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rumori molesti condominio

L’importanza del silenzio: l’inquinamento acustico minaccia il benessere globale

Combattere e vincere l’inquinamento è percepito come una delle principali sfide globali. La società è sensibile a questo tema anche perché gli effetti negativi dell’inquinamento sono tangibili in molti aspetti della vita quotidiana. La crescente consapevolezza dell’impatto che l’inquinamento in generale ha sulla vita quotidiana e sulla salute delle popolazioni ha fatto sì che si cominciassero a prendere misure cautelari importanti per arginare la minaccia.

La percezione dell’inquinamento riguarda soprattutto le malattie da esso provocate come ad esempio i problemi alle vie respiratorie, cardiovascolari e ai tumori.

Il concetto di inquinamento è spesso associato ai cambiamenti climatici, un fenomeno globale che sta influenzando il clima e le risorse naturali del pianeta.

Le tipologie di inquinamento maggiormente percepite sono: atmosferico, idrico, del suolo, da plastica, luminoso e, sempre più frequentemente, acustico.

Studi recenti rivelano dati allarmanti sull’esposizione al rumore e sulle sue conseguenze, con impatti significativi anche sul mercato immobiliare. Uno studio condotto dall’Istituto di Barcellona per la Salute Globale (ISGlobal) ha analizzato i livelli di rumore del traffico in 749 città europee, evidenziando che oltre il 48% dei 123 milioni di adulti esaminati è esposto a livelli superiori ai 53 decibel raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Le città con le percentuali più elevate includono Vienna (86,5%), Roma (60,5%) e Madrid (43,8%).

L’esposizione prolungata al rumore è associata a stress cronico, aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, contribuendo a 12.000 morti premature e 48.000 nuovi casi di cardiopatie ischemiche ogni anno in Europa. Ovviamente il rumore eccessivo influisce significativamente sul mercato immobiliare. Stime indicano che l’esposizione al rumore può ridurre il valore di un immobile tra il 10% e il 20%. A Milano, ad esempio, una casa situata in zone rumorose può valere il 12-17% in meno rispetto a una in aree più tranquille. Ma molto gravi sono anche i rumori interni alle abitazioni che, spesso, sono poco isolate e poco protette acusticamente.

Marco Zanetti, CEO di Massetti Ecoplast srl, ha spiegato: “La crescente incidenza dell’inquinamento acustico ha spinto molte persone a trasferirsi in zone più silenziose o in case maggiormente isolate. L’inquinamento acustico nelle abitazioni private è un fenomeno sottovalutato che invece influisce fortemente sulle scelte abitative. Ecco perché è sempre più necessario studiare sistemi di isolamento che siano in linea anche con la nuova sensibilità ecologica”.

Sebbene esistano ancora pochi dati specifici sul numero di persone che cambiano abitazione a causa dell’inquinamento acustico, è evidente che il rumore ambientale influisca sulle scelte abitative. “La ricerca di ambienti più silenziosi e salubri”, ha proseguito Zanetti, “spinge le persone a chiedere una sempre maggiore copertura. L’accesso a informazioni dettagliate sui livelli di rumore possono aiutare i cittadini a fare scelte abitative più informate, contribuendo a migliorare la qualità della vita e a ridurre l’esposizione al rumore nocivo. Affrontare anche la sfida dell’inquinamento acustico rappresenta, quindi, una priorità per la salute”.

Comunicato stampa

Ritardo nei lavori in appalto: penali, risarcimenti e tutele per il committente

ristrutturazione interni

Quando un appaltatore non rispetta i tempi di consegna concordati, il committente può subire danni economici e organizzativi. Per questo, il Codice Civile prevede strumenti di tutela, tra cui penali per il ritardo, risarcimenti e, nei casi più gravi, la risoluzione del contratto. Pianificare correttamente il contratto e inserire clausole specifiche è essenziale per proteggersi da eventuali ritardi.

L’importanza del termine di esecuzione
Nel contratto di appalto, il termine di esecuzione non è solo un’indicazione formale: è un elemento fondamentale per garantire il buon esito del progetto. Un ritardo può compromettere piani aziendali, traslochi, aperture di negozi o l’avvio di servizi. È quindi cruciale stabilire una data precisa e, se necessario, un cronoprogramma per monitorare l’andamento dei lavori.
Se il termine concordato non viene rispettato, occorre valutare le cause del ritardo per stabilire se l’appaltatore sia effettivamente responsabile.

Quando il ritardo non è imputabile all’appaltatore
Non sempre il mancato rispetto dei tempi è colpa dell’appaltatore. Alcune situazioni possono esonerarlo da responsabilità, come:
– Condizioni meteo eccezionali (piogge torrenziali, neve, vento forte).
– Calamità naturali, guerre, pandemie o eventi imprevedibili.
– Ritardi del committente , come mancata fornitura di materiali o autorizzazioni.
– Modifiche richieste dal committente , che impongono nuovi tempi tecnici.
In tutti gli altri casi, il ritardo è considerato colpevole e può comportare conseguenze legali.

La penale per ritardo: tutela immediata per il committente
Una delle soluzioni più efficaci per gestire eventuali ritardi è la clausola penale, che obbliga l’appaltatore al pagamento di una somma di denaro per ogni giorno (o settimana) di ritardo. Questa clausola ha due vantaggi principali:
– Non richiede la prova del danno : basta il ritardo per farla scattare.
– Funzione deterrente: spinge l’appaltatore a rispettare i tempi per evitare sanzioni economiche.
La penale deve essere congrua e proporzionata, poiché se eccessiva potrebbe essere annullata dal giudice (art. 1384 del Codice civile).

