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FASCICOLO DEL FABBRICATO: L’ENNESIMO STOP. SIMONCINI: “SERVE NORMATIVA NAZIONALE”

  • Redazione
  • 28 febbraio 2017
“L’introduzione a livello nazionale dell’obbligatorietà del fascicolo del fabbricato resta un tabù in Italia. A parole, tutti convengono sulla necessità del provvedimento in un Paese dal patrimonio edilizio particolarmente fragile, ma, nei fatti, qualsiasi intervento legislativo viene puntualmente ostacolato, depotenziato o accantonato. L’ultimo episodio si è verificato nella commissione Lavoro della Camera, che ha eliminato dal disegno di legge sul lavoro autonomo una delega al Governo, approvata in Senato, per servirsi degli ordini professionali con lo scopo di semplificare alcune procedure in capo alla pubblica amministrazione sulla sicurezza degli edifici, anche prevedendo l’introduzione del fascicolo del fabbricato”. A denunciarlo è l’ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA.
“Le criticità dei nostri centri abitati sono sotto gli occhi di tutti – prosegue Simoncini – e con una frequenza sempre più serrata ci vengono ricordate in maniera impietosa da terremoti, smottamenti, esondazioni, crolli. Un briciolo di buon senso basta per capire quanto sia necessario che ogni immobile possieda una sua carta d’identità, in cui riportare le peculiarità urbanistiche, strutturali e manutentive e in cui siano immediatamente rintracciabili le caratteristiche geologiche dell’area circostante. Si tratta di uno strumento fondamentale per porre in essere efficaci politiche di prevenzione, messa in sicurezza e riqualificazione dell’esistente”.
Ma come arrivare a tale risultato? Secondo il docente, “non è pensabile che ciascun Comune possa sobbarcarsi una mappatura così puntuale e minuziosa del proprio territorio senza il supporto della rete nazionale delle professioni tecniche: vorrebbe dire non avere idea delle effettive risorse umane e finanziarie di cui dispongono gli enti locali, in questa fase storica in particolare. Anche per la revisione degli autoveicoli, per fare un esempio banale, ci si può rivolgere a un’officina autorizzata senza per forza andare nelle sedi della Motorizzazione. Ciò che realmente non si può fare è, per l’ennesima volta, decidere di non decidere, lasciando una materia tanto delicata senza un efficace impianto normativo nazionale”.
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