Non commette diffamazione il condomino che dichiara di non essere tenuto a concorrere alle spese per il pagamento dell’onorario all’avvocato e insinua che la delibera è stata presa “in conflitto di interessi”. È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza 10389/2019, di cui riportiamo un estratto.
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CORTE DI CASSAZIONE
Sez. V pen., sent. n. 10389/2019
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1. Con la sentenza impugnata il Giudice di pace di Napoli ha assolto V.G. dal reato di diffamazione, in danno di C.D., riconoscendo l’operatività della causa di non punibilità di cui all’art. 598 cod. pen..
2. Avverso detta pronuncia ricorre il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, articolando un motivo con il quale denuncia violazione di legge, deducendo che l’art. 598 cod. pen. si applica a scritti e discorsi pronunciati dinanzi alla autorità giudiziaria non a missive che preannunciano l’intenzione di promuovere una causa civile.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata, perché il fatto non sussiste.
Essendo lo scarico ad uso esclusivo dell’appartamento del piano di sopra, e non avendo funzione portante il muro attraverso il quale passa, la Cassazione conferma la sentenza che lo esclude dalle parti comuni. Di seguito l’estratto dell’ultima pronuncia degli Ermellini.
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CORTE DI CASSAZIONE
Sez. II civ., sent. 2.4.2019,
n. 9159
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P.R., C.R. e C.G. propongono ricorso per cassazione, illustrato da due memorie, contro F.G. e S.A., che resistono con controricorso, illustrato da memoria, avverso la sentenza della Corte di appello di Bologna del 12.4.2017, che ha rigettato il loro appello ad ordinanza del Tribunale di Modena, la quale aveva accertato e dichiarato che l’immobile di proprietà F.G. e S.A. sito in … non era gravato da servitù di scarico di acque nere a favore degli immobili delle convenute P.R., C.R. e C.G., condannate alle spese.
La Corte di appello, sul presupposto che oggetto della lite era un tubo di scarico che divide la cucina dal soggiorno nell’appartamento dei F.G.-S.A. e scarica il bagno dell’appartamento superiore, di proprietà di P.R., C.R. e C.G., chiamate in causa con la stessa domanda di negatoria servitutis già accolta nei confronti dei danti causa, affermata la legittimità del rito sommario e l’utilizzabilità della Ctu non contestata, ha statuito che l’essere lo scarico strutturalmente al servizio esclusivo del bagno dell’appartamento del piano di sopra era elemento certo per escludere che fosse parte condominiale ed era dato oggettivo che il muro dentro il quale era lo scarico non fosse portante ed era interno all’unità immobiliare degli appellati.
Le ricorrenti denunziano: 1) violazione dell’art. 1117 c.c. per l’esistenza di uno spazio, ricavato dall’originario costruttore, destinato al passaggio di una pluralità di condotte poste al servizio di distinti appartamento di proprietà di più condòmini; 2) assoluto difetto di motivazione; 3) nullità della sentenza per illogicità e contraddittorietà (omissis).
Con ordinanza interlocutoria del 15.5.2018 della sesta sezione la causa è stata rimessa alla pubblica udienza in mancanza di evidenza decisoria in particolare per quanto attiene alla sollevata questione della natura condominiale o meno dello scarico.
Le generiche e plurime censure sono infondate.
La prima contesta il sostanziale accertamento in fatto compiuto dalla sentenza che ha affermato, come sopra riportato, essere lo scarico strutturalmente al servizio esclusivo del bagno dell’appartamento del piano di sopra, elemento certo per escludere che fosse parte condominiale, essendo dato oggettivo che il muro dentro il quale era lo scarico non fosse portante e fosse interno all’unità immobiliare degli appellati.
Il riferimento ad uno spazio ricavato dall’originario costruttore è cosa diversa rispetto a quanto dice la sentenza ed in contrasto con la negatoria servitutis accolta nei confronti dei danti causa.
(omissis)
Donde il rigetto del ricorso e la condanna alle spese.
La Corte rigetta il ricorso, condanna le ricorrenti alle spese, liquidate in euro 3200, di cui 200 per esborsi, oltre accessori e spese forfettarie nel 15%, dando atto dell’esistenza dei presupposti ex dpr 115/2002 per il versamento dell’ulteriore contributo unificato.
