Un aiuto quotidiano ma non invasivo, una figura di riferimento per gli anziani soli e un modello di welfare di prossimità che punta a rafforzare la coesione sociale nei condomini. A Torino nasce il primo esperimento della badante di condominio, un’innovazione che potrebbe ridefinire l’assistenza agli anziani e alle persone fragili, rispondendo alle nuove sfide demografiche e sociali.
Un aiuto concreto per contrastare l’isolamento
L’iniziativa nasce con l’obiettivo di:
– Supportare gli anziani soli, offrendo aiuto quotidiano senza la necessità di un’assistenza continuativa.
– Prevenire l’isolamento sociale, garantendo una presenza amica e professionale a cui rivolgersi per piccoli bisogni e attività quotidiane.
– Ottimizzare le risorse, grazie a una figura condivisa tra più nuclei abitativi.
Si tratta di un progetto che rientra nel concetto di città intelligente e solidale, un modello in cui i servizi non sono solo digitali ma anche umani, distribuiti sul territorio per creare una rete di assistenza diffusa e accessibile.
Perché questo esperimento è necessario?
L’invecchiamento della popolazione e il calo demografico stanno modificando profondamente il concetto di famiglia e di vicinato, rendendo sempre più urgente trovare nuovi modelli di abitare che coniughino tecnologia, cura e relazioni umane.
In particolare:
– Aumentano le persone fragili, tra cui anziani, disabili e famiglie monoparentali.
– Cambia la struttura sociale, con sempre più persone sole e meno reti di supporto familiari.
– Servono nuovi modelli abitativi, in cui l’innovazione digitale si affianca a un sistema di assistenza condivisa.
La badante di condominio potrebbe diventare un punto di riferimento per chi necessita di un aiuto quotidiano flessibile, senza dover ricorrere a un’assistenza dedicata.
Un esperimento che potrebbe rivoluzionare l’assistenza agli anziani
Il progetto torinese rappresenta una risposta innovativa alle sfide dell’invecchiamento e della solitudine. Se l’esperimento dovesse funzionare, potrebbe diventare un modello replicabile in altre città, contribuendo a ridefinire il concetto di cura e supporto sociale nelle comunità urbane.
Un passo avanti verso una città più inclusiva, dove il welfare non si limita agli interventi istituzionali, ma prende forma nelle relazioni quotidiane tra vicini.
Hai mai pensato a quante persone nel tuo condominio potrebbero avere difficoltà a salire le scale? Con oltre 14 milioni di italiani sopra i 65 anni, l’invecchiamento della popolazione è una realtà con cui tutti gli amministratori di condominio devono fare i conti. Le barriere architettoniche, sono diventate sempre più una questione centrale nella gestione degli edifici residenziali.
Pensa a quel condomino anziano che ultimamente evita di uscire di casa, o a quella signora del quarto piano che fatica sempre più a portare su la spesa. Dietro questi piccoli segnali si nasconde spesso un grande problema: le scale sono diventate un ostacolo insormontabile. Per fortuna, esistono soluzioni efficaci che non richiedono costosi interventi strutturali. I montascale per anziani rappresentano un’opzione pratica che permette di muoversi liberamente tra i piani senza bisogno di opere murarie invasive. Una soluzione che fa la differenza nella vita quotidiana di chi ha problemi di mobilità.
Vuoi scoprire come migliorare l’accessibilità del tuo condominio? Continua a leggere per conoscere normative, agevolazioni fiscali e aspetti tecnici che ogni amministratore dovrebbe conoscere per rendere gli spazi comuni accessibili a tutti i residenti.
Cosa dice la legge sulle barriere architettoniche nei condomini: diritti e doveri
Non tutti sanno che quando si parla di eliminazione delle barriere architettoniche, la legge è dalla parte di chi ha problemi di mobilità. La Legge 13/1989 è chiarissima: ogni persona con disabilità o difficoltà motorie ha il diritto di installare dispositivi come i montascale per anziani, anche se gli altri condomini non sono d’accordo. La normativa riconosce infatti il diritto fondamentale di ogni cittadino di accedere liberamente alla propria abitazione, senza barriere o impedimenti.
Il DM 236/1989 entra più nel dettaglio tecnico, spiegando quali requisiti devono avere questi dispositivi per essere a norma. Non sono cavilli burocratici, ma garanzie di sicurezza per tutti. Come amministratore, conoscere queste norme ti mette al riparo da contestazioni e ti permette di guidare il condominio verso le scelte migliori.
Un aspetto che spesso genera confusione riguarda le procedure per l’approvazione in assemblea. In teoria, l’installazione di un montascale nelle parti comuni richiede la maggioranza degli intervenuti che rappresenti almeno la metà del valore dell’edificio. Ma c’è un “ma” importante: se la richiesta viene da una persona con disabilità certificata, può procedere anche senza l’ok dell’assemblea, con una semplice comunicazione all’amministratore.
È importante considerare che le statistiche evidenziano come il 75% delle cadute domestiche degli anziani sia legato all’utilizzo delle scale. Si tratta di una problematica seria che può comportare conseguenze significative sulla qualità della vita e sull’autonomia delle persone. Ogni montascale per anziani installato rappresenta quindi un importante miglioramento nella sicurezza domestica.
Risparmiare con le agevolazioni fiscali: come rendere conveniente l’installazione di un montascale
“Costa troppo” è la prima obiezione che sentirai quando si parla di installare montascale per anziani in condominio. Ma sai che grazie alle agevolazioni fiscali il costo effettivo può ridursi drasticamente? La detrazione del 75% per l’eliminazione delle barriere architettoniche è una opportunità concreta che pochi conoscono nei dettagli.
Introdotta con la Legge di Bilancio 2022 e confermata anche per il 2025, questa agevolazione ti permette di recuperare tre quarti della spesa sostenuta, distribuita in 10 quote annuali. Un vero e proprio tesoretto fiscale che rende l’investimento molto più accessibile di quanto si pensi. Secondo i recenti chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, quando un montascale viene installato per uso esclusivo di un condomino con disabilità, la detrazione del 75% spetta interamente a chi ha sostenuto le spese.
