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Caro-rifiuti, il costo medio della Tari è 325 euro

Il caro-bollette vale anche per i rifiuti con la cifra media della Tari che nel 2022 ha toccato 325 euro di media con un aumento del 3,7%.
Negli ultimi 5 anni la Tari è aumentata mediamente del 7,7%. Sono i dati della consueta indagine realizzata dalla Uil che riportano come tra il 2021 e il 2022 sono 65 le città capoluogo di provincia che hanno aumentato la tassa.
In valori assoluti – spiega Ivana Veronese, segretaria confederale Uil – le famiglie italiane hanno versato nel 2022 per la tariffa rifiuti 325 euro medi, a fronte dei 313 euro del 2021 e dei 301 euro versati nel 2018.
Il costo maggiore si registra a Pisa con 519 euro medi l’anno a famiglia; a Brindisi si versano 518 euro; a Genova 489 euro; a Benevento 481 euro; a Messina 476 euro; Catania 475 euro; a Siracusa 472 euro; ad Agrigento 471 euro; a Taranto 459 euro e a Trapani 457 euro.
Il campione utilizzato dallo studio del Servizio Lavoro Coesione e Territorio del sindacato che ha elaborato i costi in 107 città capoluogo di provincia si riferisce ad una famiglia composta da quattro componenti con una casa di 80 mq e reddito Isee di 25 mila euro.
Tra le città meno costose Belluno con 169 euro l’anno a famiglia; a Novara 174 euro; ad Ascoli Piceno 181 euro; a Macerata 182 euro; a Pordenone 186 euro; a Brescia 187 euro; a Trento 189 euro; a Firenze 194 euro; a Vercelli 197 euro e a Udine 204 euro. Per quanto riguarda le Città Metropolitane, la tassa sui rifiuti pesa per 489 euro all’anno a famiglia a Genova; a Messina per 476 euro; a Catania per 475 euro; a Reggio Calabria per 453 euro; a Napoli per 442 euro; a Bari per 401 euro; a Cagliari per 395 euro; a Milano per 338 euro; a Venezia e a Palermo per 332 euro; a Torino per 331 euro; a Roma per 314 euro; a Bologna per 228 euro e a Firenze per 194 euro.

Fonte: Agenzia Ansa

Tar, annullati i provvedimenti dell’Antitrust sul prezzo di luce e gas

Sulla base degli elementi raccolti “non appare corretto l’iter logico seguito dall’Autorità nell’adozione dei due provvedimenti cautelari, risultando insussistente il fumus boni iuris che ne legittimava l’adozione”. Così il Tar del Lazio in due identiche sentenze con le quali, accogliendo i ricorsi proposti da Acea Energia ed Eni Plenitude, ha annullato i provvedimenti cautelari adottati dall’Antitrust per presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di energia elettrica e di gas naturale.
Una vicenda complessa ricostruita dallo stesso Tar in sentenza.
Con un originario ricorso Acea Energia ed Eni Plenitude impugnavano il provvedimento cautelare del 12 dicembre 2022 con cui veniva loro intimato di sospendere le presunte modifiche unilaterali del prezzo dell’energia elettrica e del gas naturale perché in contrasto con il cosiddetto “decreto aiuti-bis” (la vicenda concerneva unicamente i ‘contratti con prezzo fisso’).
Con successivi motivi aggiunti ai ricorsi, si contestava il successivo provvedimento cautelare con il quale l’Antitrust a fine dicembre 2022 parzialmente confermava gli stessi provvedimenti cautelari. Tutto ciò è stato compiuto per la decisione del Governo di mitigare l’impatto economico sugli utenti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina che ha determinato uno sproporzionato aumento dei prezzi delle materie prime.
Il Tar, una volta chiarita la bontà della qualificazione della fattispecie operata dall’Agcm, si è poi concentrato a verificare se la stessa condotta possa o meno esser considerata in violazione del ‘Decreto aiuti-bis’. Ed ecco che allora, per i giudici “non appare corretto l’iter logico seguito dall’Autorità nell’adozione dei due provvedimenti cautelari, risultando insussistente il fumus boni iuris che ne legittimava l’adozione. Difatti, alla luce della documentazione raccolta nel primo segmento dell’istruttoria, non si apprezza la violazione delle disposizioni contrattuali né dell’art. 3 d.l. 115 cit, (cioè il decreto Aiuti-bis, ndr): invero, l’omessa indicazione della scadenza delle condizioni economiche non può ex se determinare l’illiceità della pratica, stante la possibilità per l’utente di ricostruire induttivamente tale dato, alla luce delle varie proroghe man mano succedutesi nel tempo. Né potrebbe sostenersi che l’omissione da parte del professionista della comunicazione periodica di aggiornamento possa consolidare sine die le precedenti condizioni economiche, atteso che il contratto disciplina specificamente le modalità di aggiornamento delle stesse”.

