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Sette piscine su dieci sprecano acqua

L’acqua è una risorsa fondamentale. Proprio per questo è necessario preservare le risorse idriche, e fare il possibile per evitare gli sprechi.

Avere una piscina permette di rilassarsi, di passare delle giornate estive spensierate, ma è necessario attivarsi per utilizzarla evitando di sprecare acqua in eccesso.

I motivi che possono indurre a uno spreco delle risorse idriche quando si gestisce la piscina, che sia quella domestica o di una struttura ricettiva, sono diversi.

Per riuscire a individuare in modo corretto quali sono le situazioni e i comportamenti che portano a un maggior spreco di acqua, ecco in consigli di Rossana Prola, massima esperta del settore, Presidente di Acquanet – Associazione Piscine.

Rossana Prola, grazie alla sua lunga esperienza nel settore della gestione degli impianti per le piscine, sottolinea come tra le principali cause dello spreco di acqua vi siano: lo svuotamento periodico, l’evaporazione, l’acqua necessaria alla pulizia dei filtri, l’acqua portata via dagli utenti e naturalmente comportamenti giocosi quali tuffi e schizzi.

Rossana Prola fornisce alcuni suggerimenti utili per ridurre gli sprechi e indurre una gestione consapevole della piscina, che sia il più possibile rispettosa dell’ambiente.

Innanzitutto lo svuotamento delle vasche della piscina deve essere effettuato per legge ogni dodici mesi, o in caso di apertura stagionale, ogni volta in occasione della riapertura dell’impianto. Questa è una disposizione vincolante, che sicuramente induce a “sprecare” ettolitri di acqua. Ma in questo caso non c’è modo di risparmiare. Anche se bisogna considerare come sia importante per la salute che avvengano i giusti trattamenti e processi dedicati allo svuotamento delle vasche.

Inoltre, bisogna considerare che c’è bisogno di una minima quantità di reintegro dell’acqua fissa che dipende dal volume della vasca. Questo vuol dire che è necessario fare attenzione a ridurre il più possibile l’evaporazione dell’acqua. L’evaporazione, soprattutto nelle torride giornate estive, fa perdere una quantità importante di acqua: fino a 1-2 cm al giorno, che moltiplicati per la superficie della vasca, possono ridurre notevolmente il volume dell’acqua presente in una vasca.

Fortunatamente si può contrastare in parte questo fenomeno scegliendo di utilizzare una copertura scorrevole per proteggere le vasche nelle ore in cui la piscina non viene utilizzata da nessuno.

Un’altra attività che richiede l’uso di molta acqua è la pulizia dei filtri. Questa operazione, che prende il nome di contro-lavaggio, può richiedere più o meno acqua in base alla tipologia di filtro installato.
Con filtri diversi da quelli a sabbia, come ad esempio i filtri a cartuccia, il contro-lavaggio è meno comodo da attuare, ma permette di risparmiare notevolmente il consumo di acqua.

Sicuramente, fare sempre la doccia prima di accedere alla piscina è una buona pratica per riuscire a ridurre l’azione dei filtri e permettere una migliore qualità dell’acqua presente nella vasca.

La piscina, inoltre, non dovrebbe mai essere riempita in eccesso, al fine di evitare che l’acqua strabocchi e indurre uno spreco inutile.

Inoltre, bisognerebbe controllare annualmente, al momento dello svuotamento, che le tubature siano in buone condizioni, al fine di evitare anche eventuali perdite e sgocciolamenti.

Comunicato stampa

Come evitare l’eccessivo aumento della bolletta della luce

Con l’arrivo dei mesi caldi, l’uso intenso dei sistemi di raffrescamento come ventilatori, climatizzatori e condizionatori d’aria può determinare un’impennata nei consumi energetici, e quindi dei costi in bolletta.

Scegliere l’offerta giusta, soprattutto in un momento quale quello attuale, può fare la differenza e aiutare a tenere sotto controllo le spese domestiche.

Ecco quindi i consigli di SOStariffe.it per cercare di limitare costi alle stelle.

Innanzitutto, per individuare il tipo di tariffa che garantisce il maggior risparmio è necessario analizzare con attenzione le proprie abitudini. Se si vuole risparmiare sulle bollette non serve solo considerare i kWh consumati, ma anche sapere in quali fasce orarie si concentra maggiormente il consumo. In questo modo si può dedurre se è più conveniente attivare un’offerta monoraria, in cui il costo a kWh è lo stesso durante tutto il giorno, oppure se si può risparmiare con un’offerta bi o trioraria, in cui l’energia costa meno durante le ore serali e notturne o durante il fine settimana.

