Confedilizia, per onorare la memoria dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani, ha istituito un premio di laurea del valore di 5mila euro riservato a laureati del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza della sede di Piacenza dell’Università Cattolica. L’annuncio è stato dato in occasione dell’Assemblea annuale della Confederazione.
Potranno aderire al bando i laureati che conseguiranno il diploma di laurea nell’anno accademico 2022/23 discutendo una tesi in diritto immobiliare, con una votazione non inferiore a 105/110. La domanda dovrà essere presentata entro il 12 febbraio 2024 alla Direzione di sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’assegnazione del premio sarà effettuata a giudizio insindacabile dall’apposita Commissione nominata dal Rettore.
“Intitolare a Corrado Sforza Fogliani un premio di laurea in diritto immobiliare nella sua amata Piacenza è un modo per rendere un omaggio dovuto a tre fra le sue principali passioni civili: per il diritto, per la proprietà e per il territorio. Ringrazio sentitamente, anche a nome di tutta la Confederazione, l’Università Cattolica per questa opportunità, che ci consente di onorare nel modo migliore un uomo che ha fatto la storia della Confedilizia”, ha detto il presidente Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.
Alle sue parole hanno fatto seguito quelle di Anna Maria Fellegara, Preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica: “Ringrazio Confedilizia per questa splendida iniziativa, che consolida la nostra collaborazione e consente di ricordare in modo davvero appropriato l’avvocato Fogliani. Il premio di laurea va nella direzione di incentivare gli studi giuridici, a cui il presidente Sforza Fogliani ha sempre prestato una grande attenzione”.
Anche in Italia ora è possibile vendere e acquistare un immobile al di fuori del mondo giudiziario (esecuzioni e fallimenti) con il sistema dell’asta, sfruttandone tutti vantaggi, restando comodamente seduti sul divano di casa e per la prima volta con la consulenza diretta di un team che opera sotto l’egida notarile. Una vera e propria rivoluzione per il mercato immobiliare italiano che, spinta anche dalla proliferazione dei siti e dei portali online per la compravendita di case e seguendo le orme di quanto già avviene ormai da tempo nei paesi anglosassoni, punta all’affermazione delle aste private, in presenza e/o in modalità telematica, come innovativo e dinamico strumento di vendita di beni al miglior offerente. Il tutto sotto la supervisione dei notai, figure altamente specializzate che si pongono, da un lato, come garanti della correttezza del trasferimento del bene messo all’asta e che, dall’altro, esercitano il loro ruolo consulenziale al fianco di clienti quali privati, professionisti, società ed enti con e senza scopo di lucro. Ed è proprio in sinergia con i notai che si muove APP – Aste Private Professionali (asteprivateprofessionali.it), innovativa startup italiana con sede a Padova con un team di 10 collaboratori, che punta ad affermarsi come la principale sala d’aste attiva nel settore immobiliare privato italiano.
Per riuscirci uno dei primi, necessari, step è rappresentato dalla necessità di far conoscere quelli che sono i principali vantaggi offerti dall’asta privata sia che si svolga in presenza sia a distanza in via telematica: dalla possibilità, rispetto ad una alienazione tradizionale, di poter vendere ed acquistare una proprietà immobiliare e non solo in tempi certi, precedentemente concordati e fissati mediante il bando d’asta, al dimezzamento dei costi fino alla garanzia, mediante il sistema della gara al rialzo tra gli offerenti, della massimizzazione dei ricavi. Senza dimenticare l’assoluta trasparenza della procedura all’incanto, un aspetto particolarmente apprezzato dal venditore privato o professionale che deve liquidare un patrimonio proprio o per conto terzi così da eliminare alla radice eventuali dubbi d’imparzialità e salvaguardandolo da azioni di responsabilità, e la sicurezza del trasferimento dell’immobile che avviene sotto il controllo del notaio, assoluto punto di riferimento nel settore.
