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Impianti elettrici: un condominio su tre non ha la messa a terra

  • Quotidiano Del Condominio
  • 9 dicembre 2019

[A cura di: Guido Pesaro – presidente nazionale Cna Installazione Impianti] Nel nostro Paese, secondo i dati del 5° Rapporto Previsionale e Congiunturale CRESME – CNA sul mercato degli impianti nel 2016 erano attive circa 66.500 imprese dei settori dell’impiantistica elettrica ed elettronica, che occupavano più di 210.000 addetti, con l’andamento storico riportato nella tabella qui sotto:

ANNO N. OCCUPATI N. IMPRESE
2008 246.711 68.934
2009 245.597 69.463
2010 244.387 69.731
2011 238.920 70.089
2012 231.114 69.96
2013 220.207 68.624
2014 209.597 67.419
2015 206.831 66.302
2016 210.585 66.510

Fonte: 5° Rapporto Congiunturale e Previsionale CRESME – CNA sul mercato dell’installazione degli impianti negli edifici (2019)

Gli impianti elettrici residenziali

La quasi totalità delle abitazioni e degli edifici ad uso civile (99%) è dotata di un impianto elettrico ed il 96,7% delle abitazioni, quasi 30 milioni, ha una utenza elettrica attiva. Tra le utenze per residenti circa 22,4 milioni, il 92%, ha una potenza massima contrattuale pari o inferiore ai 3 kW.

Secondo alcune stime del CRESME, nel 2018 si è registrato un incremento del numero di impianti elettrici oggetto di interventi (+2,7% rispetto al 2017) per un totale di poco più di 680.000 interventi quasi equamente distribuiti tra interventi di:

  • ampliamento degli impianti;
  • ristrutturazione di vecchi impianti;
  • installazione di impianti nuovi.

Lo stato di sicurezza degli impianti elettrici non è però rassicurante.

Le abitazioni con impianti elettrici non a norma sono poco meno di 12 milioni e ogni anno vi sono oltre 45.000 incidenti domestici, tra cui anche incidenti mortali.

Così in condominio

Un condominio su tre, inoltre, non risulta ancora dotato di impianto di terra che, qualora il condominio sia anche luogo di lavoro (ad es. è presente il portiere), va sottoposto obbligatoriamente a verifica biennale (DPR 462/01). Si tratta di condomini principalmente realizzati prima del 13 marzo 1990, data di entrata in vigore della legge 46/90, successivamente sostituita dal DM 37/08.

In base all’art. 7 della legge 46/90 tutti gli impianti elettrici dovevano essere adeguati alla regola dell’arte entro tre anni. Inutile dire che in molti non hanno adempiuto a quanto previsto dalla legge in primo luogo per l’assoluta mancanza di controlli, che invece vengono fatti sugli impianti termici sia in termini di sicurezza che di efficienza, ed anche perché gli utenti, nella loro stragrande maggioranza, sono convinti, anche senza avere conoscenze tecniche adeguate per affermarlo, che i loro impianti sono sicuri ed efficienti. Ma se si chiede se il proprio impianto è dotato di messa a terra o di salvavita non sanno rispondere con certezza.

Errori e pericoli

Del resto è abbastanza vasto il campionario degli errori, ma sarebbe meglio chiamarli pericolosi obbrobri, che si riscontrano nelle nostre case in tema di sicurezza degli impianti elettrici. Si parte dalle prolunghe e dai cavi elettrici degli apparecchi sparsi per la stanza con il conseguente rischio d’inciampare per proseguire con gli adattatori non a norma per le prese elettriche, con scosse e corto circuiti quasi all’ordine del giorno, con prolunghe che spesso non sono adeguate alla potenza dell’elettrodomestico collegato, condizione questa che può provocare il surriscaldamento dei cavi con il conseguente rischio di incendi,  per arrivare infine alle distanze di sicurezza non rispettate tra prese e vasca da bagno o doccia oppure a prese allegramente installate sotto o troppo vicino al lavello, sopra la vasca per il collegamento degli scaldaacqua elettrici e vicino al gas o ad altra fonte di calore.

Non è inoltre infrequente che un singolo condomino abbia la necessità di aumentare la potenza elettrica del proprio impianto, modificando il contratto con l’azienda erogatrice. Questo può comportare problemi e danni alle condutture elettriche condominiali o a quelle che alimentano le altre unità immobiliari, in quanto l’aumento della corrente che percorre un cavo può produrre  un aumento della caduta di tensione che può creare problemi al regolare funzionamento degli utilizzatori, il surriscaldamento dei conduttori con conseguente degrado dell’isolante dei cavi, il trasferimento del proprio calore ai cavi che alimentano le altre unità immobiliari o quelli condominiali con conseguente invecchiamento dell’isolante dei cavi e rischio di corto circuito ed incendio.

