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Riqualificazione energetica in condominio e sconto in fattura: quali novità

  • Quotidiano Del Condominio
  • 16 luglio 2019

Dopo quella di Cna (si veda Lavori in condominio: per le imprese lo sconto in fattura non è praticabile) un’altra voce contraria all’articolo del Decreto Crescita, recentemente convertito in legge, che prevede lo sconto immediato in fattura sui lavori di efficientamento energetico, in cambio della cessione del credito. Ad esprimersi negativamente, questa volta, è Rete Irene, anche sulla scia della posizione assunta dall’Antitrust.

“Siamo lieti che la segnalazione da noi presentata nel mese di maggio sia stata ritenuta fondata e che il nostro impegno sia stato premiato – esordisce Rete Irene -. Appena reso noto il testo del Decreto Crescita, alla fine di aprile, ci siamo mobilitati con l’assistenza di LS Lexjus Sinacta, per segnalare tempestivamente all’AGCM l’impatto restrittivo sulla concorrenza che le disposizioni normative dell’art. 10 avrebbero prodotto, favorendo in modo evidente i soli operatori economici di grandi dimensioni a danno delle piccole e medie imprese. A questa segnalazione è seguita una convocazione a Roma il 28 maggio scorso da parte dell’Autorità Garante, dove in un’udienza di 2 ore abbiamo motivato ampiamente le nostre argomentazioni”.

L’istanza dell’Antitrust

“Nella sua adunanza del 12 giugno 2019 l’AGCM – ricostruisce Rete Irene – ha inteso formulare alcune considerazioni in merito alle criticità concorrenziali derivanti dall’art. 10 del Decreto Legge n. 34, del 30 aprile 2019. Una segnalazione inviata nei giorni scorsi dal Presidente dell’Autorità Garante Roberto Rustichelli, al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e al Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico”.

“All’interno del documento – spiega ancora Rete Irene – l’Autorità rileva che il sistema introdotto dal Decreto Crescita art.10 di particolare appetibilità per la domanda, si pone, in ragione delle modalità prescelte per il trasferimento dei crediti fiscali dai soggetti aventi diritto ai fornitori, quale meccanismo fruibile, nei fatti, solo dalle imprese di grande dimensione, che risultano le uniche in grado di praticare gli sconti corrispondenti alle detrazioni fiscali senza confronti concorrenziali, potendo compensare i correlativi crediti d’imposta in ragione del consistente volume di debiti fiscali, godendo anche di un minor costo finanziario connesso al dimezzamento da dieci a cinque anni del periodo di compensazione del credito d’imposta. In questo senso, dunque, l’Autorità scrive chiaramente che l’art 10 avvantaggia gli operatori di maggiori dimensioni, restringendo la possibilità di offerta per i consumatori finali e riducendo la loro libertà di scelta”.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha richiesto l’introduzione nel Decreto Crescita art.10 della possibile cessione a terzi del credito di imposta. Cosa di fatto avvenuta con la conversione in legge del decreto ad opera della LEGGE 28 giugno 2019, n. 58, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Sabato, 29 giugno 2019, in cui il nuovo comma 3-ter dispone che “il fornitore che ha effettuato gli interventi ha a sua volta facoltà di cedere il credito d’imposta ai propri fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi. Rimane in ogni caso esclusa la cessione ad istituti di credito e ad intermediari finanziari”.

“Ora – rimarca Rete Irene – non ci rimane che attendere il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, che dovrebbe essere emanato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, per capire come sono saranno definite le modalità attuative del provvedimento. In un’occasione precedente, però, il provvedimento si è fatto attendere per un anno e mezzo. Fortunatamente, resta comunque utilizzabile il vecchio sistema di cessione dei crediti d’imposta”.

“C’è anche da dire – conclude Rete Irene – che se da un lato l’emendamento del Governo ha posto rimedio a un vero e proprio errore che avrebbe espulso dal mercato la maggior parte degli operatori che si occupano di riqualificazione degli involucri edilizi, il problema della concorrenza sleale dei grandissimi operatori resta aperto in tutta la sua gravità per le piccolissime imprese e per gli installatori di componenti (in particolare serramenti e caldaie unifamiliari). Per questo motivo potrebbe essere utile circoscrivere l’applicazione della nuova modalità di cessione ai soli interventi di ristrutturazione importante, come proposto da un emendamento da noi suggerito che però non è stato approvato”. In ogni caso il Governo dovrà ora affrontare la protesta delle piccole imprese che sta montando di giorno in giorno: diverse associazioni hanno già annunciato nuovi ricorsi al Garante della concorrenza e alla Commissione europea, altre al boicottaggio del provvedimento da parte delle imprese associate.

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