Il tanto atteso ampliamento delle competenze del Giudice di pace, che avrebbe incluso in via esclusiva la materia condominiale, non entrerà in vigore prima del 31 ottobre 2026. Lo ha stabilito il Decreto Giustizia 2025, approvato dal Consiglio dei Ministri il 4 agosto scorso, con l’obiettivo di evitare una paralisi del sistema giudiziario e di non compromettere il raggiungimento dei target imposti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La riforma, che avrebbe assegnato ai giudici di pace anche le controversie sui beni mobili fino a 30.000 euro e i risarcimenti da sinistri stradali fino a 50.000 euro, è stata rinviata per ragioni strutturali e organizzative. Il rischio, secondo gli avvocati e l’Organismo Congressuale Forense, era quello di sovraccaricare uffici già in grave sotto-organico. I numeri parlano chiaro: a Roma, su 210 giudici previsti, ne sono in servizio solo 58; a Napoli 37 su 250; a Milano 39 su 180.
La materia condominiale, notoriamente complessa e ad alta conflittualità, avrebbe richiesto una preparazione specifica e una capacità di gestione che, al momento, molti uffici non sono in grado di garantire. Il rinvio è dunque una misura tecnica, ma anche politica, per evitare che una riforma ambiziosa si trasformi in un boomerang.
Il Decreto Giustizia 2025 si inserisce in un quadro più ampio di interventi volti a centrare gli obiettivi europei: ridurre del 90% i procedimenti civili pendenti iscritti tra il 2017 e il 2022, e abbattere del 40% i tempi medi di definizione dei processi rispetto ai dati del 2019. Per farlo, il Governo ha previsto anche l’assunzione di nuovi magistrati, l’uso esteso dei giudici onorari, e incentivi per il trasferimento volontario verso le corti d’appello più in ritardo.
Nel frattempo, la giustizia condominiale resta affidata ai tribunali ordinari, con tutte le criticità che ne derivano: tempi lunghi, costi elevati e una crescente domanda di semplificazione. Il rinvio al 2026 offre un margine per ripensare l’intera architettura della giustizia di prossimità, ma impone anche una riflessione urgente sullo stato degli uffici giudiziari e sulla capacità del sistema di rispondere alle esigenze quotidiane dei cittadini.