I limiti di spesa sono generosi e dipendono dalle dimensioni del condominio:
● 50.000 euro per edifici unifamiliari o singole unità
● 40.000 euro moltiplicato per il numero di appartamenti negli edifici da 2 a 8 unità
● 30.000 euro moltiplicato per il numero di appartamenti negli edifici con più di 8 unità
E non è tutto! Per le persone con disabilità certificata, c’è anche l’IVA agevolata al 4% invece del solito 22%. Fai un rapido calcolo e vedrai che la differenza è sostanziale.
Con un po’ di attenzione nella gestione delle pratiche, puoi ottenere un risparmio significativo che renderà l’installazione di montascale per anziani una scelta non solo etica ma anche economicamente vantaggiosa per il condominio.
Quale montascale scegliere? Guida pratica alle diverse tipologie per condomini
Non tutti i montascale sono uguali, e scegliere quello giusto può fare la differenza tra una soluzione ottimale e un investimento deludente. I montascale per anziani si dividono in diverse categorie, ciascuna pensata per risolvere problemi specifici.
Per le scale dritte senza curve o pianerottoli, i montascale rettilinei sono la soluzione più semplice ed economica. L’installazione è veloce (bastano poche ore) e i costi sono contenuti. Sono perfetti per quelle tipiche rampe di scale che collegano i piani in molti condomini italiani, e sono ottime per quei pochi gradini che spesso separano l’ingresso dall’ascensore condominiale.
Ma sappiamo bene che le scale condominiali raramente sono semplici e lineari. Per quelle con curve, angoli o pianerottoli intermedi, esistono i montascale curvilinei. Sono progettati su misura, con binari che seguono esattamente il percorso della scala, offrendo una flessibilità impareggiabile e possono essere installati praticamente ovunque.
Hai mai sentito parlare dei montascale a pedana? Sono pensati per chi usa la sedia a rotelle o ha difficoltà a sedersi e alzarsi. Invece di una poltroncina o di una sedia, hanno una piattaforma su cui si può salire direttamente con la carrozzina. Una soluzione molto apprezzata in contesti dove vivono persone con disabilità motorie più complesse.
E per le scale esterne? Esistono montascale per esterni, progettati con materiali resistenti alle intemperie e sistemi di protezione specifici. Sono ideali per quei condomini dove l’accesso principale è preceduto da una scalinata esterna.
Quando si parla di costi, i montascale per anziani hanno prezzi variabili: in linea generale, i montascale rettilinei hanno costi più contenuti rispetto a quelli curvilinei, che dipendono anche dalla lunghezza delle scale o del numero di piani da servire. Con le detrazioni fiscali, il costo effettivo può ridursi fino a un quarto, rendendo l’investimento accessibile e in grado di migliorare concretamente la vita delle persone.
Come si installa un montascale in condominio? Aspetti tecnici e pratici da considerare
“Ma si può davvero installare un montascale nella nostra scala? Non è troppo stretta?” Queste sono domande che sentirai spesso dai condomini. La verità è che i moderni montascale per anziani possono essere installati in quasi tutte le situazioni, ma ci sono alcuni aspetti tecnici da verificare prima.
La larghezza della scala è il primo elemento da controllare: idealmente, servono almeno 75-80 centimetri per garantire un’installazione sicura. La buona notizia è che anche installando una soluzione come il montascale, la scala rimarrà libera per il passaggio e tutti i coinquilini potranno continuare a utilizzare la scala senza problemi.
Non preoccuparti troppo della portata della struttura: i montascale moderni sono sorprendentemente leggeri e distribuiscono il peso in modo uniforme.
D’altra parte, un aspetto spesso trascurato è lo spazio per l’imbarco e lo sbarco. All’inizio e alla fine della scala deve esserci un’area sufficiente per permettere all’utilizzatore di salire e scendere comodamente dal montascale. Un buon tecnico saprà consigliarti le soluzioni migliori anche in spazi ristretti.
Dal punto di vista pratico, l’installazione di montascale per anziani nelle parti comuni segue alcuni passaggi ben definiti:
1. Richiesta formale da parte del condomino interessato
2. Delibera assembleare (a meno che non si tratti di una persona con disabilità certificata)
3. Preventivi da aziende specializzate come Stannah, con esperienza specifica in montascale per anziani
4. Verifica della conformità tecnica e delle eventuali autorizzazioni
5. Installazione, che solitamente richiede poche ore senza opere murarie invasive
6. Collaudo e formazione sull’utilizzo del dispositivo
Una buona notizia: l’installazione di un montascale non è considerata una modifica strutturale dell’edificio e quindi non richiede permessi edilizi complessi. Questo semplifica notevolmente tutto il processo e riduce i tempi di attesa.
Montascale vs ascensore: perché i montascale per anziani sono spesso la scelta migliore
Quando si parla di eliminare le barriere architettoniche in condominio, la domanda sorge spontanea: meglio un montascale o un ascensore? Se guardi solo al prestigio, l’ascensore sembra la soluzione ideale. Ma nella pratica, i montascale per anziani offrono vantaggi che spesso li rendono la scelta più sensata.
Partiamo dai costi: un ascensore condominiale parte da circa 25.000 euro, ma con le opere murarie necessarie si arriva facilmente a 50.000-60.000 euro. E non finisce qui: aggiungi la manutenzione obbligatoria (circa 1.500 euro all’anno), i consumi elettrici continui e le revisioni periodiche imposte dalla legge.
I tempi di realizzazione sono un altro fattore critico: per installare un ascensore servono settimane, se non mesi, di lavori invasivi. Polvere, rumore, operai che vanno e vengono… un vero disagio per tutti i condomini. Senza contare le autorizzazioni comunali, che possono richiedere tempi lunghi e iter burocratici complessi.