Il risarcimento del danno
Oltre alla penale, il committente può richiedere un risarcimento per danni aggiuntivi, come:
– Spese per un’abitazione temporanea.
– Perdita di guadagni dovuta alla ritardata apertura di un locale.
– Costi per affidare i lavori a un’altra impresa.
– Danni all’immagine per il ritardo nella consegna di opere pubbliche.

Altre azioni possibili
Se il ritardo è grave, il committente può:
– Risolvere il contratto , interrompendo il rapporto con l’appaltatore.
– Affidare i lavori a un’altra impresa , addebitando i costi al primo appaltatore.
– Trattenere una parte del corrispettivo pattuito .

Conclusione
Prevedere clausole di tutela nel contratto è essenziale per evitare problemi in caso di ritardi nei lavori. La penale garantisce un rimborso immediato, mentre il risarcimento consente di recuperare danni più significativi. Una pianificazione attenta e la conoscenza dei propri diritti sono la chiave per evitare dispute lunghe e costose.

Cara Casa 2025, il Festival sull’Abitare: diverse tappe da Nord a Sud

Dopo il successo della prima edizione, torna Cara Casa, il festival itinerante dedicato al tema dell’abitare, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Vincitore dell’avviso pubblico 2023, il progetto prende nuova vita nel 2025, coinvolgendo cinque città italiane tra marzo e giugno, ovvero: Catania, Genova, Bologna, Milano e Venezia.

Coordinato dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano, il festival è curato in collaborazione con le Fondazioni e gli Ordini locali delle città coinvolte, la Fondazione Housing Sociale e AmbienteAcqua APS. L’obiettivo? Promuovere una riflessione pubblica e interdisciplinare sull’abitare contemporaneo, intrecciando progettazione, rigenerazione urbana, sostenibilità e partecipazione civica.

Cara Casa 2025: Date e città coinvolte
Il festival Cara Casa 2025 si snoda lungo un calendario ricco di appuntamenti distribuiti in cinque città italiane, ognuna con un programma pensato su misura per il proprio contesto urbano.
Il viaggio ha già preso il via a Catania, dal 22 marzo, con attività che si sono svolte fino all’11 aprile, per poi spostarsi a Genova, che è stata protagonista dal 7 al 27 aprile.
Il festival approderà a Bologna nei giorni 17 e 18 maggio, mentre Milano ospiterà l’iniziativa dall’11 al 19 giugno. Infine, la tappa conclusiva si terrà a Venezia con un evento speciale in programma per il 20 giugno.

Cos’è Cara Casa?
Cara Casa è un festival che prevede una serie di eventi gratuiti, pensati per portare il tema dell’abitare fuori dai soli contesti specialistici. Ogni città ospita attività diverse: convegni, laboratori, mostre, performance, visite guidate e workshop. I temi sono scelti in base alle caratteristiche del territorio e affrontati con un approccio partecipativo.
Nel dettaglio:
• a Catania, il Focus è sul quartiere Librino, progettato da Kenzo Tange negli anni ‘70, oggi simbolo delle sfide della rigenerazione urbana. È prevista una mostra sull’evoluzione di Librino, un laboratorio di urbanistica per bambini e diversi incontri sul tema della partecipazione e inclusione sociale, tra cui una passeggiata fotografica;
• a Genova il tema centrale è la casa accogliente come luogo di cura, rifugio, lavoro e ospitalità. Tra gli eventi principali ci sono incontri con gli esperti, installazioni artistiche, performance teatrali e collaborazioni con l’Università degli Studi di Genova. L’obiettivo è trovare una risposta dell’abitare alle nuove esigenze sociali, soprattutto di giovani, migranti, anziani e lavoratori itineranti;
• a Bologna, in occasione dei 100 anni dell’Esprit Nouveau, si parte da una riflessione sul sistema dell’abitare tra crescita demografica e crisi abitativa. Tra gli eventi principali ci sono convegni sull’housing universitario e iniziative sul diritto alla casa per nuovi cittadini il futuro dell’abitare nel territorio metropolitano;
• a Milano, il focus è sull’abitare giovanile e sulle trasformazioni urbane per rendere l’accesso alla casa più sostenibile ed equo. Tra gli eventi principali ci sono talk, workshop, laboratori partecipativi e l’esplorazione di spazi abitativi innovativi in collaborazione tra Fondazione Ordine Architetti Milano, Housing Sociale e AmbienteAcqua APS;
• a Venezia il tema centrale è la città storica e la transizione ecologica, con un focus sulla EPBD IV, direttiva europea per la decarbonizzazione degli edifici entro il 2050. L’evento principale consista in un seminario in collaborazione con l’Università Iuav dove sono previsti interventi di esperti su patrimonio edilizio, riqualificazione energetica e sfide climatiche.

Chi può partecipare e come
Il Festival è aperto a tutti i cittadini, compresi professionisti e studenti in architettura, ingegneria, design e urbanistica. Gli eventi sono gratuiti, salvo alcune attività su prenotazione. Non è necessario un biglietto d’ingresso, quindi, ma per workshop e laboratori, è consigliata la prenotazione online.

