.

Riscaldamento a soffitto: i vantaggi

Esistono vari modi per riscaldare la propria casa. Tra questi c’è anche il “riscaldamento a soffitto”.
L’impianto di riscaldamento a soffitto sfrutta pannelli radianti, che sono in grado sia di riscaldare sia di raffreddare la casa, sfruttando lo stesso sistema di tubature. A seconda delle esigenze, la temperatura può essere impostata tra 18 e i 40°C.
Per farsi un’idea del costo di un impianto di riscaldamento a soffitto bisogna tener conto dei prezzi dei pannelli radianti (ad acqua o elettrici), dei costi della caldaia (a condensazione oppure a pompa di calore), e della posa dei pannelli.
Con grande approssimazione, escludendo i costi per la caldaia, la realizzazione di un impianto di riscaldamento a soffitto può costare tra i 120 e 160 euro al mq (solo la fornitura e posa in opera dei pannelli radianti). Questo tipo di intervento può beneficiare delle agevolazioni previste dal superbonus o dell’ecobonus, a seconda dei casi.
Un impianto di riscaldamento a soffitto trasferisce calore aumentando o diminuendo la temperatura media superficiale, portandola il più vicino possibile alla temperatura dell’aria. In questo modo il flusso di calore emesso per irraggiamento risulta molto più elevato di quello per convezione.
Il riscaldamento a soffitto funziona nello stesso modo di tutti i sistemi a pannelli radianti: mediante dei pannelli di vario materiale che contengono all’interno delle serpentine di plastica dove scorre acqua calda per il riscaldamento (o fredda per il raffreddamento).
A differenza di un impianto a radiatori, dove la temperatura dell’acqua oscilla tra 60°C ed 80°C, un impianto a soffitto radiante mantiene la temperatura dell’acqua nei pannelli più bassa, generalmente a 35°C per riscaldare e 18° C per raffrescare. Nel caso di riscaldamento a soffitto elettrico ad infrarossi, ovviamente, non ci sono tubature d’acqua, ma serpentine dove passa corrente elettrica a bassa o bassissima tensione.
Uno dei principali vantaggi del riscaldamento a soffitto è il risparmio energetico. Inoltre, generando poca umidità, grazie al principio di funzionamento a irraggiamento, impedisce la formazione di muffe in casa.
Con un impianto di riscaldamento a soffitto si ottiene sempre una temperatura uniforme, che garantisce comfort abitativo anche in situazioni con soffitti molto alti. I pannelli radianti a soffitto a spessore ridotto, inoltre, rendono questa tipologia di riscaldamento perfetta in caso di ristrutturazioni o in presenza di problemi di altezza minima da rispettare.

Cessione del credito pro-soluto e pro-solvendo

Cessione del credito pro-soluto e pro-solvendo:differenze, caratteristiche e vantaggi delle due tipologie di cessione del credito
Quando un credito viene trasferito da un soggetto a un altro, si parla di cessione del credito. Che può essere di due diversi tipi, pro soluto e pro solvendo. In base alla tipologia della cessione, cambiano le dinamiche e gli obblighi che intercorrono tra le parti.
Pro soluto e pro solvendo sono quindi le due modalità di cessione del credito, che si distinguono perché comportano o meno specifici obblighi in capo al cessionario.
In caso di cessione del credito pro soluto, il cedente si libera da ogni responsabilità in merito all’adempimento da parte del debitore. L’unico suo onere è provare che il credito esiste e può essere ceduto, perché non esistono particolari vizi, né cause di annullamento o nullità. Nella cessione del credito pro soluto è il cessionario a farsi carico del rischio dell’inadempimento.
La situazione cambia radicalmente nella cessione del credito pro solvendo, perché in questo caso il cedente deve garantire che il debitore eseguirà la prestazione dovuta. In caso di inadempimento, il cessionario potrà rivolgersi al cedente, che a sua volta è tenuto a pagare la somma dovuta dal debitore.
In questa seconda ipotesi il rischio dell’inadempimento è a carico del cedente, che non deve garantire solo che il credito esiste, ma anche che verrà ripagato. In caso contrario sarà proprio il cedente a mettere mano al portafogli e pagare.
Nonostante le commissioni nella tipologia pro soluto in genere siano più elevate, è la formula più utilizzata, proprio perché consente al cedente di non essere più parte del rapporto debitorio e di garantire solo l’esistenza del credito.

