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LA CRISI CHIUDE LE IMPRESE DEL COMPARTO CASA. EDILIZIA E IMPIANTISTICA A PICCO

  • Redazione
  • 9 febbraio 2015

[Fonte: Cgia di Mestre]


La crisi, come è noto, ha picchiato (e sta picchiando) duro su tutti i settori economici. Tuttavia, ci sono professioni che più di altre hanno patito gli effetti della congiuntura sfavorevole. E tra queste ne spiccano alcune riconducibili a vario titolo al comparto della casa. È quanto si evince da un’indagine della Cgia di Mestre, che è giunta alla conclusione secondo cui dall’inizio della crisi ad oggi, in Italia, si contano quasi 94.400 botteghe “artigiane” in meno. Se nel 2009 le imprese attive sfioravano quota 1.466.000, al 31 dicembre 2014 la platea è scesa a circa 1.371.500 unità. Le Regioni che in termini assoluti hanno perso il maggior numero di imprese artigiane sono state la Lombardia (-11.939), l’Emilia Romagna (-10.126), il Piemonte (-10.071) e il Veneto (-9.934). In termini percentuali, invece, i territori più colpiti sono stati la Sardegna (-12,2%), il Molise (-9,7%) e l’Abruzzo (-9,4%).

Le statistiche – elaborate da Cgia su dati camerali – mettono in luce che i segmenti maggiormente colpiti sono quelli delle costruzioni (-17,4%), dei trasporti (-13,5%) e le attività di natura artistica (-11%). Ma in termini assoluti, invece, sono stati gli impiantisti (elettricisti, idraulici, manutentori, etc.) a subire la contrazione assoluta più importante: meno 27.502 unità. Pesante anche la situazione registrata nell’edilizia (- 23.824) e nell’autotrasporto (-13.863). 

Le attività che, invece, hanno “battuto” la crisi sono state le imprese di pulizia (edifici/impianti) e il giardinaggio (+9.477 imprese), il settore alimentare (rosticcerie, friggitorie, pasticcerie, gelaterie, etc.), con più 3.527 imprese e il settore della produzione di software (+1.762 unità).

Difficile, altresì, anche la situazione dell’artigianato produttivo: con 10.633 chiusure le officine fabbrili sono state le più penalizzate a cui si aggiungono le falegnamerie (-6.757 unità) e le attività del Tac (tessile, abbigliamento e calzature), con 5.409 aziende in meno.

“Oltre il 54 per cento della contrazione complessiva delle imprese artigiane – fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – riguarda attività legate al comparto della casa. Edili, lattonieri, posatori, elettricisti, idraulici, manutentori caldaie, etc. stanno vivendo anni difficili e molti sono stati costretti a chiudere definitivamente la saracinesca della propria attività. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali”.


 

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