Nel mese di settembre l’Italia ha consumato complessivamente 25,9 miliardi di kWh di energia elettrica, un valore in diminuzione del 3,9% rispetto allo stesso mese del 2021. Questo è quanto emerge dallo studio condotto da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale.
Lo studio condotto da terna
Secondo i dati di Terna, nei primi nove mesi del 2022 la domanda di energia elettrica in Italia è cresciuta dell’1,3% rispetto al corrispondente periodo del 2021 (+0,5% il valore rettificato). In particolare, settembre ha avuto lo stesso numero di giorni lavorativi (22) e una temperatura media mensile inferiore di circa 0,7°C rispetto a settembre del 2021. Il dato della richiesta di elettricità, destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura, risulta in calo del 2,9%. A livello territoriale, la variazione tendenziale di settembre è risultata ovunque negativa: -5% al Nord, -3,6% al Centro e -1,5% al Sud e nelle isole. In termini congiunturali, il valore della domanda elettrica di settembre, destagionalizzato e corretto dagli effetti di temperatura, risulta sostanzialmente stabile rispetto ad agosto (-0,2%).
Nel mese di settembre 2022- come mostrano i dati di Terna – la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’86,1% con la produzione nazionale e per la quota restante (13,9%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 22,6 miliardi di kWh, in diminuzione del 2,3% rispetto a settembre 2021. Più in dettaglio, le fonti rinnovabili hanno prodotto complessivamente 8,1 miliardi di kWh (-2,1%), coprendo complessivamente il 31,1% della domanda elettrica, con le seguenti variazioni rispetto a settembre dello scorso anno: eolico +73,6%, fotovoltaico +1,7%, idrico -28,3% e geotermico -3,9%. La produzione delle fonti rinnovabili è stata così suddivisa nel mese di settembre: 29,6% fotovoltaico, 25,8% idrico, 21,2% eolico, 17,9% biomasse e 5,5% geotermico. La produzione termica segna complessivamente una variazione negativa del 2,4% rispetto a settembre del 2021. Per quanto riguarda, infine, il saldo import-export, la variazione complessiva è pari a -12,4%, con una contestuale diminuzione dell’import (-9,3%) e crescita dell’export (+62%).
Flessione dell’8% rispetto al 2021
L’indice IMCEI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali delle imprese cosiddette “energivore”, registra una flessione dell’8% rispetto a settembre del 2021, un calo decisamente più contenuto rispetto a quello di agosto, e non omogeneo tra i differenti settori monitorati. Infatti, è positiva la variazione dei comparti della chimica e dei mezzi di trasporto, in flessione tutti gli altri settori.
Capacità rinnovabile in italia
A conferma di un sempre maggior impegno nel fornire e divulgare a tutti gli stakeholders dati di qualità, per la prima volta Terna ha inserito nel report mensile, a partire da settembre, anche una nuova sezione che illustra l’evoluzione della capacità rinnovabile installata in Italia, con il numero di impianti per fonte e la relativa potenza suddivisi per mese, il progressivo da inizio anno e lo storico del 2021. Considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi 9 mesi del 2022 l’incremento di capacità supera complessivamente i 2 mila MW, registrando una notevole crescita (+140%) rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il sole è fonte di vita e, per qualcuno, anche di totale indipendenza energetica. E’ il caso di Sergio Enrietta, originario di Venaus, piccolo Comune Piemontese, per la precisione Valle di Susa. Da tempo residente sulla Roceja di Borgone, da oltre un anno ha detto completamente addio alle bollette elettriche.
“L’energia accumulata dai pannelli fotovoltaici collocati sul tetto mi ha permesso di percorrere ad oggi oltre 11 mila km con l’auto elettrica e di riscaldare la mia abitazione con pompa di calore. Il sole fornisce un’energia gratuita ed ecologica che, in un periodo in cui si incentiva l’ecosostenibilità, a mio avviso andrebbe sfruttata maggiormente: il versante nord della valle di Susa, ben esposto, è lo scenario ideale per progetti di questo tipo”.
