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Tagli Statali, uguale troppe imposte locali. L’equazione del fisco sulla casa

  • Redazione
  • 5 agosto 2015
La pressione del fisco locale è ai limiti, è in questo quadro una componente di fondamentale importanza è rappresentata dalle imposte sugli immobili. Sarà anche per il timore che l’eventuale taglio delle tasse sulla prima casa, a dispetto delle rassicurazioni del premier Renzi, possa portare ad una recrudescenza di altri balzelli comunali (oltre che al taglio di spesa in settori delicati come quello sociale), sta di fatto che l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti suono come un forte campanello d’allarme.

LA RELAZIONE
Nella sua relazione, la Corte dei Conti ha esposto unitariamente i dati di cassa dell’esercizio 2014 della finanza regionale e comunale, raffrontandoli con i risultati del triennio precedente e con gli esiti del monitoraggio sul Patto di stabilità interno, così da offrire una visione d’insieme degli effetti finanziari e delle problematiche che hanno interessato i due comparti. Non sono trattate le Province, per le quali la Sezione ha già approvato, in anticipo, separato referto, in ragione delle criticità determinatesi nell’attuazione della disciplina di riordino definita dalla legge 7 aprile 2014, n. 56.
La relazione, in sostanza, affronta i nodi problematici che contrassegnano i rapporti tra il disegno politico-istituzionale di revisione del sistema fiscale locale ed il progetto di federalismo avviato nello scorso decennio, segnalando i rischi connessi al riassetto istituzionale in corso ed i possibili riflessi sugli equilibri economici delle Autonomie territoriali. Risultato: tra il 2008 ed il 2015, la dimensione complessiva delle correzioni di spesa poste a carico degli enti territoriali, per i vincoli imposti dal Patto di stabilità, ha raggiunto i 40 miliardi (pari al 2,4 per cento del Pil), con riduzione dei trasferimenti dallo Stato per circa 22 miliardi (e dei finanziamenti nel comparto sanitario regionale per 17,5 miliardi). Ne è derivato, per gli enti locali, un inasprimento della pressione fiscale, e per le Regioni, a causa di una diversa disciplina del Patto, una compressione delle funzioni extra-sanitarie, con flessione, soprattutto, delle spese di investimento.

TASSE SULLA CASA
Inevitabile, in questo scenario, il riferimento all’imposizione fiscale sugli immobili. Dall’analisi della gestione di cassa dei Comuni emerge, sul versante delle entrate, il permanere di diffuse tensioni di cassa conseguenti ai ripetuti tagli ai trasferimenti statali disposti dalle manovre finanziarie susseguitesi dal 2011, che, verosimilmente, sono state all’origine degli aumenti generalizzati dei tributi immobiliari (ICI-IMU-TASI) i cui incassi sono passati dai 9,6 miliardi di euro circa (corrispondenti all’ICI 2011) a circa 15,3 miliardi di euro del 2014. 
Come rimarca la Corte dei Conti, il gettito della Tasi ha avuto, di fatto, un effetto redistributivo, gravando in consistente misura sulle “prime case”, in quanto, con 3,2 miliardi circa, ha supplito in larga parte al minor gettito Imu conseguente all’esenzione dell’imposta per l’abitazione principale. Marginale ancora è stato il ruolo svolto dalle imposte che avrebbero dovuto stabilire una più stretta correlazione tra prelievo fiscale e beneficio reso (imposte di scopo, di soggiorno e da cooperazione all’accertamento dei tributi statali) e, più in generale, caratterizzare una politica del prelievo finalizzata allo sviluppo, essendo risultato che la spesa corrente diminuisce, prevalentemente, nei settori nei quali i vincoli di legge sono ineludibili (spesa per il personale e per l’acquisto dei beni), mentre aumenta per le prestazioni di servizi.
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