Efficienza Energetica – Anno 2018. È stato temporaneamente sospeso l’invio delle dichiarazioni ai fini detrazioni fiscali ex art. 16 bis del DPR 917/86 tramite il portale ufficiale dell’ENEA. Come si legge dai canali social dell’Agenzia per l’Energia, “il sito ristrutturazioni2018.enea.it è indisponibile dal 11/02/2019. Ci scusiamo per il disagio, sarà riattivato nel più breve tempo possibile“. E ancora: “Nello scusarci per il disagio, vi assicuriamo che stiamo lavorando per ripristinare la sezione quanto prima possibile”.
L’avviso, presente da ieri (lunedì 11 febbraio) sul canale web dell’Enea, riguarda, per la precisione, l’invio della documentazione relativa alle detrazioni del 50% (bonus casa) , la cui scadenza era prevista del 19 febbraio 2019
A rassicurare gli utenti, sempre l’Enea scrive: “Per gli interventi la cui fine lavori è antecedente il 21 novembre 2018, la scadenza prevista del 19 febbraio 2019 sarà prorogata tenendo conto dei giorni di interruzione del servizio”.
I mutui per la casa rialzano la testa. Le interrogazioni registrate nel mese di settembre sul Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF, relative alle richieste di nuovi mutui e di surroghe da parte delle famiglie italiane, confermano il trend in ripresa, facendo segnare un +5,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Un altro dato rilevante che emerge dalla rilevazione di settembre è rappresentato dalla crescita dell’importo medio richiesto, che si è attestato a 127.359 euro, con un +3,1% rispetto al corrispondente mese del 2017, confermando la ripresa in atto nell’ultimo trimestre dell’anno, dopo i primi 6 mesi sostanzialmente piatti.
Nel periodo di osservazione, il numero maggiore di richieste si concentra ancora nella fascia di importo compreso tra 100.001 e 150.000 euro, con il 29,6% del totale delle richieste (+0,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2017). Nel complesso, meno di un quarto delle richieste di mutuo supera i 150.000 euro, coerentemente con l’attuale scenario di mercato in cui i prezzi di compravendita degli immobili residenziali stentano a riprendere vigore.
Per quanto riguarda la distribuzione per classe di durata dei mutui richiesti, si conferma la preferenza degli italiani per piani di rimborso compresi tra i 16 e i 20 anni, che arrivano al 26,1% del totale delle richieste, in crescita di ben +1,7 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2017. Complessivamente, oltre il 70% delle richieste prevede un piano di rimborso superiore ai 15 anni (in crescita di +2,3 punti percentuali) mentre quelli con durata inferiore ai 5 anni, perlopiù relativi ai mutui di sostituzione, hanno un peso pari allo 0,6% del totale, valore dimezzato rispetto al 2017.
In merito all’età del richiedente, infine, la fascia d’età compresa tra i 35 e i 44 anni rimane maggioritaria, con una quota pari al 34,5% del totale, seppur in leggero calo rispetto al 2017 (-0,7 punti percentuali). Le altre classi di età non mostrano variazioni sostanziali ad eccezione di quella compresa tra i 25 e i 34 anni che cresce di +0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, arrivando a pesare il 25,0% sul totale.
Sebbene il numero delle richieste da parte delle fasce di popolazione più giovane stia progressivamente crescendo rispetto al recente passato, complessivamente, solo il 27,4% delle richieste risulta presentato da persone con meno di 35 anni.
“Nel mese di settembre aumentano ancora le richieste di nuovi mutui a fronte di un costante ridimensionamento delle surroghe, sempre più evidente nelle rilevazioni dell’ultimo trimestre. La dinamica positiva si riflette anche sulla crescita dell’importo medio richiesto e sull’allungamento dei piani di rimborso – commenta Simone Capecchi, executive Director di CRIF. – In questo scenario, è interessante sottolineare come si stiano diversificando i canali di richiesta, favoriti dalla disponibilità delle nuove tecnologie, che se da un lato facilitano e velocizzano i processi di accesso al credito, dall’altro obbligano gli operatori di settore a introdurre verifiche sempre più tempestive ed efficaci delle informazioni fornite dai consumatori in ottica antifrode”.
[A cura di: Idealista.it] I prezzi delle case in affitto sono saliti del 3,2% dopo i mesi primaverili, a una media di 8,9 euro mensili al mq, secondo il rapporto sugli affitti del marketplace immobiliare Idealista.
Si tratta del maggiore balzo registrato da cinque anni a questa parte, ovvero da quando il portale ha iniziato le sue rilevazioni nel mercato delle locazioni a livello nazionale. Tuttavia, negli ultimi 12 mesi l’incremento è stato modesto (1,1%) rispecchiando l’andamento “flat” dell’inflazione.
