Nel cuore delle città contemporanee, dove il cemento domina e le temperature estive si fanno sempre più estreme, una soluzione naturale sta prendendo piede con forza: il tetto verde. Non si tratta di un semplice ornamento architettonico, ma di una strategia urbana capace di rispondere simultaneamente a esigenze ambientali, economiche e sociali. Rivestiti da strati di vegetazione — erbacee, graminacee, arbusti e talvolta anche alberi — i tetti verdi si distinguono dai tradizionali tetti in asfalto o tegole per la loro capacità di trasformare superfici passive in veri ecosistemi urbani.
Uno dei benefici più evidenti è la mitigazione delle cosiddette “isole di calore urbane”. Le superfici vegetate, infatti, possono abbassare la temperatura dell’aria circostante fino a 3 °C e quella della copertura dell’edificio fino a 25 °C rispetto ai tetti convenzionali. Questo effetto termoregolatore si traduce in un risparmio energetico significativo, con stime che arrivano fino al 60% in meno di consumo per il raffrescamento estivo. Un vantaggio che incide direttamente sull’efficienza energetica degli edifici e sulla riduzione delle emissioni.
Ma i tetti verdi non si limitano a raffreddare l’ambiente. Sono anche strumenti efficaci per la gestione sostenibile delle acque meteoriche. Possono assorbire fino al 50% delle precipitazioni, rilasciando l’acqua gradualmente sotto forma di vapore, riducendo così il rischio di allagamenti e alleggerendo il carico sulle reti fognarie. La vegetazione agisce inoltre come filtro naturale per polveri sottili e agenti inquinanti, contribuendo al miglioramento della qualità dell’aria. E non meno importante, offre rifugio a insetti, uccelli e piccoli animali, favorendo la biodiversità anche in contesti altamente urbanizzati.
In Europa, città come Basilea hanno fatto scuola: da oltre 15 anni, la capitale svizzera ha reso obbligatoria la presenza di spazi verdi sui nuovi edifici, trasformando oltre un milione di metri quadrati di tetti in giardini urbani. Anche in Italia il trend è in crescita. Secondo ANACI, le città italiane stanno adottando sempre più tetti verdi, con progetti attivi a Milano, Bologna, Torino, Bolzano e Verona, dove scuole e ospedali sono già dotati di coperture vegetate.
La normativa italiana riconosce il valore di queste soluzioni. La UNI 11235 stabilisce i requisiti tecnici per la realizzazione dei tetti verdi, dalla capacità drenante alla resistenza biologica, fino alla promozione della biodiversità. La progettazione segue una logica “dal basso verso l’alto”, con strati funzionali che includono impermeabilizzazione, protezione anti-radice, drenaggio, filtraggio e substrato colturale. Nei tetti estensivi, lo spessore è contenuto (meno di 15 cm), mentre quelli intensivi, più profondi, permettono la crescita di piante più grandi e offrono spazi ricreativi come orti, giardini pensili e aree relax.
Sempre più amministrazioni locali incentivano la diffusione dei tetti verdi attraverso strumenti urbanistici e agevolazioni fiscali. In alcuni Comuni, la loro realizzazione garantisce punteggi aggiuntivi nelle pratiche edilizie, sconti sugli oneri di urbanizzazione o incrementi di volumetria compensativa nei progetti di riqualificazione.
In definitiva, i tetti verdi rappresentano una risposta concreta e versatile alle sfide climatiche e sociali delle città di oggi. Contribuiscono a migliorare il microclima, ridurre le emissioni, aumentare la biodiversità e offrire nuovi spazi di vita. E mentre il mondo cerca soluzioni sostenibili per il futuro urbano, forse la più promettente è già sopra le nostre teste.