Assistere il cliente nelle aste private richiede professionalità, imparzialità e riservatezza, guidandolo in un mondo che richiede forti competenze giuridiche ma, oltre alla consulenza tecnica, nel rapporto con il cliente, è indispensabile l’ascolto attivo, in modo da ottenere la massima soddisfazione possibile in sede d’asta. Tutti valori impersonificati dalla figura professionale del notaio, pubblico ufficiale imparziale con cui i collaboratori di APP – Aste Private Professionali lavorano in costante e stretta sinergia. “Puntiamo a diventare la realtà leader in Italia per la gestione delle aste private, un mercato in ascesa che presenta ampi margini di crescita – dichiara il dott. Enrico Poletto, real estate manager e CEO di APP – Aste Private Professionali – Grazie alla nostra expertise consulenziale vogliamo sensibilizzare e aumentare, tra i privati e i professionisti, la consapevolezza riguardo ai meccanismi di funzionamento e ai benefici delle aste private che si possono svolgere anche in modalità telematica, favorendo così la partecipazione a distanza, senza alcuna necessità di spostamenti fisici e con benefici diretti e tangibili in termini di contenimento dei costi e delle spese. Lo strumento è particolarmente indicato per professionisti (liquidatori volontari e giudiziali), enti privati (fondazioni, associazioni) e pubblici (territoriali), società (leasing) e privati che dispongono di beni di particolare rilevanza da alienare”.
Fonte: Comunicato Stampa
L’effetto superbonus è finito: la propensione a ristrutturare, acquistare mobili, caldaie o impianti di isolamento termico scende notevolmente. Anzi, precipita. Sfiorano una flessione del 20% (-19,4%) le intenzioni di ristrutturare casa, calano dell’11,8% gli impianti di isolamento termico e del 9,2% le caldaie a condensazione o biomassa. In calo anche i mobili (-12,7%) che, tuttavia, si confermano su livelli superiori alla media degli ultimi 12 mesi. In controtendenza solo gli impianti fotovoltaici (+11,9%) e gli infissi (+4,4%).
A registrare la situazione è l’analisi realizzata dall’Osservatorio mensile Findomestic, realizzata in collaborazione con Eumetra,.
“I primi mesi del 2023 sono stati contraddistinti da una ripresa della propensione al consumo – dichiara Gilles Zeitoun, Amministratore Delegato e Direttore Generale Findomestic – che ha trovato riscontro negli effettivi acquisti di beni durevoli, in crescita ma ancora frenati da un contesto che resta di forte preoccupazione. Il fenomeno dell’inflazione rimane la prima preoccupazione nel Paese (6 risposte su 10 nella nostra rilevazione) e continua ad influenzare i comportamenti di spesa che restano improntati alla prudenza. Non a caso, con i redditi che crescono meno dei prezzi dei beni di consumo, al secondo posto tra le preoccupazioni più avvertite (39% di preferenze) troviamo quella relativa al progressivo calo del potere d’acquisto familiare”.
Il settore “casa” soffre la fine dell’“effetto Superbonus”, ma non è l’unico a subire un ripiegamento delle intenzioni d’acquisto. Senza una prospettiva concreta di incentivi nuovi o rivisti nei parametri, anche le auto nuove cedono il 7% (tengono meglio le elettrificate a -1,4%) e le usate l’11%. I motoveicoli, un mercato in forte crescita dal 2021 ad oggi, fanno rilevare ancora intenzioni d’acquisto in positivo: +8,6%.
Torna a sorridere il settore della tecnologia dopo il calo generalizzato della propensione all’acquisto (e delle vendite) registrato nel primo trimestre dell’anno. L’intenzione di dotarsi di un tablet raggiunge i livelli massimi da un anno a questa parte (+15,8% nell’ultimo mese). Lo stesso vale per le fotocamere (+18,8%) e la telefonia (+11,1%). Anche le TV, come rileva l’Osservatorio Findomestic di maggio, guadagnano il 6,3%, mentre le intenzioni d’acquisto di PC rimangono stabili. Andamenti contrapposti per i due segmenti degli elettrodomestici con i piccoli in flessione del 6,3% e i grandi in crescita del 10,4%.