La scelta del tipo di tariffa
Trovare il tipo di tariffa più giusta è determinante per tenere bassi i costi e per non dover rinunciare a utilizzare gli elettrodomestici quando se ne ha bisogno. Anche in vista dell’imminente fine del mercato tutelato dell’energia elettrica, si può cogliere l’occasione per verificare le migliori offerte disponibili nel mercato libero. La scelta è essenzialmente tra tariffe di tipo indicizzato e tariffe a prezzo bloccato. Ciascuna di queste alternative presenta vantaggi e svantaggi, che devono essere pesati in relazione a bisogni e abitudini individuali.

Tariffe indicizzate
La maggior parte delle offerte luce sottoscrivibili nel mercato libero applica delle tariffe indicizzate. In questo caso il prezzo dell’energia viene aggiornato mensilmente sulla base dell’andamento del prezzo all’ingrosso dell’elettricità. A seconda dei movimenti del PUN, il Prezzo Unico Nazionale usato dai fornitori dell’energia come parametro di riferimento nel calcolo delle bollette, il costo a kWh può salire o può scendere. Anche se questo genere di tariffa non permette di conoscere in anticipo quanto costerà l’energia nei mesi successivi, garantisce comunque un prezzo sempre allineato a quello di mercato e risulta conveniente se il costo dell’energia sul mercato all’ingrosso segue un andamento in discesa.

Tariffe a prezzo fisso
Oltre alle tariffe a prezzo indicizzato, si possono considerare le tariffe a prezzo fisso. In questo caso il fornitore propone un costo a kWh che rimane costante per tutta la durata del contratto, solitamente per 12 mesi. Chi sottoscrive un’offerta di questo tipo paga l’energia elettrica al prezzo concordato, indipendentemente dal suo costo sul mercato all’ingrosso. Anche se un’offerta di questo tipo garantisce maggiore stabilità e permette di fare delle previsioni di spesa attendibili sulla base dei propri consumi, risulta poco conveniente se i prezzi all’ingrosso scendono. Il rischio è infatti quello di pagare l’energia a un prezzo più alto rispetto a quello di mercato. In caso di forti oscillazioni nei prezzi, la spesa mensile potrebbe risultare sensibilmente più alta rispetto a quella che si pagherebbe con una tariffa indicizzata.

Confrontare le offerte
Quando si valutano le diverse offerte disponibili nel mercato libero è importante tenere presenti i vantaggi e gli svantaggi delle tariffe indicizzate e di quelle a prezzo fisso, ma anche considerare qual è l’importo della quota fissa richiesta da ciascun fornitore e, per le tariffe indicizzate, a quanto ammonta il sovrapprezzo applicato al PUN per determinare il costo di un kWh. Indicando una stima dei propri consumi annui sul comparatore di SOStariffe.it è possibile mettere a confronto diverse offerte luce degli operatori partner della società e farsi un’idea del risparmio ottenibile rispetto al proprio fornitore attuale.

La primavera è la stagione preferita per il trasloco

Il trasloco è un momento cruciale nella vita di ogni persona, e scegliere la stagione giusta per trasportare le proprie cose in una nuova casa può fare la differenza tra un’esperienza fluida e una più complicata.
Un recente sondaggio condotto sui canali social di Casa.it ha fornito interessanti insight sulle preferenze stagionali riguardo al trasloco. Scopriamo cosa emerge da questo studio e perché la primavera si rivela una scelta così popolare.
La primavera è la stagione preferita per il trasloco con una schiacciante percentuale del 61,31%. Questo potrebbe essere dovuto a diversi fattori, tra cui le giornate più lunghe e il clima mite che rende il trasloco più agevole.
L’autunno si posiziona al secondo posto nel sondaggio, con il 17,52% delle preferenze. A influire sulla scelta potrebbero essere stati il clima fresco e la stabilità meteo che rende il lavoro fisico del trasloco meno impegnativo e faticoso.
Nonostante le belle giornate, solo l’11,68% dei partecipanti al sondaggio ha risposto che l’estate è la miglior stagione per traslocare. A sfavorire questa stagione, probabilmente, le temperature elevate.
Infine, l’inverno si colloca come la stagione meno popolare per il trasloco, con solo il 9,49% delle preferenze. A influenzare questa scelta le estreme condizioni meteorologiche che possono rendere il trasloco complicato.

