Fino al prossimo 31 agosto sarà in consultazione pubblica il documento revisionale della SEN: la Strategia energetica nazionale – anno 2017. Delle svariate tematiche trattate, una delle principali riguarda lo sviluppo delle rinnovabili con i loro riflessi sull’efficienza economica ed energetica in ambito residenziale e condominiale. Ecco i passaggi salienti.
IL PUNTO DI PARTENZA
Negli ultimi anni in Italia si è osservata una crescita importante delle fonti rinnovabili in tutti i settori, con particolare enfasi nel mondo elettrico, che ha permesso al nostro Paese di raggiungere risultati eccellenti nella transizione verso un’energia pulita e sostenibile. Infatti, già nel 2015, raggiungendo una penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali lordi del 17,5%, è stato superato l’obiettivo 20-20-20 (pari al 17% per l’anno 2020).
Con questo risultato l’Italia supera le altre maggiori economie europee, ancora lontane dal raggiungimento dei rispettivi target
Nelle stime del MiSE, la penetrazione delle rinnovabili si è mantenuta pressoché stabile nel 2016, registrando un’incidenza di 17,6% sui consumi finali lordi. Se confrontato con gli obiettivi della SEN 2013, il trend di crescita è in linea con l’obiettivo al 2020, fissato pari a 19-20%.
Rinnovabili elettriche
Nel settore elettrico, le fonti rinnovabili, protagoniste di una fortissima crescita negli ultimi 10 anni, rappresentano oggi un’infrastruttura già consolidata, che potrà garantire il completamento della transizione energetica se verrà ulteriormente potenziata nel rispetto dell’economicità, della sostenibilità territoriale e della sicurezza del sistema
Nel 2015, la penetrazione delle rinnovabili elettriche sui relativi consumi finali è stata pari al 33,5%, corrispondente a 109,7 TWh: il 2015 è in linea con l’obiettivo SEN 2013, pari a 35%-38%, ed è superiore all’obiettivo 2020 del pacchetto 20-20-20 di 100TWh.
Nel confronto con gli altri Paesi europei, risulta evidente in Italia il ruolo chiave delle rinnovabili nel comparto della generazione elettrica; infatti, considerando la sola produzione elettrica domestica, circa il 39% della generazione nazionale lorda di energia elettrica proviene da fonti rinnovabili: in Germania circa il 30%, nel Regno Unito il 26% e in Francia il 16%.
Il raggiungimento degli obiettivi di penetrazione di rinnovabili per il settore elettrico è stato indubbiamente reso possibile grazie al ricorso a meccanismi di incentivazione, nel passato anche molto generosi, che hanno però causato un forte aumento degli oneri di sistema in bolletta; limitati effetti si sono invece registrati ai fini dello sviluppo della filiera tecnologica delle rinnovabili, sebbene siano apprezzabili alcuni risultati in termini di componentistica e capacità realizzativa degli impianti.
L’andamento degli oneri di sistema in bolletta
Ad ogni buon conto, dopo la riforma degli incentivi del 2012 e la cessazione dei Conti energia per il fotovoltaico, si è attraversato un momento di fisiologico rallentamento negli investimenti, poi ripresi a ritmi più sostenuti, dal momento che nel 2016 la potenza installata è cresciuta di circa 800 MW, prevalentemente grazie ad eolico e fotovoltaico.
La riduzione dei costi delle tecnologie da un lato e l’introduzione di più stringenti criteri di controllo della spesa per gli incentivi dall’altro – previsti dalla SEN 2013 e introdotti a partire dal 2012 – hanno portato ad un rallentamento del trend di crescita degli oneri in bolletta: infatti la componente in bolletta relativa agli incentivi per le rinnovabili (componente A3) ha raggiunto il proprio picco nel 2016, con un erogato di circa 14,4 miliardi di euro, e mostrerà una discesa negli anni a seguire. In particolare, nel medio-lungo periodo è prevista – agli attuali prezzi di mercato dell’elettricità e considerando anche gli impianti che hanno conseguito il diritto di accesso agli incentivi ma ancora non sono in esercizio – una riduzione lieve della componente A3 fino al 2025, che si accentua in modo più significativo solo negli anni successivi. La riduzione degli oneri, unitamente al calo dei costi delle tecnologie e alle possibilità di rendere più efficienti alcune filiere, prefigurano la possibilità di sostenere nuovi investimenti con meccanismi che non incidano in modo sostanziale sull’andamento della spesa.