Fonte: Agenzia Ansa

La fine del mercato elettrico tutelato

Predisporre una campagna di informazione sui principali media nazionali per spiegare ai cittadini cosa vorrà dire la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica, previsto al 10 gennaio del 2024.
E’ la richiesta che hanno fatto le associazioni di consumatori che sono state sentite dalla Commissione Attività produttive della Camera. Quest’ultima deve esprime un parere sulla bozza di decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sull’ingresso consapevole degli utenti sul mercato libero.
“Serve una forte azione di informazione e formazione sui media – ha detto Pierpaola Pietrantozzi di Adiconsum – con l’ausilio delle organizzazioni dei consumatori”.
Per Alessandro Cafagna di Adoc “la nostra proposta è inserire nel decreto un’informazione che possa accompagnare gli utenti nel passaggio”.
Anche per Carmen Agnello di Confconsumatori e Ovidio Marzaioli del Movimento Consumatori servono “campagne informative in tv nei prossimi mesi”. Al momento sono circa 9 milioni i cittadini italiani che non hanno scelto il mercato libero dell’elettricità, e che continuano a rifornirsi sul mercato tutelato. Qui le tariffe sono fissate dall’Arera, l’autorità pubblica per l’energia, e la corrente è fornita dall’Acquirente unico, società pubblica.
La bozza di decreto del ministro Gilberto Pichetto prevede che gli utenti che al 10 gennaio dell’anno prossimo non avranno scelto un fornitore sul mercato libero, se ne vedranno assegnato uno, sulla base di concorsi indetti dall’Acquirente Unico e a condizioni fissate dall’Arera. Questo regime viene detto “servizio a tutele graduali”. Entro il primo aprile 2027, gli utenti che non sono soggetti vulnerabili o in povertà energetica dovranno passare obbligatoriamente al mercato libero. Gli altri (ad oggi circa la metà dei 9 milioni) rimarranno nel regime tutelato.

