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CASA, CONFEDILIZIA: “LA PRIORITÀ NON È RIFORMARE IL CATASTO, MA ABBASSARE LE TASSE”

  • Redazione
  • 5 aprile 2017
La riforma del catasto potrebbe non soltanto ripartire, ma addirittura vedere la luce in tempi estremamente rapidi. Almeno per quanto concerne la sua approvazione, dato che poi, per constatarne concretamente gli effetti, ci vorranno comunque diversi anni. Ad ogni buon conto, è notizia dei giorni scorsi che il senatore Pd Mauro Maria Marino – presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama – abbia firmato, insieme al senatore di Forza Italia Salvatore Sciascia, un disegno di legge finalizzato a completare quell’iter sulla revisione degli estimi che aveva subito una prima brusca frenata il 23 giugno 2015, quando il secondo decreto attuativo della legge di delega fiscale era rimasto fuori dal Consiglio dei Ministri, compromettendo per buona parte la sua conversione nei termini previsti. 
Ora, dopo uno stop che, successivamente, l’allora Esecutivo Renzi aveva imputato al rischio di un incremento della tassazione a carico della proprietà immobiliare in un periodo storico poco favorevole; e dopo che, appena pochi mesi fa, il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, aveva dichiarato in un’intervista al Mattino di Napoli che “andando legislatura verso l’ultima fase, la revisione del catasto ha molte probabilità di non essere realizzata, tanto più che il Parlamento ci aveva dato una delega per la riforma, ma questa è scaduta senza essere esercitata”; ebbene, ora il processo subisce un’imprevista accelerazione profilandosi l’ipotesi che il Ddl venga discusso in sede deliberante dalle commissioni Finanze di Camera e Senato e ottenga così il via libera relativamente in fretta.
Uno scenario, questo, che ovviamente fa tornare la proprietà immobiliare dietro le barricate. Come puntualizzato dal presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, in un’intervista ad Uno Mattina (clicca per il servizio completo), “La priorità del settore immobiliare non è la riforma del catasto, ma una significativa riduzione della tassazione, arrivata a circa 50 miliardi di euro all’anno, in gran parte di natura patrimoniale. Nel 2015 il premier Renzi aveva ritirato il provvedimento che stava per essere approvato dal Consiglio dei ministri perché esso non conteneva le necessarie garanzie di invarianza di gettito, aprendo all’opposto uno scenario di ulteriori aumenti di tassazione sugli immobili, che avrebbero avuto effetti anche sulle prime case (imposte sulla compravendita e calcolo Isee). Quella legge delega è scaduta, ma di una revisione del catasto si potrà discutere solo quando – attraverso disposizioni chiare e trasparenti – sarà garantita, oltre all’attuazione del principio di invarianza di gettito, la possibilità di verificare ed eventualmente contestare l’aggiornamento catastale di ogni singolo immobile. In ogni caso, parlare di catasto porta ad eludere il vero problema, che è quello della necessità di correggere gli errori compiuti a partire dalla manovra Monti, che – oltre ad introdurre la tassazione sulla prima casa – ha triplicato l’imposizione su tutti gli altri immobili”.
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