Incidenti domestici: gli ambienti più pericolosi

Secondo gli studi sul fenomeno degli incidenti domestici, incrociando i dati Istat e Siniaca, il Sistema informativo nazionale sugli incidenti in ambiente di civile abitazione, emerge un quadro piuttosto chiaro: in testa alla lista nera degli ambienti di casa per pericolosità c’è la cucina, dove si verifica il 36% degli incidenti domestici.
Altri luoghi domestici dove avvengono con maggior frequenza gli incidenti sono: camera da letto 14%; soggiorno 12%; scale 8%; bagno 8% (specialmente a causa di superfici bagnate, e quindi scivolose, dei sanitari o mentre si entra o si esce dalla vasca o dalla doccia); pertinenze esterne della casa (giardino, cortile, ecc.) 6%.
Anche la tipologia dei pavimenti e degli arredi comporta un aumento o una diminuzione del rischio. La presenza di tappeti, per esempio, fa aumentare il rischio di scivolare.
La casa dovrebbe essere concepita per lasciare sempre spazi sufficientemente ampi. Il passaggio dovrebbe essere sempre libero, senza ostacoli o mobili ingombranti che intralciano il cammino. Soprattutto alcune stanze, come bagno e cucina, dovrebbero essere progettate tenendo conto dei movimenti necessari per svolgere le principali funzioni proprie di quell’ambiente in sicurezza.
In cucina non dovrebbero esserci ostacoli tra il fornello e il tavolo, per evitare di dover superare barriere mentre si trasporta qualcosa di bollente. Anche in bagno è importante avere spazio tra i sanitari.
La guida del Ministero sconsiglia di progettare la casa con pavimenti irregolari, con dislivelli (soppalchi o gradini) o con fughe larghe. Allo stesso modo è consigliato di evitare le cere sui marmi, che possono rendere i pavimenti eccessivamente scivolosi.
Oltre a rispettare le regole di pedata e alzata, le scale dovrebbero essere sempre fornite di ringhiera e parapetto. Seguendo le regole di sicurezza bisognerebbe applicare una striscia antiscivolo sul bordo di ogni gradino. Se ci sono bambini in casa si dovrebbe provvedere a installare un cancelletto che impedisca l’accesso alle scale.

Dopo la compravendita immobiliare, chi paga le spese condominiali

Chi paga le spese condominiali dopo la compravendita. La normativa di riferimento è molto precisa in proposito. Ma il tema rimane dibattuto. L’art. 63 delle Disposizione per l’attuazione del Codice Civile recita: “Chi subentra nei diritti di un condomino, è obbligato solidalmente con questo al pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello precedente. Chi cede diritti su unità immobiliari resta obbligato solidalmente con l’avente causa per i contributi maturati fino al momento in cui è trasmessa all’amministratore (di condominio) copia autentica del titolo che determina il trasferimento del diritto”.
Secondo la legge, dunque, nel caso di compravendita di un appartamento ubicato in uno stabile condominiale, l’acquirente è obbligato, in solido con il venditore, al pagamento delle quote condominiali relative all’anno in corso e a quello precedente la vendita.
Ne deriva che l’amministratore di condominio può agire per il recupero delle predette quote non saldate, nei confronti di entrambi i soggetti: il vecchio e il nuovo condomino.
In caso di trasferimento della proprietà di un immobile condominiale, l’amministratore di condominio ha dei doveri ben precisi. La legge n. 220/2012 (la “Riforma del condominio”), infatti, ha introdotto norme utili per i venditori e di conseguenza per i compratori che vogliono valutare complessivamente la situazione, modificando la disciplina codicistica civile in vigore fino ad allora.
L’art. 1130 c.c., al n. 9, prevede, adesso, che l’amministratore debba “fornire al condomino che ne faccia richiesta attestazione relativa allo stato dei pagamenti degli oneri condominiali e delle eventuali liti in corso”. Il mancato adempimento a quest’obbligo può condurre alla revoca dell’amministratore stesso per gravi irregolarità di gestione.
Pertanto, l’acquirente ha la possibilità di accordarsi con il venditore affinché quest’ultimo faccia richiesta all’amministratore di rilascio della predetta attestazione. L’amministratore non potrà sottrarsi. Ma come può fare l’acquirente per non pagare le spese condominiali relative ai periodi antecedenti la vendita? Includendo nel contratto preliminare una clausola di manleva con quale le parti concordano che unico obbligato per le spese di condominio maturate prima del perfezionamento del trasferimento della proprietà dell’immobile sia il venditore. O anche condizionando la vendita, sempre per mezzo di clausola contrattuale, al pagamento di tali spese da parte del venditore.

