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Pensare il condominio con schemi nuovi: “L’amministratore saggio”

  • Redazione
  • 13 dicembre 2024

Che stiamo vivendo una fase di profonda trasformazione è sotto gli occhi di tutti. Che questa trasformazione investa anche un istituto all’apparenza monolitico come quello del “condominio” è un dettaglio sul quale in pochi si soffermano.

Eppure i vecchi modelli si stanno dissolvendo mentre quelli che dovrebbero prenderne il posto faticano a delinearsi con chiarezza all’orizzonte. Come uscire da questa fase transitoria?

Secondo Luigi Rinzivillo servono schemi nuovi e soprattutto una nuova figura, che possa percorrere con successo la strada verso il futuro: quello de “L’amministratore saggio” che l’autore delinea in un libro edito da Egea.

L’Italia è uno dei Paesi avanzati con il più alto numero di proprietari di casa. Il 70,8% delle famiglie italiane è proprietaria della casa in cui vive, il 20,5% vive in affitto e l’8,7% ha una casa in usufrutto o a titolo gratuito. Il 28% delle famiglie proprietarie possiede altri immobili di proprietà. Risultato diretto del grande numero di immobili di proprietà è l’alto numero di condomini. Il condominio, fenomeno tipicamente italiano, nasce infatti “automaticamente” nel momento in cui si realizza il frazionamento dell’edificio da parte dell’unico originario proprietario, con la vendita in proprietà esclusiva, ad uno o a più soggetti diversi, di piani o porzioni di piano. In Italia si stima esistano un milione di condomini nei quali vivono 14 milioni di famiglie, ovvero il 52,6% della popolazione. Per comprendere la portata del fenomeno basti pensare che la media europea è del 46%. «Meglio» di noi sono Lettonia (66%), Spagna (65%), Estonia (62%) e Grecia (61%).

Eppure, una vera e propria cultura dell’amministrazione condominiale stenta a decollare. Se è vero che in Italia ci sono 250.000 amministratori di condominio, solo 50.000 tra questi sono professionisti. Amministratore condominiale per lavoro e per passione, nonché erede di una tradizione famigliare quasi centenaria, che affonda le sue radici nel 1924, Rinzivillo auspica che le cose possano cambiare.

Il libro non è soltanto una cassetta degli attrezzi per gli amministratori di condominio di oggi e di domani – e, perché no, per i condomini più partecipi delle sorti del loro stabile – ma soprattutto l’illustrazione di una nuova visione della figura professionale in questione. Un amministratore, insomma, che sappia essere equilibrista, manager e leader, comunicatore e, soprattutto, saggio, dotato di una visione umano-centrica e capace di innescare circoli virtuosi dai quali si generano benefici per collaboratori, condomini e società. Anche in tema di sostenibilità.

Si sente spesso parlare di Corporate Social Responsibility (CSR) e di ESG, concetti in grado di modificare le scelte strategiche e la comunicazione di molte aziende e organizzazioni. Purtroppo, rileva Rinzivillo, nella vita condominiale non si sta mostrando la stessa attenzione ad acquisire una sempre maggiore responsabilità all’impatto sociale e ambientale, nonostante gli edifici siano causa del 40% delle emissioni di anidride carbonica (CO2) totale emessa. Se per le imprese un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale è importante per la propria competitività, per il condominio riveste un ruolo fondamentale ai fini della valorizzazione dell’immobile. Affrontare il tema della CSR, insomma, sarebbe nell’interesse del condominio e della società.

Il cuore del libro di Rinzivillo, in fondo, batte proprio qui: il quel “bene comune” che non rappresenta solamente la somma dei singoli, ma la moltiplicazione del loro valore, senza che nessuna delle singole parti venga lasciata indietro. “L’amministratore saggio”, spiega Rinzivillo, “è colui che sa valutare ciò che è bene fare nel contesto in cui opera, intraprendendo le azioni migliori per giovare al bene comune”. Attraverso una saggezza pratica – plasmata dai valori, dall’etica e dalla morale – il “nuovo” amministratore potrà convincere i condomini a seguirlo verso un condominio a misura di futuro: aperto – in cui la partecipazione sia fonte di nuove idee e opportunità, non dei tristemente celebri conflitti – e guidato da uno spirito di gruppo, sostenibile e con un impatto (positivo) sulla realtà che lo circonda.

“Auspico di vedere”, scrive Rinzivillo, “sempre più «professionisti» che sappiano reinterpretare il proprio posizionamento e passare dall’essere solo reattivi a proattivi. Amministratori saggi che valutino ciò che è bene fare, qui e ora, e intraprendano le azioni migliori per giovare al bene comune. È necessario che il condominio diventi un luogo di civiltà e civilizzante. Lo sarà nella misura in cui, amministratori e condomini, riescano a decidere «qui e ora», con una visione chiara, senza pregiudizi, cercando di realizzare il futuro che si immaginano, anche mediante relazioni intersoggettive in cui si condividono sentimenti, emozioni e pensieri. Incentivando le persone a coltivare uno scopo più alto, identificato nel bene comune”.

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