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Canone concordato, Sunia: “Bene gli accordi di Roma e Milano, ma serve un piano per la domanda debole”

  • Quotidiano Del Condominio
  • 8 marzo 2019

[A cura di: Daniele Barbieri, segretario generale del SUNIA] Dopo una lunga trattativa è stata siglata l’intesa tra i Sindacati degli inquilini e le Associazioni della proprietà. Con questi accordi salgono a nove su undici le aree metropolitane che hanno uno strumento importante ed aggiornato ai mutamenti delle città e del mercato delle locazioni, oltre che alle previsioni della Convenzione nazionale firmata nel 2016 e recepita dal DM del gennaio 2017.  A questi si aggiungono oltre 1.200 accordi per altrettanti Comuni capoluogo e non.

La riduzione degli affitti dei contratti concordati rispetto alle richieste del mercato libero con questi nuovi accordi è significativa e permetterà agli inquilini di contenere le spese per l’abitazione che rappresentano, per tantissime famiglie, la quota di gran lunga maggioritaria della spesa mensile. In cambio del contenimento dei canoni la proprietà usufruirà di importanti sgravi fiscali con la cedolare secca al 10% ed una riduzione sull’IMU del 25% rispetto alle aliquote deliberate dai vari Comuni.

Il problema del disagio abitativo resta

Ma la conclusione positiva di queste trattative, seppur importantissima, contribuisce solo in minima parte ad affrontare il diffuso disagio abitativo presente nel Paese ed in particolare nella nostra città (Roma, N.d.R). Gli affitti di questo comparto, infatti, seppur contenuti rispetto al mercato, rappresentano un’opportunità per la fascia di domanda di lavoratori e pensionati in grado di sopportare livelli di canone comunque importanti. I contratti concordati non sono certo la risposta alla fascia più debole della domanda per la quale è necessario intervenire con un grande piano di edilizia pubblica e sociale che i Sindacati degli inquilini rivendicano da tempo.

Lo stesso auspicabile sviluppo dei contratti concordati è subordinato alla certezza del quadro fiscale e normativo che li riguarda, mutato troppe volte nell’arco degli anni, e soprattutto al sostegno di una parte della domanda che si rivolge, per assenza di alternative, al mercato privato della locazione con enormi sforzi per non cadere in morosità.

I numeri degli sfratti per morosità stanno a dimostrare che, per avvicinarsi ad un equilibrio tra possibilità economiche della domanda ed offerta, c’è sicuramente bisogno di accordi territoriali in grado di funzionare per contenere gli affitti, ma anche un adeguato fondo di sostegno all’affitto che aiuti le famiglie in difficoltà. Da quattro anni questo fondo, istituito dalla Legge sulle locazioni, è privo di rifinanziamento se si escludono i dieci milioni previsti dalla Legge di bilancio del 2018 per l’anno corrente: una cifra ridicola rispetto alle reali necessità.

Alla soddisfazione per il raggiungimento di un risultato importante si accompagna quindi la necessità di proseguire la battaglia per una vera politica abitativa con finanziamenti adeguati ed una strategia per soddisfare la domanda debole.

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