Ufficio stampa Stampa Casa.it

Pulizie di casa: in bolletta ci costano oltre 230 euro l’anno

A breve cambieranno le tariffe dell’energia elettrica nel mercato tutelato. In attesa di sapere come varieranno le bollette, Facile.it ha analizzato i consumi dei principali elettrodomestici per la pulizia di casa scoprendo che solo per lavatrice, asciugatrice, ferro da stiro, aspirapolvere e scopa a vapore, arriviamo a spendere oltre 230 euro all’anno. Ecco l’analisi di Facile.it.

Lavatrice
Il primo elettrodomestico finito sotto la lente di Facile.it è la lavatrice. Per l’analisi il comparatore ha preso in considerazione la tariffa dell’energia elettrica del mercato tutelato (aggiornata al primo trimestre 2024) pari a 0,25 euro al kWh*. Quanto ci costa in elettricità una lavatrice? Considerando un nuovo modello da 9kg in classe energetica E (nuova etichetta energetica), ogni lavaggio ci costa circa 22 centesimi di euro in energia; può sembrare poco, ma se facciamo una lavatrice ogni due giorni spenderemo circa 40 euro l’anno, ma se le lavatrici sono una al giorno, o più, allora dobbiamo mettere in conto di superare gli 80 euro.
Due consigli fondamentali per risparmiare: il primo è di fare lavatrici solo a pieno carico, così da ottimizzare la spesa e ridurre il numero di lavaggi, il secondo è di evitare lavaggi a temperatura troppo elevata se non strettamente necessario. Infine, se avete una tariffa energetica bioraria, ricordatevi di attivare l’elettrodomestico solo durante le ore serali o nel weekend, altrimenti pagherete una tariffa più alta.

Asciugatrice
Il secondo elettrodomestico analizzato non poteva che essere l’asciugatrice. Guardando l’etichetta energetica si scopre che un modello in classe A++ da 9 Kg consuma circa 1,6 kWh per ogni ciclo di asciugatura, valore che in bolletta si traduce in una spesa di circa 40 centesimi di euro. Questo significa che per far andare l’asciugatrice una volta ogni due giorni spenderemo quasi 75 euro all’anno di energia elettrica, ma che diventano oltre 150 se la facciamo una volta al giorno.
Il consumo è elevato, quindi è bene adottare alcune buone pratiche; la prima è quella di centrifugare bene i capi in lavatrice prima di passarli all’asciugatrice, questo ci consentirà di ridurre i tempi di asciugatura e, di conseguenza, i costi. La seconda è di usarla a pieno carico, ma senza esagerare; troppi panni potrebbero ridurne l’efficienza e far salire la spesa.

Ferro da stiro
Ultimo passaggio per i nostri panni, prima di riporli nell’armadio, è la stiratura. Ma quanto ci costa in bolletta il ferro da stiro? L’elettrodomestico, va detto, è molto energivoro e, normalmente i consumi variano tra i 1,8 e i 2,6 kWh. Esistono molti tipi di ferro (compatto, con caldaia, con generatore di vapore, ecc), pertanto il primo suggerimento è di scegliere quello più adatto alle esigenze della nostra famiglia. Un ferro da stiro con consumo pari a 2,2 kWh ci costa in bolletta circa 60 centesimi di euro all’ora. Ecco quindi che, se dedichiamo 2 ore a settimana a questa attività, la spesa annuale sarà di circa 58 euro, ma in caso di famiglia numerosa e più ore trascorse a stirare, il conto può salire velocemente.
Per risparmiare, il primo suggerimento è di utilizzare il ferro quando si hanno più indumenti da stirare; riscaldare l’acqua costa, meglio consumarla tutta. E ancora, è sconsigliabile lasciare il ferro attaccato più del necessario, sarebbe solo uno spreco di energia. Infine, attenzione alla manutenzione e, in particolare, alla formazione del calcare, che non solo potrebbe far aumentare i consumi, ma anche ridurre la qualità del risultato.

Aspirapolvere
L’aspirapolvere è un indispensabile alleato quotidiano per le pulizie di casa, ma quanto ci costa in elettricità? I modelli sul mercato sono diversi, così anche i consumi; un aspirapolvere a filo può consumare 1 kWh, questo significa che per ogni ora di utilizzo spendiamo circa 25 centesimi di euro. Un paio d’ore a settimana, per tutto l’anno, ci costerebbero quindi circa 26 euro in bolletta.
Per risparmiare, il primo consiglio è di ridurre il tempo di utilizzo eliminando i momenti in cui lo lasciamo accesso senza usarlo, ma attenzione anche al continuo alternarsi di spegnimento e riaccensione; insomma, meglio spostare i mobili prima di iniziare a passare l’elettrodomestico. La funzione Turbo va usata solo se e quando serve (ad esempio per i tappeti, ma non per il pavimento o il parquet) e, naturalmente, occhio al filtro; se pulito consente un gran risparmio.