Fonte: Agenzia Ansa

Materiali ceramici hi-tech per stufe più performanti e meno inquinanti

ENEA ha realizzato un prototipo di braciere in materiale ceramico per stufe a pellet, in grado di ottimizzare il processo di combustione per la produzione di calore e ridurre le emissioni inquinanti. A metterlo a punto con stampa 3D, il Laboratorio di Tecnologie dei materiali Faenza nell’ambito del programma di Proof of Concept (PoC) promosso dall’Agenzia per incrementare il trasferimento di tecnologie innovative alle imprese e ridurre il divario tra i risultati della ricerca e il loro potenziale utilizzo/commercializzazione.
“Questo progetto ci ha consentito di mettere a punto processi, materiali e tecnologie all’avanguardia che potremo applicare per progettare e realizzare nuovi componenti dalle forme complesse e dalle elevate proprietà chimico-fisiche e termomeccaniche, come ad esempio bruciatori e microturbine per la produzione di energia, ma anche per i settori automotive e aerospazio”, spiega Alessandra Strafella, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Tecnologie dei Materiali Faenza.
“I bracieri sono tra i componenti più studiati per ottimizzare le prestazioni delle stufe, tenuto conto che sono sottoposti alle condizioni operative più gravose. Devono avere, infatti, notevoli proprietà termomeccaniche per mantenere la loro forma nelle condizioni di utilizzo, come la resistenza agli shock termici, all’usura e all’ossidazione” aggiunge Strafella.
I bracieri in ghisa più diffusi in commercio non consentono un aumento significativo della temperatura di esercizio in quanto hanno il limite della temperatura di fusione. L’elevata resistenza termomeccanica, chimica e all’usura dei materiali ceramici tecnici garantisce al braciere condizioni di funzionamento più costanti ad alte temperature[1], ma finora gli elevati costi di produzione hanno limitato la loro diffusione su larga scala.
“Nel nostro laboratorio siamo riusciti a superare questo limite grazie alla stampa 3D, che permette di ottenere componenti dalla geometria complessa minimizzando la quantità di materiale necessario per la formatura, le lavorazioni meccaniche post-processo, i tempi di realizzazione e, infine, il consumo di energia in quanto la produzione del componente avviene a temperatura ambiente, rendendo l’intero processo altamente sostenibile”, conclude la ricercatrice ENEA.
Nel dettaglio, la prima fase della sperimentazione ha previsto l’individuazione di un materiale ceramico avanzato – la tialite (titanato di alluminio)- con un’elevata resistenza allo shock termico (proprietà fondamentale per le fasi di accensione e di spegnimento del braciere). Il team ENEA ha poi sviluppato una pasta ceramica a base acquosa, ottimizzata per ridurre al minimo l’utilizzo di additivi organici e renderla compatibile con la tecnologia di stampa 3D. Il disegno CAD del braciere è stato poi fornito dall’azienda partner del progetto, Palazzetti Lelio spa, specializzata in sistemi di riscaldamento domestico a biomassa legnosa, che ha anche testato il componente in condizioni reali di esercizio, ossia in una stufa a pellet.

Comunicato Stampa Enea

Verbania, contributo economico straordinario abitazione

“È stato pubblicato il bando – segnala il sindaco di Verbania Silvia Marchionini – che abbiamo messo in campo come Amministrazione Comunale di Verbania, finalizzato ad un sostegno economico ‘una tantum’ per aiutare i cittadini residenti a sostenere i costi legati all’abitazione per il pagamento di utenze di luce e gas, rate affitto, rate del mutuo, etc. Un sostegno che riteniamo importante, che si somma ad altri che in questi anni abbiamo proposto, per un aiuto concreto alle famiglie in questa difficile fase economica e sociale”.
“L’ammontare del contributo una tantum – aggiunge l’assessore alle politiche sociali Marinella Franzetti – sarà erogato in base al numero dei componenti del nucleo famigliare: per un componente contributo fino ad un massimo di 600 euro, due componenti 800 euro, tre componenti 1000 euro e da quattro o più componenti il contributo arriva fino ad un massimo di 1200 euro”.
La nota dell’amministrazione comunale specifica che le risorse verranno erogate ai cittadini richiedenti secondo l’ordine di presentazione delle richieste e fino a esaurimento delle risorse disponibili. Possono beneficiare del contributo i cittadini in possesso dei requisiti sottoindicati:
• residenza nel Comune di Verbania;
• certificazione ISEE, in corso di validità, compresa tra i valori di € 9.360,00 e €18.000,00. I cittadini con una certificazione ISEE inferiore alla somma di € 9.360,00 potranno ugualmente fare domanda, ma le loro richieste verranno vagliate in subordine all’esaurimento di tutte le richieste valide da parte di cittadini nella fascia tra € 9.360,00 ed € 18.000,00 e se non già destinatari di aiuti da parte del Servizio Sociale;
• attestazione di utenza di luce e/o gas intestata ad almeno uno dei componenti del nucleo richiedente, attraverso presentazione di bolletta riferita ad utenza attiva e di solo tipo domestico;
• canone affitto/rata mutuo per alloggio corrispondente alla residenza anagrafica del richiedente.
Le domande vanno presentate on line accedendo dal sito del Comune di Verbania www.comune.verbania.it e dal link diretto https://www.comune.verbania.it/Servizi/Contributo-economico-straordinario-una-tantum-per-spese-legate-all-abitazione

