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Comfort, risparmio e rispetto ambientale: i benefici del cappotto termico

  • Quotidiano Del Condominio
  • 19 febbraio 2019

Il cappotto termico. Una soluzione sempre più in voga in edilizia. Ma in concreto, che cos’è? Quando si applica? Quale effetto produce sull’efficientamento degli immobili? Tematiche alle quali Rete Irene ha recentemente dedicato un approfondimento avvalendosi del contributo del professor Giuseppe Gioia, ingegnere e docente a contratto al Politecnico di Milano. Pubblichiamo, di seguito, un estratto dell’intervista che gli è stata realizzata.

—————————
Intervista a cura di:
Rete Irene
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Sappiamo che il cappotto termico sugli edifici è qualcosa che influisce sull’efficienza energetica di un edificio. Ma in cosa consiste esattamente?

Faccio un esempio. Siamo in inverno ed ha appena nevicato. Se adesso uscissi con le infradito, i calzoncini e la magliettina, avrei freddo. Per non sentire freddo, mi copro. Fondamentalmente, il cappotto che metto in inverno, mi serve per non sentire freddo. Se trasponiamo il concetto su un edificio che vive e respira come noi, il risultato è analogo: il sistema di isolamento a cappotto permette all’organismo/casa di non disperdere energia (affaticandosi e costandoci anche economicamente per questo, ma soprattutto ammalandosi). Con l’applicazione del cappotto termico facciamo quindi due cose:

  • risparmiamo (non consumando combustibile);
  • aiutiamo l’ambiente (riducendo le emissioni in atmosfera).

In più dimostriamo di voler bene alle nostre case evitando di farle ammalare…

Possiamo definirlo come un rivestimento che va a ricoprire l’edificio nella sua interezza o solo in alcune porzioni?

Sempre facendo un parallelo, spesso mi capita di vedere in giro i ragazzini con i “risvoltini” e mi chiedo: ma non sentono freddo alle caviglie? Certo, per questioni modaiole, vale la pena soffrire. Ma se io non copro per bene casa mia, cosa succederà? Un raffreddore? no. Una muffettina proprio là dove il cappotto non c’è. Questo è sicuro. Quindi, direi che per evitare di ammalarsi, è meglio coprirsi in modo uniforme.

Una volta installato un sistema a cappotto, l’edificio ne risente dal punto di vista estetico o rimane un intervento non visibile esternamente?

L’operazione di refitting di un edificio è un’ottima occasione per riqualificare anche alcuni esempi di pessima architettura. Esiste sicuramente una possibilità di graduare l’intervento: dal cappotto tradizionale (strumento che permette una rivisitazione architettonica dell’immobile) fino a operazioni invisibili (come l’insuflaggio) che hanno una valenza architettonica a impatto zero, ma che non hanno la stessa valenza, in termini di risparmio energetico, del cappotto tradizionale. Ma, vista la tecnologia oggi disponibile, è possibile anche replicare, ad esempio, le classiche facciate in clinker. Quindi cappotto ad impatto architettonico zero, con nessuna modifica dell’aspetto estetico.

In che percentuale può essere ridotto il consumo energetico di un edificio applicando il cappotto termico sugli edifici?

Dipende dal tipo di intervento che si andrà a fare e dall’utilizzatore dell’immobile. Sicuramente il miglioramento è sensibile sia in termini economici che di comfort interno. Però, se si vuole stare a casa propria come in un ambiente tropicale, allora avere o meno il cappotto cambierà poco: la differenza in termini di consumi sarà certo meno rilevante.

In ogni caso, studi svolti attestano il risparmio tra il 30 ed il 50%. Che è un dato sicuramente sensibile, evidenziando un grande vantaggio sia nell’abbattimento dei consumi (minore spesa per combustibile) sia sul versante ambientale (con minori emissioni).

Quanto può influire l’installazione di un cappotto termico sulla classe energetica di un edificio?

Se partiamo dal concetto che il 50% degli edifici mappati è in classe G, ma solo perché non esiste una classe inferiore, l’installazione di un cappotto consente importanti miglioramenti di classe. Due o tre salti di classe sono nella normalità dei fatti.

Cappotto termico e normativa vigente: quali sono i requisiti prestazionali ai quali deve rispondere il sistema a cappotto per rispettare i limiti di legge?

La normativa è complessa e, a seconda del grado di intervento che si vuole svolgere, si deve capire come fare a imbastire l’operazione edilizia-finanziaria. Il sito dell’Enea riporta i riferimenti di trasmittanza (ossia la capacità di isolare o meno di un componente edilizio). Un altro riferimento è il portale dell’Anit, sempre aggiornato e facilmente accessibile.