Le due stringhe da 12 pannelli fotovoltaici che Sergio ha posizionato sul tetto di casa lavorano incessantemente convogliando l’energia nei due inverter del garage (uno di riserva) da 5 kw cadauno. Poco più in alto sono collocate quattro batterie a “super condensatori” (“la cui vita – ci dice – supererà di gran lunga la mia…”), mentre la Volkswagen E-up sale e scende i tornanti della borgata borgonese senza chiedere nulla in cambio se non, ogni tanto, un collegamento alla presa di corrente.
“La mia auto ha una bella potenza – spiega Sergio. – Può raggiungere i 130 kmh e, se viaggio senza superare i 110 km orari, mi garantisce circa 300 km di autonomia. E io lo faccio volentieri: dobbiamo smetterla con questa smania, questa fretta che ci avvelena. Scegliere di far andare il mondo intero poco oltre i 100 km all’ora riequilibrerebbe tutto, risparmieremmo e ci sarebbero anche meno incidenti”.
Su Sergio l’energia elettrica ha sempre esercitato un grande fascino. “Prima ancora di frequentare le elementari, partendo dal faro di una bicicletta avevo costruito, in totale autonomia, un aggeggio per farmi luce nell’esplorazione dei luoghi bui. E già allora riflettevo sul perché si lasciavano accese le luci pubbliche la notte, quando la gente dormiva…”.
Concluse le scuole lavorò per un anno come manovale edile, in un’epoca in cui gran parte del materiale veniva portato a mano. “Mi dicevano: Sergio adesso porti su una bella scorta di mattoni, poi, mentre ti riposi, prepari una betoniera di calce, la porti su e torni a riposare mentre porti su altri mattoni. Dopo 6 giorni con questi ritmi la tregua domenicale volava via in un lampo. Era un lavoro faticoso ma, in osservanza del detto “impara l’arte e mettila da parte”, ho memorizzato il processo di costruzione di una casa, cosa che in seguito mi è tornata molto utile”.
Raggiunta la maggiore età, Sergio fu assunto come elettricista all’Assa di Susa, all’epoca in grande espansione. Destreggiandosi tra lavoro giornaliero e studi serali, nel giro di un anno gli fu affidata la responsabilità della parte elettrica del reparto forni e fonderia automatica. Poi venne il tempo del servizio di leva e la successiva assunzione in Ferrovia, inizialmente come elettricista e poi per 35 anni alla guida dei treni.
“In quegli anni il petrolio costava poco, e per di più ci prospettavano un futuro radioso all’insegna dell’energia nucleare pulita, sicura e con spesa irrisoria. Ma con la stessa energia si producevano bombe”.
Fu a Calais, guardando la distesa di camini di scarico delle navi in sosta, che emettevano fumo e polveri in quantità, che Sergio prese la sua decisione. “Realizzai che, se non avessimo fatto nulla, saremmo stati perduti. Bisognava passare all’azione, per non essere responsabili di un sistema che produceva un simile inquinamento”.
La cucina ad induzione, la pompa di calore per il riscaldamento e raffrescamento, il frantoio delle olive del suo uliveto, l’auto. Tutto, a casa Enrietta, è alimentato dal sole. “Godo di tutti i comfort necessari, ho scelto di costruire la casa in cui vivo seguendo determinati criteri e lo garantisco: la casa solare è possibile”.
Oltre alla regola basilare venausina dei 3 barùn (mucchi), “uno di sabbia, uno di pietre e uno di legna (tutti e tre “grandi come una casa”)”, nel costruire un’abitazione è fondamentale scegliere una buona esposizione. “Osservando la valle dall’alto si nota, oltre alla quantità di terreno agricolo andato perduto, che le costruzioni più recenti non hanno tenuto in alcun conto l’orientamento delle falde dei tetti, scelta che rende in molti casi difficile lo sviluppo dell’energia solare”.
