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RINVIO DELLA CONTABILIZZAZIONE OBBLIGATORIA: LA SODDISFAZIONE DELL’UPPI

  • Redazione
  • 2 gennaio 2017
Chi non la voleva – magari perché si era esposto in prima persona in assemblea condominiale per far approvare i lavori nei tempi (fino a qualche giorno fa) previsti dalla legge – non può esserne contento, e continua a manifestarlo inviando lettere alla nostra redazione e lamentandosi sui canali social. 
Chi la voleva fortemente, è si è battuto per mesi in questa direzione, non può comunque esserne soddisfatto fino in fondo, perché il compromesso adottato dal Governo non mette l’Italia al riparo da provvedimenti di infrazione e al tempo stesso non garantisce ai ritardatari un tempo sufficiente per mettersi in regola.
Ad ogni buon conto, la proroga di 6 mesi dei termini per l’installazione dei sistemi di contabilizzazione del calore e termoregolazione in condominio è stata comunque salutata come un successo dalle associazioni che più delle altre l’avevano richiesta a gran voce, e che ora ne rivendicano la paternità. Prima fra tutte, certamente l’Uppi, che negli ultimi mesi si è spesa in tutte le sedi deputate per chiedere un rinvio dell’obbligo, e che all’indomani del varo del decreto Milleproroghe, ha così commentato: “È stata una grande vittoria. Certamente dell’Uppi. Ma anche dell’intero Coordinamento della proprietà immobiliare, formato anche da Federproprietà, Arpe e Confappi, nonché dell’Anaci che ha sostenuto la medesima posizione. Se il Consiglio dei Ministri, nonostante quanto fissato dalla Direttiva Europea, ha concesso lo slittamento al 30 giugno 2017 del termine entro il quale dovranno essere installati all’interno dei condomini i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore, il merito va attribuito al deciso intervento delle organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative della proprietà immobiliare e degli amministratori; un intervento grazie al quale i condòmini possono tirare un sospiro di sollievo. Si fa comunque presente che in questo periodo dovrà essere attentamente valutato se i lavori necessari per l’installazione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore abbiano risultati efficienti come costi, e se non siano sproporzionati rispetto al risparmio energetico. Se non ci fosse un risparmio, anche energetico, proporzionato, si potrà evitare di eseguire le opere”.
A sottolinearlo è il presidente nazionale Uppi Gabriele Bruyère (nella foto), che proprio nei giorni scorsi aveva lanciato un nuovo appello alla politica, rimarcando le azioni intraprese dall’associazione a favore di un rinvio che tutelasse quella metà di proprietari immobiliari che non avevano ancora avuto modo di provvedere all’installazione delle termovalvole: “Già il 27 ottobre l’Uppi, con tutto il Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari e con l’Anaci, aveva organizzato a Roma una riuscita manifestazione, alla quale hanno partecipato importanti uomini politici di tutto l’arco parlamentare, e a seguito della quale era stata indirizzata all’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dal senatore Vincenzo Fasano, primo firmatario, una specifica interrogazione. In quel testo si chiedeva di prorogare la data capestro del 31 dicembre tenendo conto da un lato delle ampie zone dove si sono verificate le scosse sismiche, e dall’altro del progressivo esaurimento, da più parti denunciato, delle disponibilità delle valvole medesime nonché dei costi non indifferenti”.
Alle obiezioni sollevate da chi, malgrado le difficoltà tecniche, si era mosso per tempo riuscendo a far installare (o perlomeno a far approvare) i sistemi di contabilizzazione lo stesso numero uno dell’Uppi, in un’intervista rilasciata a inizio dicembre ai taccuini di Italia Casa e Quotidiano del Condominio, aveva così replicato: “Se il 50-60% degli stabili italiani non è in regola con la 102/2014, la responsabilità è anche della carenza di informazioni: mi sono arrivate lamentele dal parte dell’Enea per il fatto che io sostenga le ragioni della proroga. Da parte sua, però, l’Enea avrebbe dovuto svolgere tutta una serie di attività e campagne informative che non ha sostenuto, se non a partire dallo scorso gennaio 2016 (a detta loro). E durante l’anno e mezzo prima? Peraltro era stato previsto uno stanziamento sostanzioso, un milione e mezzo di euro all’anno, finalizzato a queste attività pubblicitaria. Non mi sembra che una pillola nella soap “Un posto al sole” sia sufficiente”.
E sempre Bruyère aveva evidenziato che: “Anche la quota di condòmini che si è adeguata per tempo, in realtà ha dei problemi rispetto alla normativa. Per esempio, in Piemonte, dove la legge regionale in materia aveva scadenza 2014, gli stabili avevano già dato corso a questo tipo di trasformazione degli impianti. Il problema è che lo hanno fatto in funzione di quella norma regionale, mentre le norme UNI successive dicono altre cose, mettendo in difficoltà gli stabili che si sono adeguati. Si veda la questione del consumo volontario e involontario. Infine, con l’aggiornamento dello scorso luglio, siamo poi venuti a sapere che ci potrebbero essere alcune situazioni per le quali la legge non si applica, configurando un profilo di incostituzionalità. Ricordo che l’art. 13 della Costituzione dice che siamo tutti uguali di fronte alla legge”.
Una posizione, quella dell’avvocato, che alla fine pare essere stata, almeno in parte, recepita dal Governo, con una proroga di 6 mesi che, però, poste tutte queste premesse, non si vede come possa essere sufficiente. Lo stesso presidente Uppi, poche settimane fa, quando tra le varie ipotesi c’era quella di un rinvio fino al 30 aprile 2017, aveva infatti evidenziato: “Le quattro Regioni che hanno subito il terremoto avrebbero bisogno di molto più tempo per conformarsi alla normativa. Ma anche nelle altre Regioni l’adeguamento in questi termini sarà complicato”.
La vittoria di oggi, dunque, anche per chi, come l’Uppi, l’ha ottenuta, potrebbe rappresentare poco più che un palliativo già a partire da un domani molto prossimo: quel 30 giugno, cioè, in cui, volente o nolente, e a meno di altre sorprese dell’ultim’ora, l’obbligo comunque scatterà. E quei due mesi aggiuntivi dallo spegnimento degli impianti all’entrata in vigore delle prescrizioni, non saranno bastati che a una minima parte dei proprietari ancora inadempienti, per mettersi in regola.
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