Sicuramente, anche se sembra banale, è fondamentale conoscere ciò su cui si sta lavorando, ossia l’edificio. Serve fare un rilievo non solo dimensionale, ma anche e soprattutto dei materiali con i quali è stato realizzato. Una parete in mattoni pieni ha un comportamento termo/igrometrico diverso rispetto ad una in tufo o, ancora, rispetto ad un doppio tavolato. La legislazione italiana, comunque, prevede che quando si interviene su un edificio con opere di manutenzione sulle parti comuni per oltre il 10% della superficie lorda disperdente, queste devono essere tese a riqualificarlo energeticamente; i dispositivi normativi che ne disciplinano l’attuazione sono i seguenti:

  • Decreto Requisiti minimi 25 giugno 2015 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 162, supplemento ordinario n.39 del 15 luglio 2015;
  • Decreto Regione Lombardia n.2456 dell’8 marzo 2017.

Ovviamente con tutte le conseguenti modifiche ed integrazioni, perché in Italia la legislazione è in continuo divenire.

Gli interventi di manutenzione delle facciate degli edifici, che non siano una semplice pulizia o ritinteggiatura delle superfici, non esistono più: è obbligatorio ridurre le dispersioni termiche dell’involucro esterno eliminando le patologie che danno luogo allo spreco e ad una possibile condizione abitativa e ambientale malsana.

Con gli interventi di isolamento a cappotto termico sugli edifici è possibile accedere agli incentivi fiscali quali l’Ecobonus e usufruire della cessione del credito di imposta?

Sì, ma solo se si risponde ai requisiti di norma. Mettere un foglio di polistirene da due centimetri su una parete in doppio forato (vuoto) del 1970 non è fare un cappotto che rientra nei canoni previsti per l’accesso agli incentivi fiscali.

Mentre è nota l’utilità del cappotto termico sugli edifici per ridurre i costi di riscaldamento nei mesi invernali, il suo utilizzo risulta vantaggioso anche durante la stagione estiva?

Faccio riferimento ad uno studio di Cortexa basato su simulazioni analitiche con lo scopo di valutare l’influenza dell’isolamento termico sulla domanda di energia per il riscaldamento e il raffreddamento in diverse località europee e diverse zone climatiche.

I diversi standard di isolamento si possono genericamente ricondurre a quattro macro-categorie edilizie:

  • edificio non isolato con involucro sostanzialmente costituito dall’elemento portante o di supporto senza alcuno strato di materiale isolante;
  • edificio con isolamento minimo: i componenti costruttivi sono accoppiati con uno strato di isolante termico di spessore ridotto (4-8 cm);
  • edificio con buon livello di isolamento, con presenza di uno strato isolante di 10-15 cm;
  • edificio ad alte prestazioni energetiche (15-30 cm di materiale isolante).

I risultati confermano, come prevedibile, che in tutte le zone climatiche europee l’aumento del livello di isolamento genera una sensibile diminuzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento invernale. Questa riduzione va dal 90% per gli edifici nei climi baltici all’80% per gli edifici nei climi mediterranei.

Ma risultati altrettanto interessanti si ottengono dalle prestazioni energetiche e termiche estive. Un maggiore livello di isolamento permette di ridurre del 50% la quantità di frigorie richieste nel periodo estivo e quindi di dimezzare il consumo elettrico dei condizionatori per il raffrescamento. I benefici dell’isolamento, nei climi mediterranei, non riguardano solo la riduzione del consumo di energia ma anche il livello di comfort degli ambienti abitati. Il numero di ore annuali con temperatura interna superiore a 25 °C può essere ridotto fino al 75% adottando un livello di isolamento eccellente.

Sulla base degli studi eseguiti si può concludere che dal punto di vista dell’isolamento estivo le pareti realizzate con un solo materiale hanno prestazioni insoddisfacenti sotto diversi punti di vista. La scelta più idonea è, pertanto, quella di adottare soluzioni ibride in cui si sommano gli effetti di un materiale “pesante”, idoneo per attenuare le oscillazioni della temperatura interna, agli effetti di un materiale isolante, efficace dal punto di vista dell’isolamento. Non di poco conto poi è la posizione reciproca dei due materiali, ovvero quale mettere internamente e quale esternamente: se si vuole massimizzare l’effetto di controllo sulle temperature interne è importante collocare il materiale pesante internamente. Si dimostra così che la scelta del cappotto termico sugli edifici è la soluzione ideale e più efficace anche per mantenere fresca e confortevole la casa nel periodo estivo.

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  • cappotto termico
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