Antitrust: Enel risarcirà oltre 40mila clienti per più di 5 milioni di euro

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha chiuso l’istruttoria avviata nei confronti di Enel Energia, stabilendo che la società dovrà risarcire più di 40milaclienti per un importo complessivo superiore a 5 milioni di euro.
L’indagine era partita per verificare la correttezza delle modalità con cui Enel aveva comunicato agli utenti il rinnovo delle condizioni economiche della fornitura, con decorrenza 1° giugno 2023. Secondo l’Antitrust, il metodo utilizzato avrebbe potuto non garantire ai consumatori piena consapevolezza degli aumenti introdotti.
Grazie agli impegni accettati dall’Autorità, Enel Energia garantirà un ristoro economico a tutti i clienti coinvolti, attraverso misure di compensazione diretta.

Chi ha diritto al risarcimento
La compensazione sarà automatica per due categorie di utenti:
– 1 – Chi avrebbe dovuto ricevere la comunicazione di rinnovo via posta, ma non l’ha mai ricevuta. La mancata consegna ha impedito ai clienti di conoscere per tempo le nuove condizioni economiche applicate tra giugno 2023 e aprile 2024.
– 2 – Chi ha ricevuto la comunicazione via web, ma ha poi presentato un reclamo ad Enel Energia o all’Antitrust, lamentando scarsa chiarezza nella comunicazione delle nuove tariffe.
La compensazione sarà riconosciuta sia a chi ha mantenuto il contratto con Enel (attraverso un bonus in fattura), sia a chi ha cambiato operatore (tramite una nota di credito).

Enel Energia migliorerà la trasparenza per i clienti
Oltre ai risarcimenti economici, Enel Energia si è impegnata ad adottare nuove misure informative, per garantire maggiore trasparenza nelle comunicazioni future.
Le notifiche delle modifiche tariffarie saranno potenziate, grazie a un sistema integrato di avvisi che include SMS, email, fatture, notifiche via app e comunicazioni nell’Area Riservata. Inoltre, la società ha annunciato che migliorerà grafica e contenuti delle lettere di accompagnamento, così da rendere le informazioni più chiare e immediate.
Sul fronte dell’assistenza clienti, saranno rafforzati i sistemi informativi e le funzionalità per supportare gli utenti nei rinnovi delle condizioni economiche.

La posizione delle associazioni dei consumatori
Enel Energia ha espresso soddisfazione per l’accettazione degli impegni da parte dell’Antitrust. Pur ribadendo la legittimità della propria condotta, la società ha dichiarato di voler elevare gli standard di comunicazione per offrire maggiore tutela ai consumatori.
Il Codacons, che aveva sollecitato indennizzi automatici per gli utenti coinvolti, ha accolto positivamente la decisione. Tuttavia, l’associazione ha sottolineato la necessità di misure tecniche più incisive, per evitare che in futuro possano verificarsi situazioni analoghe.

Caduta nel condominio e risarcimento dei danni

Se un condòmino, rientrando a casa, cade e si fa male, per il gradino poco visibile o una lastra di ghiaccio gli fanno perdere l’equilibrio. Chi risponde di questo incidente?
La risposta si trova nell’articolo 2051 del Codice Civile, che stabilisce che il Condominio, in qualità di custode delle parti comuni, è responsabile dei danni causati da eventuali difetti o pericoli presenti negli spazi condivisi.

La regola: la responsabilità del condominio
I viali di accesso, i marciapiedi interni e i cortili sono aree fondamentali per la vita quotidiana del condominio. Proprio per questo, la legge impone al Condominio, rappresentato dall’amministratore, l’obbligo di garantirne la sicurezza e manutenzione.
La responsabilità prevista dall’articolo 2051 è di tipo oggettivo: non è necessario dimostrare che il condominio sia stato negligente, basta provare che il danno è stato causato da una condizione pericolosa della proprietà comune. Se la caduta è avvenuta per una pavimentazione sconnessa, una buca, una zona poco illuminata o non adeguatamente segnalata, il condominio è presunto responsabile.

Il caso: quando il condominio deve risarcire
Per ottenere il risarcimento, chi ha subito il danno deve dimostrare due elementi fondamentali:
– L’esistenza del danno: lesioni fisiche, spese mediche, perdita temporanea della capacità lavorativa. Prove necessarie: certificati medici, ricevute per cure, perizie medico-legali.
– Il nesso causale: deve essere chiaro che la caduta è avvenuta a causa di un difetto del viale condominiale. Testimoni, fotografie del luogo e documentazione immediata possono essere decisive.
Una volta provati questi aspetti, il condominio sarà ritenuto responsabile, a meno che non riesca a dimostrare l’esistenza di un caso fortuito, cioè un evento imprevedibile e inevitabile che ha provocato l’incidente.

Il caso fortuito: quando il condominio non è responsabile
Ci sono situazioni in cui il condominio può difendersi, dimostrando che l’incidente è stato causato da fattori esterni indipendenti dalla sua gestione:
– Eventi naturali eccezionali: una scossa di terremoto che provoca una rottura improvvisa nel pavimento, un accumulo di ghiaccio istantaneo e imprevedibile.
– Fatto di un terzo: una persona esterna al condominio che ha lasciato un ostacolo imprevisto o ha provocato una macchia d’olio sul marciapiede pochi istanti prima dell’incidente.
– Colpa esclusiva della vittima: il danneggiato ha avuto un comportamento imprudente, camminando distratto, correndo su una zona visibilmente rischiosa, ignorando avvisi di pericolo o indossando calzature inadeguate.
Se il giudice ritiene che la caduta sia stata evitabile con un minimo di attenzione, il condominio potrebbe non essere responsabile o esserlo solo in parte.

