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FORMAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI, ANAMMI E ANAIP: “COSÌ NON VA”

  • Redazione
  • 2 novembre 2016

Assenza di controlli, proliferare di corsi irregolari, ancora troppa improvvisazione. Tra i più strenui detrattori della formazione degli amministratori condominiali, così com’è stata statuita dalla legge 220/2012 e dal successivo Dm 140/2014 ci sono il presidente di Anammi, Giuseppe Bica, e quello di Anaip, Giovanni De Pasquale, che non hanno mancato di rimarcarlo anche durante il Forum delle associazioni storiche svoltosi il 21 ottobre nell’ambito di CondominioItalia Expo. Un confronto che ha portato le istanze delle associazioni all’attenzione del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, collegato in diretta skype, il quale ha garantito la massima disponibilità al dialogo per provare ad apportare alla normativa tutte quelle modifiche in grado di renderla più efficace e funzionale, sia per i professionisti, sia per i milioni di condòmini da essi amministrati.

Ecco, intanto le posizioni espresse da Bica e De Pasquale.

ANAMMI – BICA

“Invitiamo il Ministero della Giustizia a pronunciarsi sulla formazione degli amministratori, imponendo sanzioni certe a chi inventa corsi truffa e a chi vende certificati di formazione fasulli. È bene ricordare cha la riforma del condominio nel 2012 ha imposto la professionalizzazione dell’amministratore, stabilendo una serie di parametri che ridisegnano la figura dell’amministratore di condominio. Il successivo Dm 140 del 2014 ha poi definito le modalità dell’aggiornamento continuo, divenuto obbligatorio, stabilendo il monte-ore minimo (pari a 15 ore) e la certificazione attestante la formazione conseguita dopo una verifica vis-à-vis. Purtroppo, le due norme nulla dicono circa l’affidabilità degli enti formatori e la possibilità di controllo sull’aggiornamento effettivamente svolto. 

L’impressione è che si sia voluto lasciare ai condòmini il compito di vigilare sulla serietà del professionista. Ma cosa può fare davvero il condomino per verificare che l’amministratore abbia assolto agli obblighi della formazione e sia in regola con le regole sulla professione? Ben poco.

Purtroppo, il silenzio del legislatore ha favorito il proliferare di veri e propri corsi-truffa e la vendita di finti certificati, ottenuti on-line dietro pagamento. Pezzi di carta, scopiazzati sulla falsa riga dei certificati delle associazioni storiche. Anche le famose 15 ore sono spesso soltanto sulla carta. 

Ci sembra sacrosanto salvaguardare tutti gli amministratori onesti che, tra mille difficoltà, rispettano le regole. La stessa struttura che associazioni come la nostra hanno messo in piedi per attivare la formazione di 15 ore comporta impegno ed ha forti costi, che non pesano certo su chi ci fa concorrenza sleale.

L’Anammi, in questo senso, è disponibile, come sempre, a collaborare con le istituzioni, per rendere sempre più seria e credibile la categoria. Una formazione autentica è la tutela migliore per i nostri utenti finali, i condòmini. Per questa ragione, in questa battaglia quotidiana, chiediamo di non essere lasciati soli”.

ANAIP – DE PASQUALE

“Con l’introduzione, nella cosiddetta Riforma del condominio del 2012, dell’articolo 71 bis alle disposizioni d’attuazione del Codice Civile, in cui sono delineati i requisiti che deve avere l’amministratore di condominio, e successivamente con il Dm 140/2014, con cui si definiscono i tempi e le modalità della formazione professionale obbligatoria, si è attribuito, nei fatti, a tale attività quel giusto riconoscimento riservato prevalentemente alle professioni ordinistiche.

Ma all’Anaip questo non basta, ed auspichiamo ulteriori passi avanti che portino all’istituzione di un Registro degli amministratori professionisti, da tenersi esclusivamente presso il ministero della Giustizia, al quale già compete il controllo dei corsi di formazione e di aggiornamento professionale del settore.

“Riteniamo che sarebbe più che giustificata l’istituzione di un albo, considerando che circa 42 milioni di italiani si avvalgono giornalmente di questa figura professionale. Però comprendiamo le difficoltà burocratiche e politiche che questo comporterebbe. Ma almeno l’istituzione di un Registro è quanto mai urgente, anche per consentire all’utenza condominiale di individuare chi sono gli amministratori professionisti con comprovate competenze e capacità gestionali monitorate dal ministero della Giustizia. Poi saranno loro a scegliere da chi farsi amministrare”.

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