Lo smart working non è automaticamente sinonimo di sostenibilità ambientale. A dirlo è uno studio firmato dai ricercatori ENEA Roberta Roberto e Alessandro Zini, pubblicato dall’ISPI, che analizza l’impatto del lavoro da remoto su traffico, consumi energetici ed emissioni. Il verdetto? I benefici ci sono, ma non sono garantiti.
«Spostare il lavoro dall’ufficio a casa o in spazi condivisi modifica la domanda di mobilità, con effetti potenzialmente positivi su traffico e qualità dell’aria», spiegano gli autori. Tuttavia, avvertono, la riduzione di consumi ed emissioni non è automatica: entrano in gioco variabili come l’efficienza energetica degli edifici, le abitudini di consumo e persino la scelta del luogo in cui si vive. Chi si trasferisce in periferia, ad esempio, potrebbe finire per percorrere più chilometri, vanificando i vantaggi ambientali.
Lo studio evidenzia anche un altro paradosso: più tempo trascorso in casa per lavorare significa più energia consumata per riscaldamento, raffrescamento, illuminazione ed elettronica. E se gli uffici restano comunque operativi, il bilancio energetico rischia di peggiorare.
Un’indagine condotta da ENEA su circa 2.000 dipendenti pubblici in smart working in quattro città italiane (Roma, Bologna, Trento e Torino) ha stimato un risparmio medio di 600 kg di CO₂ e 8,6 GJ di carburante per lavoratore all’anno, con picchi significativi a Roma, dove i tragitti casa-lavoro sono più lunghi e l’uso dell’auto privata è prevalente. Ma anche qui, l’effetto rimbalzo non è da sottovalutare: in alcuni casi, il telelavoro ha generato un aumento della mobilità locale, ad esempio per commissioni o attività nel quartiere.
Perché lo smart working possa davvero diventare una leva di sostenibilità, servono politiche integrate. Lo studio ENEA propone tre azioni chiave: pianificare, connettere e coinvolgere.
– Pianificare significa ripensare le città in chiave compatta, contrastando la dispersione urbana e avvicinando abitazioni, uffici e servizi.
– Connettere vuol dire investire in trasporti pubblici e mobilità attiva, riducendo la dipendenza dall’auto privata.
– Coinvolgere implica promuovere comportamenti sostenibili attraverso campagne di sensibilizzazione e strumenti di partecipazione pubblica.
«Quantificare gli effetti netti del lavoro da remoto resta una sfida aperta», concludono i ricercatori. «Serve un approccio sistemico che vada oltre l’azienda e abbracci l’organizzazione delle città nel loro insieme».