Ufficio stampa SEC Newgate Italia
Il caro-bollette vale anche per i rifiuti con la cifra media della Tari che nel 2022 ha toccato 325 euro di media con un aumento del 3,7%.
Negli ultimi 5 anni la Tari è aumentata mediamente del 7,7%. Sono i dati della consueta indagine realizzata dalla Uil che riportano come tra il 2021 e il 2022 sono 65 le città capoluogo di provincia che hanno aumentato la tassa.
In valori assoluti – spiega Ivana Veronese, segretaria confederale Uil – le famiglie italiane hanno versato nel 2022 per la tariffa rifiuti 325 euro medi, a fronte dei 313 euro del 2021 e dei 301 euro versati nel 2018.
Il costo maggiore si registra a Pisa con 519 euro medi l’anno a famiglia; a Brindisi si versano 518 euro; a Genova 489 euro; a Benevento 481 euro; a Messina 476 euro; Catania 475 euro; a Siracusa 472 euro; ad Agrigento 471 euro; a Taranto 459 euro e a Trapani 457 euro.
Il campione utilizzato dallo studio del Servizio Lavoro Coesione e Territorio del sindacato che ha elaborato i costi in 107 città capoluogo di provincia si riferisce ad una famiglia composta da quattro componenti con una casa di 80 mq e reddito Isee di 25 mila euro.
Tra le città meno costose Belluno con 169 euro l’anno a famiglia; a Novara 174 euro; ad Ascoli Piceno 181 euro; a Macerata 182 euro; a Pordenone 186 euro; a Brescia 187 euro; a Trento 189 euro; a Firenze 194 euro; a Vercelli 197 euro e a Udine 204 euro. Per quanto riguarda le Città Metropolitane, la tassa sui rifiuti pesa per 489 euro all’anno a famiglia a Genova; a Messina per 476 euro; a Catania per 475 euro; a Reggio Calabria per 453 euro; a Napoli per 442 euro; a Bari per 401 euro; a Cagliari per 395 euro; a Milano per 338 euro; a Venezia e a Palermo per 332 euro; a Torino per 331 euro; a Roma per 314 euro; a Bologna per 228 euro e a Firenze per 194 euro.
Fonte: Agenzia Ansa
Sulla base degli elementi raccolti “non appare corretto l’iter logico seguito dall’Autorità nell’adozione dei due provvedimenti cautelari, risultando insussistente il fumus boni iuris che ne legittimava l’adozione”. Così il Tar del Lazio in due identiche sentenze con le quali, accogliendo i ricorsi proposti da Acea Energia ed Eni Plenitude, ha annullato i provvedimenti cautelari adottati dall’Antitrust per presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di energia elettrica e di gas naturale.
Una vicenda complessa ricostruita dallo stesso Tar in sentenza.
Con un originario ricorso Acea Energia ed Eni Plenitude impugnavano il provvedimento cautelare del 12 dicembre 2022 con cui veniva loro intimato di sospendere le presunte modifiche unilaterali del prezzo dell’energia elettrica e del gas naturale perché in contrasto con il cosiddetto “decreto aiuti-bis” (la vicenda concerneva unicamente i ‘contratti con prezzo fisso’).
Con successivi motivi aggiunti ai ricorsi, si contestava il successivo provvedimento cautelare con il quale l’Antitrust a fine dicembre 2022 parzialmente confermava gli stessi provvedimenti cautelari. Tutto ciò è stato compiuto per la decisione del Governo di mitigare l’impatto economico sugli utenti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina che ha determinato uno sproporzionato aumento dei prezzi delle materie prime.