In confronto, i montascale per anziani sono una soluzione molto più pratica: costano meno (soprattutto considerando le detrazioni fiscali), si installano in poche ore senza opere murarie, consumano pochissima energia elettrica e richiedono una manutenzione minima. Sono anche adattabili a quasi tutte le scale esistenti, senza bisogno di modificare la struttura dell’edificio.
La durabilità è un altro punto a favore: un montascale di qualità, come quelli prodotti da Stannah, ha una vita media di 15-20 anni con una manutenzione ordinaria. Un investimento che si ripaga nel tempo e che offre un servizio prezioso a chi ne ha bisogno.
Certo, un montascale serve principalmente agli anziani e alle persone con difficoltà motorie, mentre l’ascensore è utile a tutti. Ma bisogna essere pragmatici: in molti condomini, specialmente quelli più piccoli o meno abbienti, l’ascensore rimane un sogno irrealizzabile, mentre il montascale è una soluzione concreta e accessibile che può essere implementata subito.
Come gestire un montascale in condominio: consigli pratici per amministratori
Una volta installato il montascale, come gestirlo al meglio? Ecco alcuni consigli pratici che derivano dall’esperienza di chi ha già affrontato questa situazione.
La ripartizione delle spese è spesso motivo di discussione. La regola generale è che, se il montascale viene installato su richiesta di un condomino con disabilità, le spese sono a suo carico, anche se spesso questa ripartizione prevede anche l’utilizzo esclusivo del montascale per il condomino che ne richiede l’installazione. Ma nulla vieta all’assemblea di decidere una ripartizione diversa, considerando che il dispositivo aumenta il valore dell’intero edificio e che nel futuro può diventare utile per più condomini. In alcuni condomini si è optato per una soluzione di compromesso: il richiedente copre i costi di installazione, mentre le spese di manutenzione vengono condivise tra tutti.
Una attenzione particolare deve essere prestata all’ambito fiscale. La detrazione è possibile solo per quei condomini che partecipano alla spesa iniziale. Coloro che volessero richiederne l’utilizzo successivamente all’installazione non possono più godere delle detrazioni.
La manutenzione periodica è fondamentale per garantire che il montascale funzioni sempre in modo sicuro ed efficiente. Ti consigliamo di stipulare un contratto di assistenza con l’azienda installatrice, che preveda controlli regolari. Il costo è contenuto e ti mette al riparo da brutte sorprese.
Un aspetto che spesso viene trascurato è l’assicurazione. Verifica che la polizza condominiale copra anche eventuali incidenti legati all’uso del montascale. In caso contrario, potrebbe essere necessario un’estensione specifica. Non è un costo elevato, ma è una protezione importante.
Fondamentale è anche la formazione di chi userà il montascale. I moderni montascale per anziani sono intuitivi e facili da usare, ma una breve sessione di training può evitare errori e garantire un utilizzo corretto e sicuro. Coinvolgi l’azienda installatrice, che solitamente offre questo servizio come parte del pacchetto.
È utile anche creare un semplice regolamento per l’utilizzo del montascale, che specifichi:
● Chi può utilizzarlo (solo i residenti o anche i loro ospiti?)
● Come comportarsi in caso di guasto
● Chi contattare per assistenza
● Come mantenere pulito e in ordine il dispositivo
Un regolamento chiaro, approvato dall’assemblea, previene malintesi e conflitti, rendendo la convivenza più serena per tutti i condomini.
I montascale per anziani aumentano il valore del tuo condominio: ecco perché
Installare un montascale non è solo un atto di civiltà verso i condomini con problemi di mobilità, ma anche un investimento che valorizza l’intero edificio. In un paese che invecchia come l’Italia, l’accessibilità sta diventando un fattore sempre più importante nella valutazione degli immobili.
Pensa a quanto è cambiato il mercato immobiliare negli ultimi anni. Le nuove generazioni di anziani sono più attive, più esigenti e hanno maggiori disponibilità economiche rispetto al passato. Quando cercano casa, l’accessibilità è tra i primi requisiti che considerano. Un condominio dotato di montascale per anziani diventa automaticamente più appetibile per una fascia crescente di potenziali acquirenti o affittuari.
I benefici non sono solo per il futuro. Anche nel presente, un condominio accessibile favorisce una migliore coesione sociale tra i residenti. Gli anziani che possono muoversi liberamente partecipano più attivamente alla vita condominiale, sono più presenti alle assemblee, mantengono relazioni più strette con i vicini. Tutto questo si traduce in un ambiente più armonioso e in una gestione più serena del condominio.
Non sottovalutare poi l’effetto “domino” positivo: una volta che un condomino installa un montascale e gli altri vedono i benefici concreti, spesso nascono nuove richieste. In diversi casi, condomini che inizialmente erano scettici hanno poi deciso di contribuire all’acquisto di un secondo montascale per un’altra scala dell’edificio, avendo constatato l’utilità del primo.
Come amministratore, promuovere l’installazione di montascale per anziani significa anche dimostrare una visione moderna e inclusiva della gestione condominiale. I condomini apprezzeranno questa attenzione alle esigenze di tutti, rafforzando la tua posizione professionale e la fiducia nei tuoi confronti.
I montascale per anziani: una soluzione che guarda al futuro
Con oltre 14 milioni di italiani sopra i 65 anni, l’accessibilità negli edifici residenziali è diventata una questione centrale per molti condomini. Di conseguenza, i montascale per anziani offrono una risposta concreta a questa esigenza, combinando al contempo praticità e sostenibilità economica.
Inoltre, le attuali agevolazioni fiscali, con detrazioni fino al 75%, rendono questi dispositivi accessibili anche per condomini con budget limitati. Allo stesso modo, l’installazione rapida e senza opere invasive li rende una soluzione particolarmente attraente rispetto ad alternative più complesse e costose.