Quando Sergio ha costruito la sua casa, a partire dal 2011, ha scelto un luogo soleggiato ed un orientamento a sud, e si è inoltre impegnato a realizzare il massimo possibile di risparmio energetico: i muri hanno coefficiente di trasmittanza 0,16 e le vetrate, triple, coefficiente 0,6, per avere un isolamento quasi totale: “Anche con -10 gradi esterni si sta “spalle al vetro” senza avvertire il freddo”.
Ciò non vuol dire che la casa non respiri: il ricambio d’aria è perennemente garantito da un tubo del diametro di 20 centimetri, che conduce il flusso d’aria proveniente dall’esterno alle bocchette dislocate in ogni stanza, fino al camino sul tetto. La circolazione avviene per via naturale, grazie alle differenze di temperatura, ma una ventola in bagno ed una in cucina incrementano la velocità di ricircolo quando è necessario. Il tubo è inoltre interrato per una quarantina di metri, per recuperare qualche grado in inverno e rinfrescare gli ambienti in estate.
L’acqua sanitaria e il riscaldamento a pavimento provengono da 6 mq di collettori solari sotto vuoto, posti ai piedi dell’edificio. “Il posizionamento della mia abitazione, su un terreno terrazzato, facilita questo scambio energetico: avendo collocato i collettori in basso l’acqua calda sale e la fredda scende. Quando il tempo è nuvoloso, se è necessario posso ricorrere alla stufa a legna che ho posto al centro dell’abitazione, per garantire confort in tutta la casa.
Oppure posso scaldare l’acqua utilizzando l’energia elettrica immagazzinata ed attivare il climatizzatore con pompa di calore: svanisce il fascino della fiamma ma così facendo riduco ulteriormente sia le emissioni che i consumi di legna (molto bassi, non più di 10 quintali all’anno, che ricavo dalla gestione del territorio circostante)”.
Il sogno di autosufficienza energetica si è così avverato, e nel frattempo Sergio ha anche trovato il tempo di mettere a dimora sul terreno circostante circa 600 ulivi di 60 varietà diverse, dando vita all’Oliveto sperimentale alpino Roceja Attiva.
Certo, se il tempo rimane nuvoloso più del previsto possono esserci dei problemi di scarsità di energia, che tra il 2020 e l’inizio del nuovo anno sono stati limitati ad alcuni giorni tra il 15 dicembre e il 15 gennaio. “In questi casi si può attingere dalla rete. Oppure nel mio caso, che dalla rete sono scollegato, occorre fare un po’ di astinenza. Ma non si pensi ad eccessive privazioni, tutto è facilmente gestibile, basta ridurre gli sprechi e dare il giusto valore alla propria vita”.
Lavare i piatti a mano o rimandare il bucato in lavatrice non è certo un dramma di fronte ai numerosi vantaggi ottenuti, sia economici che di rispetto ambientale. “In fondo – conclude Sergio – da bambino passavo 3-4 mesi in montagna con le mucche ed una sola lucerna, e mai ho sentito la mancanza dell’energia. Anzi, sono i miei ricordi più belli”.
Agli scettici garantiamo comunque che a casa di Sergio il cellulare, il pc e gli elettrodomestici sono carichi e funzionanti. Grazie esclusivamente al sole, che ogni giorno offre alla sua abitazione un pieno di energia. Un gran regalo, che troppo spesso in molti sottovalutiamo.
Nel nostro Paese il 20,5% delle famiglie (5,2 milioni) vive in affitto. A livello nazionale mediamente il canone per un appartamento di 100 metri quadri in una zona semi centrale è di 538 euro mensili (6.450 euro annui), che incidono per il 19,9% sul budget familiare. Ma nelle grandi città si arriva a punte di 1.400 euro al mese, che incidono per oltre il 50% su budget familiare.