Il Tar, una volta chiarita la bontà della qualificazione della fattispecie operata dall’Agcm, si è poi concentrato a verificare se la stessa condotta possa o meno esser considerata in violazione del ‘Decreto aiuti-bis’. Ed ecco che allora, per i giudici “non appare corretto l’iter logico seguito dall’Autorità nell’adozione dei due provvedimenti cautelari, risultando insussistente il fumus boni iuris che ne legittimava l’adozione. Difatti, alla luce della documentazione raccolta nel primo segmento dell’istruttoria, non si apprezza la violazione delle disposizioni contrattuali né dell’art. 3 d.l. 115 cit, (cioè il decreto Aiuti-bis, ndr): invero, l’omessa indicazione della scadenza delle condizioni economiche non può ex se determinare l’illiceità della pratica, stante la possibilità per l’utente di ricostruire induttivamente tale dato, alla luce delle varie proroghe man mano succedutesi nel tempo. Né potrebbe sostenersi che l’omissione da parte del professionista della comunicazione periodica di aggiornamento possa consolidare sine die le precedenti condizioni economiche, atteso che il contratto disciplina specificamente le modalità di aggiornamento delle stesse”.
Fonte: Agenzia Ansa
Predisporre una campagna di informazione sui principali media nazionali per spiegare ai cittadini cosa vorrà dire la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica, previsto al 10 gennaio del 2024.
E’ la richiesta che hanno fatto le associazioni di consumatori che sono state sentite dalla Commissione Attività produttive della Camera. Quest’ultima deve esprime un parere sulla bozza di decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sull’ingresso consapevole degli utenti sul mercato libero.
“Serve una forte azione di informazione e formazione sui media – ha detto Pierpaola Pietrantozzi di Adiconsum – con l’ausilio delle organizzazioni dei consumatori”.
Per Alessandro Cafagna di Adoc “la nostra proposta è inserire nel decreto un’informazione che possa accompagnare gli utenti nel passaggio”.
Anche per Carmen Agnello di Confconsumatori e Ovidio Marzaioli del Movimento Consumatori servono “campagne informative in tv nei prossimi mesi”. Al momento sono circa 9 milioni i cittadini italiani che non hanno scelto il mercato libero dell’elettricità, e che continuano a rifornirsi sul mercato tutelato. Qui le tariffe sono fissate dall’Arera, l’autorità pubblica per l’energia, e la corrente è fornita dall’Acquirente unico, società pubblica.
La bozza di decreto del ministro Gilberto Pichetto prevede che gli utenti che al 10 gennaio dell’anno prossimo non avranno scelto un fornitore sul mercato libero, se ne vedranno assegnato uno, sulla base di concorsi indetti dall’Acquirente Unico e a condizioni fissate dall’Arera. Questo regime viene detto “servizio a tutele graduali”. Entro il primo aprile 2027, gli utenti che non sono soggetti vulnerabili o in povertà energetica dovranno passare obbligatoriamente al mercato libero. Gli altri (ad oggi circa la metà dei 9 milioni) rimarranno nel regime tutelato.
Fonte: Agenzia Ansa
ENEA ha realizzato un prototipo di braciere in materiale ceramico per stufe a pellet, in grado di ottimizzare il processo di combustione per la produzione di calore e ridurre le emissioni inquinanti. A metterlo a punto con stampa 3D, il Laboratorio di Tecnologie dei materiali Faenza nell’ambito del programma di Proof of Concept (PoC) promosso dall’Agenzia per incrementare il trasferimento di tecnologie innovative alle imprese e ridurre il divario tra i risultati della ricerca e il loro potenziale utilizzo/commercializzazione.
