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DECRETO MUTUI: CONTINUA LA DIATRIBA TRA FAVOREVOLI E CONTRARI

  • Redazione
  • 16 marzo 2016
[A cura di: Vincenzo Perrotta] Prosegue la querelle sul provvedimento del Governo che recepisce la Direttiva europea sui mutui e che darebbe la facoltà alle banche di mettere direttamente sul mercato l’immobile di proprietà del mutuatario insolvente, senza passare dal tribunale e senza effettive tutele per il debitore. 
A schierarsi fin da subito contro il cosiddetto “decreto mutui” è il presidente dell’Osservatorio parlamentare sul mercato immobiliare, senatore Vincenzo Gibiino, secondo cui il decreto attuativo della norma europea sarebbe eccessivamente a favore degli istituti di credito e a sfavore dei consumatori, mentre “la Direttiva europea era stata emanata per dare maggiore tutela al consumatore fruitore del credito”. 

COSÌ GIBIINO
A detta del senatore però, l’impostazione comunitaria sarebbe stata trasferita in Italia in modo sbagliato, a causa di un’arbitraria interpretazione dell’articolo 28 della Direttiva stessa (recepito con l’articolo 120 quinquiesdecies, comma 3). “Nel testo comunitario – ha spiegato Gibiino – si parla di cessione del diritto reale di garanzia da parte del consumatore, mentre, nella norma italiana invece, si parla di cessione del diritto di proprietà. Non si capisce come mai questo cambio e per questo ci siamo opposti chiedendo ulteriori chiarimenti”. 
L’altra cosa che ha lasciato perplesso il senatore è la famosa soglia delle 7 rate insolute (poi passate a 18) dopo le quali scatterebbe l’azione delle banche. “Infatti, una cosa è non pagare le rate a inizio mutuo, un’altra è non pagarle a ridosso della scadenza. Tra l’altro – ha aggiunto – non si capisce se sono rate semestrali o mensili. Per questo abbiamo chiesto che l’inadempimento venga definito in modo diverso, aggiungendo al requisito delle rate anche un criterio percentuale del 30% rispetto al totale del mutuo”. Un aspetto, quest’ultimo che il Governo sembra aver recepito in pieno, stabilendo che l’inadempimento per mancato pagamento potrà essere definito per l’equivalente di 18 rate mensili oppure espresso in percentuale del mutuo (ancora da definire).
“Il terzo paletto che abbiamo chiesto di introdurre in commissione finanza del Senato è che le banche non siano allo stesso tempo intermediari immobiliari. Ritengo, infatti, che dall’intera operazione le banche incasseranno una quantità di immobili notevole e mi auguro che il Governo rinsavisca e smetta di adottare questa posizione troppo a favore e a tutela degli istituti bancari, vedasi la vicenda di Banca Etruria. In ultima analisi, a uscirne danneggiate, secondo Gibiino, sarebbero le stesse banche: “Con questo tipo di impostazione normativa si penalizzano anche le banche, perché il cittadino perde fiducia e gli istituti si troveranno a fare i conti con un mercato diffidente. Che poi è il contrario di quanto voleva la direttiva europea, e cioè aumentare la fiducia dei mercati nei confronti delle banche. Il contrario di quanto stiamo facendo noi con questa norma”.

COSÌ SPAZIANI TESTA
Diversa rispetto a quella di Gibiino è la posizione del presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, che si schiera a favore del provvedimento di attuazione della direttiva: “Non si trattava di un provvedimento così sconvolgente come è stato definito. Anzi, in qualche situazione può addirittura portare a miglioramenti per il mutuatario. Mi riferisco, ad esempio, al caso in cui all’immobile venga dato un valore più alto rispetto a quello che scaturirebbe dalla procedura esecutiva classica. Ci sono miglioramenti che stanno chiedendo le Camere sul testo attuale, molti dei quali sono condivisibili e quindi alla fine, probabilmente, si arriverà a una soluzione positiva”. 
Il numero uno dell’associazione della proprietà edilizia si dimostra fiducioso sulla volontà dell’Esecutivo di recepire i suggerimenti che arrivano dalle commissioni parlamentari Camere e rassicura: “Il Governo si è impegnato a recepire gran parte delle indicazione provenienti dalla Camera per non penalizzare il mutuatario”.
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