Gli obblighi di manutenzione del condominio
Per ridurre il rischio di incidenti e responsabilità legali, il condominio ha precisi obblighi di manutenzione:
– Riparare pavimentazioni sconnesse, buche o crepe.
– Pulire viali e cortili per eliminare foglie, detriti e accumuli di ghiaccio.
– Garantire un’illuminazione adeguata per evitare zone d’ombra pericolose.
– Rimuovere ostacoli e segnalare eventuali pericoli temporanei.
Se questi obblighi vengono ignorati e una persona cade per una condizione prevedibile e evitabile, il condominio sarà responsabile e dovrà pagare i danni.

Conclusione
La gestione della sicurezza negli spazi condominiali non è un dettaglio, ma un dovere fondamentale del condominio. Quando si verifica un incidente, la responsabilità del custode è presunta, salvo prova contraria. Se il danno è stato causato da una condizione pericolosa della proprietà, chi cade ha il diritto di chiedere un risarcimento, mentre il condominio può difendersi solo se dimostra l’esistenza di un caso fortuito o un comportamento imprudente della vittima. La chiave è sempre la prevenzione: una buona gestione condominiale può evitare cause legali e, soprattutto, garantire sicurezza per tutti.

Real estate & tech, modernizzazione degli ascensori: un settore in espansione verso i 39 milioni di dollari entro il 2032

La modernizzazione degli ascensori risulta essere sempre più rilevante per la transizione delle aree urbane verso le smart cities. In un contesto di crescente urbanizzazione e invecchiamento delle città, la necessità di migliorare i sistemi di trasporto verticale è diventata una priorità per garantire la massima sicurezza, l’efficienza energetica e la migliore esperienza di People Flow®, ovvero la gestione dei flussi di persone all’interno degli edifici. Sotto questo punto di vista, secondo alcune ricerche effettuate da Espresso Communication per conto di KONE – leader internazionale nel settore di ascensori, scale e tappeti mobili – l’asset economico della modernizzazione degli ascensori è caratterizzato da diversi fattori chiave. Tra i principali driver c’è sicuramente il deterioramento degli attuali impianti che può diminuirne le prestazioni e aumentare i rischi per la sicurezza. A questo si aggiungono i progressi tecnologici che consentono di offrire soluzioni sempre più efficienti e performanti.

Secondo un rapporto di Credence Research, il mercato globale della modernizzazione degli ascensori supererà i 39 milioni di dollari entro il 2032, registrando una crescita media annuale composta (CAGR) superiore al 12%. Il settore mostra tendenze diverse in base alla regione geografica a cui si fa riferimento: il Nord America, ad esempio, si trova in testa al mercato grazie dell’alto numero di infrastrutture obsolete che necessitano di ammodernamento e delle rigide normative sulla sicurezza. La regione dell’Asia Pacifica, trainata da una crescente urbanizzazione di paesi come Cina, India e Giappone, sta vivendo un rapido sviluppo delle attività di modernizzazione. In America Latina, Medio Oriente e Africa, efficienza energetica e sviluppo urbano sono gli elementi trainanti del settore. Anche in Europa lo stesso mercato sta guadagnando sempre più terreno, sostenuto da una forte attenzione ai temi della sicurezza, della sostenibilità e delle ristrutturazioni degli edifici.

All’interno di questo scenario in grande evoluzione, emerge l’opinione di Fabrizio Troiani, Modernization Director di KONE Italy & Iberica, che conferma l’impegno quotidiano della multinazionale nel promuovere l’ammodernamento e la digitalizzazione dei sistemi ascensoristici: “La modernizzazione degli ascensori non è solo una questione tecnica, ma una vera e propria opportunità per migliorare la qualità della vita urbana. In KONE siamo impegnati a guidare questa trasformazione integrando soluzioni sostenibili e intelligenti che rispondano alle esigenze di sicurezza ed efficienza. Fino a pochi anni fa ammodernare un elevatore comportava la sostituzione di componenti per ripristinarne l’operatività o la sostituzione completa dell’impianto, in caso di situazioni estremamente compromesse. In questo ambito KONE ha riscritto le regole: ha infatti sviluppato soluzioni per la digitalizzazione degli ascensori durante l’ammodernamento, consentendo di dotare gli impianti di connettività integrata, affinché possano interagire con gli altri elementi che compongono gli edifici. Questo apre le porte a opportunità pressoché infinite per migliorare l’esperienza degli utenti. Ad esempio, è possibile chiamare l’ascensore al proprio piano tramite Alexa o con una semplice app su smartphone, riducendo i tempi di prenotazione ed attesa; oppure integrarne il funzionamento con il citofono o il cancello automatico; o ancora consentire ad un robot per il trasporto di oggetti di prendere in autonomia l’ascensore senza bisogno dell’intervento umano. Inoltre, i nostri impianti di ultima generazione, dai consumi energetici particolarmente contenuti, contribuisco a rendere gli edifici sostenibili, grazie anche a soluzioni di recupero dell’energia tramite drive rigenerativi. E non dimentichiamo la manutenzione predittiva che permette di individuare malfunzionamenti prima che si verifichino guasti, a tutto vantaggio della sicurezza e della tranquillità degli utenti e del mantenimento dei migliori livelli di efficienza”.

Gli ascensori di ultima generazione rappresentano una risposta concreta alle sfide che il settore immobiliare deve affrontare. La sostenibilità ambientale e l’adozione di tecnologie intelligenti sono tra i driver più importanti di questi cambiamenti del mercato edilizio. Questa visione riflette un’evoluzione profonda nel settore, dove la modernizzazione non è più vista come un intervento straordinario, ma come un’attività essenziale per garantire edifici sicuri, sostenibili e interconnessi. Le soluzioni moderne, come gli ascensori intelligenti, offrono vantaggi significativi in termini di prestazioni, sicurezza ed efficienza energetica.