“Questo progetto ci ha consentito di mettere a punto processi, materiali e tecnologie all’avanguardia che potremo applicare per progettare e realizzare nuovi componenti dalle forme complesse e dalle elevate proprietà chimico-fisiche e termomeccaniche, come ad esempio bruciatori e microturbine per la produzione di energia, ma anche per i settori automotive e aerospazio”, spiega Alessandra Strafella, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Tecnologie dei Materiali Faenza.
“I bracieri sono tra i componenti più studiati per ottimizzare le prestazioni delle stufe, tenuto conto che sono sottoposti alle condizioni operative più gravose. Devono avere, infatti, notevoli proprietà termomeccaniche per mantenere la loro forma nelle condizioni di utilizzo, come la resistenza agli shock termici, all’usura e all’ossidazione” aggiunge Strafella.
I bracieri in ghisa più diffusi in commercio non consentono un aumento significativo della temperatura di esercizio in quanto hanno il limite della temperatura di fusione. L’elevata resistenza termomeccanica, chimica e all’usura dei materiali ceramici tecnici garantisce al braciere condizioni di funzionamento più costanti ad alte temperature[1], ma finora gli elevati costi di produzione hanno limitato la loro diffusione su larga scala.
“Nel nostro laboratorio siamo riusciti a superare questo limite grazie alla stampa 3D, che permette di ottenere componenti dalla geometria complessa minimizzando la quantità di materiale necessario per la formatura, le lavorazioni meccaniche post-processo, i tempi di realizzazione e, infine, il consumo di energia in quanto la produzione del componente avviene a temperatura ambiente, rendendo l’intero processo altamente sostenibile”, conclude la ricercatrice ENEA.
Nel dettaglio, la prima fase della sperimentazione ha previsto l’individuazione di un materiale ceramico avanzato – la tialite (titanato di alluminio)- con un’elevata resistenza allo shock termico (proprietà fondamentale per le fasi di accensione e di spegnimento del braciere). Il team ENEA ha poi sviluppato una pasta ceramica a base acquosa, ottimizzata per ridurre al minimo l’utilizzo di additivi organici e renderla compatibile con la tecnologia di stampa 3D. Il disegno CAD del braciere è stato poi fornito dall’azienda partner del progetto, Palazzetti Lelio spa, specializzata in sistemi di riscaldamento domestico a biomassa legnosa, che ha anche testato il componente in condizioni reali di esercizio, ossia in una stufa a pellet.
Comunicato Stampa Enea
“È stato pubblicato il bando – segnala il sindaco di Verbania Silvia Marchionini – che abbiamo messo in campo come Amministrazione Comunale di Verbania, finalizzato ad un sostegno economico ‘una tantum’ per aiutare i cittadini residenti a sostenere i costi legati all’abitazione per il pagamento di utenze di luce e gas, rate affitto, rate del mutuo, etc. Un sostegno che riteniamo importante, che si somma ad altri che in questi anni abbiamo proposto, per un aiuto concreto alle famiglie in questa difficile fase economica e sociale”.
“L’ammontare del contributo una tantum – aggiunge l’assessore alle politiche sociali Marinella Franzetti – sarà erogato in base al numero dei componenti del nucleo famigliare: per un componente contributo fino ad un massimo di 600 euro, due componenti 800 euro, tre componenti 1000 euro e da quattro o più componenti il contributo arriva fino ad un massimo di 1200 euro”.
La nota dell’amministrazione comunale specifica che le risorse verranno erogate ai cittadini richiedenti secondo l’ordine di presentazione delle richieste e fino a esaurimento delle risorse disponibili. Possono beneficiare del contributo i cittadini in possesso dei requisiti sottoindicati:
• residenza nel Comune di Verbania;
• certificazione ISEE, in corso di validità, compresa tra i valori di € 9.360,00 e €18.000,00. I cittadini con una certificazione ISEE inferiore alla somma di € 9.360,00 potranno ugualmente fare domanda, ma le loro richieste verranno vagliate in subordine all’esaurimento di tutte le richieste valide da parte di cittadini nella fascia tra € 9.360,00 ed € 18.000,00 e se non già destinatari di aiuti da parte del Servizio Sociale;
• attestazione di utenza di luce e/o gas intestata ad almeno uno dei componenti del nucleo richiedente, attraverso presentazione di bolletta riferita ad utenza attiva e di solo tipo domestico;
• canone affitto/rata mutuo per alloggio corrispondente alla residenza anagrafica del richiedente.