Rate del mutuo casa non pagate: “cattivo pagatore”

Ritardare il pagamento della rata del mutuo è molto rischioso. Se il ritardo è grande, implica la segnalazione alla centrale rischi come “cattivo pagatore”, un’etichetta che “macchia” la reputazione bancaria della persona, pregiudicando la sua possibilità di ottenere nuovi mutui.
A far scattare la segnalazione è la banca, a sua discrezione, che nei casi di ritardo grave può inviare la segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia.
Stipulare già dal principio una rata del mutuo sostenibile da rimborsare è quindi fondamentale, in quanto si abbassano i rischi di sobbarcarsi rate difficili da pagare e quindi di incorrere in possibili ritardi. Se infatti si comincia a tardare nel rimborso delle rate anche solo di qualche giorno, la possibilità che prima o poi la banca proceda alla segnalazione come cattivi pagatori aumenterà.
Come si legge sul sito ufficiale di Crif, “la segnalazione del primo ritardo di pagamento sul rapporto di credito, viene resa visibile sul Sic solo in caso di mancato pagamento per 2 mesi consecutivi (o 2 rate). L’istituto di credito invierà, 15 giorni prima dell’invio della segnalazione al Sic, una comunicazione che avvisa dell’avvenuto ritardo e del fatto che tale ritardo verrà segnalato nel Sic. In questo modo si ha la possibilità di verificare eventuali disguidi”.
Sempre dal sito Crif: “Saldando tempestivamente i pagamenti eviterai che il ritardo venga segnalato nel Sic; la segnalazione di ulteriori ritardi (successivi al primo) avviene comunque attraverso gli aggiornamenti mensili inviati dall’istituto di credito. In questo caso la comunicazione da parte del finanziatore potrà essere fatta nell’ambito di comunicazioni periodiche alla clientela, quindi non necessariamente prima che l’informazione sia resa disponibile sul Sic”.
La Banca deve quindi comunicare al cliente l’avvio della procedura di segnalazione, in modo da dargli modo di evitare la segnalazione definitiva saldando le rate.
Quando la segnalazione di cattivo pagatore viene attivata, può rimanere visibile per diverso tempo a seconda della gravità del ritardi e del numero di rate arretrate (da un mese a tre anni).

FONTE: mutui.it

Comprare casa all’asta

Comprare una casa all’asta vuol dire risparmiare. È questo, infatti, l’unico vero motivo per cui il mercato delle aste in Italia è cosi in crescita. Inoltre il mercato delle aste offre una grande scelta in termini di immobili.
Sono tre le principali motivazione che fanno finire un immobile all’asta. La prima è che l’immobile sia di proprietà di un cittadino che non riesce a pagare i suoi debiti. La seconda che l’immobile sia di proprietà di un’azienda che ha dichiarato il fallimento. La terza che l’immobile sia di proprietà di un ente pubblico o dello Stato italiano, che è obbligato a vendere parte del patrimonio mediante un’asta pubblica.
Contrariamente a quanto accadeva fino a qualche tempo fa, ora è possibile visitare, prima dell’acquisto, l’immobile messo in asta. Naturalmente previa richiesta al delegato per la custodia dell’immobile.

Energia: una app per stimare i consumi delle caldaie domestiche

Si chiama HARPa ed è un’app che, con pochi semplici passaggi, è in grado di stimare consumi e classe energetica di vecchi impianti autonomi per il riscaldamento degli ambienti e la produzione di acqua calda sanitaria, privi di etichetta energetica. È uno dei risultati del progetto europeo HARP (Heating Appliances Retrofit Planning), che vede coinvolti 18 partner di cinque Paesi UE (Francia, Germania, Italia, Portogallo e Spagna), tra cui nel nostro Paese ENEA, Eurac Research di Bolzano ed Assotermica nel ruolo di referente nazionale.

Obiettivo primario del progetto è quello di informare un bacino potenziale di 1,5 milioni di persone sui vantaggi che derivano dalla sostituzione di caldaie e scaldabagni ormai obsoleti e alimentati a combustibili fossili con nuovi generatori ad alta efficienza.

L’applicazione HARPa è disponibile in rete sia in versione base per i consumatori sia in versione avanzata per i professionisti. Oltre a suggerire un ventaglio di soluzioni tecnologiche disponibili sul mercato e appropriate alla sostituzione, HARPa stima i benefici connessi a ciascuna tecnologia in termini di risparmio economico ed energetico e di riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre, per sensibilizzare i cittadini sulla sostituzione degli apparecchi esistenti con altri a più alta efficienza, vengono indicano gli incentivi e i meccanismi finanziari disponibili a livello nazionale.