Per quanto riguarda gli amministratori, promuovere l’accessibilità significa non solo valorizzare l’immobile, ma anche rispondere alle esigenze di una popolazione che cambia. Infatti, i condomini dotati di sistemi di mobilità assistita risultano più appetibili sul mercato e, contemporaneamente, favoriscono una migliore qualità della vita per tutti i residenti.
In definitiva, investire oggi nell’accessibilità significa prepararsi a un futuro in cui la mobilità limitata non sarà più un ostacolo alla vita indipendente. Pertanto, si tratta di una scelta che unisce responsabilità sociale e visione strategica, rendendo di fatto i condomini più inclusivi e al passo con i tempi.
Il settore edilizio è in piena trasformazione, con una spinta sempre più forte verso la sostenibilità e l’adozione di modelli di economia circolare. Il riciclo dei materiali non è più una scelta opzionale, ma una necessità concreta per ridurre l’impatto ambientale e il consumo di risorse naturali. In questo scenario, gli scarti industriali stanno assumendo un ruolo chiave, trasformandosi in nuove materie prime per il mondo delle costruzioni.
L’economia circolare: un nuovo paradigma per l’edilizia
L’economia circolare rappresenta una rivoluzione rispetto ai tradizionali modelli economici, basati sul consumo lineare delle risorse. Invece di estrarre, lavorare, consumare e smaltire, questo approccio punta a riutilizzare, riciclare e rigenerare, allungando la vita utile dei materiali e riducendo la quantità di rifiuti da smaltire.
L’edilizia, grazie alla sua varietà di materiali e processi produttivi è uno dei settori che più beneficia di questa transizione. Molti elementi non strutturali possono essere realizzati a partire da materiali riciclati, garantendo efficienza energetica e alte prestazioni senza sacrificare la qualità.
Dal settore industriale all’edilizia: gli scarti che diventano materiali da costruzione
Il recupero di scarti da diversi ambiti industriali offre opportunità sorprendenti per la costruzione di edifici più sostenibili e innovativi. Ecco alcuni esempi:
– Siderurgia : Le scorie siderurgiche e le polveri derivanti dalla lavorazione dell’acciaio vengono riutilizzate per la produzione di calcestruzzi e per la realizzazione di acciaio riciclato, utile soprattutto nella bioedilizia. Tuttavia, il processo di riciclo richiede ancora un elevato consumo energetico e deve garantire qualità e prestazioni comparabili al materiale vergine.
– Plastica riciclata: Considerata uno dei materiali più difficili da smaltire, la plastica recuperata trova nuova vita nell’edilizia, impiegata per rivestimenti, pavimenti, pannelli e arredi. La sfida principale è sviluppare processi di riciclo più efficienti e meno costosi, garantendo uniformità nelle prestazioni finali.
– Vetro: Il vetro riciclato viene utilizzato per creare piastrelle, elementi decorativi e rivestimenti, soprattutto nell’ambito del design edilizio. Sebbene il riciclo sia una valida alternativa alla produzione di nuovo vetro, i costi spesso risultano elevati.
– Carta e cartone: L’industria cartaria produce grandi quantità di materiali riciclabili, impiegati nel settore edilizio per la realizzazione di pannelli isolanti e innovativi mattoni in carta-cemento.
– Settore tessile: Gli scarti tessili trovano impiego nella creazione di pannelli isolanti e nuovi tessili destinati al settore dell’arredamento, offrendo soluzioni ecologiche e performanti.
Verso un futuro edilizio più sostenibile
L’integrazione dei materiali riciclati nell’edilizia non è solo un’innovazione tecnologica, ma una necessità per garantire uno sviluppo sostenibile. Ridurre il consumo di risorse naturali, abbattere le emissioni di CO₂ e migliorare l’efficienza energetica degli edifici sono sfide centrali, sostenute anche dalle direttive dell’Unione Europea.
Grazie alla sperimentazione e alla ricerca, il settore sta evolvendo rapidamente, dimostrando che la qualità costruttiva può andare di pari passo con il rispetto dell’ambiente. Il futuro dell’edilizia sarà sempre più circolare, efficiente e sostenibile, con materiali riciclati che diventeranno un punto di riferimento nelle costruzioni del domani.
Il Codice Civile, integrato da eventuali regolamenti locali, stabilisce precise distanze minime da rispettare per prevenire conflitti e garantire a ogni proprietario il pieno godimento della propria terra. Ignorare queste regole non è consentito, e chi subisce un’occupazione indebita del proprio spazio può chiedere l’eliminazione delle piante in eccesso. Vediamo quali sono le distanze da rispettare e cosa fare se il tuo vicino non le osserva.
Distanze legali per piantare alberi: cosa dice il Codice Civile
La norma di riferimento in questa materia è l’articolo 892 del Codice Civile, che stabilisce regole precise per la distanza minima delle piantagioni dal confine tra due proprietà. Secondo questa disposizione:
– Gli alberi di alto fusto devono essere piantati ad almeno 3 metri dal confine.
– Gli alberi di non alto fusto devono rispettare una distanza di 1,5 metri.
– Siepi, viti, arbusti e piante da frutto (altezza massima 2,5 metri) devono distare almeno 0,5 metri.
Queste misure vengono calcolate dalla base esterna del tronco nel momento della piantagione. Se si tratta di una semina o di una talea, si considera il punto in cui il fusto è destinato a sorgere.
Se tra le due proprietà è presente un muro divisorio, le distanze potrebbero non essere obbligatorie, a patto che le piante non superino l’altezza della struttura. Se un albero cresce oltre il livello del muro, il vicino può chiedere la potatura per riportarlo al di sotto del limite.
Cosa fare se il vicino pianta alberi troppo vicini
Se le piante del vicino invadono il tuo spazio e non rispettano le distanze previste dai regolamenti comunali, dagli usi locali o dal Codice Civile, hai diritto a esigerne l’estirpazione.