Scopa a vapore
Dopo aver aspirato il pavimento, cosa c’è di meglio di una scopa a vapore per rimuovere lo sporco e igienizzarlo a dovere? Anche per questo elettrodomestico esistono diverse versioni – con caldaia, con filo, senza filo ecc. – ma se prendiamo in considerazione un modello da 1.500 watt dobbiamo sapere che, per ogni ora di utilizzo, ci costerà circa 40 centesimi di euro. Per un anno di lavaggi con scopa a vapore, un paio d’ore a settimana, spendiamo circa 40 euro in energia elettrica.
Funzionando ad acqua, il rischio principale per questo elettrodomestico è che la formazione di calcare possa ridurne l’efficienza e, di conseguenza, far salire i consumi; il consiglio principale è di fare manutenzione regolare all’elettrodomestico e di utilizzare l’acqua più adatta secondo quanto riportato nel libretto di istruzioni.

Comunicato stampa

Rimpatriati, cambiano le agevolazioni

Accedere al regime rimpatriati, dal 2024 è più difficile e meno vantaggioso. Con le novità introdotte nel decreto legislativo numero 209 del 2023, che ridefinisce le agevolazioni fiscali per i lavoratori e per le lavoratrici che tornano dall’estero, ci sono, però, alcune condizioni che potenziano i benefici previsti.

Ad esempio, l’acquisto della casa entro la scadenza del 31 dicembre scorso, e il trasferimento della residenza nel 2024, proroga per tre anni la riduzione del reddito imponibile al 50 per cento.

L’articolo 5 del decreto legislativo n. 209 del 27 dicembre 2023, adottato nell’ambito della cornice fiscale, ha abrogato il regime rimpatriati in vigore fino allo scorso anno.

Dal 2024 non sono più applicabili le regole previste dall’articolo 16 del decreto legislativo numero 147 del 2015.

I redditi di lavoro dipendente e i redditi di lavoro autonomo prodotti da coloro che trasferiscono la residenza in Italia, nel limite annuo di 600.000 euro, saranno oggetto di tassazione solo per il 50 per cento per 5 anni, in presenza delle seguenti condizioni:
– possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione;
– permanenza in Italia di almeno 4 anni;
– residenza all’estero pregressa di almeno 3 anni, periodo che aumenta se il lavoratore o la lavoratrice prosegue l’attività con lo stesso datore di lavoro con cui lavorava prima del trasferimento: sono richiesti sei anni se il lavoratore non è stato in precedenza impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto, oppure di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo; sette anni, se il lavoratore, prima del suo trasferimento all’estero, è stato impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto oppure di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo.

Le agevolazioni spettano a chi è stato iscritto all’AIRE, ma anche a chi ha avuto la residenza in un altro Stato con convezione contro le doppie imposizioni.

Rispetto al regime rimpatriati in vigore fino al 2023, i benefici si riducono e i requisiti da rispettare diventano più severi.

Le lavoratrici e i lavoratori che sono diventati proprietari di una casa entro il 31 dicembre 2023 e trasferiscono la residenza anagrafica in Italia nel corso del 2024 possono beneficiare di una proroga della riduzione della base imponibile di 3 anni.

In questo periodo transitorio, dunque, è possibile allungare il periodo di fruizione delle agevolazioni rimpatriati se si rispettano le seguenti condizioni:
– trasferire la residenza anagrafica nell’anno 2024;
– diventare proprietari entro la data del 31 dicembre 2023 e, comunque, nei 12 mesi precedenti al trasferimento, di un’unità immobiliare di tipo residenziale in Italia adibita ad abitazione principale.

Un potenziamento delle agevolazioni è previsto anche per i genitori. In questo caso, però, i benefici non riguardano il periodo di fruizione del regime rimpatriati ma la riduzione dell’imponibile.

I redditi di lavoro diventano oggetto di tassazione solo per il 40 per cento, e non per il 50 per cento, la riduzione è pari al 60 per cento nei seguenti casi:
– presenza di un figlio o di una figlia minore;
– nascita di un figlio, ma anche adozione, durante il periodo di fruizione dell’agevolazione.
La norma specifica: il figlio minore di età, ovvero il minore adottato, deve essere residente nel territorio dello Stato.

