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CONFCOMMERCIO: LE TASSE SUGLI IMMOBILI SONO PIÙ CHE RADDOPPIATE NEGLI ULTIMI TRE ANNI

  • Redazione
  • 26 febbraio 2015

Una batosta già subita. Un’altra il cui spettro rischia di materializzarsi. Il tutto a causa del diabolico mix tra imposte sulla casa e tassazione locale. Confcommercio fa i conti nelle tasche sempre più vuote degli italiani, e i dati che emergono dall’indagine dell’associazione non lasciano ben sperare per il futuro prossimo: innanzitutto, se dovessero scattare le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità, ci sarebbero 72 miliardi di tasse in più nel triennio 2016-2018; e in seconda battuta, questo nuovo salasso andrebbe ad aggiungersi a quello già patito dai contribuenti tra il 2011 e il 2014, quando le tasse sugli immobili sono aumentate del 115,4% e quelle locali sono cresciute dai 28,7 miliardi del 1995 ai 104,7 miliardi del 2014.

“La legge di stabilità – ha spiegato il direttore dell’ufficio studi Confcommercio-Cer, Mariano Bella – contiene un macigno la cui attivazione implicherebbe per i contribuenti 72 miliardi di tasse in più nel triennio 2016-2018. Fatto ancor più grave se si considera che già le tasse sugli immobili sono più che raddoppiate negli ultimi tre anni: tra il 2011 e il 2014 gli italiani hanno pagato 31,88 miliardi di imposte sulla casa (+115,4%). E la cifra non è destinata a scendere nel 2015”. 

Altra grande mannaia sui contribuenti – come premesso – viene dalle tasse locali, più che raddoppiate in 10 anni visto che sono passate dal 2,9% del Pil al 6,5%. In termini nominali, stando ai dati dell’indagine, il prelievo è passato dai 28,7 miliardi del  995 ai 104,7 miliardi del 2014 e in media ogni famiglia italiana spende 4.200 euro per tasse locali.

“Si tratta di una crescita – ha spiegato Bella – dovuta al taglio dei trasferimenti e cui non ha corrisposto una analoga riduzione della pressione dal centro, con la conseguenza di aumentare la pressione fiscale complessiva. Quindi non si capisce cosa resti del federalismo fiscale su cui abbiamo lavorato per 15 anni. Se si torna ad un neocentralismo rischiamo di non avere i benefici del federalismo pur continuando a sopportarne i costi”.

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