A calcolarlo è la Uil – Servizio lavoro, coesione e territorio in un rapporto sui costi di locazione. In particolare, al top degli affitti si piazza Roma con un canone di 1.415 euro mensili, in coda Caltanissetta con 218 euro mensili.
Nel dettaglio, a Roma l’affitto incide per il 52,4% sul budget familiare; a Milano per il 50,3% (1.358 euro mensili); a Bologna per il 34,3% (925 euro mensili); a Firenze per il 33,7% (910 euro mensili); a Como per il 31% (838 euro mensili).
È chiaro, sottolinea la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, “che si pone il tema dei costi dell’abitare e non solo per il ‘lievitare delle bollette’, ma anche in riferimento al caro affitti. Conseguentemente, riaffiora la necessità di adeguare i salari e le pensioni al costo reale della vita. Al nuovo Governo chiediamo di rimettere al centro del dibattito politico il tema della casa, che durante la campagna elettorale è stato dimenticato, e di affrontare con rapidità l’emergenza sfratti”. Contemporaneamente, sostiene ancora Veronese, “occorre introdurre risorse sufficienti per un piano di medio e lungo periodo in grado di incrementare in modo consistente gli alloggi di edilizia residenziale pubblica e di aumentare sensibilmente le risorse del fondo per il sostegno agli affitti e per la morosità incolpevole”.
Fonte: Agenzia Ansa
Ha preso il via in ottobre la nuova edizione del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, che coinvolge, come ogni anno, solo un campione rappresentativo di famiglie.
Nel 2022 le famiglie che partecipano al Censimento sono 1 milione 326.995 in 2.531 Comuni sull’intero territorio nazionale.
Il Censimento permette di conoscere le principali caratteristiche strutturali e socio-economiche della popolazione che dimora abitualmente in Italia, a livello nazionale, regionale e locale e di confrontarle con quelle del passato e degli altri Paesi.
Grazie all’integrazione dei dati raccolti dal Censimento – attraverso due diverse rilevazioni campionarie denominate “da Lista” e “Areale” – con quelli provenienti dalle fonti amministrative, l’Istat è in grado restituire informazioni continue e tempestive, rappresentative dell’intera popolazione, ma anche di garantire un forte contenimento dei costi e una riduzione del fastidio a carico delle famiglie.
Per arricchire questo importante patrimonio di dati statistici e conoscere meglio il Paese in cui viviamo, è stata fondamentale la piena collaborazione di tutte le famiglie campione.
La data di riferimento del Censimento è il 2 ottobre 2022, ossia le risposte ai quesiti inseriti nel questionario devono essere riferite a questa data. I primi risultati saranno invece diffusi a dicembre 2023.
Partecipare al Censimento è un obbligo di legge, ma anche un’importante opportunità.
Le famiglie coinvolte nel campione ricevono una lettera informativa a firma del Presidente dell’Istat contenente le modalità per partecipare.
Fonte: Comunicato Stampa Istat
E’ disponibile sul sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate il virtual tour dell’esposizione permanente del patrimonio cartografico e topografico del Catasto, liberamente consultabile e navigabile da pc, tablet o smartphone. La mostra, aperta a tutti, organizzata per far conoscere e valorizzare l’insieme di professionalità e competenze del Catasto attraverso un viaggio che ripercorre le tappe della topografia e della cartografia e delle conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche, si rivolge in particolare agli studenti delle scuole medie e degli istituti tecnici. Il tour è accessibile anche all’interno della rubrica “Immobili” di FiscoOggi. La navigazione è semplice e ogni oggetto esposto è accompagnato da una didascalia informativa. I comandi permettono di spostarsi virtualmente all’interno del museo, leggere i pannelli esplicativi e visualizzare le foto ad alta definizione di tutti gli oggetti presenti, guardare i video. Le mappe intelligenti, inoltre, segnalano al visitatore le opere non ancora visualizzate.
