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Lavoro domestico: misure ancora insufficienti per garantire regolarità e qualità

  • Redazione
  • 18 dicembre 2024

Il Quarto Report di Fidaldo (Federazione Italiana Datori di Lavoro Domestico) sul lavoro domestico in Italia conferma l’urgenza di interventi strutturali e coordinati a livello nazionale per affrontare le sfide di un settore cruciale ma in difficoltà.

Presentato, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, il Report viene pubblicato a tre anni dal lancio dell’Atlante Fidaldo, una mappa interattiva dei sostegni economici e delle misure a disposizione delle famiglie che in Italia assumono lavoratrici e lavoratori domestici.

Il Report, curato dall’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano, mette in evidenza le criticità che continuano a caratterizzare il settore del lavoro domestico, nonostante l’introduzione di alcune misure a livello nazionale e locale che faticano, però, ad interessare una platea ampia.

Lo dimostrano i numeri dei beneficiari raggiunti, oltre al fatto che il settore domestico in Italia continua a distinguersi, rispetto ad altri, per il più alto tasso di irregolarità lavorativa, con oltre la metà dei lavoratori e delle lavoratrici domestiche impiegati senza un regolare contratto di lavoro.

Le misure nazionali: un impatto troppo limitato

Dal report emerge come le nuove misure nazionali introdotte nel 2024, la Prestazione Universale e il Bonus Badanti, raggiungano una platea estremamente ridotta: solo il 5% delle famiglie attualmente ne beneficia. Questi interventi, seppur rappresentino un passo avanti, risultano quindi limitati sia nella durata sia nell’impatto reale sul settore, lasciando irrisolte molte delle problematiche strutturali.

Politiche regionali: gli effetti della riforma ancora assenti

A livello regionale le iniziative riguardano le misure e i sostegni economici a disposizione delle famiglie che assumono lavoratori domestici (colf, badanti e baby sitter). Gli assegni di cura erogati da diverse Regioni per sostenere le famiglie hanno importi medi variabili tra 300 e 700 euro mensili, ma sono spesso insufficienti per rendere competitivo il lavoro regolare rispetto a quello sommerso. Inoltre, soffrono la mancanza di uniformità nelle regole di accesso e nei vincoli di utilizzo. Oltre alle misure economiche molte regioni e province hanno attivato anche sportelli e registri per favorire l’incontro tra domanda e offerta: strumenti utili ma che rimangono ancora poco diffusi e frammentati.

In questo contesto anche l’attuazione della riforma della non autosufficienza (Legge 33/2023) procede a rilento, in particolare per quanto riguarda la formazione: il ritardo nella pubblicazione delle Linee Guida per le Regioni, previste dal Decreto 29/2024, rappresenta infatti un ulteriore ostacolo alla qualificazione degli assistenti familiari.

Un cambio di passo per il lavoro domestico

Senza uno sforzo coordinato a livello nazionale il settore rischia di rimanere intrappolato in dinamiche di irregolarità e inefficienza: «Le misure introdotte nel 2024 sono un segnale positivo, ma non ancora sufficienti per sostenere adeguatamente un settore cruciale per le famiglie italiane – sottolinea l’avv. Alfredo Savia, presidente Fidaldo -. La riforma della non autosufficienza deve trovare attuazione completa e occorre un cambio di passo deciso per garantire regolarità e qualità nel lavoro domestico. Gli sforzi condotti dalle Regioni e dai territori, al centro del nostro Atlante sempre aggiornato, per qualificare e far emergere il lavoro di cura sommerso non devono essere vani: meriterebbero maggiore attenzione e, soprattutto, politiche strutturali di lungo termine. Fidaldo continuerà a lavorare con le istituzioni, le famiglie e le associazioni di categoria per costruire un sistema più equo e sostenibile, in cui il lavoro domestico trovi finalmente il posto che merita nella società italiana».

Comunicato stampa FIDALDO, la Federazione Italiana dei Datori di Lavoro Domestico

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  • Fidaldo
  • lavoro domestico
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