Gli affitti brevi sono in calo per la prima volta dopo il Covid. A fornire il quadro della situazione è lo studio dell’Aigab, l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi.
I numeri sono in discesa in tutte le grandi città: a febbraio è stato registrato un calo dell’11 per cento rispetto al mese precedente. Di fatto, gli annunci sono passati da 75mila a 66.600. Ad esempio a Roma l’offerta è calata del 9 per cento, a Milano dell’8 per cento e a Firenze addirittura del 20 per cento.
Un fattore determinante – spiega l’Associazione – è quindi anche il CIN, obbligatorio dal 2 gennaio per gli alloggi destinati all’affitto breve.
A metà marzo, i CIN rilasciati erano 519.000, pari all’85 per cento delle strutture registrate nella banca dati del ministero del Turismo e dotate dei codici regionali.
Uno scarto in linea con il calo delle inserzioni online nel 2025. Ad esempio, Airbnb, uno dei principali portali per gli affitti brevi, da gennaio ha disattivato gli annunci privi del codice.
A contribuire allo scoraggiamento dei locatori sono anche i nuovi costi da sostenere, come gli obblighi in materia di sicurezza, che impongono l’acquisto e il mantenimento a norma di estintori e rilevatori di monossido.
A questo si aggiungono anche gli altri obblighi individuati dalla circolare del ministero dell’Interno del 18 novembre 2024, in particolare l’obbligo di identificare i clienti di persona, che ha scatenato il dibattito sulle famose Keybox.
A determinare il calo di annunci, dunque, sono soprattutto l’introduzione del nuovo adempimento e il calo della redditività.