Qualità dell’aria indoor: la nuova norma UNI 11976

Le sfide della casa

Trascorriamo fino al 90% del nostro tempo in ambienti chiusi, ed è proprio per questo che la qualità dell’aria indoor è cruciale per la salute e il benessere. A dare un importante contributo in questo ambito è la nuova norma UNI 11976:2025, pubblicata dall’Ente Italiano di Normazione, che offre strumenti pratici per misurare e migliorare la qualità dell’aria negli spazi chiusi.
Questa norma nasce dal riconoscimento del legame tra aria pulita, salute delle persone ed efficienza energetica degli edifici, in linea con la UNI EN16798-1 e la Direttiva EPBD 2024.

Quali inquinanti vengono monitorati
La UNI 11976:2025, in vigore dal 10 aprile, prende in considerazione tre categorie di inquinanti:
– Chimici → Come composti organici volatili (VOC) e polveri sottili.
– Fisici → Ad esempio il radon, un gas radioattivo naturale.
– Biologici → Virus, microrganismi e allergeni.
Per una valutazione efficace della qualità dell’aria, si raccomanda un monitoraggio di almeno 5 giorni, sia in stagione calda che in stagione fredda, per rilevare variazioni significative.
Negli ambienti residenziali, scolastici e lavorativi, il livello di anidride carbonica è spesso utilizzato come indicatore del ricambio d’aria, permettendo di identificare eventuali deficit nella ventilazione.

Un’attenzione crescente alla salute negli spazi chiusi
La pubblicazione di questa norma rafforza il quadro normativo sulla qualità dell’aria indoor, integrandosi con le direttive europee e i documenti del Gruppo di Studio Nazionale Inquinamento Indoor dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’obiettivo è chiaro: garantire ambienti salubri, migliorare il risparmio energetico e fornire strumenti concreti per monitorare e ottimizzare la qualità dell’aria negli edifici civili.

I vantaggi concreti della norma UNI 11976:2025
– Miglior qualità dell’aria per cittadini e lavoratori, con benefici diretti sulla salute.
– Strumenti affidabili per i gestori degli edifici, che potranno adottare strategie mirate per garantire una ventilazione ottimale.
– Parametri chiari per progettisti e tecnici, che potranno applicare metodologie uniformi nella valutazione dell’aria indoor.
La norma stabilisce criteri per rendere ripetibile e riproducibile il processo di registrazione delle informazioni, facilitando controlli più precisi e uniformi.
Include, inoltre, una checklist pratica per la raccolta di dati fondamentali sulla qualità dell’aria interna, aiutando tecnici e responsabili a identificare potenziali problemi e migliorare le condizioni ambientali.

Conclusione
La UNI 11976:2025 rappresenta un passo avanti fondamentale nella gestione della qualità dell’aria indoor. Il suo approccio integrato garantisce ambienti più sani, promuovendo la salute degli occupanti e la sostenibilità energetica degli edifici. Questa norma offre strumenti concreti per monitorare, valutare e migliorare la qualità dell’aria, creando spazi più vivibili e sicuri per tutti.

Taglio delle piante in condominio: regole, responsabilità e procedure

Gestire gli alberi in un condominio non è solo una questione estetica: si tratta di un tema che coinvolge normative, regolamenti interni e possibili conflitti tra proprietari. Una potatura necessaria, un abbattimento per motivi di sicurezza o un intervento deciso per migliorare il decoro possono generare discussioni. Chi decide? Chi paga? E quali autorizzazioni servono?

Chi è responsabile della manutenzione delle piante condominiali?
La prima distinzione fondamentale riguarda la proprietà delle piante. In un condominio, le aree verdi possono essere private o comuni e la gestione cambia di conseguenza.
– Alberi in giardini privati → Se una pianta si trova in uno spazio di proprietà esclusiva, la manutenzione è a carico del proprietario, che dovrà occuparsi di potature e interventi, salvo eccezioni legate al decoro dell’edificio.
– Alberi nelle parti comuni → Se una pianta si trova in cortili, giardini condominiali o aree comuni, è considerata un bene condiviso ai sensi dell’articolo 1117 del Codice Civile. La manutenzione sarà quindi decisa dall’assemblea e pagata da tutti i condòmini in base ai millesimi di proprietà.
– Caso particolare → Se un albero in un giardino privato è rilevante per il decoro architettonico dell’edificio, la giurisprudenza ha stabilito che anche gli altri condomini possono essere tenuti a contribuire alla sua manutenzione.

Manutenzione ordinaria e straordinaria: chi decide?
La gestione degli alberi si divide in due grandi categorie:
– Manutenzione ordinaria → Comprende interventi periodici come la potatura, la rimozione di rami secchi e la gestione della vegetazione per sicurezza e estetica. L’amministratore può intervenire direttamente (art. 1135 Codice Civile), salvo disposizioni diverse nel regolamento condominiale.
– Manutenzione straordinaria → Riguarda interventi urgenti e imprevedibili come l’abbattimento di un albero per rischio di caduta o danni strutturali. In questo caso, è necessaria una delibera assembleare, con votazione a maggioranza.

Regole e procedure per il taglio degli alberi
– Regolamenti comunali → Prima di tagliare o abbattere una pianta, bisogna verificare se il Comune impone vincoli particolari, soprattutto per zone vincolate o alberi di interesse storico.
– Autorizzazioni → In alcuni casi, è necessario chiedere un permesso al Comune prima di procedere con l’abbattimento. L’amministratore o il proprietario deve informarsi presso l’ufficio ambiente.
– Obbligo di conservazione del decoro → Il taglio di un albero può modificare l’aspetto dell’edificio, quindi l’assemblea deve valutare il possibile impatto e approvare la decisione.