Le domande vanno presentate on line accedendo dal sito del Comune di Verbania www.comune.verbania.it e dal link diretto https://www.comune.verbania.it/Servizi/Contributo-economico-straordinario-una-tantum-per-spese-legate-all-abitazione
Comunicato stampa Amministrazione Comunale Verbania
Una mozione volta a promuovere il car-sharing condominiale o di comunità negli alloggi di edilizia residenziale pubblica della Regione Umbria. L’ha presentata il consigliere regionale della Lega Daniele Carissimi. “Il car-sharing – spiega – è uno strumento che concorre efficacemente a ridurre l’impatto ambientale delle emissioni inquinanti derivanti dal traffico veicolare, riducendo inoltre il numero di auto in circolazione e contribuendo allo sviluppo delle green cities”. Secondo Carissimi “questo modello apporta un vantaggio non solo ambientale ma anche economico per le famiglie, consentendo la riduzione delle spese di gestione, assicurazione e manutenzione del veicolo, che vengono distribuite su più soggetti o nuclei familiari”. “L’idea di condividere l’auto – spiega il consigliere – rientra nella logica circolare della servitisation, cioè della transizione verso modelli di acquisto di un servizio piuttosto che di un bene. Soluzioni come il leasing, il noleggio e l’abbonamento sono sempre più diffuse e hanno indiscutibili vantaggi dal punto di vista della sostenibilità sia economica sia ambientale. Dal punto di vista ambientale, è noto che in diverse città dell’Umbria vengono costantemente superati i valori-limite di determinati inquinanti atmosferici”. L’inquinamento da PM10 in Regione Umbria è riconducibile per l’11% alle emissioni generate dal traffico veicolare e d’altra parte l’Umbria, secondo dati dell’AciI, è la regione con il più alto numero di parco veicolare privato e auto pro-capite, con un rapporto tra numero di veicoli e abitanti sensibilmente superiore alla media nazionale. A Perugia la mobilità a emissioni zero arriva appena al 15% e le politiche di sostenibilità non superano il 2%, per Terni mancano addirittura dati sufficienti a permettere una valutazione a confronto con le altre città.
“Il car-sharing condominiale o di comunità – spiega ancora il consigliere – è inoltre in linea con le azioni di promozione della diffusione di Comunità energetiche rinnovabili e Gruppi di autoconsumo collettivo che la Giunta è chiamata a mettere in campo in attuazione alla mozione, che ho personalmente emendato e promosso, approvata dall’Assemblea legislativa nella seduta del 10 maggio 2022”.
La mozione che ho appena depositato chiede l’impegno della Giunta ad avviare forme di collaborazione finalizzate alla promozione e al sostegno di forme di mobility sharing di comunità o di condominio negli alloggi di edilizia residenziale pubblica presenti sul territorio regionale, compatibilmente con le esigenze organizzative e di programmazione degli interventi di Ater Umbria, lo strumento attraverso cui la Regione risponde alle esigenze abitative dei nuclei familiari che si trovano in condizioni economiche e sociali svantaggiate. La mobilità condivisa a basso impatto ambientale – conclude Daniele Carissimi – rappresenta da un lato la sfida più avanzata per ottenere una risposta efficace all’esigenza di un sistema di trasporto delle persone e delle merci in armonia con il territorio ed i suoi abitanti e dall’altro costituisce per le famiglie un consistente sgravio delle spese legate al possesso e uso di un veicolo”.
Fonte: Agenzia Ansa