Comunicato stampa Amministrazione Comunale Verbania

Perugia, mozione per il car-sharing condominiale

Una mozione volta a promuovere il car-sharing condominiale o di comunità negli alloggi di edilizia residenziale pubblica della Regione Umbria. L’ha presentata il consigliere regionale della Lega Daniele Carissimi. “Il car-sharing – spiega – è uno strumento che concorre efficacemente a ridurre l’impatto ambientale delle emissioni inquinanti derivanti dal traffico veicolare, riducendo inoltre il numero di auto in circolazione e contribuendo allo sviluppo delle green cities”. Secondo Carissimi “questo modello apporta un vantaggio non solo ambientale ma anche economico per le famiglie, consentendo la riduzione delle spese di gestione, assicurazione e manutenzione del veicolo, che vengono distribuite su più soggetti o nuclei familiari”. “L’idea di condividere l’auto – spiega il consigliere – rientra nella logica circolare della servitisation, cioè della transizione verso modelli di acquisto di un servizio piuttosto che di un bene. Soluzioni come il leasing, il noleggio e l’abbonamento sono sempre più diffuse e hanno indiscutibili vantaggi dal punto di vista della sostenibilità sia economica sia ambientale. Dal punto di vista ambientale, è noto che in diverse città dell’Umbria vengono costantemente superati i valori-limite di determinati inquinanti atmosferici”. L’inquinamento da PM10 in Regione Umbria è riconducibile per l’11% alle emissioni generate dal traffico veicolare e d’altra parte l’Umbria, secondo dati dell’AciI, è la regione con il più alto numero di parco veicolare privato e auto pro-capite, con un rapporto tra numero di veicoli e abitanti sensibilmente superiore alla media nazionale. A Perugia la mobilità a emissioni zero arriva appena al 15% e le politiche di sostenibilità non superano il 2%, per Terni mancano addirittura dati sufficienti a permettere una valutazione a confronto con le altre città.
“Il car-sharing condominiale o di comunità – spiega ancora il consigliere – è inoltre in linea con le azioni di promozione della diffusione di Comunità energetiche rinnovabili e Gruppi di autoconsumo collettivo che la Giunta è chiamata a mettere in campo in attuazione alla mozione, che ho personalmente emendato e promosso, approvata dall’Assemblea legislativa nella seduta del 10 maggio 2022”.
La mozione che ho appena depositato chiede l’impegno della Giunta ad avviare forme di collaborazione finalizzate alla promozione e al sostegno di forme di mobility sharing di comunità o di condominio negli alloggi di edilizia residenziale pubblica presenti sul territorio regionale, compatibilmente con le esigenze organizzative e di programmazione degli interventi di Ater Umbria, lo strumento attraverso cui la Regione risponde alle esigenze abitative dei nuclei familiari che si trovano in condizioni economiche e sociali svantaggiate. La mobilità condivisa a basso impatto ambientale – conclude Daniele Carissimi – rappresenta da un lato la sfida più avanzata per ottenere una risposta efficace all’esigenza di un sistema di trasporto delle persone e delle merci in armonia con il territorio ed i suoi abitanti e dall’altro costituisce per le famiglie un consistente sgravio delle spese legate al possesso e uso di un veicolo”.

