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LA RIQUALIFICAZIONE DELLE CASE ESISTENTI PER COMBATTERE LA CRISI IMMOBILIARE

  • Redazione
  • 22 gennaio 2015

La riqualificazione degli immobili esistenti è un’opportunità per le imprese edilizie per uscire dalla crisi del settore, ma anche una strada da percorrere per il rilancio del mercato immobiliare, che potrà vivere una ripresa pure grazie a riqualificazione ed efficienza. A sostenerlo è stato Luca Dondi, direttore generale di Nomisma, illustrando i dati elaborati dall’istituto in occasione della conferenza stampa di presentazione di Saie Smart House (il nuovo format di Saie tutto dedicato all’edilizia della casa) e Sie (il salone dell’impiantistica per gli edifici organizzato da Senaf/Tecniche Nuove), entrambi in programma a Bologna dal 14 al 17 ottobre 2015.

Sottolineando che le stime di compravendite di immobili saliranno nel 2015 a quota 470.324 (+16,7% rispetto al 2013) e supereranno le 517.200 unità nel 2017, Luca Dondi ha puntualizzato: “Alla luce di questi nuovi scenari, il mercato immobiliare ed edilizio non sarà più lo stesso. Se prima della crisi era l’offerta a guidare la domanda, ora saranno i bisogni a sostenerlo. Il mercato sarà infatti caratterizzato da un approccio selettivo, con interventi mirati e soprattutto di qualità, che non si limiteranno alla progettazione di un edificio ad alte prestazioni energetiche e di comfort, ma sfoceranno nella rigenerazione del contesto che lo ospita, il quale dovrà essere sempre più connesso e ricco di servizi”. 

Accanto agli investimenti in nuove costruzioni, i tanti comparti e le filiere di una moderna edilizia sono quindi sempre più chiamati ad operazioni di manutenzione straordinaria e riqualificazione energetica, resi necessari da un patrimonio immobiliare energivoro e obsoleto: solo il 15% circa degli immobili, infatti, rientra nelle classi energetiche più efficienti (A, B e C) e ben l’83,6% ha più di vent’anni. D’altra parte, nel nostro Paese il 55,4% delle unità abitative è stato costruito prima del 1971 e richiede una seria strategia di intervento, mentre oltre un quarto di tale patrimonio (28,2%), risalente al ventennio tra il 1972 e il 1991, necessita di investimenti in efficientamento.

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