“Attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019.
Qual è la situazione di rischio sismico che vino quotidianamente sulla propria pelle i residenti degli edifici (condominiali e non) italiani? Quali interventi antisismici potrebbero essere messi efficacemente in atto? E di quali risorse necessitano? Sono le tematiche – peraltro tristemente di attualità – affrontate dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, in audizione presso le commissioni bilancio di Camera e Senato in vista della manovra economica per il 2017. di seguito uno stralcio del suo intervento.
LEGGE DI BILANCIO
Come annunciato nella nota di aggiornamento discussa in ottobre, il disegno di legge di bilancio prevede un rallentamento del processo di aggiustamento dei conti pubblici nel 2017, con un indebitamento netto al 2,3% del Pil, e un consolidamento dei conti pubblici nei due anni successivi. La scelta operata dal governo è legata all’obiettivo di sostenere la ripresa dell’economia. In continuità con quanto proposto nella legge di stabilità per il 2016, la manovra prevede un forte sostegno agli investimenti privati e pubblici, con l’obiettivo di innalzare il potenziale di crescita dell’economia.
Oltre al rafforzamento degli incentivi alla ristrutturazione edilizia e alla riqualificazione energetica e un piano mirato di investimenti pubblici ancora in via di definizione, la manovra prevede interventi in chiave anti-sismica nelle aree colpite dai terremoti e in quelle a maggiore rischio. Su questo tema vi mostrerò sinteticamente come l’integrazione dei dati del censimento delle abitazioni residenziali (relativi al 2011) con la classificazione sismica del territorio italiano possa fornire un’indicazione utile a calibrare l’intervento normativo a sostegno della riqualificazione antisismica.
RIQUALIFICAZIONE ANTI-SISMICA
Circa il 9% del territorio italiano appartiene alla zona sismica 1 (la più pericolosa). Tale quota risulta assai più elevata in alcune regioni: circa il 50% in Calabria, il 33% in Abruzzo, e tra il 20 e il 30% in Basilicata, Campania, Molise e Umbria. Le regioni che hanno porzioni di territorio nella zona 1 sono11 (Si tratta di: Friuli-Venezia Giulia, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Complessivamente, il numero di abitazioni residenziali della zona 1 ammonta a circa il 5,6% del totale delle abitazioni italiane: si tratta di poco meno di 1,9 milioni di abitazioni, oltre la metà delle quali (52,5%) costruite prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica (ovvero prima del 1971). Oltre il 42% di queste abitazioni è situata in Calabria, circa il 13% in Campania.
Sempre secondo la rilevazione effettuata nel 2011, la larga maggioranza (il 77,1%) degli edifici costruiti in questa zona prima del 1971 ha una struttura portante in muratura e solo il 13,5% in cemento armato. Inoltre, più di un quarto degli edifici della zona eretti dopo il 1970 continua ad avere la struttura portante in muratura.
La porzione di territorio occupata da comuni in zona sismica 2 (la più ampia per estensione) è pari al 35,2% e include altre quattro regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana). Vi si trova circa il 32% delle abitazioni residenziali del Paese, per poco meno del 52% costruite prima del 1971. La quota di edifici costruiti anteriormente a questa data con struttura portante in cemento armato è del 16,2%. Sicilia e Campania sono le regioni con il maggior numero di abitazioni in zona 2 (25,2% e 20,1% rispettivamente).
La zona sismica 3 rappresenta il 32,7% del territorio italiano ed è presente in tutte le regioni ad eccezione della Calabria, il cui territorio appartiene interamente alle prime due zone, e della Sardegna, interamente situata in zona 4. Nella zona 3 si trovano il 40,7% delle abitazioni residenziali, circa il 55% delle quali costruite anteriormente al 1971. Circa il 16% degli edifici della zona costruiti prima del 1971 ha una struttura portante in cemento armato.
PIANIFICAZIONI
Questo breve quadro mi permette di ricordare che, a seguito del primo evento sismico di agosto, l’Istat ha messo immediatamente a disposizione il suo patrimonio informativo alle istituzioni coinvolte, al Dipartimento della Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco, attivandosi anche per sospendere il coinvolgimento nelle indagini statistiche delle persone giuridiche e fisiche residenti ed operanti nei territori interessati, comprese l’emanazione delle eventuali sanzioni. L’Istat ha inoltre proceduto a rilasciare una nota sintetica che descrive le principali caratteristiche socio-economiche dei territori colpiti. È essenziale infatti che, per la definizione di un piano di recupero del territorio, così necessario, ci si basi su una conoscenza il più possibile dettagliata delle zone a maggiore rischio, in modo da poter valutare le priorità e pianificare gli interventi, così come espressamente stabilito nell’ambito del progetto “Casa Italia”, cui l’Istat partecipa attivamente. Per analisi più approfondite di quelle ora sinteticamente illustrate, l’Istat intende quindi mettere a disposizione l’insieme delle informazioni e delle basi dati di cui dispone per favorire le attività di prevenzione e le azioni successive che dovranno essere realizzate.