Fonte: Agenzia Ansa

Prezzo troppo basso e mutuo alto

In caso di accertamento, corretto il ricorso alla doppia presunzione motivata da un prezzo inverosimile e mutuo superiore al valore dichiarato nella compravendita. Il fatto noto, accertato in via presuntiva, può costituire premessa di un’ulteriore presunzione, ferma restando la necessità di valutarne l’attendibilità, in termini di gravità, precisione e concordanza idonee a fondare l’accertamento del fatto ignoto.

La Corte di cassazione, con la sentenza n. 6870/2023, è intervenuta nuovamente ad argomentare sull’erronea esegesi giudiziale degli articoli 2729 e 2697 del codice civile, talvolta resa dai collegi di merito, ovvero sulla inesatta lettura applicativa, per quel che riguarda le liti avverso gli atti di accertamento, del “divieto di doppia presunzione”.

Il caso
La controversia, che ha dato spunto al giudice di legittimità per prospettare i profili sopra accennati, aveva per oggetto un avviso di accertamento di reddito di impresa, successivo a pvc per recupero a tassazione di maggiori ricavi e mancato riconoscimento di oneri deducibili.
Il competente ufficio emetteva detto atto impositivo, in capo a una società di capitali, ai sensi degli articoli 39 del Dpr n. 600/1973 e 54 del Dpr n.633/1972 e con una motivazione fondata sulla inverosimiglianza della rivendita sottocosto di beni immobili. Tale deduzione trovava, a sua volta, ragione nello scostamento dai valori Omi di immobili costituenti oggetto di compravendita, nel prezzo a metro- quadro desunto in fattura (pari o inferiore al costo di costruzione), nonché nel maggior valore del mutuo contratto.

Nel giudizio di grado provinciale, il ricorso era parzialmente accolto in relazione alla ricostruzione dei ricavi; veniva invece confermato il corretto operato dell’ufficio a riguardo della ripresa a tassazione per costi indeducibili.
Non sortiva l’effetto invocato il gravame interposto, dall’appellante ufficio dell’Agenzia delle entrate, ai fini della riforma della sentenza di prime cure; veniva infatti confermata, anche in appello, la sentenza di primo grado.
L’ufficio impositore proponeva quindi ricorso alla Corte suprema, incentrato sulla violazione – desunta nella motivazione della sentenza impugnata – dell’articolo 39, comma 1, lettera D) del Dpr n. 600/1973, nonché degli articoli 2697 e 11 codice civile.

Il giudizio della Corte
Il giudice di ultima istanza ha ritenuto fondato il ricorso avanzato dall’ente erariale interessato.
In motivazione è stata rilevata l’inosservanza, da parte del giudice tributario di appello, delle norme che regolano il ragionamento presuntivo.
La Corte ha, quindi, richiamato il precedente indirizzo di legittimità (Cassazione civile, n. 23860/2020), inteso ad affermare che “Non è configurabile nel sistema processuale un divieto di presunzioni di secondo grado, non essendo lo stesso riconducibile agli artt. 2729 e 2697 c.c., né ad altre norme; pertanto, è ben possibile che il fatto noto, accertato in via presuntiva, costituisca la premessa di un’ulteriore presunzione, ferma restando la necessità di valutare in concreto l’attendibilità del risultato, in termini di gravità, precisione e concordanza idonee a fondare l’accertamento del fatto ignoto”.

In effetti, nella motivazione della pronuncia ultima citata, più ampia rispetto a quella qui in rassegna, si evidenziava come la giurisprudenza di legittimità si stesse progressivamente assestando sulla posizione per cui l’invocato divieto di doppia presunzione o di presunzione di secondo grado “a catena”, espresso nel brocardo “praesumptum de praesumpto non admittitur” è, in realtà, inesistente nel nostro sistema, nel senso che non è previsto e codificato da alcuna disposizione di legge, non essendo riconducibile agli articoli 2729 e 2697 cc, né a qualsiasi altra norma dell’ordinamento (Cassazione, sezione V, decisioni nn. 15003/2017, 20748/2019, 33961/2019, n. 33042/2019, 19171/2019 e 579/2020).

