[Intervista a cura di: Vincenzo Perrotta]
Dall’esposto depositato all’Antitrust sul ruolo delle banche nel settore dell’intermediazione immobiliare, passando per il congelamento della riforma del Catasto da parte del Governo, fino alle prospettive e agli scenari di medio e lungo periodo del comparto, alla luce di una decisa operazione di rinnovamento della Federazione. A poche settimane dalla sua elezione, il neo-presidente della FIMAA – Confcommercio, Santino Taverna (nella foto), subentrante a Valerio Angeletti, si racconta in esclusiva per i lettori di Italia Casa e di QuotidianodelCondominio.it, nella sua nuova funzione di guida della Federazione nazionale di intermediazione immobiliare più antica e con più iscritti d’Italia.
Un incarico importante e impegnativo. Qual è la proiezione da qui a 5 anni della Fimaa, nell’idea del suo nuovo presidente?
Ho accettato l’incarico cosciente dell’impegno che una simile funzione rappresenta, sia a livello politico, sia pratico. Tra gli obiettivi, sicuramente, quello di continuare il lavoro già avviato da chi mi ha preceduto, ascoltando e coinvolgendo sempre di più i territori, motivando la dirigenza quale squadra operativa e lavorando in stretta sinergia con il sistema di Confcommercio di cui siamo parte integrante. Siamo la federazione nazionale più numerosa e più antica del comparto dell’intermediazione e, attualmente, abbiamo diversi fronti aperti con le istituzioni di riferimento, ai quali se ne aggiungeranno altri, sempre nell’interesse e per la tutela delle categorie rappresentate.
Parliamo dell’esposto che Fimaa ha depositato all’Antitrust circa l’ingerenza delle banche nel settore dell’intermediazione immobiliare. Nei documenti inviati vi sarebbe la prova che gli istituti di credito agirebbero in regime di concorrenza sleale. Può spiegarci i motivi che hanno portato a una simile azione e perché le banche non possono considerarsi mediatori nel settore immobiliare?
Premesso che siamo in attesa del riscontro da parte dell’Antitrust, tengo a sottolineare che la Fimaa non ravvede alcun tipo di problema in merito alla concorrenza in un libero mercato. Ma quando si tratta di esercitare l’attività sfruttando e avendo a disposizione una serie di dati sensibili (le disponibilità finanziare, tanto per intenderci) che altri operatori non hanno, penso che il discorso cambi radicalmente. Facendo degli esempi, mi chiedo quale potrebbe essere il comportamento di una banca, che vanta una società di intermediazione immobiliare, verso due individui che richiedono un mutuo per un acquisto immobiliare, nell’ipotesi in cui uno dei due abbia usufruito dell’attività esercitata dalla società d’intermediazione dell’istituto, e l’altro, invece, si sia rivolto a terzi. È un aspetto non di poco conto e solo un ingenuo non si chiederebbe quale dei due clienti potrebbe essere favorito nell’ottenere quanto richiesto. Ancora, se un costruttore esposto finanziariamente dovesse veicolare i propri immobili sul mercato, non è difficile ipotizzare che le banche attueranno una leva vantaggiosa per farsi affidare l’incarico di vendita. Ribadisco, nulla da eccepire sulla libera concorrenza e anzi, ritengo possa portare beneficio al mercato. Tuttavia, dalle ipotesi che ho esposto prima, mi sembra che si possano tranquillamente ravvisare situazioni di conflitto di interesse, in netto contrasto con le pari opportunità degli operatori del settore. Non tenerne conto sarebbe una madornale ingenuità. Senza dimenticare che l’istituto della mediazione si basa proprio sulla terzietà dell’intermediario tra le due parti contraenti, e nei due esempi mi sembra un principio difficile da ravvisare. Al contrario, esistono, dal mio punto di vista, degli interessi diretti. Infine, rimane da chiedersi, quando poi si parla di oltre 10 mila immobili veicolati sul mercato attraverso le società degli istituti di credito, come questo sia possibile a fronte delle poche sedi operative che risultano denunciate presso le camere di commercio. Ritengo che il principale mestiere delle banche sia quello di vendere denaro, sostenendo le piccole e medie imprese, senza interagire direttamente nel mercato, soprattutto quando sono ravvisabili conflitti di interesse.
Passiamo alla riforma del Catasto, recentemente congelata dal Governo. Qual è la sua posizione e quella della Fimaa?
Si tratta di un argomento molto delicato, tant’è che il Governo ha deciso di rinviare la Riforma. Le simulazioni dell’Agenzia delle Entrate hanno evidenziato forti squilibri nel riordino delle rendite. L’obiettivo della Riforma dovrebbe prevedere la correzione delle inadeguatezze, che fanno pagare troppo ad alcuni e poco ad altri, provocando un disagio sociale. Da parte sua la Fimaa presta grande attenzione all’argomento e ha delegato ai propri rappresentanti territoriali il compito di monitorare la situazione, partecipando ai tavoli di lavoro interprofessionali. Per il momento, dato il rinvio, credo sia prematuro fare altre considerazioni.
In che direzione andranno i primi passi del suo mandato da presidente?
Fermo restando il lavoro che è stato svolto da chi mi ha preceduto, rispetto al quale subentro su una linea di assoluta continuità, ci sono tre punti molto importanti sui quali lavorare nei prossimi mesi. Innanzitutto la riorganizzazione della federazione, intesa dal punto di vista dei rapporti tra le sedi territoriali e nazionale e del potenziamento delle relazioni dell’intera filiera del comparto immobiliare. Poi la riqualificazione della rappresentanza, in stretta sinergia sia con i territori che con la Confcommercio. In ultimo, ma di grande rilevanza, il rinnovamento della professione attraverso lo sviluppo di metodi operativi al passo con i tempi. L’obiettivo è di rendere la Fimaa-Confcommercio ancora più moderna, agile ed efficace a tutti i livelli.