[A cura di: Arpe – Federproprietà] Stando ai dati del 2018 il mercato immobiliare in tutta Europa comincia a dare segni di ripresa, tanto è vero che nello scorso anno si sono registrate compravendite per circa 54 miliardi di euro. Tutto questo invece ancora non fornisce motivi per essere ottimisti per quanto riguarda il nostro Paese che, da sempre, rappresentava in Europa la nazione dove maggiormente si investiva sul mattone. A frenare la predisposizione italiana nei confronti dell’abitazione le voci sempre più insistenti della possibilità di nuove tasse sulla casa di proprietà e la certezza di maggiori spese per la riforma dei dati catastali. A tutto questo bisogna poi aggiungere la mancanza di serietà e di lungimiranza nell’applicazione di quanto già esistente in difesa e a tutela sia dei proprietari di casa sia di chi invece è costretto a rivolgersi al mercato degli affitti.
Proprio su questo tema abbiamo voluto chiedere un parere qualificato al presidente di Arpe e Federproprietà, Massimo Anderson.
On. Anderson, da sempre il mercato immobiliare e il suo indotto rappresentano uno degli indicatori dello stato di salute della condizione economica del Paese e dall’oscillazione dei posti di lavoro si capisce se la situazione sta migliorando oppure no. Cosa sta accadendo attualmente?
È semplice: quando si vive in una Nazione dove il disagio abitativo cresce con il passare degli anni invece di diminuire, quando sono milioni gli italiani che vivono sotto il livello di povertà assoluta, quando a distanza di tre anni dal terribile sisma che ha colpito l’Italia centrale non è stato ricostruito neanche il 10% delle case distrutte e le macerie sono ancora l’unica dimostrazione di quanto è stato promesso ma mai realizzato, quando addirittura la maggior parte degli istituti scolastici non sono in grado di assicurare ai bambini il necessario riscaldamento e la sicurezza della loro struttura, credo che sia più che chiara la nostra situazione immobiliare.
Nel solo 2017 sono state motivate da morosità incolpevole oltre il 90% delle sentenze di sfratto eseguite. Questo vuole dire che nessuno prende realmente a cuore la situazione di chi non possiede una casa e non riesce a far fronte al pagamento di un affitto e di chi, quando ce l’ha, magari se la vede portar via perché, data la situazione economica, non riesce a far fronte alle rate dei mutui sottoscritti con qualche banca.
È stato questo uno dei motivi per cui, già nell’ormai lontano 1998, sottoscrivemmo le norme che dovevano regolamentare e disciplinare i cosiddetti contratti a “canone concordato”: un tentativo di difendere gli interessi dei proprietari di casa e, contemporaneamente, immettere sul mercato degli affitti alloggi a prezzi calmierati nell’interesse dei cittadini meno abbienti.
Che cosa non ha funzionato ?
Nel corso degli anni abbiamo sempre avuto, presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, incontri fra le organizzazioni maggiormente rappresentative nell’ambito della categoria dei proprietari e degli inquilini, ai quali ho sempre partecipato proprio nella mia qualità di presidente di Federproprietà, per individuare i criteri generali nella determinazione del canone di locazione da definire negli accordi territoriali. Questo è avvenuto ed è stato sottoscritto in data 25 ottobre 2016 e confermato dal Decreto Interministeriale del 16 gennaio 2017. È chiaramente specificato che tali accordi hanno una loro specifica validità in quanto sottoscritti dalle associazioni dei proprietari e dei conduttori maggiormente rappresentative a livello nazionale e, in quanto tali, firmatarie presso il Ministero.
Qual è, allora, il problema?
Che molto spesso questo accordi sono disattesi proprio dai comuni ed uno dei casi più evidenti è stato quello del comune di Roma che, dopo aver correttamente sottoscritto l’accordo territoriale con le associazioni legittimate in data 28 febbraio 2019, ne ha sottoscritto poi un altro, in data 5 marzo 2019, con organismi che non hanno le caratteristiche necessarie previste dal Decreto ministeriale. Per questo siamo stati costretti, come Federproprietà , a chiedere un chiarimento al Ministero delle Infrastrutture con lo scopo che venissero confermate le seguenti prerogative a suo tempo sottoscritte e cioè che:
E quale è stata la risposta del Ministero?
Devo dire che, in questo caso, la risposta è stata veloce e motivata ed è stata inviata, con una propria nota in data 19 aprile, oltre che a tutte le associazioni dei proprietarie degli inquilini firmatarie dell’accordo, per competenza e perché ne prendessero atto, all’Assessorato al Patrimonio e alle Politiche Abitative del Comune di Roma. Questo il testo integrale inviato a firma del direttore generale, dott.ssa Maria Margherita Migliaccio:
“Con riferimento a quanto indicato in oggetto, si informa che le organizzazioni sindacali dei proprietari e dei conduttori hanno segnalato che, oltre all’accordo territoriale sottoscritto dalle medesime depositato in data 28 febbraio 2019, prot. 7177, risulta depositato in data 5 marzo 2019, prot. 7722 un secondo accordo tra le associazioni sindacali Confabitare, Unioncasa e Assocasa unitamente agli organismi Tecnoborsa, CNCPE,Vento di cambiamento-Fenix ed ASUM.
Riguardo al secondo accordo va preliminarmente osservato che Tecnoborsa, CNCPE, Vento di cambiamento-Fenix ed ASUM, non risultano inquadrabili come organizzazioni sindacali dei proprietari e dei conduttori ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n. 431e s.m. e del decreto interministeriale 16 gennaio 2017.
Gli stessi organismi non risultano, peraltro, essere stati convocati da codesto Assessorato in occasione del rinnovo dell’accordo territoriale come si evince dalle varie note comunali.
Giova, inoltre, rilevare che ad uno degli organismi sopracitati (CNCPE) viene demandato il compito di individuare il negoziatore nell’ambito della procedura di conciliazione stragiudiziale, ruolo invece attribuito dall’articolo 2 dell’allegato E al citato D.I. 16 gennaio 2017, ad una delle organizzazioni della proprietà o dei conduttori firmatarie dell’accordo territoriale.
Per quanto sopra esposto, si è dell’avviso che il secondo accordo non possa essere sottoscritto dai sopracitati organismi (Tecnoborsa, CNCPE, Vento di cambiamento-Fenix ed ASUM) che, come si desume dai relativi statuti, non risultano essere organizzazioni sindacali”.
A questo punto quali sono le prospettive?
Su questo argomento sono state presentate al Senato ed alla Camera molte interrogazioni. Quello che noi chiediamo è semplicissimo: il rispetto delle regole, cosa normale in qualsiasi Paese civile.