Si stima che nell’Unione Europea siano installate circa 126 milioni di caldaie, di cui quasi il 60% a bassa efficienza (non superiore alla classe energetica C). Generalmente il consumatore non è consapevole dell’inefficienza del proprio impianto e quindi del potenziale risparmio energetico e in bolletta, nonché dei benefici ambientali, che si potrebbero ottenere con nuovi apparecchi. Per lo più la sostituzione avviene senza pianificazione, quando l’impianto esistente va incontro a usura o malfunzionamento.

https://www.enea.it/it/Stampa/news/energia-da-enea-unapp-per-stimare-i-consumi-delle-caldaie-domestiche/

Muffa: eliminare l’odore dall’ambiente domestico

La muffa è provocata dalla proliferazione di funghi, soprattutto in ambienti caldi, umidi e poco ventilati. Oltre a rovinare muri e vestiti, è dannosa per la salute, in quanto può provocare malattie respiratorie. Proprio per questo è molto importante identificare e combattere la causa del problema.
Per evitare la formazione della muffa tra le pareti domestiche, serve una cura costante. Innanzitutto è fondamentale evitare che l’ambiente sia molto umido, arieggiando gli ambienti anche nelle giornate più fredde.
Le case umide e poco ventilate sono più soggette alla comparsa di muffe negli armadi. In questo caso è bene lasciare le ante e i cassetti aperti per un po’, in modo da arieggiare l’armadio. Inoltre è bene ricordarsi di pulirlo regolarmente con aceto bianco, non riporvi indumenti usati o umidi, posizionare all’interno delle scatole deumidificanti. Si consiglia inoltre di mettere del gesso negli angoli delle stanze e all’interno degli armadi, poiché aiuta a trattenere l’accumulo di umidità. Infine, è fondamentale verificare la presenza di spifferi e privilegiare pitture impermeabilizzanti e isolanti per evitare umidità e macchie sulle pareti.

Il fuoco del camino in appartamento in condominio

Il fuoco del camino nella propria casa è un sogno di tanti. Ma prima di affrontare il percorso per realizzare un camino “vero” in appartamento in condominio, è necessario informarsi sulle disposizioni della normativa vigente in materia.
A definire e disciplinare la realizzazione e manutenzione dei sistemi di riscaldamento, compresa l’installazione di un camino in un appartamento in condominio, è la normativa UNI 10683.
È quindi fondamentale verificare le disposizioni del regolamento di condominio, che potrebbe contenere il divieto di forare le parti comuni dell’edificio per raggiungere il tetto e quindi impedire l’istallazione della canna fumaria, indispensabile per realizzare un camino e smaltire il calore generato dall’impianto (la canna fumaria, dovrebbe essere posizionata in modo da non compromettere la facciata dell’edificio e a non meno di tre metri dalle abitazioni circostanti, per non creare emissioni intollerabili di fumo e calore).
Nel caso non sia proprio possibile installare nella propria abitazione un camino tradizionale, l’alternativa è ripiegare su camini elettrici, biocamini o camini a gas. Si tratta di soluzioni ecosostenibili a risparmio energetico, che si alimentano tramite alcol (camino a bioetanolo), rete elettrica (camini elettrici) o un sistema che trasforma i gas in vapore acqueo (camini a gas catalitici). Rappresentano un’ottima soluzione, oltre a non richiedere particolari pulizie o manutenzione in quanto non disperdono fuliggine.
Se invece nel proprio appartamento è possibile realizzare il camino, è importante verificare il tipo di pavimento, per capire se sia eventualmente necessario rinforzarlo o proteggerlo. Infine, è bene ricordare che in ambienti quali bagni, camere da letto e monolocali è possibile collocare un camino solo se preleva ossigeno esclusivamente dall’esterno e non dall’interno della stanza. In alternativa, è possibile optare per un caminetto a focolare chiuso.

Stop al telemarketing, con il registro delle opposizioni

Le chiamate dai call center sono diventate un incubo per tanti. Una difesa dal telemarketing selvaggio sui telefoni fissi è rappresentata dall’iscrizione al registro delle opposizioni. Registro che dovrebbe essere estero anche ai cellulari, grazie all’ampliamento del suo perimetro d’azione.
Il registro pubblico delle opposizioni è un servizio gratuito mediante il quale l’utente si può opporre all’utilizzo (per il telemarketing) del suo numero di telefono e indirizzo presenti negli elenchi pubblici per scopi pubblicitari. Il registro che per lungo tempo riguardava solo i numeri fissi e la posta cartacea, in base al nuovo schema di decreto del 28 dicembre 2021 riguarderà anche le numerazioni nazionali mobili.
Come funziona il registro
Prima di chiamare gli utenti, chi vuole fare telemarketing deve consultare il Registro delle Opposizioni. Scoprirà così se il soggetto al quale sta rivolgendo la propria attenzione ha dato o meno Se il soggetto in questione ha dato, o meno, il suo consenso a ricevere chiamate di pubblicità.
Gli utenti che vogliono iscriversi al registro, aggiornare i dati inseriti e revocare l’iscrizione al RPO possono procedere nei modi seguenti: a mezzo web (compilazione di un modulo elettronico); telefonicamente, dalla linea telefonica con numerazione corrispondente a quella per la quale si chiede l’iscrizione nel registro; mediante posta elettronica.