L’articolo 894 del Codice Civile è molto chiaro: “Il vicino può esigere che si estirpino gli alberi e le siepi che sono piantati o nascono a distanza minore di quelle indicate dagli articoli precedenti”.
Estirpare significa rimuovere completamente la pianta, sradicandola. Si tratta di un diritto pieno, che può essere fatto valere anche attraverso un’azione legale per ripristinare la legalità della situazione.
Perché regole così rigide sulle distanze degli alberi
Le disposizioni sulle distanze tra piante e confini non sono arbitrarie: servono a prevenire conflitti di vicinato e a tutelare i diritti di ogni proprietario. La Corte di Cassazione (sentenza n. 35377/2022) ha spiegato che queste regole evitano problemi legati alla crescita incontrollata degli alberi, come:
– Riduzione di aria e luce: chiome troppo vicine possono oscurare eccessivamente gli spazi del vicino.
– Diminuzione del soleggiamento: una pianta alta può compromettere la crescita di colture o il godimento del giardino confinante.
– Ostruzione della vista panoramica: un albero troppo vicino può bloccare una visuale preesistente .
– Caduta di foglie, frutti e rami secchi: creando fastidi e danni alla proprietà confinante.
– Invasione delle radici : se le radici si espandono nel terreno del vicino, possono danneggiare le strutture (disciplinato dall’art. 896 del Codice civile).
Le distanze legali servono quindi a creare una zona di sicurezza, evitando questi problemi e garantendo il giusto equilibrio tra le esigenze di chi coltiva e chi vive accanto.
Può cadere in prescrizione il diritto di chiedere la rimozione di alberi troppo vicini?
Potresti pensare che, se un albero è stato piantato troppo vicino molti anni fa, il diritto a chiederne la rimozione sia scaduto o che il vicino abbia acquisito per usucapione il diritto di mantenerlo lì. Non è così.
La Corte di Cassazione (sentenze n. 35377/2022 e n. 25188/2021) ha chiarito che il diritto del proprietario a esigere l’estirpazione di alberi piantati a distanza illegale non si estingue nel tempo. L’usucapione riguarda i diritti reali (come la proprietà di un terreno), mentre la presenza di un albero a distanza non consentita rappresenta una violazione della legge che può essere contestata sempre.
L’unico caso in cui il vicino potrebbe opporsi è quello in cui abbia acquisito per usucapione la proprietà della striscia di terreno su cui insiste l’albero, ma si tratta di un’ipotesi giuridica ben distinta. In generale, chiunque abbia un albero piantato a distanza illegale può essere obbligato a rimuoverlo, anche dopo molti anni.
Come proteggere i tuoi diritti
La legge italiana stabilisce regole precise sulle distanze degli alberi dal confine, per evitare danni e conflitti tra vicini. Se le piante del vicino invadono il tuo spazio , puoi chiedere la potatura o l’estirpazione, facendo valere il tuo diritto.
Queste norme non servono solo a tutelare il singolo proprietario, ma garantiscono anche equità e buon senso nel rapporto tra confinanti. Prima di agire, verifica sempre i regolamenti comunali o gli usi locali, per accertarti che esistano norme più restrittive o specifiche.
Quando il rispetto delle distanze non viene garantito, la legge ti mette a disposizione strumenti di tutela concreti per ristabilire la legalità e proteggere il tuo diritto a godere pienamente della tua proprietà.
Dal 1° gennaio 2025 sono scattati gli aumenti per colf, badanti e baby sitter, seppur contenuti. Un incremento che, secondo Alfredo Savia, presidente di Fidaldo, rappresenta un segnale positivo per le famiglie datrici di lavoro domestico, garantendo maggiore stabilità economica e sostenibilità dopo le variazioni più marcate dovute all’inflazione degli anni precedenti.
Incrementi retributivi: cosa cambia per il 2025
L’aumento complessivo delle retribuzioni è pari allo 0,96% rispetto al 2024, in linea con l’ Indice Istat dei prezzi al consumo, che ha registrato una variazione dell’1,2%.
Per una colf assunta a ore con inquadramento B, il compenso orario passa da 6,62 euro a 6,68 euro, con un incremento di 6 centesimi per ora lavorata.
Una badante convivente per una persona non autosufficiente (livello Cs) vedrà un adeguamento della retribuzione mensile, che sale da 1.127,04 euro a 1.137,86 euro, con un incremento di 10,82 euro al mese.
Per una baby sitter (inquadramento Bs), la tariffa oraria passa da 7,03 euro a 7,10 euro, con un aumento di 7 centesimi l’ora.
Stabilità e legalità nel lavoro domestico
«Questi nuovi minimi rappresentano un riferimento, ma in alcuni casi potrebbero già essere assorbiti dalle retribuzioni effettive», chiarisce Savia. La Federazione Italiana dei Datori di Lavoro Domestico (Fidaldo), che riunisce associazioni di categoria come Nuova Collaborazione, Assindatcolf, A.D.L.D. e A.D.L.C , continua a sostenere un sistema che garantisca stabilità, legalità e dignità per tutti i lavoratori domestici.
L’aggiornamento retributivo annuale è un passaggio fondamentale per trovare un equilibrio tra la tutela dei lavoratori e la sostenibilità economica delle famiglie. Con la ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, il 2025 potrebbe segnare un nuovo capitolo per il settore del lavoro domestico in Italia.
Il Bonus Tari, detto anche Bonus Rifiuti, è una misura che consiste in uno sconto del 25% sulla tassa rifiuti, destinato ai nuclei familiari che si trovano in condizioni di difficoltà finanziaria.
Il Bonus Sociale Rifiuti era stato inizialmente previsto dal decreto legge n. 124/2019, ma per cinque anni è rimasto inapplicato a causa della mancanza del Dpcm attuativo. Finalmente con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm 24/2025, rubricato “Regolamento recante principi e criteri per la definizione delle modalità applicative delle agevolazioni tariffarie in favore degli utenti domestici del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani in condizioni economico-sociali disagiate” tale misura è entrata in vigore dal 28 marzo 2025.