Secondo Vincenzo De Tommaso, dell’ufficio studi di Idealista: “Seguendo il trend della domanda, in forte ascesa negli ultimi mesi, crescono anche i prezzi. Nelle grandi città la tendenza è piuttosto lineare ed è in atto già da un po’, ma adesso si estende alla città di provincia, dove gli affitti sono in crescita o stabili. Milano e a Roma hanno registrato una battuta d’arresto nell’ultimo trimestre, mentre volano Napoli e altre città del centro-sud, dove cresce la tendenza a considerare l’affitto una soluzione abitativa stabile”.
Tutte le regioni registrano prezzi superiori a quelli di tre mesi fa, ad eccezione del Friuli Venezia Giulia (-2%). Il maggiore incremento spetta alla Valle d’Aosta, dove il prezzo è cresciuto del 9%. La seguono Calabria e Lombardia, con un aumento del 7,3% e del 6%, rispettivamente. Tutte le altre macroaree sono racchiuse tra il 4,5% della Campania e lo 0,3% di Sardegna e Abruzzo.
Il Lazio rimane la regione più cara per gli affitti, con una richiesta media che ammonta a 11,5 euro/mq, raggiunta da Lombardia che si attesta sullo stesso livello di prezzo, segue la Toscana con i suoi 10,3 euro/mq mensili. Gli affitti più bassi della penisola si trovano in Calabria (5 euro/mq), Molise (5,2 euro/mq) e Sicilia (5,8 euro/mq).
Ben 57 province sulle 84 monitorate hanno visto incrementare il valore delle locazioni dopo la primavera. Lecce (12,2%) è la provincia dove i prezzi sono cresciuti di più. Rilevanti anche i gli incrementi di Venezia (11,8%) e Cosenza (10,6%), tutti a due cifre. All’opposto, i cali maggiori a Brindisi (-7,9%), Trapani (-6,7%) e Ragusa (-6,4%).
Milano (15,5 euro/mq) continua a guidare la graduatoria provinciale dei prezzi, incalzata da Firenze (13,3 euro/mq) e Roma (12,2 euro/mq). Nella parte più bassa del ranking troviamo Reggio Calabria e Avellino con 4,3 euro al metro quadro e a chiudere Caltanissetta con 3,9 euro/mq.
Il 60% delle città capoluogo analizzate in questo report (81) hanno evidenziato variazioni positive dopo il secondo trimestre. Fra queste spiccano le performance a due cifre percentuali di Catanzaro (10,7%) e Salerno (10%), cui fanno da contraltare i tonfi di Siena (-6,5%), Terni (-6,8%) e Cagliari (-7,3%).
Nelle grandi città si osserva un andamento positivo più lineare, anche perché questi mercati si sono dinamizzati prima. Protagoniste degli ultimi tre mesi le piazze del sud che segnano i maggiori incrementi a Napoli (4,8%), Bari (4,2%), Catania (1,8%) e Palermo (1,5%). Prosegue la costante risalita di Bologna (1,5%) e Firenze (1,4%), mentre Roma (-1,8%) e Milano (-0,5%) segnano una battuta d’arresto.
Il capoluogo meneghino continua a essere il più caro sul fronte delle locazioni con una media di 17,4 euro mensili nonostante la flessione dell’ultimo periodo, davanti a Firenze (15,9 euro/mq) e Roma (13,4 euro/mq). Chiudono la graduatoria Avellino (4,6 euro/mq), Reggio Calabria (4,5 euro/mq) e Caltanissetta, con 3,9 euro/mq.
Nei giorni scorsi la Banca d’Italia ha diffuso i risultati dell’indagine condotta nel mese di marzo dalle sue filiali regionali, finalizzata a rilevare l’andamento della domanda e dell’offerta di credito e della raccolta bancaria nelle diverse ripartizioni geografiche per il secondo semestre del 2017. Il report contiene interessanti informazioni sulle caratteristiche dei prestiti alle famiglie. Ecco le principali.
[A cura di: Honeywell]
Il Natale si avvicina, e con esso le festività che consentiranno a molti di trascorrere qualche giorno di vacanza lontano da casa. Partire, tuttavia, non significa staccare la spina solo metaforicamente. Prima di chiudersi la porta alle spalle, infatti, è bene prendere alcune precauzioni, per evitare di trovare sgradite sorprese al proprio rientro. Occhio, dunque, a tutti gli accorgimenti che possono rendere la vita difficile ai ladri. Ma anche ad una serie di comportamenti che vi possono consentire di preservare gli impianti domestici e, di conseguenza, anche l’incolumità dell’alloggio. Su entrambi questi aspetti vertono i 10 consigli forniti da Honeywell, azienda leader da oltre 125 anni in ambito home comfort e sicurezza. Ecco il suo decalogo.