“Il patrimonio topografico e cartografico del Catasto: bene culturale vivente”, questo è il titolo della mostra permanente, proprio perché porta alla luce non solo innumerevoli strumenti e documenti antichi, ma anche mappe, cabrei, atlanti d’epoca che hanno contribuito a formare la storia del nostro Catasto e della cartografia.
Si tratta di un itinerario didattico, pensato in particolare per gli studenti, soprattutto quelli del settore, che narra la storia del catasto e della cartografia fin dalle origini, sia dal punto di vista normativo che dal punto di vista più squisitamente scientifico e tecnico.
La visita virtuale è una vera esperienza tridimensionale, che offre la sensazione di trovarsi realmente nel percorso di visita.
Il museo, allestito dai colleghi che hanno curato per anni le materie della cartografia e del catasto, si trova fisicamente nella sede dell’Agenzia delle entrate di largo Leopardi a Roma. In particolare, l’ingegnere Flavio Celestino Ferrante, collega da poco in pensione, e il professor Gabriele Garnero (politecnico di Torino) hanno guidato in porto il progetto dell’esposizione e della sua libera fruibilità online.
Il museo è suddiviso in tre parti, sulla base della storia del catasto che è andata di pari passo con quella politica europea.
La prima stanza contiene la sezione iniziale del museo, focalizzata sulle rappresentazioni di catasti pre-unitari geometrico-particellari e cartografie. In particolare qui sono esposti testi e manoscritti originali del catasto teresiano e pre-unitari, con relative cartografie precedenti la legge istitutiva del catasto italiano del 1886 e i primi strumenti utilizzati per il rilievo. È una visione interessantissima che parte dalle origini, ad esempio è possibile apprezzare la tavoletta pretoriana, strumento usato durante il diciottesimo e il diciannovesimo secolo per costruire le mappe, effettuare rilievi e disegnare gli angoli senza acquisirne la misura. Inoltre, sono a disposizione una selezione di mappe storiche di grande rilievo artistico e tavole di cabrei e atlanti caratterizzati da decorazioni minuziose e raffinate.
La stanza successiva ospita la seconda e terza sezione della mostra.
La seconda sezione riguarda la formazione delle mappe del catasto italiano (1886-1956) e fa spazio a documenti, mappe e strumenti scientifici di quel periodo, ma anche ricostruzioni di scenari dei rilievi del primo ‘900, postazioni di lavoro e volumi tecnico scientifici del secolo scorso. Non si può dimenticare, tuttavia, che l’esposizione ha inizio proprio con un omaggio ad Angelo Messedaglia, da cui il nome della legge istitutiva del catasto italiano, di cui è esposta una copia originale.
Infine, la terza sezione è dedicata alla gestione moderna e alle nuove frontiere della cartografia catastale. Questa parte rappresenta l’evoluzione degli strumenti topografici che hanno dato vita agli output più moderni e attuali della cartografia.
Chiude la mostra la rappresentazione di alcuni tra i più importanti progetti promossi e basati sulla cartografia catastale, come il sistema integrato territorio, i servizi di interoperabilità, il web map service e il geoportale cartografico. Questi progetti consentono ai più di fruire online della cartografia e di ortofoto digitali ad altissima definizione.
Infine, un’animazione illustra il moderno processo di aggiornamento automatico della cartografia basato sulla procedura Pregeo.
Torna l’ora solare. Nella notte tra il 29 e il 30 ottobre, per essere precisi alle 3, le lancette torneranno indietro di un’ora. Questa notte, quindi, guadagneremo un’ora di sonno. Con l’ora solare avremo un’ora di luce in più la mattina ma al pomeriggio farà buio prima. L’ora solare resterà attiva fino all’ultimo weekend del mese di marzo 2023.
