Nella serata di venerdì 10 maggio il Governo ha presentato un emendamento alla Commissione Finanze del Senato relativo al Decreto Superbonus. Tale emendamento modifica le tempistiche entro cui è possibile usufruire della detrazione con lo scopo di tamponare gli effetti del Superbonus sulla finanza pubblica.
Difatti, lo scopo dell’emendamento presentato è quello di diluire in 10 anni le detrazioni inerenti al Superbonus e relative alle spese sostenute a partire dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto Superbonus. Sostanzialmente l’emendamento prevede che la durata delle detrazioni venga estesa a 10 anni solo per i lavori del 2024 e del 2025 per i quali la legislazione vigente prevede la fruizione per tali detrazioni in 4 rate con un’aliquota pari al 70% per il 2024 e al 65% per il 2025.
Il Governo ha stimato un ammontare di circa 12 miliardi di euro di crediti interessati dal prolungamento del periodo di recupero, ovvero circa 6,2 miliardi di euro per il 2024 e 5,8 miliardi di euro per il 2025.
L’emendamento sottolinea anche che questa estensione del periodo di detraibilità a 10 anni, riguarderà anche le spese relative agli interventi di rafforzamento delle misure antisismiche per l’anno 2024 e le spese inerenti ai lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche per gli anni 2024 e 2025.
Secondo l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) l’emendamento presentato dal Governo non risolve però il nodo della retroattività e di eventuali conseguenze indirette dovute a queste nuove modifiche effettuate. Difatti la preoccupazione della Presidente dell’ANCE, Federica Brancaccio, riguarda soprattutto il fatto che queste regole andranno ad incidere su 16 miliardi di euro relativi ai lavori già programmati, pertanto la speranza è che questa ulteriore modifica sia l’ultima e definitiva.
Per quanto concerne i cittadini tale estensione del periodo in cui è possibile fruire delle detrazioni fiscali, l’emendamento potrebbe essere tutto sommato conveniente, soprattutto quando i crediti risultano essere troppo alti per la dichiarazione dei redditi, ovvero quando non c’è capienza fiscale.
Ad ogni modo, bisognerà capire se l’intenzione di rendere questa misura retroattiva andrà in porto, considerate le contestazioni dell’ANCE accompagnate da quelle dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), poiché, anche nel caso in cui la retroattività non venisse accettata in Parlamento, la norma potrebbe comunque portare a un calo importante del valore dei crediti del Superbonus e ciò potrebbe portare problemi nel mercato bancario poiché si potrebbe arrivare a un -15%, pari alla differenza tra il prezzo d’acquisto di un credito a scadenza in quattro/cinque anni rispetto ad uno a dieci anni. Ovviamente, la svalutazione procederebbe poi a cascata, poiché andrebbe a intaccare, ad esempio, le imprese edili che hanno già sottoscritto dei contratti di appalto con committenti interessati al Superbonus e le conseguenze potrebbero portare a possibili blocchi dei cantieri e possibili contenziosi tra i contraenti.
Per quanto concerne le banche, dal 2025 non sarà più possibile compensare i crediti del Superbonus con contributi previdenziali, assistenziali e con i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. La violazione di tale divieto comporterà il recupero del credito indebitamente compensato e dei relativi interessi da parte del Fisco, oltre all’applicazione di una sanzione.
Per i contribuenti che hanno usufruito dei bonus edilizi sotto forma di detrazione Irpef, viene eliminata la possibilità di scelta della cessione del credito per le rate residue non ancora fruite. Rispetto alla normativa vigente, questa ulteriore modifica normativa lascia, quindi, vincolato l’utilizzo dei bonus edilizi esclusivamente sotto forma di detrazione Irpef, eliminando la possibilità di trasformare le agevolazioni in crediti d’imposta cedibili.
Dall’emendamento si evince, inoltre, che verranno istituiti due fondi, uno da 35 milioni di euro per il 2025 destinato agli interventi di riqualificazione nelle aree colpite da eventi sismici e l’altro da 100 milioni di euro, sempre per il 2025, destinato alla riqualificazione strutturale ed energetica realizzata da enti del terzo settore.
Infine, un’altra novità introdotta riguarda il bonus ristrutturazioni che a partire dal 2028 subirà una riduzione dell’aliquota al 30%, salvo ulteriori modifiche normative.
A cura di Deborah Maria Foti – Ufficio Stampa ANAPI