Chi decide di mettere in vendita un immobile deve fare i conti con una serie di adempimenti burocratici, spesso sottovalutati, ma fondamentali per evitare brutte sorprese. Tra questi, uno dei dubbi più frequenti riguarda la certificazione degli impianti: è obbligatoria? E cosa succede se non si trova?
La risposta non è univoca, ma dipende da diversi fattori, a cominciare dall’anno in cui l’impianto è stato realizzato. La certificazione di conformità è il documento che attesta che l’impianto – elettrico, idraulico, termico – è stato eseguito secondo le regole tecniche vigenti. Viene redatta dal tecnico che ha effettuato i lavori e non ha scadenza, a meno che l’impianto non venga modificato in modo sostanziale.
Se l’impianto risale a prima del 1990, la certificazione non era prevista dalla legge, quindi non è richiesta. Per gli impianti realizzati tra il 1990 e il 2008, è possibile sostituire la dichiarazione di conformità con una dichiarazione di rispondenza, redatta da un professionista abilitato dopo un controllo tecnico. Ma per gli impianti più recenti, dal 2008 in poi, non ci sono scorciatoie: serve la certificazione originale oppure una nuova verifica tecnica.
Dal punto di vista legale, non è obbligatorio allegare le certificazioni impiantistiche all’atto di compravendita. Tuttavia, è fortemente consigliato dichiarare lo stato degli impianti nel contratto. La mancanza di documentazione può infatti generare contestazioni da parte dell’acquirente, soprattutto in caso di guasti o malfunzionamenti. E non è raro che la trattativa si chiuda con un prezzo più basso proprio per compensare l’assenza di certificazioni.
Un altro aspetto da non confondere è quello dell’Attestato di Prestazione Energetica, meglio noto come APE. A differenza della certificazione degli impianti, l’APE è sempre obbligatorio e deve essere allegato all’atto di vendita. Indica la classe energetica dell’immobile e fornisce informazioni sui consumi e sugli eventuali interventi migliorativi. Senza questo documento, la compravendita non può essere formalizzata.
In sintesi, vendere casa senza certificazioni impiantistiche è possibile, ma non sempre consigliabile. Meglio arrivare preparati, con tutti i documenti in regola, per evitare problemi e valorizzare al meglio il proprio immobile.