I dati emersi da una ricerca realizzata da Cna e Nomisma parlano chiaro: con il taglio dei bonus edilizi previsto dalla bozza della Legge Finanziaria per il 2025, oltre 3,5 milioni di famiglie rinuncerebbero agli interventi per migliorare la propria abitazione. Questo significherebbe non attivare investimenti per un valore di 97,3 miliardi di euro, con effetti decisamente negativi per l’economia e l’ambiente.
Cna e Nomisma precisano che “la manovra varata dal governo – e che inizia ora l’iter parlamentare – introduce una serie di restrizioni, in particolare la riduzione dell’ecobonus dal 65% al 50%, limita la platea dei beneficiari a seguito della previsione di vincolare l’intervento alla sola abitazione principale e con tetti alle detrazioni in base al reddito e alla composizione familiare”.
Pertanto, per evitare tali nefaste conseguenze, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e Nomisma suggeriscono un piano di azione, che si articola in quattro particolari richieste:
– mantenere per almeno un triennio l’assetto dei bonus attuale tra il 50% per le ristrutturazioni e il 65% per l’efficientamento energetico;
– conservare per il sismabonus la dimensione delle agevolazioni attualmente in vigore;
– non introdurre alcun tetto alle detrazioni in funzione del reddito e del nucleo familiare;
– confermare le attuali aliquote di detrazione per le abitazioni principali e i condomini.
Inoltre, il Governo viene invitato ad aprire in tempi rapidi un tavolo di confronto “per definire una strategia coerente con le prospettive di recepimento della direttiva casa e realizzare un programma di medio e lungo periodo per dare stabilità al mercato e certezze sui conti pubblici”.
La ricerca di Cna e Nomisma mette in evidenza che le famiglie italiane sono sempre più orientate a realizzare investimenti per la riqualificazione e l’efficientamento energetico delle proprie abitazioni. Ma la loro propensione agli interventi è strettamente connessa alla dimensione e alla stabilità degli incentivi. Però, proprio su questo punto il disegno di legge di Bilancio 2025 sta apportando dei cambiamenti, definendo in particolare una restrizione per il bonus ristrutturazioni e per l’ecobonus.
Cna e Nomisma ricordano che i cosiddetti bonus minori (ristrutturazioni 50% ed ecobonus 65%) hanno continuato ad essere molto attrattivi anche durante la fase del 110%, generando risultati importanti in termini economici e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali. Inoltre – precisano – proprio questi bonus hanno garantito l’assoluta sostenibilità per i conti pubblici: tra il 2011 e il 2019 il volume delle detrazioni ha rispettato le previsioni di spesa con un impatto sostanzialmente neutro per la finanza pubblica.
In base a quanto evidenziato, “con il sistema di incentivi in vigore 10 milioni di famiglie dichiarano che nel prossimo triennio realizzeranno un intervento, ma riducendo la dimensione delle aliquote oltre 3,5 milioni di famiglie rinuncerebbero”.
La ricerca realizzata da Cna e Nomisma sottolinea che “una contrazione di 3,5 milioni di famiglie significa non attivare investimenti per un valore di 97,3 miliardi con effetti molto negativi per l’economia e l’ambiente”. Il report puntualizza inoltre che “la domanda persa equivale a un mancato valore aggiunto di 119,7 miliardi di euro, mancata attivazione di oltre 2 milioni di posti di lavoro. Notevole anche il valore ambientale che andrebbe perduto: 16mila GW/h l’anno di energia non risparmiata, pari a 461 euro l’anno in media a famiglia. Inoltre, 3,7 milioni di tonnellate di CO2 l’anno che equivale a piantare 205 milioni di alberi”.