L’obiettivo di questa agevolazione è quello di consentire ai nuclei familiari più fragili di sostenere con più facilità i costi relativi alla tassa sui rifiuti, con una riduzione del 25% sull’importo, seguendo sostanzialmente il modello già applicato per il bonus sociale luce e gas.
La misura verrà riconosciuta automaticamente ai beneficiari in possesso dei requisiti previsti, di conseguenza non sarà necessario presentare alcuna richiesta apposita.
Il Bonus Tari 2025 è destinato ai nuclei familiari standard con un ISEE fino a 9.530 euro ed a famiglie numerose (con almeno 4 figli a carico) con ISEE fino a 20.000 euro.
Come previsto dalla normativa, inoltre, tali soglie verranno aggiornate ogni tre anni dall’ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente).
Non potranno usufruire di tale agevolazione i nuclei familiari con ISEE superiore alle soglie indicate e coloro che non risultano intestatari del servizio di gestione rifiuti presso l’abitazione di residenza.
Come abbiamo anticipato prima, la concessione dell’agevolazione avverrà in automatico, quindi sarà necessario semplicemente essere intestatari della tassa sui rifiuti, rientrare nelle soglie ISEE previste e aver presentato regolarmente la Dichiarazione ISEE 2025, poiché è necessario essere in possesso di un ISEE valido e aggiornato.
L’applicazione automatica di tale beneficio verrà applicata attraverso la trasmissione dei dati dei beneficiari dall’Inps ai Comuni, sarà poi l’ARERA, in accordo con il Garante della Privacy, a stabilire le modalità di trasmissione delle informazioni per garantire la protezione dei dati personali.
Una volta che i Comuni riceveranno le informazioni, potranno a loro volta applicare lo sconto del 25% direttamente sulla bolletta Tari.
Sostanzialmente, i tempi tecnici dipenderanno dalla rapidità con cui verranno definite tutte le modalità operative dall’ARERA, ma grazie a questa procedura automatizzata, i tempi burocratici verranno ridotti notevolmente e il Bonus Tari potrà essere emesso più rapidamente.
A cura di Deborah Maria Foti – Ufficio Stampa ANAPI
Pulsanti, luci, batterie: i piccoli componenti che si danneggiano sono la prima causa – 81 per cento – delle richieste di intervento per TK Elevator Italia, leader mondiale nel settore del trasporto verticale e della mobilità urbana, che nel 2024 ha gestito in totale 60 mila chiamate su tutto il territorio nazionale per problemi agli impianti ascensoristici, a marchio proprio e di terzi.
I veri e propri guasti – ossia problemi di tipo elettrico che mettono in stato di fermo l’ascensore, per sicurezza, principalmente dovuti al malfunzionamento o alla rottura di un sensore – che rappresentano i maggiori disagi per gli utenti finali, poiché l’impianto non può essere utilizzato, hanno invece un’incidenza del 4 per cento sulle chiamate di intervento.
Problemi diversi che impattano in modo più o meno importante sulla fruizione di un servizio in molti casi essenziale e che in media richiedono due interventi all’anno su ogni impianto. Un dato, però, stimato in calo per i prossimi anni, grazie allo sviluppo di sistemi evoluti di manutenzione predittiva, che consentono una riduzione del numero di uscite e miglioramenti circa l’efficienza della manutenzione.
Già grazie all’introduzione di piattaforme di manutenzione predittiva del settore basata sul cloud che combina big data e machine learning, che permettono interventi preventivi e il monitoraggio da remoto dell’impianto, si registrano tempi di intervento ridotti: ogni intervento urgente in media dura 5 minuti in meno, un calo del 7% (da 74 a 69 minuti in media).
Un risultato che si riscontra anche nella migliorata efficienza negli interventi di manutenzione programmati – 121 mila quelli effettuati da TKE Italia nel 2024 – sia per le verifiche semestrali, quelle effettuate per obbligo di legge, che per quelle concordate da contratto con il cliente. Nel caso delle semestrali, che prevedono macro-verifiche su cinque aree, i tempi si sono ridotti del 12%, passando da 50 a 44 minuti, mentre per gli interventi opzionali con verifiche su tre aree i tempi si sono ridotti del 15%, scendendo da 40 minuti a 34.
Inoltre, grazie alla messa in commercio di nuovi tipi di impianti, sarà possibile ridurre il numero di uscite per anomalie riscontrate dall’utente ma che non corrispondo a una reale problematica tecnica, casistica che rappresenta ben il 14% delle chiamate gestite da TKE Italia. Infatti, sarà possibile verificare da remoto la presenza di eventuali malfunzionamenti, per accertare la necessità di intervento, permettendo in questo modo un efficientamento del lavoro che si converte quindi in un migliore servizio, con minori costi per il cliente e migliorate tempistiche di risoluzione e intervento.
“Le soluzioni innovative e digitali ci permetteranno di essere sempre più efficienti e di ottenere miglioramenti continui nell’ambito della manutenzione, consentendoci di fornire un servizio ancora più efficace e vantaggi concreti per i clienti”, spiega Omar Riva, Amministratore Delegato di TK Elevator Italia. “Considerato, inoltre, che il parco ascensori italiano ha un’età abbastanza elevata – gli impianti che gestiamo hanno per il 77% tra i 20 e i 30 anni, quindi nei prossimi anni molti potranno essere considerati “obsoleti” (over 30) – diventa sempre più importante e strategico poter offrire una manutenzione puntuale e specifica”.
Comunicato stampa
Ad incidere in modo consistente sull’importo finale delle bollette energetiche sono gli “oneri di sistema”. Si tratta di costi fissi che, in aggiunta ai consumi, vengono conteggiati nelle bollette elettriche e, in misura inferiore, in quelle del gas.
