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BANCHE E MEDIAZIONE IMMOBILIARE: È ANCORA POLEMICA SUL DDL CONCORRENZA

  • Redazione
  • 27 novembre 2015

“È necessaria un’attenta riflessione per vietare agli istituti di credito qualsiasi quota di partecipazione nelle attività delle società aventi ad oggetto l’attività di intermediazione immobiliare. Nel rapporto con queste nuove realtà, il cliente difficilmente potrà sentirsi realmente libero di scegliere casa e mutuo in modo autonomo ed incondizionato anche a fronte di un’asserita correttezza di comportamento da parte della banca, poiché quello stesso cliente è consapevole della propria debolezza rispetto ad essa, anche in virtù delle informazioni di cui dispone”. A sostenerlo, nel corso dell’audizione informale al Senato nell’ambito dell’esame del Ddl concorrenza, è stato Paolo Righi, presidente nazionale Fiaip.

La federazione degli immobiliaristi, pur esprimendo il proprio apprezzamento per lo scopo generale d’incremento della concorrenza che il disegno di legge si prefigge, ha osservato nel corso dell’audizione come tale obiettivo vada perseguito salvaguardando le tutele per il consumatore, il quale non deve essere privato delle garanzie di professionalità, qualità del servizio e trasparenza nel mercato immobiliare e creditizio in nome di una liberalizzazione superficiale. “Come può – commenta Righi – essere garantita la terzietà ed imparzialità tipica del mediatore alla luce degli interessi coinvolti? Le informazioni di natura patrimoniale, reddituale e finanziaria di cui dispone la banca possono portare ad un indebito condizionamento così da indurlo ad assumere decisioni che, in un diverso contesto, non avrebbe assunto”.

A giudizio delle federazione, “Non si comprende come nel medesimo testo del Ddl Concorrenza da un lato si possa prevedere la necessità di favorire la mobilità della clientela bancaria attraverso la garanzia di un’effettiva trasparenza e completezza informativa, e dall’altro non si tenga conto delle medesime garanzie rispetto all’ingresso delle banche nel settore dell’intermediazione immobiliare. Oltretutto, il possesso di informazioni di natura patrimoniale e reddituale dei correntisti può compromettere la possibilità, per i clienti, di compiere scelte autonome, con particolare riferimento alla vendita dei propri immobili sollecitata, con tutta probabilità, dal debito contratto con la banca stessa o dalla subordinazione ad essa per ottenere la concessione di mutui o di altri prodotti bancari”.

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