Le eccezioni di favore previste ricalcano, con profonde differenze e con minore generosità, le regole in vigore con il vecchio regime. Avere dei figli e aver acquistato una casa, infatti, dava diritto a una proroga delle agevolazioni di 5 anni.

Fonte: Informazione Fiscale

Enea, online il “simulatore” per promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili

ENEA ha rilasciato la nuova versione 2.0 del simulatore RECON – Renewable Energy Community ecONomic simulator – l’applicativo web che consente di effettuare valutazioni preliminari di tipo energetico, economico e finanziario con l’obiettivo di favorire la creazione di comunità energetiche rinnovabili (CER) o di gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente (GAC – Gruppi di Autoconsumo Collettivo).

Aggiornato al quadro legislativo e regolatorio in vigore in Italia, RECON fornisce un valido supporto agli enti locali e ad altri stakeholder per compiere scelte consapevoli e informate e favorire il coinvolgimento dei cittadini nella transizione energetica, in linea con gli orientamenti dell’Unione Europea.

RECON calcola l’autoconsumo fisico e diffuso, l’autosufficienza energetica, i benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di CO2, i risparmi legati all’autoconsumo, ricavi da vendita di energia, l’incentivo e il contributo di valorizzazione dell’autoconsumo diffuso, i costi operativi e di gestione, i flussi di cassa attualizzati e i principali indicatori finanziari (VAN-Valore Attuale Netto, TIR-Tasso Interno di Rendimento, WACC-Costo Medio Ponderato del Capitale, tempo di ritorno dell’investimento).

Molte sono le innovazioni introdotte rispetto alla precedente versione, che era stata rilasciata nel maggio del 2021 e ha ottenuto risultati molto positivi, con più di 4.000 utenti registrati e oltre 7.000 schede di valutazione create.

Tra le novità più importanti: la possibilità di analizzare CER e GAC composte da un numero indefinito di utenti consumer, prosumer, producer e di simulare diversi profili di consumo (residenziale, condominio, ufficio, scuola, commerciale, industriale/artigianale).

I prelievi elettrici possono essere forniti su base mensile o annuale, a seconda della disponibilità dei dati, e per i singoli prosumer il consumo viene calcolato dal simulatore in base al contributo dell’autoconsumo in situ.

Per quanto riguarda le tecnologie di produzione da fonti rinnovabili, RECON 2.0 consente di valutare impianti fotovoltaici e, a breve, saranno rilasciati i moduli per il calcolo della resa di impianti minieolici e mini-idroelettrici.

L’analisi economica e finanziaria è effettuata a livello di singolo impianto di produzione, considerando diverse forme di finanziamento: noleggio operativo, leasing, acquisto con capitale proprio e/o di debito, contributi in conto capitale (tra cui la sovvenzione PNRR dedicata agli impianti nei piccoli Comuni), detrazioni fiscali.

RECON è stato realizzato nell’ambito della piattaforma Smart Energy Community di ENEA, che include altri strumenti per accrescere il coinvolgimento dei cittadini in progetti di CER: fra questi, ad esempio, il servizio Smart Sim, che fornisce riscontri personalizzati per risparmiare energia e ridurre la bolletta partendo dalle informazioni sull’abitazione, le dotazioni impiantistiche, gli elettrodomestici e le abitudini di consumo, e la piattaforma IoT DHOMUS che suggerisce i comportamenti più appropriati per risparmiare energia sulla base dei consumi rilevati nelle abitazioni.

Il simulatore RECON è sviluppato nell’ambito della Ricerca di Sistema elettrico PTR 2022-2024 – Progetto 1.7 “Tecnologie per la penetrazione efficiente del vettore elettrico negli usi finali”, misura finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Comunicato stampa

Qualità della vita, i risultati dell’indagine annuale

È Bari la città con il miglior clima in Italia, al primo posto della nuova edizione dell’indice del clima del Sole 24 Ore, pubblicata sul quotidiano di lunedì 25 marzo. La classifica, aggiornata con i dati forniti da 3bmeteo relativi al decennio 2013-2023, viene utilizzata ogni anno nell’indagine della “Qualità della vita” realizzata dal Sole 24 Ore per raccontare in quale delle 107 città capoluogo si viva meglio dal punto di vista climatico, in base a dieci parametri che misurano le più frequenti condizioni di «bel tempo». I dieci indici che compongono la graduatoria finale sono stati scelti ed elaborati dalla redazione del Sole 24 Ore e validati dal team di esperti metereologici di 3bmeteo.
Otto ore e mezza di sole al giorno. Nove giorni di precipitazioni estreme all’anno. Settantaquattro giorni di pioggia su 365. Solo 158 giornate l’anno fuori dal comfort climatico, cioè con un’umidità relativa superiore al 70% o inferiore al 30 per cento. Brezza estiva a 7,2 nodi medi giornalieri. Sono questi i principali parametri medi climatici che spingono la città pugliese in testa alla graduatoria.

