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ALLARME CONFABITARE: SEMPRE PIÙ ANZIANI VENDONO CASA PER MANTENERSI

  • Redazione
  • 8 settembre 2015

[Fonte Confabitare]

Sono sempre di più gli anziani che, schiacciati dal peso della crisi e dal costo della vita, decidono di vendere la propria casa in cambio di liquidità. Nel corso del primo semestre del 2015, infatti, si è registrato un vero e proprio boom della vendita di immobili in nuda proprietà, con un aumento del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A denunciare la situazione, direttamente al Governo, è stata Confabitare. L’associazione per la tutela della proprietà immobiliare ha calcolato che, in tutta Italia sono già 97 mila gli anziani che hanno scelto questa formula, soprattutto nelle grandi città. Questi pensionati hanno un’età media di 75 anni e percepiscono  una pensione media  mensile di poco superiore ai 1.100,00 euro.

Secondo l’associazione, le transazioni in nuda proprietà (che rappresentano il 9,5 % del totale delle transazioni), vedono  un calo degli atti tra familiari (per motivi successori e fiscali) e un aumento di quelli propriamente di mercato. A vendere, nella maggior parte dei casi (soprattutto al Nord e nelle grandi città) sono persone anziane che hanno scarsi legami con la famiglia, oppure sono privi di eredi diretti, e hanno bisogno di liquidità per continuare a mantenersi, conservando la disponibilità dell’immobile.

“Il fenomeno della vendita della nuda proprietà – ha dichiarato Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare – rappresenta il segno tangibile di una crisi che avanza sempre di più e che  rischia di aumentare ulteriormente a fronte di un potere d’acquisto delle pensioni drasticamente in calo e del costante aumento del costo della vita, dei servizi, dei prezzi e delle tariffe”. Costi sempre più elevati per la gestione dell’immobile, causati dall’appesantimento della tassazione sulla casa, costringono gli anziani a dover ricorrere alla vendita della propria abitazione.

Dall’analisi svolta a livello nazionale, il primato del ricorso degli anziani alla vendita in nuda proprietà spetta all’Emilia Romagna con oltre il 39% dei casi. Seguono il Lazio con il 18%, il Piemonte e Lombardia con il 16%, la Toscana con il 10% e la Liguria con l’8%.

Da questa indagine risulta che la situazione attuale porta gli over-65 a dover sacrificare la propria casa pur di avere una liquidità che possa garantire loro il mantenimento. Altrettanto determinante nella decisione dell’anziano di vendere il proprio immobile in nuda proprietà è la possibilità di avere le risorse con le quali aiutare figli e nipoti alle prese con la crisi occupazionale o con le difficoltà ad accedere al mercato del lavoro.

Anche per quanto riguarda l’analisi riferita alle grandi città, emerge come questo fenomeno sia più diffuso al nord rispetto ad altre zone d’Italia. Il primato spetta a Bologna un aumento dei casi rispetto al 2014 pari al 36%. Quindi Roma con il 33,5%, Torino con il 32%, e Milano con il 30%. Con aumenti inferiori al 30% troviamo Firenze (29,8%), Genova (28%), Padova (26,4%), Venezia (26%), Napoli (23,8%), Catania (23%), Palermo (22,5%), Cagliari (21,7%) e Bari (17%), l’unica grande città a scendere sotto il 20 %. 

Il ricorso alla vendita della nuda proprietà consente di monetizzare dalla cessione dell’immobile senza perdere il diritto abitativo (usufrutto) e, quindi, permette di mantenere la stessa qualità di vita integrata da una nuova liquidità, ottenuta senza ricorrere a indebitamenti. Dall’altra parte, chi acquista ha la possibilità di effettuare un investimento a medio- lungo temine e, inoltre, entra in possesso di un immobile senza dover pagare l’IMU, in quanto l’imposta ricade sull’usufruttuario.

“Questo preoccupante fenomeno che va sempre più diffondendosi, sintomo della pesante crisi che colpisce soprattutto la fascia dei pensionati, sempre più debole, deve portare il Governo – conclude  Zanni – a prendere provvedimenti ormai non più procrastinabili. Per questo motivo abbiamo scritto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al Ministro del lavoro Giuliano Poletti e a tutti i capigruppo di Camera e Senato affinché vengano assunti tutti i provvedimenti necessari per dare una risposta a questo problema”.

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