Sono proprietario di un appartamento attualmente disabitato, ma con utenze attive. Vorrei avere il parere dell’esperto circa il fatto che Arera non ha stabilito, per tali casi, un importo forfettario annuo, ma lascia libertà di azione ai fornitori, che emettono fattura a consumi zero, legandola, per di più, all’andamento dei costi di mercato.
Per chi possiede una seconda casa, è un dato di fatto che si devono pagare bollette di luce e gas anche in presenza di consumi pari a zero.
Questo avviene perché nelle bollette sono presenti costi fissi, che non dipendono direttamente dai consumi dell’utente ma anche da altri fattori.
Così, ad esempio, nella voce “spesa energia”, oltre al consumo della materia prima è presente il “prezzo dell’energia” (Pe), ovvero la copertura dei costi sostenuti per l’acquisto dell’energia, nonché dei costi dovuti alle perdite di rete, oppure il “prezzo del dispacciamento” (Pd), che si ricava dal rapporto tra l’energia immessa nelle reti e quella prelevata, oppure ancora il “prezzo della perequazione” (Ppe), che si riferisce a una quota che consente di equilibrare i costi sostenuti dalle compagnie di distribuzione.
A tali costi si affiancano, poi, quelli fissi per il trasporto e la gestione dei contatori, nonché gli “oneri di sistema”, che da soli pesano per il 20 per cento sulle bollette elettriche e per il 4 per cento sulle bollette del gas.
Alcune spese fisse, come quelle di trasporto energia o gli oneri di sistema, sono uniformi in tutto il territorio nazionale, mentre altre variano su base territoriale o trimestrale, seguendo le disposizioni dell’Arera, cioè l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.
In definitiva, nel caso in questione l’unico modo per evitare in toto il pagamento di tali costi fissi sarebbe quello di disattivare momentaneamente i propri contatori di luce e/o gas, e chiederne poi la riattivazione per il periodo di tempo in cui verranno utilizzati. Ma si tratta di una soluzione non particolarmente praticabile.