Quindi, ribadito che la crescita delle rinnovabili può e deve essere compatibile con le esigenze di contenimento dei costi in bolletta, si vuole promuovere la consultazione su come si possa coniugare questo obiettivo definendo gli eventuali sistemi di sostegno nel rispetto delle regole sugli aiuti di Stato. In questo contesto è utile analizzare l’andamento dei costi medi di alcune delle tecnologie: sembrerebbe che, nel volgere di qualche anno, non vi sia particolare necessità di incentivi alla produzione elettrica, eccezion fatta per le bioenergie. Bisogna, tuttavia, fare alcune considerazioni importanti per inquadrare correttamente il tema.
I costi e gli incentivi
I costi di generazione di impianti di grandi dimensione da fonte eolica e fotovoltaica hanno manifestato un trend di riduzione che sta portando queste tecnologie verso la c.d. market parity. Ulteriori riduzioni di costo sono attese fino al 2030 e costituiscono la base per la completa integrazione nel mercato di tali tecnologie, anche sostenute da una riduzione dei costi amministrativi per questi impianti.
Non è possibile fare un ragionamento della stesso tipo per le biomasse, anche se di grandi dimensioni, che, al contrario di altre fonti rinnovabili, hanno costi largamente imputabili all’acquisto del combustibile, apparsi finora più difficilmente comprimibili. Anche per tale ragione permane un costo di generazione largamente superiore al prezzo di mercato e senza significativi margini di riduzione;.
In ogni caso, i costi degli impianti di grandi dimensioni sono notevolmente inferiori rispetto a quelli degli impianti più piccoli. Infatti, bisogna disaggregare il dato a livello di taglia dell’impianto per avere un quadro più veritiero; analizzando i costi appare chiara l’esistenza di un forte gap di costo tra impianti di taglie differenti, che ci si può attendere in riduzione nei prossimi anni, ma che verosimilmente permarrà, in special modo per le bionergie.
Particolare attenzione meritano anche gli incrementi di produzione ottenibile a seguito di interventi di efficientamento e potenziamento degli impianti esistenti, che potrebbero aumentare la produzione a costi contenuti. Si tratta di un tema che riguarda soprattutto eolico e idroelettrico
In termini di sostegno, attualmente sono disponibili le detrazioni fiscali per i piccoli impianti fotovoltaici asserviti agli edifici domestici, il superammortamento per soggetti titolari di reddito d’impresa e o reddito di lavoro autonomo, oltre a misure ormai storiche, tra le quali la priorità di dispacciamento, lo scambio sul posto e l’esenzione dal pagamento degli oneri per l’autoconsumo in talune configurazioni. Non sono più disponibili, se non per piccolissimi impianti diversi dai fotovoltaici, incentivi sulla produzione energetica per nuovi interventi, anche per intervenute regole europee sugli aiuti di Stato.
Rinnovabili per riscaldamento e raffrescamento
Nel settore del riscaldamento e del raffrescamento, l’Italia nel 2015 ha raggiunto una penetrazione delle rinnovabili pari a 19,2%, di cui le biomasse e le pompe di calore rappresentano la quasi totalità; anche questo valore è già in linea con gli obiettivi al 2020 presenti in SEN 2013, pari a circa 20%
Il raggiungimento dell’obiettivo delle rinnovabili per riscaldamento e raffrescamento è stato ottenuto principalmente grazie alle biomasse, il cui ampio utilizzo è favorito dai bassi costi rispetto ai combustibili di origine non rinnovabile, anche per il più vantaggioso trattamento fiscale (accise nulle e, sul pellet, IVA agevolata per molto tempo).
L’incentivazione ha invece giocato un ruolo minore: nel 2014, la spesa per gli interventi di solare termico, pompe di calore (comprese quelle geotermiche per riscaldamento acqua) e caldaie a biomassa, per i quali si è usufruito delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, è stata di circa 310 milioni di euro; nel 2015 la spesa per interventi della stessa natura per i quali è stata fatta richiesta di accesso al primo Conto Termico è stata di circa 25 milioni di euro.
