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Acqua calda sanitaria: il trattamento secondo la Uni 8065:2019

  • Quotidiano Del Condominio
  • 29 gennaio 2020

[A cura di: Expoclima – www.expoclima.net] La nuova norma UNI 8065:2019, sviluppata per evitare sprechi energetici e garantire la migliore funzionalità degli impianti nel tempo, approfondisce in modo specifico anche i sistemi di acqua calda sanitaria, con l’obiettivo di:

  • Evitare i fenomeni incrostanti;
  • Ridurre gli effetti corrosivi;
  • Evitare la proliferazione batterica (Legionella Pneumophila e biofilm).

Approfondiamo, di seguito, i primi due aspetti, seguendo le indicazioni della norma e fornendo spunti riflessivi sul comfort abitativo.

Incrostazioni e corrosioni

Le problematiche più ricorrenti e sicuramente più visibili negli impianti idrici sono le incrostazioni dovute ai sali di calcio e magnesio che agiscono da isolante termico. Col passare degli anni le incrostazioni possono aumentare fino a occludere anche significativamente la tubazione.

L’acqua, oltre a causare incrostazioni in proporzione alla quantità di sali di calcio e magnesio che contiene, ha effetti corrosivi nei metalli dei componenti dell’impianto idrico.

La formazione di depositi dovuti a calcio e ossidi metallici è inoltre l’habitat ottimale per la proliferazione batterica (biofilm) e l’insediamento e la crescita delle colonie di Legionella Pneumophila (anche queste problematiche, che verranno approfondite nella prossima pillola, sono trattate dalla nuova UNI 8065).

Quali trattamenti

La UNI 8065:2019 fornisce chiare indicazioni in merito, differenziando gli impianti in base alla potenza termica e in caso di impianti nuovi o vecchi.

La novità sostanziale è l’inversione di priorità per tutti gli impianti di Acqua Calda Sanitaria, per i quali la nuova norma prevede sempre un trattamento chimico preventivo antincrostante e anticorrosivo con l’uso di sali polifosfati, i quali sicuramente hanno un adeguato effetto protettivo sia nei confronti delle incrostazioni, che nei confronti dei fenomeni corrosivi, questo anche in presenza di un impianto di addolcimento.

Ovviamente il dosaggio di questi sali deve avvenire con sistemi proporzionali entro i limiti previsti dalle leggi sulle acque potabili e in condizioni di esercizio entro i limiti di temperatura previsti dalle norme UNI (Temperatura max. 55°C).

Addolcitore o condizionanti chimici?

L’addolcimento a scambio di ioni è obbligatorio solo in impianti con potenza termica superiore a 100 kW e con durezza totale superiore a 15°f. La durezza in uscita deve essere sempre compresa tra 5 e 15°f e, dopo l’addolcimento, va sempre installato un sistema di dosaggio di condizionamento chimico protettivo (antincrostante e/o anticorrosivo).

La rimozione dell’obbligo degli addolcitori in impianti sotto i 100 kW, anche con durezze elevate, è da attribuirsi all’impossibilità d’installazione per assenza di spazio o locali tecnici nelle abitazioni condominiali a singola utenza.

L’obbligatorietà del dosaggio di condizionanti chimici, che invece richiede ingombri e ha costi di gran lunga inferiori rispetto all’addolcitore, è sempre applicabile e garantisce un’ottima protezione dalle incrostazioni e dalle corrosioni.

Tuttavia, per chi ha spazio nell’abitazione, è consigliabile l’installazione dell’addolcitore, specialmente per ridurre il consumo di detersivi, degli ammorbidenti e degli acidi (prodotti di pulizia) per rimuovere le incrostazioni nei bagni (cassette wc – rubinetti – doccia – lavatrice, ecc.) e nella cucina (lavello – lavastoviglie).

La nuova norma UNI 8065:2019 considera non ammissibili tutti i sistemi anticalcare basati sull’applicazione di campi elettrici, magnetici ed elettro-magnetici. Se l’acqua potabile ha un valore di cloruri superiore a 50 ppm e se nell’impianto sono presenti componenti in acciaio inox con basso contenuto di molibdeno, l’acqua va parzialmente demineralizzata, per portare il valore dei cloruri sotto i 50 ppm.

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  • acqua calda sanitaria
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  • impianti di raffrescamento
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