La classifica
Per la prima volta un territorio del Mezzogiorno conquista così il primato in un indice sintetico tematico della Qualità della vita, la storica indagine sui territori italiani più vivibili, scalzando Imperia – oggi seconda – che si era posizionata in testa nelle precedenti edizioni: la prima pubblicata nel 2019 con i dati sul decennio 2008-2018 e la seconda pubblicata nel 2022 con i dati sul decennio 2011-2021. Oltre al capoluogo pugliese, altre sei centri urbani del Sud popolano la top ten del benessere climatico: nell’ordine Barletta-Andria-Trani (3ª), Catania (4ª), Pescara (5ª), Chieti (7ª), Brindisi (8ª), Agrigento (9ª), Cagliari (10ª). Per il resto, oltre al capoluogo del ponente ligure, si distingue per il miglior clima anche Livorno (6ª), unica del Centro Italia tra le prime dieci.
Tra le città con il clima migliore – attenzione, non con le migliori condizioni ambientali – spiccano le zone costiere, così come alcune città in quota (ad esempio Aosta ed Enna) capaci di offrire maggiore comfort grazie alla circolazione dell’aria, rispetto alle aree interne: qui aumentano le ore di sole, l’indice di calore resta medio-basso, mitigato dalla brezza estiva, e sono pochi gli eventi estremi.

Belluno e Pianura padana
Dalla parte opposta, sul fondo della classifica troviamo ancora una volta Belluno, ultima nell’indice di soleggiamento (appena 6,7 ore di sole in al giorno, contro una media nazionale di 7,8) e per giornate fredde (23,6 in media ogni anno con temperatura massima percepita minore di 3° C); penultima per l’umidità relativa elevata, che prende in considerazione i giorni troppo secchi d’estate (< 30%) e quelli troppo umidi d’inverno (> 70%), in tutto 255 nel capoluogo veneto. Elevato è anche il numero di giornate piovose, 118 all’anno con almeno 2 millimetri di precipitazioni cumulate, più frequenti solo a Lecco dove la media del decennio tocca i 122 giorni.
Negli ultimi dieci posti della classifica, inoltre, si incontrano diversi centri della pianura padana che si posizionano lungo l’asse del Po, tra cui Alessandria (106ª), Pavia (105ª), Cremona (104ª), Piacenza (102ª), Lodi (101ª), Asti ( 100ª) e Ferrara ( 99ª). In particolare, Rovigo risulta il territorio con più giornate di nebbia, oltre 57 all’anno. Verbania è ultima con una maggiore frequenza di precipitazioni estreme, in tutto 90 giorni tra il 2013 e il 2023 con più di 40 millimetri di pioggia cumulata in almeno una fascia esaoraria. Ad essere penalizzate per lo stesso indicatore – penultima e terzultima – sono Varese e Como, dove le “bombe d’acqua” sono state rispettivamente 76 e 74 nel decennio.
Tra le grandi città, Cagliari conquista il 10° posto nella top ten, Roma si piazza al 25° posto, seguita da Napoli (26ª), Venezia (32ª) e Genova (43ª). Tutte le altre, invece, si incontrano nella seconda metà della classifica, ultima Milano all’86° posto.

I record positivi e negativi
Passando in rassegna gli indicatori, infine, si segnalano altri record. Siracusa, dove nell’estate 2023 un’ondata di caldo eccezionale ha fatto toccare il massimo storico dei 47° C, ha il più elevato indice di calore: 111 giornate l’anno con temperatura percepita superiore a 35 gradi. Terni si distingue per la maggiore frequenza media annua di ondate di calore, in tutto 29 sforamenti oltre i 30° per tre giorni consecutivi, all’opposto rispetto ai record positivi delle province liguri di Savona (3 ondate) e Genova (4 ondate). Sondrio è il territorio meno ventoso, con solo otto giorni nel decennio caratterizzati da raffiche di vento e una brezza estiva quasi assente. Agrigento è prima nel soleggiamento con 9,1 ore di sole in media al giorno. Catania, infine, conta il minor numero di giorni l’anno troppo secchi o troppo umidi, appena 111.