Osservava quindi la Corte, sempre nella citata pronuncia del 2020 che “Il problema, quindi, come rilevato anche dalla dottrina, non è stabilire se sia giuridicamente ammissibile ricavare un fatto per presunzione da una precedente presunzione, ma, piuttosto, valutare l’attendibilità del risultato di questa sequenza logica. Occorre, cioè, che anche all’esito del secondo passaggio presuntivo sussistano gli elementi di gravità, precisione e concordanza che possono condurre a ritenere provato il fatto”.

Tornando alla sentenza più recente, emessa dalla Cassazione, i principi descritti hanno consentito al Collegio di rimarcare l’erroneità della sentenza di merito impugnata ove lo scostamento dei valori Omi era stato argomentato come l’unico elemento presuntivo addotto, mentre invece l’ufficio aveva esibito altri elementi indiziari quali: a) l’inverosimiglianza del prezzo di rivendita a metro-quadro (espresso in fattura in misura pari o inferiore al costo di costruzione), b) il valore del mutuo superiore al prezzo dichiarato nella compravendita.

Alcuni altri precedenti
Oltre ai responsi dianzi richiamati, deve precisarsi che le eccezioni – rivolte agli avvisi di accertamento – basate sul “divieto di doppia presunzione”, sono stato “bocciate” in altre circostanze dalla Corte di cassazione. Possono essere citati, ad esempio, i seguenti arresti della Cassazione civile:
• n. 641/2018, ove è stato decretato che non sussiste il divieto di doppia presunzione qualora dal fatto noto, costituito dalla presenza di dipendenti non regolarmente assunti (e per i quali emerga la corresponsione di una retribuzione non contabilizzata), si tragga la presunzione di maggiore redditività dell’impresa
• n. 17523/2021, ove si è rappresentato che la presunzione di attribuzione ai soci degli utili extracontabilì della società di capitali a ristretta base sociale non viola il divieto di doppia presunzione, poiché il fatto noto non è costituito dalla sussistenza dei maggiori redditi induttivamente accertati nei confronti della società, ma dalla ristrettezza della base sociale e dal vincolo di solidarietà e di reciproco controllo dei soci che, in tal caso, normalmente caratterizza la gestione sociale, con la conseguenza che, una volta ritenuta operante detta presunzione, spetta poi al contribuente fornire la prova contraria.

https://www.fiscooggi.it/rubrica/giurisprudenza/articolo/prezzo-troppo-basso-e-mutuo-alto-legittimano-doppia-presunzione