L’utilizzo del Conto Termico
Lo scarso utilizzo del primo Conto Termico è da imputare ad alcuni fattori qui di seguito menzionati, che hanno evidenziato la necessità di semplificazione di tale strumento:
* significativo effetto di parziale sovrapposizione con le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, che risultano essere più vantaggiose per interventi sopra i 5.000 euro e con modalità di accesso più conosciute e collaudate
* insufficiente conoscenza dello strumento, che ha portato i consumatori ad utilizzare le più note detrazioni fiscali.
Sulla base di tali risultati e considerazioni, a inizio 2016 è stato introdotto il nuovo Conto Termico, regime che, come il precedente, è volto al sostegno di interventi per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e per incrementi dell’efficienza energetica, ed agisce ora in maniera più complementare con le detrazioni fiscali. Oltre all’introduzione di nuovi interventi per l’efficienza energetica, è stato ampliato il perimetro dei soggetti ammessi e aumentata la dimensione di impianti ammissibili. Inoltre è stata semplificata la procedura di accesso diretto e, in termini economici, è stato diminuito il tempo di erogazione degli incentivi (da 6 a 2 mesi) ed aumentato il limite per l’erogazione con unica rata (da 600 euro a 5.000 euro). I primi risultati denotano un maggior successo rispetto al primo Conto Termico, con numero medio mensile di richieste di incentivo triplicato.
GLI OBIETTIVI FINO AL 2030
Obiettivo della SEN 2017 è quello di tracciare un percorso di crescita sostenibile delle fonti rinnovabili, garantendo sicurezza e stabilità agli investitori, assicurando la loro piena integrazione nel sistema, valorizzando le infrastrutture e gli asset esistenti e puntando sull’innovazione tecnologica, di processo e di governance.
Come già anticipato, si propone di puntare ad una penetrazione minima di rinnovabili del 27% sui consumi lordi finali al 2030. Questo obiettivo si declina in 48%-50% di penetrazione per le rinnovabili elettriche, 28-30% per rinnovabili per il riscaldamento e raffrescamento e 17-19% per rinnovabili nel comparto trasporti. Si tratta di un obiettivo particolarmente ambizioso, superiore anche rispetto a quanto richiesto dai parametri europei: si ricorda come lo scenario di policy intermedio identificasse nel 24% il livello necessario per raggiungere i target europei vincolanti. D’altronde, anche applicando i medesimi criteri utilizzati per fissare gli obiettivi vincolanti al 2020 (Direttiva 2009/28/CE), per l’Italia si perverrebbe a un target del 25% al 2030.
L’obiettivo che ci si propone è definito come un livello minimo da raggiungere attraverso politiche allocative, e non deve essere inteso come tetto alle possibilità di sviluppo; anzi, si è persuasi che il raggiungimento di una condizione di maturità economica, oltre che tecnica, del settore potrà portare la crescita a livelli anche superiori. L’obiettivo è quindi definito come parte di una più complessiva politica per la sostenibilità, che comprende in primis anche l’efficienza energetica, e che punta alla decarbonizzazione della produzione in modo combinato alle altre politiche attive di pari importanza e con una gradualità verso il 2050.
Le attuali forme di sostegno/ incentivazione dovranno essere riviste e gradualmente trasformate in meccanismi abilitanti dell’integrazione delle rinnovabili nel mercato, in modo che queste acquisiscano indipendenza nel contribuire agli obiettivi ambientali.
Le iniziative per rinnovabili Elettriche
Nel settore elettrico, il significativo potenziale residuo tecnicamente ed economicamente sfruttabile e la riduzione dei costi di fotovoltaico ed eolico, prospettano un importante sviluppo di queste tecnologie, la cui produzione – secondo il modello assunto dallo scenario e secondo anche gli scenari EUCO dovrebbe più che raddoppiare entro il 2030. Sempre nello stesso orizzonte temporale è proiettata una crescita contenuta della potenza aggiuntiva geotermica ed idroelettrica e una sostanziale stabilità delle bio-energie, al netto dei bioliquidi, per cui è attesa una graduale fuoriuscita a fine incentivo.