Secondo un’analisi di Facile.it, lo scorso anno le famiglie italiane con un contratto nel mercato libero a tariffa indicizzata hanno speso in media 791 euro per la bolletta dell’energia elettrica e 1.339 euro per la bolletta del gas.
Rispetto al 2023, a parità di consumi, la bolletta della luce è diminuita del 6%, mentre quella del gas è aumentata del 3%.
L’analisi di Facile.it sulle bollette
“Guardando all’andamento degli indici – hanno spiegato gli analisti di Facile.it – vediamo che già dal secondo semestre dello scorso anno i prezzi delle materie prime sono tornati a crescere e il 2025 è iniziato con valori allarmanti che, secondo le previsioni, potrebbero aumentare ulteriormente.
Ecco perché chi si trova nel mercato libero deve prestare attenzione nello scegliere fornitore giusto, in modo di evitare di spendere più del dovuto”.
Dall’analisi – che è stata realizzata considerando i consumi dichiarati di oltre 770mila utenze – è emerso che, tra luce e gas, lo scorso anno gli italiani hanno pagato per le bollette energetiche in media 2.130 euro.
Il peso degli oneri di sistema
Uno dei valori che incidono sull’importo finale di una bolletta energetica è rappresentata dai cosiddetti oneri di sistema, i costi fissi che, in aggiunta ai consumi, vengono conteggiati nelle bollette dell’energia elettrica e, in misura minore, del gas.
Nel caso dell’elettricità gli oneri di sistema hanno un peso che va dal 20 per cento al 25 per cento del costo totale della bolletta, mentre sulla bolletta del gas pesano per circa il 4 per cento.
Come si legge sul sito di Arera, “il prezzo complessivo comprende le componenti: RE (risparmio energetico), UG2 (compensazione dei costi di commercializzazione), UG3 (recupero oneri di morosità per gli esercenti i servizi di ultima istanza), GS (bonus gas), pagata solo dai condomini con uso domestico”.
Bollette più leggere senza gli oneri di sistema
Il Governo, per fronteggiare il caro energia, ha annullato gli oneri di sistema per tutti i clienti finali dalla fine 2021 e per tutto l’anno 2022.
Nel 2023 sono stati reintrodotti, ma solo nella bolletta elettrica.
Dal gennaio 2024 sono stati reintrodotti anche nelle bollette del gas e la riduzione dell’IVA è stata annullata, ripristinando le aliquote regolari che variano dal 10 per cento al 22 per cento in base al volume di gas consumato.
Con la Delibera 113/2024, Arera ha aumentato la parte relativa agli oneri di sistema nelle bollette elettriche dei consumatori domestici, registrando un aumento del 2,7 per cento.
Questo adeguamento interessa principalmente la componente “Asos”, che incentiva l’installazione di fonti rinnovabili come impianto con pannelli solari ed impianto eolico.
A cosa servono gli oneri di sistema
I costi fissi sulle utenze domestiche rappresentati dagli oneri di sistema hanno lo scopo di finanziare e sostenere le energie rinnovabili, cogenerazione, agevolare le industrie energivore ed il sistema ferroviario, finanziare la ricerca di sistema e dare sostegno alla popolazione con bonus di diverso tipo.
In conclusione, si tratta di finanziamenti dettati dall’interesse generale.
La gestione dei rifiuti urbani è un servizio pubblico essenziale, e il Comune ha il compito di organizzarla nel rispetto della sicurezza e della salute dei cittadini. Ma questo non significa che possa collocare i bidoni ovunque, senza seguire determinate regole e senza tener conto dell’impatto che possono avere su chi vive o lavora nelle vicinanze.
Le regole per il posizionamento dei bidoni
I cassonetti devono essere collocati in modo da non arrecare pregiudizio agli abitanti e da garantire la sicurezza del traffico e il decoro urbano.
Due norme nazionali aiutano a delineare i limiti:
– Art. 844 del Codice Civile – Protegge i cittadini da odori, rumori e altri disturbi che superano la soglia della normale tollerabilità. Se le esalazioni diventano persistenti e insopportabili, il Comune è tenuto a spostare i cassonetti.
– Art. 68 del Regolamento di Attuazione del Codice della Strada – Stabilisce che i cassonetti non possono essere posizionati sulla carreggiata e non devono intralciare la circolazione.
Queste disposizioni garantiscono una tutela generale, ma ogni Comune ha il proprio regolamento locale, che può prevedere distanze minime da abitazioni, negozi o scuole, oltre a criteri per la scelta delle aree di posizionamento.
Quando è possibile contestare la decisione del Comune
Ci si può opporre alla collocazione dei bidoni se si dimostra che la scelta:
– Viola il regolamento comunale – Bisogna verificare se esistono norme locali sulle distanze minime o sulle modalità di posizionamento. Se il Comune non le ha rispettate, si può contestare la decisione.
– Causa un grave pregiudizio – Anche se la posizione rispetta le regole, è possibile chiedere un intervento se ci sono:
– Odori insopportabili che penetrano in casa o nel negozio.
– Presenza di insetti, ratti o animali randagi attratti dai rifiuti.
– Rumore eccessivo durante lo svuotamento, soprattutto nelle ore notturne.
– Ostacoli all’accesso della proprietà, come un ingresso bloccato o un passo carrabile inutilizzabile.
– Degrado visivo particolarmente impattante, che rovina il decoro urbano.
Se il posizionamento sembra irragionevole o immotivato, è possibile contestare la scelta, soprattutto se il Comune non ha effettuato un’adeguata istruttoria, valutando alternative meno invasive.
Come verificare il regolamento del Comune
Per capire se la posizione dei bidoni è legittima, è dunque necessario consultare il Regolamento Comunale, che è recuperabile:
– Sul sito ufficiale del Comune, nella sezione “Atti e Regolamenti”.
– Chiedendone copia all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) o all’Ufficio Ambiente.
