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ASSEMBLEE CONDOMINIALI DISERTATE PER NON DELIBERARE I LAVORI STRAORDINARI

  • Redazione
  • 12 marzo 2015

Assemblee condominiali disertate per non deliberare in merito a riparazioni e sostituzioni impreviste. Tra i tanti figli della crisi economica c’è anche un fenomeno tutto interno ai condomini italiani, ivi compresi quelli delle grandi città e dei quartieri bene. A sottolinearlo è l’Anammi, secondo cui un numero crescente di condòmini evita, appunto, di partecipare alle assemblee, con l’intento di far mancare il numero legale e bloccare i lavori di manutenzione straordinaria, quindi non preventivata. 

“La tendenza all’assenteismo in assemblea condominiale – afferma il presidente Anammi Giuseppe Bica – non è un  semplice fatto di colore, ma un escamotage sempre più utilizzato per sfuggire alla possibilità di spese di un certo importo”. Per manutenzione straordinaria, si intendono infatti i lavori che non rientrano in quelli già previsti annualmente e ricompresi nella quota condominiale: in pratica, le riparazioni e le sostituzioni legate a guasti e al logorio del tempo, che possono coinvolgere tutte le parti comuni, dall’ascensore alla facciata dell’immobile. “Proprio perché impossibili da prevedere – precisa il leader di Anammi – questi interventi possono rappresentare spese importanti e, in tempi di crisi, sempre più spesso la soluzione dell’italiano medio è quella di sottrarsi alla spesa non partecipando all’assemblea”. 

Il fenomeno sociale ha assunto dimensioni significative nella grandi città, dove il costo della vita è maggiore, e nei quartieri più eleganti dei centri urbani. “La gente non vuole far sapere che ha problemi di liquidità – spiega ancora Bica – il più delle volte si tratta di condòmini con un buon tenore di vita, ma che non ce la fanno a sostenere le spese di edifici storici, molto costosi da mantenere. Quando si vedono arrivare l’avviso di un’assemblea in cui si propone di deliberare sulla sostituzione di un’autoclave o dell’ascensore, la reazione è di non farsi vedere, guardandosi bene dall’avvisare l’amministratore”. 

La maggioranza richiesta per l’approvazione, infatti, è qualificata: la maggioranza degli intervenuti ed almeno un terzo dei millesimi. “Bastano pochi assenti ed il requisito dei millesimi salta”, fa notare il presidente dell’associazione.

La conseguenza è un super-lavoro per il professionista condominiale, che raccoglie preventivi, presentazioni tecniche e documentazione, per poi ritrovarsi in assemblea senza il quorum necessario per una votazione definitiva. “Amministrare in tempi di crisi è già difficile – denuncia Bica -. Così diventa impossibile. E in quel microcosmo complesso che è il condominio cresce la tensione”. 

Ad aggravare tale tendenza, inoltre, si aggiunge il fenomeno della morosità condominiale, che riguarda il 25% della popolazione condominiale, L’espediente anti-spese, tra l’altro, non è soltanto sbagliato, ma controproducente. “Non si può dilazionare tutto – stigmatizza il presidente Anammi -. Si può rimandare un lavoro come la tinteggiatura di parti comuni, ma non la sostituzione o riparazione di un impianto fondamentale. Non dimentichiamoci, poi, le ricadute sulla sicurezza dell’edificio ed i possibili danni a cose e persone che ne possono derivare. Insomma, dalla manutenzione straordinaria si rischia di passare all’urgenza improrogabile. Il consiglio, quindi, è sempre quello di affrontare il problema insieme all’amministratore. In assemblea ci si confronta sui preventivi e sulle possibilità di risparmio ed è più agevole trovare una soluzione condivisa e il più possibile indolore”.

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