Tra i principali errori rilevati negli impianti elettrici condominiali vi sono:

  • la mancanza del nodo o collettore generale di terra (es. pozzetto) per la misura della resistenza di terra,
  • il conduttore di terra con sezione insufficiente, non protetto meccanicamente,
  • la mancanza dell’interruttore differenziale (il cosiddetto “salvavita”) nelle parti comuni dell’edificio,
  • il degrado o il danneggiamento dell’isolante dei conduttori e degli apparecchi elettrici,
  • una sezione dei conduttori insufficiente in relazione ai dispositivi di protezione installati,
  • la presenza di interruttori, prese e pulsanti in luoghi potenzialmente esposti alla pioggia,
  • l’impianto di protezione da fulmini non conforme al progetto o in cattivo stato.

Spesso e volentieri, tra l’altro, gli amministratori hanno difficoltà nel rinvenire la dichiarazione di conformità dell’impianto, con relativi allegati obbligatori, ed il progetto dello stesso. Inoltre, il mero funzionamento dell’impianto non è di per sé indice di sicurezza ed affidabilità, aspetti che possono essere confermati solo con gli opportuni controlli.

La norma tecnica

Il CEI, in questi ultimi anni, ha più volte messo mano alla norma tecnica 64-8 stabilendo le dotazioni minime dell’impianto di una unità immobiliare ed introducendo 3 diversi livelli prestazionali e di fruibilità dell’impianto a cui fare riferimento per la realizzazione dell’impianto elettrico domestico:

  • il livello 1 base, è per chi sceglie l’essenziale,
  • il livello 2 standard,
  • il livello 3 domotico.

Proprio per analizzare il grado di conoscenza di questa importante norma tecnica da parte delle imprese, CNA Installazione Impianti ha svolto una indagine presso i propri associati.

Il sondaggio è stato effettuato sottoponendo un questionario a circa 350 imprese prima dell’inizio di iniziative e convegni sulla norma organizzati da CNA Installazione Impianti su tutto il territorio nazionale. Non si è trattato, pertanto, di una indagine condotta su un campione rappresentativo di imprese in termini di distribuzione territoriale e/o consistenza aziendale.

La tipologia di imprese che ha risposto ha una media di 3,5 dipendenti, sono al 54% individuali (46% in forma societaria) e dichiara di avere una conoscenza più che discreta della norma; l’89% conosce la Variante 3 ed il 73% è a conoscenza dell’Allegato A.

In genere, gli intervistati sono venuti a conoscenza della 64-8 V3 principalmente dalle associazioni di categoria (33%), dalla stampa di settore (33%) ed in misura minore da professionisti (24%) e fornitori (10%).

L’87% degli intervistati ha risposto di sapere che la V3 della norma 64-8 prevede tre livelli (il 13% non lo sa o fornisce risposte sbagliate) ed il 71% dichiara di applicare la 64-8 V3 nei propri lavori; il 20% lo fa “qualche volta” ed il 9% non lo fa per nulla. In merito al rilascio della dichiarazione di conformità, il 74% sa che deve rilasciarla sempre, con l’eccezione dei lavori di manutenzione ordinaria, il 19% dichiara che va comunque sempre rilasciata e solo il 7% è convinto di doverla rilasciare solo per i nuovi impianti.

La confusione indotta nella categoria degli installatori da interpretazioni poco ortodosse della norma è testimoniata dalle risposte alla domanda circa la possibilità di derogare o meno dal livello 1 della 64-8: solo il 44% risponde di no, mentre il 39% fornisce una risposta affermativa ed il 17% non lo sa o non risponde.

Gli impianti domotici

Delle imprese intervistate il 53% ha già realizzato impianti domotici ed al quesito circa le difficoltà incontrate nell’applicazione della norma (si potevano dare risposte multiple) le criticità si distribuiscono in maniera abbastanza uniforme nei rapporti con il committente (31%), e nel fatto che realizzando impianti secondo la norma costa troppo al cliente finale (31%) e che il costruttore, per evidenti ragioni di risparmio, non vuole tanti punti prese e luce (32%).