[Fonte: Notariato]
Con la pubblicazione sul sito web del Consiglio Nazionale del Notariato (www.notariato.it) delle istruzioni per l’uso del deposito del prezzo dal notaio nella compravendita, ha preso ufficialmente il via, la scorsa settimana, la campagna informativa del Notariato per diffondere le pratiche corrette da seguire quando si compra o si vende un immobile. In particolare, l’operazione dell’organizzazione, che rientra nelle azioni della campagna informativa “#casaconviene” del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si occupa di chiarire i dubbi sulla novità introdotta dalla legge sulla concorrenza (legge n. 124/2017, articolo 1, commi 63 e seguenti), entrata in vigore lo scorso 29 agosto.
Nelle compravendite immobiliari e nelle cessioni di azienda, la legge sulla concorrenza, entrata in vigore il 29 agosto scorso, ha introdotto la possibilità per l’acquirente di depositare dal notaio il prezzo.
Il notaio, eseguita la pubblicità prevista dalla legge e accertata l’inesistenza di gravami, quali ipoteche e pignoramenti, svincola in favore del venditore le somme depositate presso di lui.
Il deposito del prezzo può essere utilizzato anche per garantire accordi tra le parti diversi dalla sopravvenienza di gravami. Ad esempio, quando il venditore mantiene il possesso del bene successivamente alla vendita, l’acquirente può depositare parte o tutto il prezzo presso il notaio fino alla consegna. Si può ricorrere al deposito del prezzo anche quando vi siano pendenze condominiali o un’ipoteca sugli immobili. A volte, tuttavia, il deposito del prezzo non è concretamente praticabile.
Così, per rimanere agli esempi fatti, nel caso in cui il saldo prezzo viene utilizzato per estinguere il mutuo precedente acceso dal venditore.
Il deposito del prezzo può essere chiesto anche da una sola delle parti, che di norma è l’acquirente. Il deposito del prezzo può essere chiesto alla stipula del contratto di compravendita, ma è preferibile dichiarare di volersene avvalere già nel contratto preliminare o compromesso, perché il venditore ne possa valutare le conseguenze ed il notaio possa predisporre la migliore clausola contrattuale.
Così come è possibile chiedere il deposito del prezzo sin dal momento del compromesso, si può anche rinunciare a tale diritto, sia nel contratto preliminare che nel definitivo.
All’atto della compravendita l’acquirente consegna al notaio assegni a lui intestati o effettua un bonifico a suo nome. Il notaio è tenuto a versare gli assegni e ricevere il bonifico su un conto corrente dedicato. Si tratta di un conto impignorabile da eventuali creditori del notaio ed inoltre, in caso di morte, non cade nella successione del notaio.
Dipende da cosa si è pattuito nella compravendita. Nel caso più frequente, ossia quando si prevede il pagamento del venditore dopo la trascrizione del contratto e la verifica dell’insussistenza di nuovi gravami, saranno sufficienti pochi giorni.
Per maggiori dettagli, scarica il pdf “Deposito del prezzo dal notaio. Le istruzioni per l’uso”.
“La situazione abitativa nel nostro paese è critica e va affrontata con modalità e risorse adeguate”. Lo ha detto oggi il segretario generale del Sicet Cisl, Nino Falotico, nel corso di un incontro in Senato con il gruppo del Partito democratico presieduto dal capogruppo in commissione Bilancio, Sen. Giorgio Santini. All’incontro, oltre al Sicet Cisl, ha partecipato il Sunia Cgil con il segretario generale Daniele Barbieri. Sul tavolo le misure per la casa contenute nella legge di stabilità appena licenziata dal governo, misure ritenute dal sindacato inquilini della Cisl “largamente insufficienti e prevalentemente orientate ai proprietari di abitazioni”.
