dei condòmini a sostenere un’ulteriore spesa in un periodo economicamente già difficile. Francamente meno giustificabile è, invece – a nostro avviso – che la richiesta di un rinvio venga imputata al fatto che il decreto legislativo 141/2016 sia stato pubblicato in Gazzetta solo in estate. E che perfino un’autorevole testata come il Sole 24 Ore cavalchi la posizione degli istanti – nella fattispecie, in primis Confedilizia – attribuendo la necessità di una proroga a, citiamo testualmente, “le difficoltà causate dagli incredibili ritardi normativi”.
Come è risaputo, infatti, il decreto in oggetto nulla ha a che vedere con l’obbligo in sé, imposto dall’Europa con la direttiva efficienza e recepito dall’Italia fin dal 2014, quando di tempo per adeguarsi ve ne era più che a sufficienza. Tanto più considerando che alcune regioni (Piemonte e Lombardia in testa) avevano deliberato la termoregolazione obbligatoria in tempi ancora precedenti, onde poi rinviarla per andare incontro alle esigenze delle famiglie alle prese con la crisi.
Che qualche problema tecnico sussista è vero. Così come è innegabile che – dal punto di vista normativo – la materia vada meglio disciplinata onde limitare la conflittualità che potrebbe scaturirne soprattutto sul versante della ripartizione dei costi. E questo, mediante chiarimenti ufficiali più che con note informali in risposta a quesiti altrettanto informali, come invece accaduto nelle scorse settimane.
Tuttavia, da qui a ritenere corretto prendere a pretesto tali osservazioni per avallare un rinvio dell’obbligo (o perlomeno delle sanzioni) ce ne passa. Non si farebbe un buon servizio al Paese, che finirebbe sotto la scure di possibili sanzioni comunitarie. Si entrerebbe in contraddizione con tutte le politiche già avviate in tema di efficienza energetica. E – non da ultimo – si trasmetterebbe, ancora una volta, il nefasto messaggio secondo cui in Italia chi, per una ragione o per l’altra, non rispetta le regole, alla fine ha ragione, potendo sempre contare su sponde politiche ed istituzionali dell’ultim’ora.
Se è vero, come stima Confedilizia, che il 50% dei condomini non si è (ancora) messo in regola, è altrettanto vero che un’analoga percentuale lo ha fatto. E, inevitabilmente, vede qualunque ipotesi di proroga come una beffa, quando non come un’ingiustizia.
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