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MILANO: I CANDIDATI SINDACO CONTINUANO A CONFRONTARSI SULLE POLITICHE ABITATIVE

  • Redazione
  • 12 maggio 2016
Proseguono gli incontri di Assoedilizia con i candidati sindaco i partiti che si contenderanno la maggioranza nel consiglio comunale di Milano. Oggetto dei confronti, sempre la casa e le politiche abitative. 

GIANLUCA CORRADO (Movimento 5 Stelle)
“Una visione seria delle politiche abitative milanesi non può prescindere da due aspetti: prendere in considerazione Milano come città metropolitana e policentrica; valorizzare il costruito già presente, anche attraverso il contributo dei privati, per trasformare i moltissimi edifici abbandonati nel nuovo costruito. Entrambi questi aspetti sono anche legati al problema sicurezza, che aumenterebbe sia rivitalizzando tutte le aree della città, sia evitando la cementificazione selvaggia. Il nostro modello di governo, locale e nazionale, propone la partecipazione. C’è molto da fare sul fronte dell’abitazione e delle sue emergenze, in relazione al modello di sviluppo urbanistico che si intende adottare. La Città Metropolitana, che dovrebbe potenziare la funzione competitiva di Milano nei confronti delle altre metropoli europee, è oggi una entità, senza risorse e capacità impositive, alla quale vengono demandati compiti insostenibili. Peraltro, nessun intervento espropriativo dei cosiddetti edifici abbandonati può avvenire se prima non si riqualifica l’ambiente circostante eliminando graffiti, disordine, buche nelle strade e quant’altro.
Ulteriori problemi: l’eccesso della burocrazia, il malfunzionamento dell’edilizia popolare e l’inquinamento dell’aria da addebitare anche a vetuste caldaie per il riscaldamento le quali possono essere sostituite utilizzando anche i fondi europei, con una spesa pari al 10-15% dell’onere complessivo. 

NICOLÒ MARDEGAN (NoixMilano)
Solidarietà e aiuto ai meno abbienti non vuol dire elargizione di risorse economiche sempre inadeguate ai bisogni, ma sviluppo e progresso in grado di far migliorare economicamente e socialmente. Ma significa pure procedere materialmente per alleviare l’emergenza abitativa. A Milano ci sono 23.000 famiglie prive di un tetto decente, a fronte di 9.000 alloggi popolari vuoti. Il più grande patrimonio pubblico di una città europea – 70.000 alloggi – non è in grado di soddisfare le necessità dei suoi cittadini. Anzi, in certi quartieri gli edifici pubblici sono diventati centri di devianza e origine di una guerra tra poveri che contrappone italiani e immigrati. Nell’ottica della Città Metropolitana, gli 88 quartieri di Milano definiti “periferia” devono diventare altrettanti “centro città”, raccordo tra i comuni della nuova area e Milano. Luoghi che accolgano persone di etnia, religione, condizioni sociali ed economiche diverse respingendo l’idea di creare ghetti secondo l’ormai superato concetto di multiculturalismo. Una Grande Milano, insomma, che garantisca ai suoi cittadini di trasportarli quale ascensore sociale verso quelle mete che siano in grado di raggiungere. 

MARCO CAPPATO (Gruppo radicale-federalista europeo)
La casa acquisterà ancor più valore se il contesto ambientale la favorisce con minore inquinamento, più verde, facilità di trasporti, dotazione di servizi. E, nell’ottica di una “grande Milano” la cui influenza va ben oltre i confini amministrativi attuali e futuri, un esempio è quello della riqualificazione della rete dei Navigli con al centro la via d’acqua Locarno-Venezia (se realizzata sarebbe la più affascinante d’Europa dal punto di vista culturale e turistico e tra le più importanti dal punto di vista economico).
Non possono esistere ghetti. Occorre, al contrario, una diffusione capillare delle etnie, delle culture e delle religioni sul territorio in maniera tale che si arrivi a una maggiore conoscenza reciproca e quindi alla tolleranza. Senza trascurare il fermo rispetto delle leggi dello Stato, dobbiamo anche essere in grado di ascoltare.
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