Nel corso della riunione, Falotico ha evidenziato che “l’emergenza casa è il risultato dei tagli al welfare abitativo fatti nel corso degli anni e al mancato rifinanziamento degli istituti di sostegno agli inquilini deboli. L’Italia vive una situazione paradossale: abbiamo più abitazioni che famiglie, 31,2 milioni contro 24,6 milioni, pertanto vi sono 7 milioni di abitazioni vuote, eppure non si riesce a dare un risposta strutturale al disagio abitativo”, ha osservato il segretario del Sicet nel corso dell’audizione, sottolineando che “qualsiasi misura di politica abitativa non può prescindere dal rifinanziamento dell’offerta a canone sociale”. Per Falotico “serve un piano nazionale per l’edilizia residenziale pubblica da sostenere con un prelievo fiscale di scopo sul comparto immobiliare o destinando una quota prestabilita del bilancio nazionale e regionale alle politiche per la casa”.
Sul capitolo dell’emergenza sfratti il segretario del Sicet ha segnalato che nel 2016, secondo i dati forniti dal ministero degli Interni, sono in aumento sia le richieste di esecuzione di sfratto (158.720, +3,09%) sia gli sfratti eseguiti (35.336, +7,99%), mentre resta alto il numero dei provvedimenti di sfratto emessi, seppure in flessione del 5,5% rispetto al 2015, pari a 61.718, di cui 54.829 per morosità o altra causa diversa dal normale termine del contratto di locazione o da necessità del locatore. “Per ridurre l’emergenza sfratti e il rischio di deprivazione abitativa – ha sottolineato Falotico – è necessario riformare la legge 431/98 attraverso il superamento del doppio regime dei contratti assegnando al canone agevolato-convenzionato il ruolo di regolatore generale della locazione privata attraverso un contratto nazionale dell’affitto, integrato dagli accordi locali, da definire con la contrattazione collettiva. Inoltre serve un dispositivo normativo per la graduazione e la programmazione locale della concessione della forza pubblica su tutti i provvedimenti di rilascio in base alle possibilità di ‘rialloggio’ delle famiglie e la cronologia del titolo esecutivo”.
“Per fare politica abitativa servono risorse e di risorse in questa legge di bilancio ne vediamo davvero poche. Bisogna cambiare lo spartito che i governi hanno suonato negli ultimi anni – ha rivendicato Falotico – portando il fondo per la morosità incolpevole dagli attuali 11 milioni almeno a 50 milioni di euro per dare un risposta a circa 7 mila famiglie disagiate e destinando almeno altri 500 milioni al fondo di sostegno alle locazioni che nelle ultime due leggi di stabilità è stato praticamente azzerato nonostante le 245 mila richieste pervenute”. Per il segretario del Sicet è necessario inoltre accorpare la governance dei due fondi “per superare le attuali difficoltà gestionali” e rivedere il sistema delle detrazioni fiscali per gli inquilini portando al 19 per cento la detrazione del canone di affitto nel settore privato, “soluzione che tra l’altro favorirebbe – ha spiegato Falotico – l’emersione dei contratti parzialmente o totalmente a nero”. Chiesta anche la proroga delle detrazioni per gli inquilini di edilizia residenziale pubblica, in scadenza a fine anno, nonché il rimborso della detrazione non goduta agli inquilini incapienti. Infine, “tenendo conto che la bozza di legge di stabilità prevede un bonus fiscale significativo solo per i proprietari, come la conferma della cedolare secca al 10% per i canoni concordati, mentre per gli inquilini non prevede nulla”, ha fatto notare Falotico, il Sicet ha proposto di elevare la cedolare secca al 11-12% e destinare questo incremento al fondo affitti o a misure a favore degli inquilini.
Il Sen. Giorgio Santini, dopo aver ascoltato le istanze e le proposte esposte, riferisce Falotico, ha sottolineato il tipo di approccio del governo ai temi di emergenza sociale, caratterizzato da un’impostazione che introduce fattori trasversali: la recente istituzione del fondo povertà, le opere di ristrutturazione del patrimonio edilizio e il fondo per gli interventi su infrastrutture, mobilità e territorio. Ciò non esclude però la fondatezza di un intervento mirato all’emergenza abitativa. Il Sen. Santini ha ritenuto infatti interessante la proposta dell’unificazione del fondo di sostegno alle locazioni e del fondo morosità incolpevole, anche recuperando le risorse inutilizzate di quest’ultimo. Considerato che al momento il dibattito è ancora aperto, Santini si è impegnato a verificarne la praticabilità e, fermo restando l’equilibrio di bilancio, a valutare possibili spazi sulle detrazioni fiscali in favore degli inquilini.