La diffusione di queste tecnologie, ma soprattutto del fotovoltaico (che ha il più rilevante potenziale residuo), potrà essere ancora maggiore in presenza di politiche territoriali fortemente orientate all’inserimento di tali insediamenti produttivi e di processi autorizzativi e amministrativi che facilitino le scelte di investimento. Data la raggiunta maturità economica, il livello di sviluppo dipenderà quindi più dal grado di accettazione e di condivisione della politica di crescita del settore, e dalla conseguente adozione di misure e metodi di valutazione dei progetti di impianti coerenti con questa politica, che dagli incentivi pubblici in senso stretto (economici).
La coesione tra i vari livelli di Governo e tra i cittadini deve riguardare non solo il target (quante rinnovabili) ma anche come, dove e con quali regole far sviluppare il settore, tenendo conto delle specificità dei territori, anche con riferimento ai potenziali sfruttabili e ai vincoli derivanti da peculiari conformazioni morfologiche e da specifiche esigenze ambientali
La crescita molto forte del settore richiede l’accelerazione delle misure che mirino innanzitutto alla loro integrazione nel sistema elettrico e nell’insieme delle regole che lo compongono. Considerato quanto già detto sulla disponibilità di tecnologie vicine alla market parity, o comunque con costi in diminuzione, va rimarcato ancora una volta come la nuova sfida per una completa integrazione nel sistema elettrico di queste fonti si sposterà dagli incentivi sulla produzione agli investimenti sulle infrastrutture di rete che dovranno svilupparsi in tempi congrui a garantire adeguatezza e flessibilità al nuovo assetto. A completamento di ciò, andranno, inoltre, definite nuove regole per l’integrazione nel mercato elettrico.
Le proiezioni di sviluppo potranno essere anche superate se, grazie all’efficienza degli operatori, all’innovazione di componenti e sistemi e all’ammodernamento delle reti, gli assetti impiantistici saranno meglio integrabili nel sistema elettrico e non manifesteranno particolari esigenze di sostegno tariffario.
A queste condizioni, non è irragionevole attendersi una crescita anche oltre il 50%, avviando un processo virtuoso nel quale le rinnovabili potranno concorrere in modo sempre più incisivo non solo agli obiettivi ambientali, ma anche alla competitività e alla sicurezza, in un contesto di coesione e stabilità di regole.
Gli eventuali strumenti di sostegno per particolari tecnologie dovranno essere coerenti con le regole europee sugli Aiuti di Stato ed evitare distorsioni sul mercato dell’energia elettrica e vantaggi sproporzionati rispetto a quanto necessario. Il corretto dimensionamento degli incentivi da questo punto di vista è la migliore garanzia per operare in un clima di stabilità normativa. Nel periodo da qui al 2020 saranno gradualmente introdotti i nuovi strumenti di sostegno, in un’ottica di accompagnamento alla market parity e comunque estendendo il sistema delle aste competitive, utili a promuovere la progressiva riduzione dei costi.
Impianti di piccola taglia
Per gli impianti di piccola taglia si ricorrerà, in via preferenziale, alla promozione e abilitazione dell’autoconsumo. Quello dell’inserimento delle tecnologie rinnovabili in configurazioni di autoconsumo, anche complesse come i sistemi di distribuzione chiusi e le energy communities, è un tema centrale nel disegno del nuovo sistema elettrico. Altre forme di incentivazione diretta per i piccoli impianti, analoghe a quelle utilizzate sinora, dovranno divenire gradualmente residuali e, in ogni caso, essere applicate con meccanismi di effettivo stimolo alla riduzione dei costi, in modo che gli incentivi riflettano costi efficienti.
In particolare per il settore delle bioenergie, come detto caratterizzato da costi di generazione elevati e connessi ai prezzi delle materie prime, nuove forme di incentivazione tariffaria dovranno essere tendenzialmente limitate solo per gli impianti di piccolissima taglia (in Germania, ad esempio, incentivi significativi sono limitati agli impianti fino a 70kW), idonei alla integrazione nella tipica struttura agricola del nostro Paese, in assetti che premino l’efficacia e l’efficienza e che, comunque, rispettino il principio della “cascata”. Andrà in ogni caso valutato l’impatto sulla qualità dell’aria con un costante monitoraggio delle realizzazioni.