Da tempo si discute sull’opportunità di proseguire con questa continua alternanza. Chi è favorevole a mantenere l’ora legale tutto l’anno sostiene che potrebbe evitare lo “stress da cambiamento” legato alla luce, che si manifesta nelle persone con stanchezza, insonnia, irritabilità, mal di testa, sbalzi d’umore, difficoltà a concentrarsi e a mantenere alta l’attenzione. Nel dibattito quest’anno si è però aggiunta anche una nuova variabile: il caro-bollette. Un gruppo di scienziati ha lanciato un appello al governo italiano per prolungare l’ora legale di un mese e risparmiare così 70 milioni di euro nelle bollette di gas e luce. E c’è anche chi ha chiesto di mantenere l’ora legale tutto l’anno proprio “alla luce” dell’attuale caro-energia.
L’”Indagine sul reddito e le condizioni di vita” fa parte del sistema statistico EU-SILC (European Union Statistics on Income and Living Conditions), che costituisce una delle principali fonti di dati sulla situazione sociale e sulla diffusione della povertà nei paesi membri dell’Unione Europea e produce indicatori relativi al reddito e all’esclusione sociale, con particolare attenzione agli aspetti di deprivazione materiale.
La rilevazione raccoglie annualmente informazioni sulle principali caratteristiche delle abitazioni di residenza delle famiglie (come il titolo di godimento dell’abitazione e la tipologia), l’adeguatezza delle condizioni abitative (la presenza di strutture danneggiate, di problemi di umidità o di scarsa illuminazione o la mancanza di spazio), il sovraccarico degli oneri per la casa e la difficoltà di far fronte con regolarità a tali spese.
Saranno proprio queste dimensioni a costituire l’oggetto di analisi di questo breve documento. I dati EU-SILC qui presentati, trasmessi ad Eurostat ad inizio agosto e non ancora diffusi, sono relativi al 2021.
L’appendice statistica, allegata a questo documento, dà conto del dettaglio delle informazioni disponibili. Nel testo che segue saranno commentate, invece, le evidenze principali.
Sono 250.000 le firme raccolte dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e Consumerismo No Profit in sole 6 settimane con la petizione per il mantenimento dell’ora legale.
“Siamo oramai a numeri da proposte di Referendum Popolare – spiegano il presidente Sima, Alessandro Miani, e il Presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele – A questo punto non escludiamo di percorrere formalmente questa strada, dato che è stata appena varata la piattaforma digitale per la sottoscrizione dei Referendum abrogativi. Quello che chiediamo è di congelare il passaggio all’ora solare previsto per il prossimo 29 ottobre, e di valutare l’opportunità del mantenimento dell’ora legale anche come prova transitoria per il 2023”.
“Sima e Consumerismo No Profit hanno dato voce agli italiani, fornendo elementi scientifici per una completa valutazione dell’impatto di questa misura – peraltro già attuata durante i periodi bellici e di crisi energetica – che risulta semplice, a costo zero e in grado di contribuire al superamento del difficile momento economico che il Paese si appresta ad attraversare – precisano Miani e Gabriele – Oltre al risparmio energetico, che col crescere dei prezzi del gas è passato da stime di 500 milioni l’anno basati sui dati TERNA ad oltre 2 miliardi e mezzo di euro per il solo 2023, si aggiunge un taglio di emissioni climalteranti pari a 200.000 tonnellate di CO2, equivalenti a quella assorbita piantando dai 2 milioni di nuovi alberi, con benefici per la salute umana e planetaria. La proroga di 4 settimane (come già avvenuto negli USA nel 2007) del mantenimento dell’ora legale ci consentirebbe di valutare l’effettivo impatto di questo tipo di misura. Non ci sembra di chiedere la luna, in un momento in cui ai cittadini viene chiesto di non accendere i riscaldamenti o abbassarne la temperatura, evitare di usare due elettrodomestici contemporaneamente e persino fare la lavatrice di notte. Le 250.000 firme raccolte in poche settimane sono un segnale che i cittadini stanno mandando ai nostri governanti”.