Sono stati gli stessi residenti di un condominio di Piacenza a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Il motivo? L’ennesima lite tra due dirimpettaie consumatasi nei pressi della tromba delle scale e sfociata in una vera e propria rissa. Quando gli agenti sono intervenuti hanno provveduto a separare le due donne e a raccogliere le dichiarazioni di entrambe. A quanto sembra, non è stata riscontrata una causa scatenante all’origine della colluttazione, a parte normali screzi e lamentele dovute proprio ai cattivi rapporti di vicinato. Sul posto sono state fatte arrivare anche due autoambulanze, con le quali le “duellanti” sono state trasportate in ospedale per accertamenti e dimesse poco dopo.
Una collaboratrice domestica di 55 anni è stata denunciata con l’accusa di aver sottratto la carta d’identità, il blocchetto degli assegni e la tessera bancomat di un’anziana di Catania, presso la quale prestava servizio. Nei guai è finita anche la sorella della badante, una donna di 40 anni, che avrebbe poi incassato, su mandato della 55enne, tre titoli bancari del valore complessivo di 9mila euro, provenienti dalla pensione della datrice di lavoro truffata. A far scattare le indagini è stata proprio quest’ultima, denunciando la scomparsa del bancomat al proprio istituto di credito, allo scopo di farsi consegnare una nuova tessera. Dalle successive intercettazioni della polizia di Stato è emerso che le autrici del furto e della successiva ricettazione, erano le due sorelle.
Sconcertante ritrovamento nel napoletano, in una casa del centro storico di Torre del Greco, da parte dei servizi sociali e degli agenti di polizia del commissariato locale. Segregata al suo interno, in condizioni igieniche disastrose, i poliziotti hanno trovato una ragazza disabile di 15 anni, costretta a restare a letto a causa delle difficoltà motorie. L’allarme era scattato a seguito delle segnalazioni dei vicini, infastiditi dal cattivo odore proveniente dall’abitazione. Quando, eluse le resistenze dei genitori, di 56 e 43 anni, i soccorritori sono riusciti ad entrare nell’appartamento, su disposizione del Tribunale dei minori, hanno prelevato la minorenne e l’hanno trasportata all’ospedale per le visite del caso. Adesso si trova in una casa famiglia dell’hinterland napoletano.
Una donna di 56 anni, residente in un alloggio di Torino, è stata colpita da un provvedimento di divieto di dimora, emesso dal tribunale, per aver continuato ad inveire contro i suoi vicini di casa, di origine straniera. La 56enne era stata già protagonista di vicende analoghe nel corso degli ultimi anni, finendo per essere condannata per stalking a due anni e sei mesi di reclusione, con l’aggravante dell’odio raziale. Scontata la pena, era tornata a vivere nell’appartamento, riprendendo le vecchie abitudini nei confronti dei vicini. Tra queste, cospargere di sale e grasso la superficie del pianerottolo, gettare alcol sulla porta d’ingresso, abbandonare escrementi di cane sullo zerbino e, dulcis in fundo, minacciare i vicini di far loro fare la stessa fine della famiglia di Erba.
Tentato furto finito male per un giovane di 27 anni che, nel cuore della notte, si aggirava con fare sospetto nell’androne di uno stabile in provincia di Bologna. Il 27enne, incensurato, non aveva fatto i conti con uno degli inquilini, un uomo di 40 anni esperto di arti marziali, che quella sera stentava a prendere sonno. Uditi alcuni rumori provenire dall’ingresso, il karateka si era insospettito, dirigendosi verso la porta della propria abitazione. Non vendendo le luci della scala accese, ha deciso di affrontare quella sagoma scura chiedendo cosa stesse facendo lì al buio. Non ricevendo risposta e vedendo che si stava allontanando, ha deciso di bloccarlo con una mossa di karate, per poi chiamare la polizia.
Un giovane milanese di 35 anni è morto nella casa di montagna dove stava trascorrendo un periodo di villeggiatura insieme ai suoi genitori. L’assurdo incidente che ha causato il decesso è stato lo scoppio di un ordigno della prima guerra mondiale, recuperato qualche giorno prima, durante una passeggiata con gli amici, lungo un sentiero montano poco distante. La deflagrazione è avvenuta nel garage della villetta per cause ancora da accertare, mentre il giovane stava armeggiando con il residuato bellico. All’improvviso lo scoppio che gli ha tranciato di netto la mano, ma sarebbe stata una scheggia ad ucciderlo, perforandogli il cuore. Quando il padre del 35enne lo ha raggiunto dopo aver sentito il boato, è riuscito ad ascoltare le sue ultime parole: “Ho combinato una cavolata”.