Le iniziative per riscaldamento e raffrescamento
Nel mondo delle rinnovabili di riscaldamento e raffrescamento, lo sviluppo del settore deve tenere conto di un problema emergente di grande serietà dal punto di vista ambientale e degli effetti sanitari che genera, ossia gli impatti emissivi degli impianti a biomasse solide. Pertanto, la sostituzione di impianti a fossile con impianti di riscaldamento a biomasse dovrà essere guidata in modo da favorire gli impianti ad alta qualità ambientale e ad alta efficienza, considerando di introdurre limitazioni ad installazioni ex-novo nelle aree più interessate dal problema delle emissioni
Parimenti, andrà favorita la sostituzione di vecchi impianti a biomasse con altri più efficienti e meno emissivi. Nel fare ciò, sarà necessario un confronto con la Commissione europea per evitare che, stando alle regole di conteggio attuali, l’efficienza dei nuovi impianti, riducendo la quantità di biomassa utilizzata, allontani paradossalmente l’Italia dal raggiungimento dei target
Diversamente, le pompe di calore elettriche e a gas, considerato il loro alto rendimento, avranno un crescente peso nel mix termico rinnovabile, ulteriormente supportato dal progresso tecnologico del settore, nel quale potranno confrontarsi le diverse prestazioni e caratteristiche di pompe elettriche e a gas (le prime più complesse da integrare negli impianti, ma con la prestazione aggiuntiva del raffreddamento; le seconde con caratteristiche inverse). Lo sviluppo delle pompe di calore contribuirà al raggiungimento degli standard definiti nella Direttiva 2010/31/UE, dando ulteriore impulso all’edilizia a zero emissioni. Andrà inoltre discussa con la Commissione Europea la possibilità di estendere nel conteggio delle rinnovabili anche l’apporto del raffreddamento, tenuto conto che in alcune regioni dei Paesi Mediterranei le esigenze di raffrescamento sono prevalenti. Per accelerarne la diffusione, risulta opportuno, almeno in una prima fase, mantenere gli attuali strumenti di incentivazione.
Il solare termico, invece, ritenuta una tecnologia matura, ha manifestato insufficiente capacità di riduzione dei costi e di innovazione tecnologica. È dunque necessario uno sforzo, anche dei produttori e installatori, per assicurare a questa opzione un ruolo non marginale, anche alla luce delle opportunità offerte dalla normativa sulla quota minima di fonti rinnovabili negli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti.
Il teleriscaldamento ha ancora un margine di sviluppo di circa 30%; dovranno essere valorizzate le sinergie tra impiego di fonti energetiche rinnovabili e cogenerazione ad alto rendimento, considerando le specifiche condizioni climatiche e tecnico-economiche. Il fabbisogno di riscaldamento in ambito residenziale è risultato fino ad oggi il fattore determinante per lo sviluppo del teleriscaldamento, che destina al settore residenziale il 64% dell’energia termica erogata complessivamente pari a circa 0,82 Mtep annui. Risulta tuttavia ancora da sfruttare un margine di incremento dell’energia termica distribuita tramite reti di teleriscaldamento, pari circa al 50%, che si stima essere economicamente vantaggioso.
Al fine di sfruttare tale potenziale, sarà fondamentale adeguare gli strumenti oggi a disposizione per favorire la nuova costruzione e l’ampliamento delle infrastrutture per la distribuzione del calore in ambito urbano, in particolar modo ove i poli di produzione del calore siano prossimi ai siti di consumo. In quest’ottica, sarà confermata la riserva per le reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento inclusa nel costituendo Fondo per l’efficienza energetica, e saranno definite ulteriori misure di promozione, coerentemente con quanto previsto dal decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102
Infine, come fattore abilitante per lo sfruttamento del potenziale, si ritiene necessario portare rapidamente a termine il processo di attuazione dei compiti di regolazione e controllo nel settore del teleriscaldamento e del teleraffrescamento, conferiti all’Autorità dal citato decreto legislativo.