https://www.consumerismo.it/bollette-250-000-firme-per-il-mantenimento-dellora-legale-31361.html
“A Milano sono attualmente oltre 17.500 le famiglie in attesa di casa popolare e almeno 10.000 le famiglie sottoposte a sfratto o esecuzione immobiliare, a fronte di meno di 1.000 alloggi all’anno assegnati”. Lo ha affermato l’Unione inquilini-Cub durante il presidio sotto l’assessorato alla casa del Comune di Milano in occasione della giornata nazionale “Sfratti zero”. “Siamo estremamente preoccupati per la condizione della sofferenza abitativa. In Italia, 150 mila famiglie sotto sfratto esecutivo, 650 mila in attesa di una casa popolare, senza una risposta – ha detto Bruno Cattoli, segretario dell’Unione Inquilini del capoluogo lombardo -. In questa situazione già insostenibile, si aggiunge l’aumento per le spese alimentari che viaggiano oltre le due cifre percentuali e che si abbattono in maniera proporzionalmente più elevata sui redditi bassi e medi e l’incremento esponenziale delle bollette energetiche, insostenibili per milioni di famiglie”.
L’Unione Inquilini singolarmente e insieme agli altri sindacati inquilini “si è rivolta più volte al sindaco Sala e all’assessore Maran nella loro responsabilità di garanti della salute pubblica e di responsabili politici e amministrativi della gestione dell’offerta abitativa, ma i risultati sono sconfortanti. Il livello di attenzione del Comune di Milano nei confronti dell’emergenza abitativa dall’insediamento della giunta Sala 2 ha raggiunto i minimi storici, così come quello della interlocuzione con i sindacati inquilini e i movimenti di lotta per la casa”.
Fonte: Agenzia ansa
Il Rapporto di “Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile” (ASviS 2022), presentato al Festival dello Sviluppo Sostenibile, grazie ai più recenti dati statistici disponibili, elabora 33 diversi indicatori di sostenibilità permettendo, per la prima volta, di confrontare la situazione dell’Italia e dell’Unione Europea dal 2019 al 2021, gli anni precedente e successivo a quello della prima ondata di pandemia da Covid-19, che ha sconvolto tutti i trend statistici mondiali.
Durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile è stato presentato il Rapporto annuale “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” dell’ASviS.
IL RAPPORTO ASVIS
Dal 2016, Il Rapporto annuale “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” dell’ASviS fa il punto della situazione italiana rispetto all’Agenda 2030 grazie al contributo degli esperti provenienti dagli oltre 300 Aderenti all’Alleanza. Tra gli strumenti statistici innovativi che caratterizzano la pubblicazione ci sono le quattro “frecce” della sostenibilità, infografiche sulle quattro dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, economica, istituzionale e sociale). Il Rapporto contiene inoltre dieci proposte sugli ambiti prioritari in cui bisogna intervenire, fornendo una visione d’insieme sulla sostenibilità nel nostro Paese, in Europa e nel mondo.
Dal Rapporto 2022 emerge, in particolare, che l’Italia ha registrato nell’ultimo biennio dei passi avanti soltanto per due Goal (7 e 8), mentre per altri due (2 e 13) viene confermato il livello del 2019. Per tutti i restanti Goal dell’Agenda 2030 (1, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 15, 16 e 17) il livello registrato nel 2021 è al di sotto di quello del 2019, a conferma del fatto che il Paese non ha ancora superato gli effetti negativi causati dalla crisi pandemica. A causa della mancanza di dati, i Goal 11, 12 e 14 non sono analizzati fino al 2021. Nel documento si ribadisce l’allarme per i numerosi ritardi e problemi che l’attuazione dell’Agenda 2030 sta avendo in Italia e nel mondo. Il tempo a disposizione per cambiare passo sta finendo.