Quindi, è fondamentale valutare i capitoli sulla gestione dei rifiuti urbani, il posizionamento dei contenitori e le distanze minime da edifici e attività commerciali.
Se il Comune non ha previsto distanze minime, si può comunque contestare la scelta se si dimostra un disagio oggettivo e superiore alla normale tollerabilità, con prove come:
– Fotografie dello stato di degrado.
– Video o registrazioni degli odori, del rumore e della presenza di insetti o ratti.
– Testimonianze dei residenti o commercianti della zona.
– Relazioni sanitarie che dimostrano un rischio per la salute.
Conclusione
Il posizionamento dei bidoni non è un dettaglio trascurabile, perché può incidere sulla qualità della vita, sull’igiene pubblica e persino sulla sicurezza stradale. Se il Comune ha collocato i cassonetti in modo problematico, hai il diritto di chiedere una revisione della scelta, soprattutto se viola regolamenti locali o crea un disagio evidente.
Il primo passo è verificare le norme, poi raccogliere prove e segnalare il problema agli uffici competenti. Non si tratta solo di una questione estetica, ma di garantire la vivibilità degli spazi urbani per tutti.
Tagliare un albero in condominio non è mai una decisione da prendere alla leggera. Oltre alle valutazioni estetiche e paesaggistiche, bisogna considerare normative, maggioranze in assemblea e autorizzazioni. Se da un lato un intervento può essere necessario per ragioni di sicurezza, dall’altro potrebbe sconfinare in un’innovazione vietata.
Quando il taglio degli alberi è indispensabile
Ci sono situazioni in cui l’abbattimento di un albero non è negoziabile, perché legato a rischi concreti per la sicurezza e la stabilità dell’edificio. Alcuni esempi:
– Pianta pericolante → A rischio caduta con possibili danni a persone o cose.
– Radici invasive → Minacciano impianti comuni o fondamenta dell’edificio.
– Malattia irreversibile → L’albero è compromesso e potrebbe contagiare la vegetazione circostante.
Come si decide?
– Intervento straordinario → Richiede approvazione dell’assemblea con maggioranza degli intervenuti , pari a 2/3 dei millesimi in prima convocazione o metà dei millesimi in seconda convocazione (art. 1136 Codice Civile).
– Potatura ordinaria → L’amministratore può procedere direttamente, salvo disposizioni diverse nel regolamento condominiale.
– In caso di estrema urgenza, l’amministratore può ordinare l’abbattimento autonomamente, informando poi l’assemblea (art. 1135 Codice Civile).
Serve una perizia tecnica?
– Sì! Un agronomo o un tecnico specializzato deve valutare la necessità dell’intervento.
– In presenza di vincoli paesaggistici o ambientali, occorre un’autorizzazione preventiva del Comune o della Soprintendenza.
Quando l’abbattimento è un’innovazione vietata?
Non sempre il taglio di un albero è giustificato. Se non ci sono motivi urgenti, di sicurezza o di pericolo, l’abbattimento è considerato una modifica del bene comune e quindi un’innovazione vietata (art. 1120 Codice Civile).
Taglio per motivi estetici?
– Richiede l’ unanimità dei condomini, perché distrugge un bene comune.
– Taglio per sicurezza?
– Basta la maggioranza in assemblea, con perizia tecnica a supporto.
– La giurisprudenza conferma: tribunali e Corte di Cassazione hanno più volte ribadito che l’eliminazione di piante senza necessità oggettive è illegittima, come dimostrano sentenze 478/2008, 1513/2022 e 3666/1994.
Posso oppormi al taglio degli alberi condominiali?
Sì, l’opposizione è legittima se:
– Non sono state rispettate le maggioranze richieste.
– L’intervento viola normative ambientali.
– Si tratta di un’innovazione vietata, ma non votata all’unanimità.
Come contestare?
– Impugnazione della delibera entro 30 giorni (art. 1137 Codice Civile).
– Se il taglio avviene senza autorizzazione, si può segnalare il caso alle autorità competenti.
Cosa succede se il vicino ha un albero che crea problemi?
Se il problema riguarda una pianta in un giardino privato, il proprietario ha il dovere di intervenire se:
– L’albero rappresenta un rischio per la sicurezza (art. 2051 Codice Civile).
– Viola le distanze minime dai confini (art. 892 Codice Civile).
– Causa danni materiali (crepe sui muri, intasamento grondaie, blocco di finestre).
– Non rispetta i regolamenti locali.
Cosa fare se il vicino non interviene?
– Tentativo di mediazione → Contattarlo direttamente o coinvolgere l’amministratore. Meglio una raccomandata A/R o PEC con documentazione.
– Azione legale → Se il vicino non risponde, si può chiedere al Giudice di Pace un ordine di potatura o abbattimento.
– Intervento diretto → L’art. 896 Codice Civile permette al proprietario confinante di tagliare i rami che invadono la sua proprietà, salvo regolamenti contrari.
Chi paga l’abbattimento degli alberi condominiali?
– Alberi comuni → La spesa è a carico di tutti i condomini, suddivisa in base ai millesimi (art. 1123 Codice Civile).
– Alberi in giardini privati → Il proprietario paga la manutenzione e, se l’albero provoca danni, può essere responsabile di risarcimenti.
– Albero privato con valore condominiale → Se il suo mantenimento è utile per il decoro o la funzionalità del condominio, la spesa può essere condivisa tra i condomini.
Nei casi più complessi, un parere legale può chiarire come suddividere i costi.
Conclusione
L’abbattimento degli alberi in condominio è una questione che va gestita con attenzione e rispetto delle normative. È sempre necessario verificare chi ha la responsabilità della pianta, quali maggioranze servono e se sono richieste autorizzazioni.
Il consiglio? Prima di prendere decisioni affrettate, confrontarsi con esperti e verificare regolamenti comunali e condominiali. La vegetazione fa parte del decoro e della sicurezza dell’edificio, quindi ogni intervento va gestito con criterio.