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TARIFFE PROGRESSIVE E MERCATO LIBERO: “LA CORRENTE ELETTRICA DIVENTA UN LUSSO”

  • Redazione
  • 30 marzo 2016
L’introduzione della bolletta 2.0, contrariamente alle aspettative, si sta rivelando una vera e propria beffa nei confronti delle milioni di famiglie italiane che, con la nuova tariffa progressiva D1, pagheranno almeno il 30% in più se consumeranno meno di 2.700 kw/h annui. A denunciarlo è l’Adoc che, per voce del proprio presidente, Roberto Tascini, dichiara: “In linea di principio non siamo contrari alla nuova tariffa progressiva D1, ma così come è stata formulata e introdotta, senza alcun criterio di gradualità, crea un danno economico importante alle famiglie italiane, in particolare a quelle che consumano meno di 2700 kw/h annui, che andranno a pagare, con questo sistema, almeno il 30% in più di quanto spendono attualmente. Ad oggi, infatti, tutte le utenze domestiche per il settore luce sono regolate dalla tariffa D2, che fino a 2700 kw/h annuali di consumi prevede l’applicazione di una tariffa agevolata. Con la tariffa progressiva D1 viene introdotto il principio in base al quale si paga in proporzione dei consumi, per cui più consumi energia elettrica meno paghi. Questa tariffa ha il fine di incentivare i consumi elettrici a discapito di quelli del gas, in quanto l’Italia è tra i primi posti in Europa come produzione di energia elettrica, anche e soprattutto da energie rinnovabili. Una soluzione condivisa dall’Adoc, ma abbiamo più volte sostenuto che andava assolutamente evitato un passaggio traumatico dall’attuale al nuovo sistema, tutelando al contempo le categorie più deboli, come le famiglie numerose, chi ha redditi bassi o medio-bassi, chi si trova in condizione temporanee di disagio economico, come cassaintegrati e disoccupati. Così invece non è avvenuto, e adesso le famiglie ne pagano le conseguenze. C’è solo un vantaggio, destinato ai proprietari delle seconde case, a cui oggi si applica la tariffa D3, che con la nuova tariffa D1, risparmieranno. Inoltre, la bolletta 2.0, secondo le intese e proposte delle associazioni dei consumatori, doveva diventare un mezzo utile e trasparente, contenente i dati essenziali per comprendere il costo unitario delle kilowatt/ora o dei metri cubi, con l’indicazione dei consumi giornalieri, mensili e annuali. Invece tutto questo è stato mascherato dietro costi medi, di difficile comprensione”. 
Ma il presidente Adoc batte anche su un altro tasto, evidenziando la propria contrarietà al passaggio obbligato al mercato libero: “Alle suddette innovazioni, che per come sono applicate sono completamente negative si aggiungerà, nonostante le proteste di alcune associazioni dei consumatori, la liberalizzazione del mercato. Di fatto, il Governo ha già predisposto un decreto che dal 1° gennaio 2018 eliminerà il mercato tutelato, costringendo 21 milioni di famiglie a scegliere un fornitore nel mercato libero. Come Adoc ci siamo fortemente opposti a tale provvedimento, in quanto oggi il contenzioso nel settore energetico avviene quasi esclusivamente nel mercato libero, anche in ragione del fatto che ad oggi tale mercato non ha regole certe, definite e trasparenti che tutelino adeguatamente il consumatore. Una delle richieste avanzate, anche in sede parlamentare, è stata quella di introdurre elementi di garanzia, oggi previsti nel mercato tutelato, di diritto in tutti i contratti del mercato libero. Continuiamo ad essere contrari al provvedimento, in quanto il mercato libero esiste già ed è conveniente solo per le medie e grandi imprese, mentre si è rivelato molto più caro per le famiglie e le piccole imprese, e a sostenere che la concorrenza controllata, che oggi avviene attraverso l’Acquirente Unico, è una forma di controllo del mercato da potenziare e sostenere. Come Adoc siamo contrari all’abolizione del mercato tutelato anche perché, comparando la migliore offerta sul mercato libero, per i consumatori domestici, con le tariffe degli ultimi tre anni del mercato tutelato, il vantaggio per la bolletta della luce si riduce a circa 10 euro annui, mentre per il gas il vantaggio massimo è di 100 euro l’anno.”
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