UN PAESE IN RITARDO
Lo scenario che emerge dal settimo Rapporto annuale presentato dall’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, oggi al Palazzo delle Esposizioni di Roma nella giornata inaugurale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022 – in programma dal 4 al 20 ottobre, con oltre 900 eventi in tutta Italia e online – è chiaro: l’Italia è in ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 Onu. La crisi sistemica del modello di sviluppo dominante accelerata dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dai cambiamenti climatici sta aumentando le disuguaglianze sociali.
LE PROPOSTE DELL’ASVIS
Le proposte trasversali contenute nel Rapporto per accelerare la transizione dell’Italia verso un modello di sviluppo sostenibile coerente con l’impegno assunto nel 2015 da tutti i 193 Paesi dell’Onu con la sottoscrizione dell’Agenda 2030 sono quelle formulate durante la campagna elettorale quando l’ASviS ha consegnato alla forze politiche ”Dieci idee per un Italia sostenibile” da realizzare nella prossima legislatura.
In sintesi: assicurare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile; disegnare il futuro partendo dal presente; promuovere giustizia, trasparenza e responsabilità; integrare la sostenibilità nel funzionamento del Parlamento; rendere più sostenibili ed equi i territori; impegnarsi per la giusta transizione ecologica; ridurre tutte le disuguaglianze; non lasciare indietro nessuno; tutelare la salute con un approccio integrato; garantire diritti e pace, rafforzare cooperazione e democrazia. Oltre al coinvolgimento delle forze politiche, i contenuti del decalogo sono stati promossi anche tramite una campagna di sensibilizzazione con una raccolta firme su Change.org (https://chng.it/nWJjTZZCQ9) che prosegue durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile.
MALLEN: INDICATORI SOCIALI E AMBIENTALI IN PEGGIORAMENTO
“Nonostante la ripresa registrata nell’ultimo biennio, caratterizzato dalla caduta e dal rimbalzo dell’economia causati dalla pandemia, gli indicatori di sostenibilità dell’Italia, in particolare quelli sociali e ambientali, sono in peggioramento”, ha affermato in una nota la Presidente dell’ASviS Marcella Mallen. “Per sottolineare questa situazione di emergenza abbiamo rappresentato i dati del Rapporto usando quattro frecce, relative alle quattro dimensioni della sostenibilità, ambientale, economica, istituzionale e sociale. Dal 2019 al 2021 registriamo un aumento delle disuguaglianze di reddito, una crescente difficoltà del sistema sanitario di rispondere alle esigenze dei cittadini, specialmente dei più deboli e un arretramento degli indicatori ambientali, in particolare quelli sul consumo di suolo e sulla gestione delle risorse idriche. L’urgenza di costruire un modello di sviluppo realmente sostenibile ci impone di dare una svolta radicale al nostro modo di abitare la Terra e ad impegnarci per diffondere un benessere condiviso e durevole, come indicato dall’Agenda 2030”.
STEFANINI: SIAMO IN EMERGENZA
“Il Rapporto conferma che stiamo superando la soglia tra un periodo storico in cui la crescita di produzioni e consumi, seppur con molte contraddizioni, generava un’analoga diffusione del benessere, dei diritti e della giustizia sociale a un nuovo periodo in cui la generazione della ricchezza economica porta benefici a una fascia di popolazione progressivamente più ristretta – ha dichiarato in una nota il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – la frattura della pandemia, le guerre e gli scenari geopolitici mondiali, insieme al nuovo corso politico che si apre in Italia ci impongono di ripensare e cambiare passo. Le ‘quattro frecce’ lampeggiano, siamo in emergenza. Per ripartire bisogna prendere con decisione la strada della sostenibilità perseguendo i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Occorre un grande cambiamento, anche culturale, che deve essere innescato dalla politica e dalle istituzioni, realizzando tra l’altro le proposte del decalogo promosso dall’ASviS”.
L’Italia peggiora in sostenibilità ambientale e sociale. Il Rapporto ASviS 2022