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INQUINAMENTO: LA COLPA NON È SOLO DEL RISCALDAMENTO CONDOMINIALE

  • Redazione
  • 4 gennaio 2016

[A cura di: Achille Colombo Clerici presidente Assoedilizia]

Da anni ed anni i proprietari immobiliari milanesi sono impegnati ad ottemperare a norme di leggi regionali e ad ordinanze comunali che hanno via via imposto: 

* il cambio dei buciatori delle caldaie pur perfettamente funzionanti, ma non rispondenti a parametri di efficienza fissati in modo apodittico con formule tecniche indecifrabili da parte del cittadino;

* lavori edilizi di adattamento dei locali caldaie conseguenti alle opere tecniche eseguite;

* l’installazione delle valvole di termoregolazione del riscaldamento, nonché di contabilizzazione del calore;

* la riduzione della temperatura nelle abitazioni a 19 gradi e dell’arco di riscaldamento giornaliero a 12 ore (misure straordinarie anti inquinamento).

Ora, si sentono dire che il maggior responsabile dell’inquinamento atmosferico che si è registrato nelle ultime settimane continua ad essere il riscaldamento degli edifici, compresi quelli condominiali e corrono il rischio di dover ulteriormente abbassare la temperatura degli ambienti domestici “colpevolizzati” e di dover stare ancora di più al freddo. Riteniamo che questa posizione risulti frutto di un giudizio sommario e unilaterale e rappresenti una via di comodo per la pubblica amministrazione. C’è da fare molto ancora e di diverso, prima di colpevolizzare gli impianti condominiali: questi la loro parte la hanno già fatta. Ora si realizzi il resto. 

Possiamo ritenere che nelle aree metropolitane italiane – e Milano ovviamente è tra queste – il principale responsabile dell’inquinamento da Pm10, sia da ricercare altrove, non nell’uso degli impianti privati condominiali di riscaldamento: ma nella circolazione di veicoli inquinanti pubblici e privati, nel sollevamento delle polveri sottili in strade che non vengono lavate, negli impianti obsoleti pubblici. Una buona parte dell’inquinamento prodotto dal traffico su gomma è dovuto ad auto diesel di vecchio tipo, prive di filtro antiparticolato, la cui circolazione andrebbe vietata; e al fatto che le particelle prodotte dall’usura dei freni e delle gomme si depositano sull’asfalto e vengono riportate nell’aria ad ogni passaggio di veicolo. Perciò, in assenza di pioggia, le strade andrebbero lavate. 

Certo, il riscaldamento civile ha la sua parte di responsabilità nella produzione di smog: ma quasi la metà di questo è dovuta al riscaldamento a legna (camini, stufe, forni) che non sono certo utilizzati dai condomini. I proprietari di casa che risiedono negli edifici condominiali hanno fatto sforzi economici considerevoli per ridurre l’inquinamento dell’aria. Non la stessa cosa si può dire per molti edifici pubblici, che utilizzano ancora oggi impianti di riscaldamento vetusti, addirittura caldaie ad olio combustibile. E, mentre la gran parte delle famiglie ha obbedito all’ordinanza antismog del Comune che impone una temperatura massima di 19° e la riduzione a 12 ore del riscaldamento, in parecchi uffici, anche pubblici, si toccano i 23-24°.

Non ultima comunque, va sottolineata l’esigenza, ormai imprescindibile, di un potenziamento generale del piano comunale di teleriscaldamento.

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