Conclusione
La gestione delle piante condominiali non può essere presa alla leggera. Potature e abbattimenti devono rispettare norme civili e regolamenti comunali, con decisioni che variano a seconda della proprietà dell’area verde e della tipologia di intervento.

Assicurazioni green, l’allarme degli esperti: solo lo 0,64% delle aziende italiane possiede una copertura completa per i danni all’ambiente

Una piccolissima percentuale delle aziende italiane è assicurata contro i danni all’ambiente: secondo i dati emersi dall’ultima indagine di settore sono, infatti, solo lo 0,64% le aziende Made in Italy (microimprese, PMI e multinazionali) che si sono dotate di una polizza assicurativa per i danni alle risorse naturali. È quanto risulta da un’elaborazione effettuata dal Pool Ambiente, consorzio di coriassicurazione nato nel 1979 dopo il disastro ambientale di Seveso e centro d’eccellenza nazionale per quanto riguarda il know-how sui rischi ambientali e sui sinistri, sulla base della seconda rilevazione statistica condotta da ANIA – Associazione Nazionale per le Imprese Assicuratrici, a livello nazionale, sulla diffusione delle polizze di responsabilità ambientale tra le aziende. Tra i settori più assicurati troviamo quello dei rifiuti (21,16%), grazie anche all’obbligo di legge, introdotto nel 1999 dalla Regione Veneto, per le imprese attive nel settore di sottoscrivere una polizza assicurativa e una fidejussione a favore della Regione per i danni all’ambiente. Senza tale obbligo, infatti, la percentuale d’imprese nazionali del settore rifiuti con una polizza ambientale attiva scenderebbe circa al 13,61%, secondo una stima effettuata in base ai dati di portafoglio risultanti al Pool Ambiente. Completano il podio delle aree più coperte contro i danni all’ambiente il chimico (11,87%) e il petrolifero (4,19%). In fondo alla classifica, sotto o alla pari della media nazionale, troviamo invece i settori carta, legno e stampa (0,64%), trasporti (0,57%), civile, commerciale e turismo (0,10%).

Estendendo, a livello regionale, l’analisi circa la diffusione delle polizze per danni all’ambiente scopriamo come Veneto e Friuli Venezia Giulia, rispettivamente con 1,85% e con l’1,02%, siano le uniche regioni italiane con una percentuale di diffusione delle polizze per danni all’ambiente superiore all’1%, davanti a Liguria (0,84%), Basilicata (0,78%) e Lombardia (0,74%). In generale, le regioni del Centro-Nord presentano valori superiori alla media italiana, mentre quelle del Centro-Sud e isole presentano percentuali generalmente inferiori, con il record del numero più basso di polizze in rapporto al numero di imprese attive detenuto dalla Campania. Diminuiscono però le zone che figurano sotto la media nazionale per la diffusione di polizze assicurative, passando da 13 dell’ultimo rilevamento alle 11 regioni di quello attuale. “La diffusione delle polizze assicurative per danni ambientali tra le imprese italiane è limitata da molteplici fattori, spesso interconnessi. Un ostacolo significativo è rappresentato da pregiudizi e concezioni errate che persistono nel nostro Paese tra aziende, intermediari assicurativi, media, consumatori e istituzioni – afferma Tommaso Ceccon, presidente di Pool Ambiente – A eccezione della Regione Veneto, che impone obblighi nel settore dei rifiuti, in Italia non esistono altre normative che rendano obbligatoria la stipula di queste polizze. Inoltre, gli obblighi previsti da regolamenti europei, come la Direttiva sulle Emissioni Industriali, non trovano concreta applicazione nel nostro Paese”.

Le polizze per danni all’ambiente hanno un importante valore sociale e ambientale, con benefici diretti sulla sfera economica, sociale e ambientale a vari livelli, sia a livello locale sia nazionale. La sottoscrizione di una polizza per danni all’ambiente è quindi un fondamentale strumento che contribuisce alla sostenibilità dell’impresa e al miglioramento del suo rating ESG. A fronte di così importanti benefici è evidente come una maggiore diffusione delle coperture per danni all’ambiente porterebbe importanti vantaggi per cittadini, imprese e Istituzioni. L’Italia ha sviluppato prodotti assicurativi ad hoc per la copertura dei rischi di danno ambientale fin dal 1979, anno di fondazione del Pool Ambiente. La presenza del Consorzio ha permesso negli anni a un numero molto elevato di imprese assicurative di operare in questo settore e, oggi, il mercato assicurativo italiano dei rischi ambientali conta 20 compagnie attive nell’offerta di questo tipo di copertura. Anche i riassicuratori professionali partecipano a questa tipologia di rischio contribuendo a far sì che sul mercato ci sia ampia capacità.