Paradossalmente solo il 6% lamenta problemi di rapporto con i progettisti a testimonianza del fatto che, con ogni probabilità, la progettazione degli impianti è spesso inesistente. E questo è un problema molto pesante, e da risolvere al più presto, se si vuole alzare il livello di sicurezza dello stock complessivo degli impianti elettrici installati nel nostro paese.

Il libretto di impianto elettrico

Proprio per ovviare a questo problema, CNA Installazione Impianti ha attivamente collaborato con PROSIEL, l’associazione per la sicurezza elettrica di cui fanno parte tutte le associazioni di categoria del settore elettrico, nella elaborazione del Libretto di impianto elettrico, un documento non obbligatorio per legge, ma che consente di assolvere agli obblighi, a carico del committente dei lavori o del proprietario dell’unità immobiliare, previsti dall’art. 8 del DM 37/08 in materia di sicurezza ed  efficienza dell’impianto.

Il Libretto di impianto elettrico non sostituisce certo la Dichiarazione di Conformità e/o Rispondenza richiesta dal DM 37/2008; è una sorta di “libretto di circolazione” dell’impianto e “viaggia” con l’abitazione/immobile e non con il proprietario/inquilino. Il libretto d’impianto indica la frequenza prevista dall’impresa installatrice per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria affinché l’impianto mantenga le caratteristiche di sicurezza e prestazione di progetto.

È predisposto per raccogliere la descrizione costruttiva e le dotazioni impianto, le istruzioni d’uso e manutenzione delle apparecchiature che formano l’impianto, le relative garanzie, e ogni informazione fornita dall’impresa installatrice per la sua migliore gestione affinché l’utente abbia la possibilità di adempiere i suoi obblighi e per ottenere le migliori prestazioni previste in tutta sicurezza.

Il nodo dei costi

Ma quanto può costare installare ex novo un impianto elettrico a regola d’arte? Se consideriamo una abitazione media (70 mq):

  • per il livello 1 si va dai 4.000 ai 6.000 euro,
  • per il livello 2 ci attestiamo sui 10-11.000 euro,
  • mentre per quanto riguarda il livello 3 (domotica) il prezzo può essere definito solo dopo aver analizzato il livello prestazionale richiesto dal committente.

Se invece parliamo di ristrutturazione dell’impianto andiamo dai 3.000 euro per un impianto di livello 1 ai 5.000 per un impianto di livello 2. Per il livello 3, valgono le considerazioni fatte nel paragrafo precedente.

Per quanto riguarda invece gli impianti condominiali il costo della messa a terra si aggira sui 300-500 euro ad utenza a cui vanno aggiunti i costi, che possono essere variabile, delle opere edili necessarie; il rinnovo delle colonne montanti vetuste può invece variare dai 500 ai 600 euro ad utenza. Anche in questo caso si devono aggiungere i costi di eventuali opere edili.


Bene il finanziamento se…

Fatte tutte le premesse di cui sopra, Cna Installazione Impianti valuta positivamente l’interesse del regolatore circa la necessità che i distributori di energia procedano alla manutenzione e all’ammodernamento della rete (di cui le colonne montanti dei condomini sono parte integrante) per renderla più efficiente e rispondente ai cambiamenti delle abitudini di consumo degli utenti ed alle loro sopravvenute necessità.

Al contempo abbiamo chiaramente manifestato l’esigenza che tali lavori si svolgano in un regime di mercato favorevole alla concorrenza tra i diversi soggetti interessati, siano essi i distributori o le imprese private. In questo senso consideriamo congrui gli importi dei rimborsi previsti da ARERA per il rinnovo dei vecchi impianti elettrici (si veda: Ristrutturazione degli impianti elettrici condominiali: contributi fino a 1.200 euro ad alloggio).

Cna Installazione Impianti ritiene inoltre molto importante l’opportunità per il condominio di sfruttare l’occasione dei lavori di rifacimento delle colonne vetuste per realizzare la centralizzazione dei misuratori. Tale ipotesi contribuirebbe a facilitare l’accesso del distributore per le operazioni controllo e manutenzione oltre che a semplificare l’attività delle imprese di installazione per la messa a norma delle colonne montanti di competenza dell’utente.

Inoltre, essendo la bonifica delle colonne montanti l’occasione migliore per la contestuale realizzazione dell’infrastruttura per la banda larga sui tratti verticali, sarebbe opportuno sollecitare i soggetti istituzionali interessati – inclusa l’AGCOM – a completare i passaggi normativi e regolatori attualmente mancanti e necessari alla realizzazione degli interventi da parte dei condomini.

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