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Edilizia e impiantistica: quanti timori per il futuro dei comparti

  • Quotidiano Del Condominio
  • 13 dicembre 2018

Dalla riforma degli appalti alle misure per sostenere comparti quanto mai in affanno, i settori dell’edilizia e dell’impiantistica sono in fibrillazione.

Le richieste dell’Ance

Innanzitutto, come spiegato nei giorni scorsi dal presidente dell’Ance, Gabriele Buia, intervenuto al tavolo per le Pmi convocato al Mise dal vicepremier Di Maio, “Abbiamo ribadito pubblicamente al ministro la necessità di aprire un tavolo di crisi per l’edilizia, perché occorre porre la massima attenzione sulla gravità della situazione del settore che perde ancora occupazione dopo 10 anni di crisi”.

Secondo Buia, “la Legge di bilancio poggia su una previsione di incremento cospicuo degli investimenti pubblici, ma senza interventi immediati per semplificare le procedure e sbloccare la spesa sarà impossibile rispettare queste previsioni. Le imprese sono asfissiate dalla burocrazia e dalla sedimentazione normativa: siamo costretti a lavorare più con gli avvocati che con i tecnici. Il risultato di questa inefficienza della spesa è sotto gli occhi di tutti. Per realizzare un’opera pubblica di medie-grandi dimensioni ci vogliono 15 anni; nel frattempo il gap infrastrutturale dell’Italia rispetto agli altri paesi europei è salito a 84 miliardi di euro. È necessario – chiosa dunque Buia – approvare subito alcune misure incisive, intervenendo sul processo decisionale e sulle norme che bloccano la spesa e nello stesso tempo procedere a una revisione profonda del Codice appalti che come abbiamo denunciato da tempo ha contribuito a ingessare il settore bloccando i cantieri, senza riuscire ad arginare la corruzione. Ma occorre fare in fretta. Il sistema è allo stremo: piccoli, grandi e medi, mentre il Paese necessita al più presto di un grande Piano di manutenzione e di sviluppo delle infrastrutture”.

I timori di UN.I.O.N.

Dal canto suo l’associazione UN.I.O.N. – che annovera tra gli iscritti Organismi notificati in ambito europeo (direttive di prodotto) e Organismi abilitati e autorizzati ai fini delle verifiche di legge di impianti, attrezzature ed apparecchiature – è fortemente preoccupata della virata negativa che sembra delinearsi nell’iter normativo degli appalti, in particolare del Codice e della sua riforma, attraverso l’appiattimento della normativa in senso favorevole alle imprese generali.

“Denunciamo – scrive UN.I.O.N. in una nota – questo indirizzo politico che non favorisce la collettività, senza preservarla e tutelarla, in quanto:

  • senza qualificazione dell’operatore economico, le imprese non investono in qualità e le opere non vengono eseguite al meglio;
  • è necessario tutelare il 30%, almeno, del subappalto, introducendo ad hoc un “contratto tipo”, senza modificare la tracciabilità del pagamento diretto del subappaltatore, in quanto questo, se non elimina, limita le infiltrazioni malavitose;
  • alla stortura dell’offerta economicamente più vantaggiosa occorre provvedere, se si vuole un’opera fatta come si deve, assicurando nel tempo la sicurezza del suo utilizzo, premiata con l’aggiudicazione dell’offerta tecnica migliore;
  • per aiutare le PMI, i CAM – Criteri Ambientali Minimi – andrebbero accompagnati con un periodo transitorio minimo, rivedendo pertanto la perentorietà della loro attuale applicazione”.
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  • riforma appalti
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