Cosa succede quando si verifica un danno all’ambiente e l’azienda non è assicurata? In assenza di una polizza, l’azienda dev’essere in grado di gestire in autonomia e sostenere i costi con riferimento agli obblighi previsti dalla normativa italiana su bonifiche e ripristino delle risorse naturali danneggiate. Qualora l’impresa non sia in grado di far fronte a tali obblighi e relative spese, che possono raggiungere anche diversi milioni di euro, è la Regione che deve farsi carico degli interventi, sempre che abbia risorse sufficienti per farlo. “Non di rado quello che accade nel nostro Paese è che fallisca l’azienda responsabile, priva di una copertura assicurativa per i danni all’ambiente, e che la Regione non riesca a sostenere le spese di bonifica: a rimetterci è l’intera comunità che deve aspettare anche svariati anni prima che siano stanziati fondi sufficienti dallo Stato per bonificare la falda contaminata, il terreno e i corpi idrici inquinati, le specie e gli habitat compromessi. Non dimentichiamo che se non c’è la polizza incendio ci rimette l’azienda, se non c’è la polizza per i danni all’ambiente ci rimettiamo tutti. La nostra speranza è che nei prossimi anni ci sia un notevole aumento nella diffusione delle polizze di responsabilità ambientale: sarebbe importante sviluppare un’azione coordinata, a livello nazionale ed europeo, per contribuire allo sviluppo di una cultura del rischio ambientale”, conclude Ceccon.

Un modello condiviso anche dall’associazione nazionale dei broker assicurativi. “Sviluppare una cultura della responsabilità ambientale è e deve rappresentare una priorità per le imprese del nostro Paese, considerando come eventi dannosi rappresentino una seria minaccia per gli ecosistemi, con ricadute significative anche in termini economici e sociali” – dichiara Flavio Sestilli, Presidente di AIBA – Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni – “L’incorporazione dei criteri ESG nella valutazione del rischio, inoltre, diventerà sempre di più un fattore di competitività e di attrattività sul mercato. In questo scenario, i Broker possono svolgere un ruolo fondamentale, supportando le aziende nel conoscere meglio i potenziali rischi cui sono esposte, individuare soluzioni di mitigazione e gestione del rischio su misura e stimolare lo stesso settore assicurativo all’innovazione dei prodotti in rapporto alle nuove esigenze emergenti. Fondamentale sarà tuttavia lavorare anche in prevenzione, agendo quindi non solo ex-post ma introducendo misure, anche fisiche, e favorendo comportamenti in grado di ridurre il potenziale verificarsi di eventi e permetterne una più pronta risoluzione”.

Comunicato stampa

Pulizie di primavera: gli italiani attenti alla salubrità della casa

Con l’arrivo della primavera, le giornate si allungano e le temperature aumentano, portando con sé il tradizionale rituale delle grandi pulizie domestiche. Tuttavia, negli ultimi anni, la semplice pulizia non è più sufficiente: gli italiani mostrano infatti un’attenzione crescente verso la salubrità degli ambienti indoor, con un focus particolare sulla qualità dell’aria e sulla sanificazione degli spazi abitativi. Dopo i mesi invernali, in cui si tende a tenere le finestre chiuse, la primavera diventa quindi il momento ideale per rinfrescare e igienizzare gli ambienti domestici, riducendo la presenza di allergeni, polveri, agenti patogeni e insetti.

A evidenziarlo sono i dati analizzati da ProntoPro, il marketplace di riferimento per i servizi professionali che mette in contatto domanda e offerta, secondo i quali nel 2024 le richieste di servizi di sanificazione e disinfezione della casa sono aumentate del 20% rispetto all’anno precedente, segno di una maggiore consapevolezza sull’importanza di vivere in ambienti non solo ordinati, ma anche sani. L’interesse per questi servizi sembra destinato a crescere ulteriormente nel 2025, con un’impennata di richieste prevista in particolare tra febbraio e marzo: +417% per la sanificazione dei condizionatori, +144% per la disinfestazione e +31% per interventi legati alla rimozione della muffa.

Cura dei condizionatori: nel 2024 +17% di richieste di sanificazione rispetto al 2023

La sanificazione dei condizionatori sta diventando un’abitudine sempre più diffusa, con un incremento del 17% delle richieste nel 2024 rispetto al 2023, secondo le analisi di ProntoPro.it. L’operazione, fondamentale per garantire un ambiente sano e un impianto efficiente, dovrebbe essere effettuata almeno una o due volte all’anno, meglio se prima dell’estate, quando il dispositivo viene riacceso dopo mesi di inattività, e al termine della stagione calda, per evitare la proliferazione di muffe e batteri causata dall’umidità residua. Nonostante ciò, però, molti utenti tendono a trascurare questa operazione e dichiarano di non aver mai sanificato il proprio impianto, con alcuni casi estremi di condizionatori in funzione da vent’anni senza alcuna pulizia*.

Le ragioni che spingono a richiedere un intervento di sanificazione sono diverse, a partire dalla necessità di una manutenzione ordinaria e stagionale, con il 38% delle richieste concentrate sulla pulizia di split e motori esterni, con particolare attenzione ai filtri e alla batteria. Altra problematica segnalata dagli utenti di ProntoPro è la presenza di cattivi odori all’accensione, spesso dovuti all’accumulo di polvere e batteri, che nel 15% dei casi scompaiono dopo qualche minuto di utilizzo. C’è poi chi, invece, rileva la presenza di muffa nell’impianto, una situazione riscontrata nel 9% delle richieste, che può incidere negativamente sulla qualità dell’aria e sulla salute di chi vive in casa*.

Non si tratta però solo di eliminare polvere e allergeni: molti utenti richiedono interventi tecnici più avanzati, che vanno oltre la semplice sanificazione e contribuiscono a mantenere l’impianto in perfetta efficienza, riducendo i consumi energetici e prevenendo guasti improvvisi. Il 16% delle richieste include infatti operazioni come il controllo del gas refrigerante, la pulizia approfondita delle ventole e del pacco batteria o la sanificazione di impianti canalizzati*.