Comunicato stampa

Mancata consegna della dichiarazione di conformità degli impianti

La dichiarazione conformità degli impianti è un documento obbligatorio. Si tratta di un documento che viene rilasciato al termine dei lavori dal responsabile dell’impresa, quindi dal tecnico specializzato che ha installato o apportato modifiche all’impianto.

Questo documento attesta che gli impianti installati rispettano rigorosamente le norme tecniche e di sicurezza stabilite dalla legge.

Rappresenta dunque una garanzia che gli impianti siano stati progettati, realizzati e verificati in modo da garantire la massima sicurezza e funzionalità, in conformità con le leggi e gli standard vigenti.

La dichiarazione di conformità è disciplinata dal dm 37/08, che stabilisce anche le sanzioni che possono essere applicate in caso di mancato rispetto degli obblighi relativi alla compilazione.

La mancata consegna della dichiarazione conformità degli impianti comporta infatti sanzioni amministrative che variano in base all’entità e alla complessità dell’impianto, al suo grado di pericolosità e ad altre circostanze oggettive e soggettive relative alla violazione.

Tali sanzioni ammontano a una somma che oscilla tra i 100 euro e i 1.000 euro.

Il certificato di conformità è obbligatorio in caso di installazione di un nuovo impianto; manutenzione straordinaria; modifica/ampliamento di un impianto già esistente.

Il certificato di conformità riguarda tutti gli impianti: elettrici, idrici, termici, a gas e antincendio.

L’obbligo della dichiarazione di conformità non si applica invece alla manutenzione ordinaria, che riguarda interventi di routine che vengono effettuati per garantire il corretto funzionamento dell’impianto, ma che non comportano modifiche significative alle sue caratteristiche.

La dichiarazione di conformità di un impianto deve essere rilasciata al termine dei lavori dal responsabile dell’impresa, quindi dal tecnico specializzato, che ha installato o apportato modifiche all’impianto.

La normativa stabilisce infatti, all’art. 7 del dm 37/08, che la dichiarazione deve essere rilasciata “al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente, e non può essere subordinata al pagamento dell’importo fatturato”.

La dichiarazione di conformità deve essere consegnata al committente dell’opera, che è tenuto a conservarla e a fornire una copia della stessa a chiunque utilizzi gli spazi o gli impianti oggetto della dichiarazione. Questo adempimento rientra tra le responsabilità dell’impresa installatrice.

La dichiarazione di conformità deve essere depositata, dall’impresa installatrice, presso lo Sportello Unico per l’Edilizia del Comune in cui si trova l’impianto entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori, ma solo per gli edifici che sono già in possesso del certificato di agibilità.

Nel caso di nuove costruzioni, la dichiarazione di conformità costituisce un elemento essenziale da allegare al certificato di agibilità.

Lo Sportello Unico del Comune deve inoltrare una copia della dichiarazione di conformità alla Camera di Commercio competente per il territorio.

Eventuali violazioni accertate da parte delle imprese installatrici vengono comunicate alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente per territorio, che procede a registrare l’infrazione nell’Albo provinciale delle imprese artigiane o nel Registro delle imprese presso cui l’impresa inadempiente risulta essere iscritta, attraverso la redazione di un apposito verbale.

Cresme: il rapporto congiunturale e previsionale del mercato delle costruzioni

Le tensioni internazionali sul piano geo-politico e su quello economico disegnano un 2024 caratterizzato da forti elementi di rischio e incertezza e determinano significative contrazioni sulle stime della crescita mondiale.
Ma non si tratta solo di contrazioni: le condizioni sono di nuovo, radicalmente, cambiate.

Basti pensare all’inflazione, ai tassi di interesse, ai livelli di debito, alle guerre (non bastava l’invasione dell’Ucraina), ai costi dell’energia. Solo per fare degli esempi: in Italia dopo il biennio 2021-2022 il problema della crescita debole e del debito forte tornano a caratterizzare uno scenario economico difficile facendo riemergere le nostre criticità strutturali. E in questo scenario stanno cambiando, anzi sono già cambiate, le condizioni del settore delle costruzioni.

L’attività di manutenzione del patrimonio residenziale ha iniziato la sua contrazione che diverrà pesante nel 2024 e nel 2025 (dai 120 miliardi a valori correnti del 2022 ai 60 del 2026); l’eccezionale spinta delle opere pubbliche non è in grado di garantire la tenuta dell’intero mercato, ma solo di attenuarne la caduta.

Il comparto delle opere pubbliche è entrato in una complessa fase esecutiva ed è chiamato alla sfida delle realizzazioni: tra gennaio 2019 e agosto 2023 sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, dei quali 74 afferenti al PNRR, e ne sono stati aggiudicati 204, dei quali 48 PNRR. La sfida delle opere pubbliche, che dovrebbero continuare a crescere sino al 2027, è tutta di capacità realizzativa.

