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Aumento delle aliquote locali, Bruyère (Uppi): per la casa in arrivo una maxi stangata

  • Quotidiano Del Condominio
  • 6 giugno 2019

[A cura di: avv. Gabriele Bruyère – presidente nazionale Uppi] Nonostante le proteste dell’Uppi, più volte rimarcate nei mesi scorsi, l’effetto della legge di Bilancio 2019 che non ha prorogato il blocco delle addizionali locali e dell’Imu sulle seconde case, congelate nel 2016 sarà una vera e propria stangata.

Dunque regioni e comuni potranno aumentare le aliquote anche fino ai livelli massimi. Una simile vessazione non è sostenibile e non è tollerabile da parte dei proprietari di case. Si prevede una Imu al 9,4% dei capoluoghi, e una Tasi al 2,4%.

A Torino l’Imu sulle case affittate a canone concordato salirà dal 5,75 al 7,08 per mille. Da ricordare inoltre che alcuni Comuni hanno accorpato l’Imu e la Tasi: così facendo, con l’abolizione della Tasi, è stata aumentata l’Imu, che nel saldo finale non dovrebbe discostarsi dall’importo delle due imposte separate. Il proprietario potrà pagare inizialmente l’Imu con l’aliquota del 2018 e poi fare il conguaglio col saldo finale.

È poi sicuramente bene verificare le date di cessazione dei contratti di locazione perché un immobile non locato potrebbe avere una aliquota diversa rispetto a quando era occupata da un l’inquilino. Un accenno particolare per le case date in comodato ai figli: se il proprietario non avesse i requisiti per lo sconto previsto dallo Stato del 50%, potrebbe comunque ottenere delle riduzioni sulle aliquote fissate dai Comuni.

L’addizionale Irpef

Come se quanto sopra non fosse sufficiente, i Comuni spingono anche sull’acceleratore dell’addizionale Irpef grazie proprio alla reintroduzione della facoltà di aumentare i tributi locali, e sono già 469 i sindaci che hanno ritoccato all’insù il balzello. Questi si aggiungono ai 3173 che avevano già raggiunto l’aliquota massima. Il dato emerge dal corposo Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica predisposto dalla Corte dei Conti e tenuto conto di ciò si può dire che quasi un comune su due incamera lo 0,8% dei redditi prodotti dai propri cittadini.

L’effetto è sempre lo stesso: aumentare il prelievo anche con l’addizionale che è una entrata sicura e poco percepibile. In questo quadro decisamente disastroso l’Uppi insisterà con forza e determinazione, nel corso dell’audizione del prossimo 12 giugno 2019 presso la Commissione Parlamentare di Vigilanza Anagrafe Tributaria, in seno alle indagini conoscitive e ricerche sulla gestione dei servizi di accertamento e riscossione dei tributi locali, unitamente a Federproprietà, quantomeno per il ritorno alle aliquote precedenti ed in generale per una più corretta e meno iniqua assurda tassazione sulla casa che, si ribadisce, non è e non può essere il “bancomat” dello Stato, e in generale per una maggiore tutela fiscale dei cittadini.

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  • Gabriele Bruyère
  • Imu e Tasi
  • tassazione sulla casa
  • Uppi
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