Lotta contro la muffa: +18% di interventi nel 2024, si punta all’eliminazione e alla prevenzione

L’attenzione alla qualità dell’aria indoor si estende anche alla lotta contro la muffa, un problema sempre più sentito nelle abitazioni italiane: le richieste di intervento per la sua rimozione sono aumentate del 18% nel 2024 rispetto all’anno precedente.

Soprattutto, molti utenti non cercano più soluzioni temporanee, ma interventi definitivi in grado di eliminare il problema alla radice o di prevenirlo. Il 65% delle richieste riguarda infatti analisi approfondite delle cause e trattamenti a lunga durata, a testimonianza del fatto che la muffa tende a ripresentarsi nonostante i tentativi di rimozione precedenti. In particolare, le richieste ricevute dai professionisti di ProntoPro attraverso la piattaforma evidenziano la necessità di sopralluoghi per individuare le cause specifiche del fenomeno — come infiltrazioni, umidità di risalita o problemi di condensa — e di installazione di sistemi di ventilazione o strumenti per monitorare il livello di umidità negli ambienti, per evitare che il problema si ripresenti.

Allo stesso tempo, cresce la richiesta di trattamenti complementari per garantire risultati duraturi: il 30% degli interventi include anche la tinteggiatura con vernici antimuffa o anticondensa, un accorgimento utile per prevenire la formazione di nuove colonie fungine, o un’imbiancatura completa dopo la rimozione della muffa, con l’obiettivo di bonificare l’ambiente e restituire alle pareti un aspetto uniforme e pulito.

I dati raccolti da ProntoPro permettono anche di individuare la localizzazione della muffa all’interno delle abitazioni: sempre più persone segnalano la comparsa di macchie scure su mobili, armadi e pareti dietro i letti, spesso accompagnate da odori sgradevoli che persistono anche dopo la pulizia superficiale. Questo suggerisce che il problema non riguarda solo le pareti esposte all’umidità, ma è strettamente legato anche alla qualità dell’aria indoor e a una ventilazione inadeguata delle stanze.

Disinfestazione: tra gli insetti da combattere soprattutto blatte (60%) e vespe (20%)

Con l’arrivo della primavera, cresce anche l’attenzione verso la disinfestazione: l’aumento delle temperature favorisce infatti la proliferazione di insetti, rendendo il servizio molto richiesto in questo periodo dell’anno. Secondo le previsioni di ProntoPro, tra le varie tipologie di intervento quella che registrerà il maggior numero di richieste per marzo 2025 sarà la disinfestazione delle blatte, rappresentando il 60% degli interventi previsti. Seguono la disinfestazione delle vespe, con il 20% delle richieste, e la lotta contro le cimici da letto, con il 10%.

Le blatte, in particolare, sono un problema molto diffuso e spesso difficile da risolvere senza un intervento professionale. La loro presenza è segnalata principalmente in cucina (56%), dove si annidano attratte dal calore e dalla disponibilità di residui alimentari, e in bagno (15%). Per prevenire la comparsa, è fondamentale mantenere sempre pulite le superfici, evitare l’accumulo di briciole e sigillare eventuali fessure o crepe nelle pareti. Attenzione anche agli scarichi: versare periodicamente acqua calda e bicarbonato nei lavandini e nei tubi di scarico può aiutare a tenere lontani questi insetti indesiderati. Tuttavia, se l’infestazione è già presente, affidarsi a un professionista è la scelta migliore per un’eliminazione efficace e duratura.
Come evidenziato dai dati, anche la presenza di vespe sta diventando una problematica sempre più sentita, soprattutto con l’aumento delle temperature. I nidi vengono segnalati dagli utenti soprattutto su tapparelle (29%) e balconi e terrazzi (22%), mentre un numero più limitato di richieste riguarda i condizionatori (5%). Per prevenire la formazione di nidi, è consigliabile controllare regolarmente gli angoli nascosti di tapparelle e persiane e sigillare eventuali fessure nei muri o sotto i cornicioni. Se si nota la presenza di un nido già sviluppato, è importante evitare di toccarlo o cercare di rimuoverlo da soli: anche in questo caso, rivolgersi a un esperto è la soluzione più sicura per eliminare il problema senza correre rischi.

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Metodologia
I dati 2024 analizzati dalla piattaforma e riportati nel comunicato stampa fanno riferimento alle richieste raccolte da ProntoPro tra gennaio a dicembre 2024. I dati 2023 analizzati dalla piattaforma e riportati nel comunicato stampa fanno riferimento alle richieste raccolte per le diverse tipologie da gennaio a dicembre 2023.
*I dati analizzati fanno riferimento a domande a risposta multipla

Chi è ProntoPro
Fondata nel 2015, ProntoPro si è affermata come la principale piattaforma online in Italia per la ricerca e l’offerta di servizi, rendendo semplice e affidabile l’accesso a Professionisti qualificati. Nel 2022 ProntoPro è entrata a far parte del gruppo internazionale Homerun Technology Inc di cui fa parte anche Armut, azienda dello stesso settore, leader in Turchia. Con sedi principali a Milano e Istanbul, il gruppo ha già collegato 22 milioni di clienti a 1,9 milioni di professionisti, offrendo 26.000 diversi tipi di servizi. Sotto i marchi ProntoPro, Armut e HomeRun, l’azienda opera in 14 paesi, tra cui Turchia, Regno Unito, Germania, Spagna e Francia, offrendo un’ampia gamma di servizi, dalle ristrutturazioni alle lezioni private, con l’ambizione di diventare leader nel mercato EMEA.

Per maggiori informazioni: www.prontopro.it