L’inflazione e le politiche monetarie restrittive, insieme ai picchi toccati dalle compravendite, hanno determinato un brusco raffreddamento nell’immobiliare residenziale, con valori negativi molto importanti anche nelle aree più dinamiche del Paese.

Anche il risparmio delle famiglie va riducendosi mentre i costi di costruzione sono talmente cresciuti da allontanare dalla realizzabilità alcuni modelli di offerta (si pensi all’Housing Sociale).

Il livello toccato dai costi di costruzione – in particolare rispetto ai prezzi di mercato del prodotto residenziale in molte parti del Paese -, la produttività delle costruzioni e la qualità della manodopera oggi impiegata, pongono altre importanti sfide in termini di innovazione, industrializzazione, digitalizzazione, riduzione del costo dell’errore.

I prossimi dieci anni saranno quelli di una forte polarizzazione nel mercato delle costruzioni tra domanda e offerta che guardano al futuro e domanda e offerta che guardano al passato. Va anche detto che il 2024 e il 2025 saranno con molta probabilità caratterizzati da fallimenti e da un forte incremento del contenzioso.

Nel comparto della riqualificazione residenziale, il non collocamento presso terzi dei crediti fiscali comporta rischi di tenuta delle imprese con le spalle meno larghe e una interruzione dei flussi di liquidità, quindi, l’interruzione delle forniture l’aumento dei casi di non completamento dei lavori, i cui esiti si possono prevedere.

Nel campo delle opere pubbliche la progettazione esecutiva affidata alla imprese aggiudicatarie sulla base di appalti deboli di contenuto tecnico, porterà a una verifica dei costi dell’appalto dopo l’aggiudicazione e all’emergere di criticità economiche e realizzative.

Inoltre è facile attendersi una accentuazione dei problemi nei flussi di liquidità.

Va poi ricordato che il settore delle costruzioni si trova ad affrontare un tema di immagine e alcuni snodi chiave, come la manodopera e la sua qualificazione, l’appeal verso i giovani, la sicurezza sul luogo di lavoro e, soprattutto, un processo di cambiamento in atto che pone delle importanti domande su come in futuro dovrà essere l’impresa di costruzioni, o meglio, la filiera del processo produttivo.

Una delle questioni sul tappeto riguarda certo l’adeguamento in termini di performance energetica del patrimonio edilizio residenziale e non residenziale che la nuova direttiva europea intende raggiungere. Sarà difficile non pensare ai nuovi obiettivi senza una nuova progettazione di incentivi fiscali (da pensare con maggiore cura). Di certo nelle condizioni attuali del bilancio italiano questo è un grande tema.

Inoltre è importante rendersi conto che finita la stagione delle grandi risorse pubbliche, sarà necessario pensare ai temi del Partenariato Pubblico e Privato e della rigenerazione urbana come motori della trasformazione territoriale. Come attrarre investimenti, quali attività mettere in atto, quali progetti sviluppare in una condizione di patrimonio ed aree con contenuti che possono determinare appetibilità rispetto ad altri Paesi Europei, ma anche rischi.

EdilExpoRoma, al via l’edizione 2024

Dal 15 al 19 Maggio, la Fiera di Roma ospita la seconda edizione della fiera dell’Edilizia e della Casa: EdilExpoRoma. L’importante polo fieristico riunirà in un format innovativo le principali categorie merceologiche che compongono il mondo dell’edilizia e della casa.

La Fiera è stata concepita per essere il punto di incontro non solo per produttori e stakeholders del settore, ma anche un pubblico più vasto.

La parte espositiva sarà sviluppata per macro aree tematiche tra loro complementari: dalla progettazione alla realizzazione, dai materiali all’arredamento degli interni e degli esterni.

Ad arricchire la fiera una serie di convegni, seminari, tavole rotonde e corsi di formazione.

Gli addetti ai lavori potranno confrontarsi, aggiornarsi sulle novità normative e le innovazioni del momento, mentre grazie alla presenza dei grandi spazi espositivi, l’utente finale potrà trovare tutte le novità riguardanti l’universo edile.

Per questo EdilExpoRoma sarà un evento importante, non solo per i professionisti del settore, ma anche per un pubblico diversificato, neofita o magari in cerca di uno spunto per arredare o ristrutturare la propria casa.
Per maggiori informazioni consultare il sito www.edilexporoma.it