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AFFITTI: A BARI ACCORDO TEMPORANEO PER RIDURRE IL CANONE CONCORDATO

  • Redazione
  • 6 maggio 2016

[A cura di: APPC Bari]

Nei giorni scorsi il vicesindaco e assessore al Patrimonio ed ERP del Comune di Bari, Vincenzo Brandi, insieme ai rappresentanti delle associazioni dei proprietari – APPC e UPPI – e degli inquilini – SUNIA e SICET – ha illustrato alla stampa l’accordo sul canone calmierato raggiunto nell’ambito del tavolo di lavoro che negli scorsi mesi ha visto confrontarsi le diverse parti in campo. “Qualche tempo fa – ha esordito Vincenzo Brandi -, anche a fronte della perdurante crisi economica che attanaglia migliaia di famiglie baresi e si traduce in sfratti esecutivi continui e in un numero crescente di situazioni di morosità incolpevole, abbiamo iniziato a parlare della necessità di avere a disposizione canoni calmierati rispetto a quelli del mercato libero. Per questa ragione, l’amministrazione comunale ha dato impulso ad un’azione congiunta con le associazioni e i sindacati degli inquilini e dei proprietari, concordando sulla necessità di andare incontro a quei cittadini che si trovano in difficoltà, operando a tal fine una modifica temporanea dell’accordo sul canone concordato che risale al 2004. Pur consapevoli che l’accordo vigente, ormai datato e non più rispondente alle condizioni di contesto, dovrà essere riscritto e depositato entro tempi brevi, abbiamo scelto di operare per stralci e preso in esame in primo luogo la riduzione dei canoni di locazione a canone concordato. Abbiamo lavorato per raggiungere una riduzione significativa dei canoni di locazione, rispetto ai canoni concordati nel 2004. Per dare un’idea dei parametri di riferimento, a Bari vecchia si potrà affittare un alloggio di 60 mq con oltre quattro elementi a 214 euro rispetto ai 300 del vecchio canone, mentre a Libertà, per un alloggio di analoghe dimensioni, si potrà passare da 396 euro del vecchio canone agli attuali 270. Sono solo degli esempi, ma credo diano la misura di una riduzione importante, che in alcuni casi raggiunge anche la cifra di 150 euro in meno al mese”.

Come evidenzia ancora Brandi, “Questa parziale modifica dell’accordo del canone concordato ci consente di dare un segnale concreto di attenzione a tutti quei cittadini che vivono sulla propria pelle gli effetti dell’emergenza abitativa. Senza trascurare i legittimi diritti della proprietà, perché il nostro obiettivo in questi mesi è stato quello di trovare un punto di equilibrio tra le diverse esigenze che conciliasse le aspettative e i diritti delle parti in causa per consentire da un lato ai conduttori di ottenere condizioni di locazione più agevoli rispetto al libero mercato e dall’altro incentivare i proprietari a mettere sul mercato gli alloggi attualmente sfitti. L’amministrazione sin dallo scorso anno ha dimostrato, con l’abbassamento dell’aliquota Imu dal 10 al 4 per mille ed in virtù di questa scelta consentendo oggi la riduzione al 3 per mille. A partire dal primo giugno sarà possibile rivolgersi ad associazioni e sindacati di categoria nonché allo sportello dell’Agenzia per la casa, istituito presso la ripartizione Patrimonio, al fine di ricevere le indicazioni utili. Intanto ringrazio tutte le associazioni e i sindacati per lo spirito di collaborazione dimostrato, che ci ha consentito di raggiungere un accordo importante in favore della collettività”.

Mauro Simone, presidente territoriale Bari di APPC (Associazione piccoli proprietari case) ha sottolineato che “Con grandissimo sacrificio le rappresentanze della proprietà tutte, comprese Confedilizia, ASPPI e UPPI, hanno aderito alla richiesta dell’Amministrazione comunale di calmierare i fitti. Abbiamo sottoscritto una scrittura che prevede la riduzione del 15% dei limiti inferiori e superiori delle fasce di oscillazione dei canoni concordati nel 2004. Questa intesa non sostituisce il testo vigente, cioè l’Accordo Territoriale sottoscritto il 17/11/2004. È una misura temporanea ed eccezionale che avrà validità di 1 anno, se non si riuscirà nel frattempo a trovare l’intesa su un nuovo Accordo. Al tavolo tecnico quindi prosegue il confronto tra le associazioni della proprietà e quelle dell’inquilinato e fra circa un mese, è stato convocato dal Comune un nuovo incontro, e si spera in quella sede di riuscire a trovare un punto di equilibrio tra gli interessi contrapposti. L’intesa raggiunta oggi contro il disagio abitativo è da un lato un punto di partenza, una leva con cui si vuol dare una risposta per sostenere gli affitti per le fasce deboli; dall’altra non va sottovalutato dalle organizzazioni sindacali dell’inquilinato e dall’Amministrazione comunale la necessità di non penalizzare la proprietà”. 

D’altra parte, come sottolinea Simone, “Se non si incentiva la proprietà ad affittare a canone concordato sarà difficile immettere immobili sul mercato; se non si offre ai proprietari la fiducia necessaria ad affittare a canoni sufficientemente remunerativi, considerando che il momento attuale impatta in misura significativa sul mercato immobiliare e che per i proprietari c’è una decisa flessione dei valori di mercato degli immobili e soprattutto per i piccoli proprietari è venuta progressivamente a scemare quella piccola rendita derivante dalla locazione, e se non si attivano da parte dell’Amministrazione comunale vari strumenti a tutela della proprietà che contribuiscano anche a prevenire le situazioni di morosità incolpevole, allora non potremo dire di aver centrato gli obiettivi desiderati. Ci auguriamo tutti che la sinusoide dell’economia riprenda al più presto a risalire e che la fiscalità immobiliare venga ridotta. Una indagine pubblicata qualche giorno fa dalla CGIA di Mestre afferma che le tasse nazionali sono aumentate di 21,6 miliardi dal 2010 ad oggi pur considerando la cedolare secca che il Piano Casa ha ridotto al 10% e che fra un anno e mezzo potrebbe risalire al 15%”.

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