Mostra-convegno per la filiera italiana dell’idrogeno

L’idrogeno è diventato un protagonista delle politiche energetiche, anche italiane. Il PNRR prevede un investimento di oltre due miliardi di euro in questo campo e l’Italia è già molto attiva su questo fronte: secondo i dati dell’Ufficio europeo dei brevetti (Epo) e dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), siamo al quinto posto in Europa per il numero di brevetti depositati per la transizione verso l’idrogeno, in particolar verso quello verde, ovvero ottenuto da fonti non fossili.
Inoltre, l’Italia è il secondo Paese manifatturiero a livello europeo, e sono numerose le imprese che considerano l’idrogeno una soluzione per rispondere alla domanda energetica, riducendo al massimo le emissioni inquinanti. Di questo e molto altro si parlerà nella seconda edizione di Hydrogen Expo, l’innovativa mostra-convegno dedicata al comparto tecnologico per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, che si terrà dal 17 al 19 maggio negli spazi del Piacenza Expo.
L’appuntamento, organizzato da Mediapoint & Exhibitions, si è già imposto come un palcoscenico ideale per l’incontro tra i player della filiera dell’idrogeno. Ci saranno incontri, workshop e convegni, in cui si analizzerà la situazione attuale e delineando le prospettive dell’intero comparto: si affronterà l’uso dell’idrogeno sia in campo industriale che nel trasporto marittimo, ferroviario e su gomma.
Non mancheranno poi le principali novità in termini di tecnologia applicata. Ma si parlerà anche di legislazione, analizzando le novità introdotte dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in materia di energie rinnovabili: ad esempio, il decreto attuativo dell’ottobre 2022, che stanzia oltre 500 milioni di euro per il recupero delle aree industriali dismesse, da riconvertire in siti dedicati alla produzione di idrogeno verde.
In Italia ci sono, infatti, circa 9mila km di aree industriali dismesse, che potrebbero essere riconvertite e sfruttate grazie all’idrogeno. Questo tipo di intervento, come anche gli altri contenuti nel PNRR riguardanti l’idrogeno, dovrebbe permettere, nel medio-lungo periodo, all’industria italiana di compiere un importante passo in avanti verso le fonti rinnovabili, aumentando la competitività sul mercato e riducendo drasticamente l’impatto ambientale.
Il processo di riconversione energetica, infatti, non è più rimandabile e proprio Hydrogen Expo può essere il luogo ideale per confrontarsi su questo tema.

https://elettricomagazine.it/attualita-news/piacenza-hydrogen-expo-mostra-filiera-italiana-idrogeno/

Da Idealista, un servizio per verificare l’affidabilità degli inquilini

Idealista, attraverso la Banca Dati Morosità Immobiliare, ha lanciato un innovativo servizio che permette agli agenti immobiliari di verificare l’affidabilità dei potenziali inquilini che rispondono agli annunci di appartamenti in affitto. Un servizio che rappresenta un valore aggiunto che le agenzie possono offrire ai propri clienti.
“BDMI” è la prima banca dati negativa di morosità immobiliare in Italia, fa parte del gruppo idealista e contiene informazioni su debiti, mancati pagamenti e insolvenze di una persona fisica o giuridica con riferimento a un rapporto di locazione presente o passato. È un sito tramite il quale gli agenti immobiliari possono verificare se i potenziali inquilini che li contattano risultano cattivi pagatori nei confronti di altri proprietari. Idealista è quindi in grado di mettere a disposizione delle agenzie un database molto completo sul mercato delle locazioni immobiliari. Il servizio prevede l’invio di un file in formato PDF con informazioni riguardanti il potenziale inquilino ottenute da varie fonti pubbliche.
Accedere al servizio è molto semplice per gli agenti immobiliari già clienti di Idealista, che possono ottenere una prova gratuita del servizio BDMI.
Per emettere la verifica, vengono consultate diverse fonti di dati, al fine di rendere la segnalazione di insolvenza più completa e accurata possibile. Il costo del servizio è di 20 euro.

Fonte: Idealista

Affitti brevi, cresce il mercato delle locazioni turistiche

affitti

L’applicazione dell’information technology alla gestione delle seconde case, unita al cambiamento di gusti e di abitudini di chi viaggia e alle nuove tendenze nel modo di fruire delle vacanze (sempre più brevi e spezzettate durante l’anno), hanno favorito un’importante evoluzione della domanda di chi cerca case in affitto per turismo, dando un forte impulso al settore dello short rent.
La diffusione via Internet di portali dedicati che mostrano migliaia di soluzioni adatte a ogni gusto e ogni esigenza, in qualsiasi periodo dell’anno e in qualunque località del Paese, ha contribuito a consolidare una domanda che fino a poco più di un decennio fa restava per lo più frustrata, rinunciando di fatto a questa opportunità alternativa alla ricettività alberghiera ancor prima di iniziare a cercare.
Sul fronte dell’offerta, il consolidarsi dello short rent come modalità alternativa di gestione del patrimonio immobiliare familiare ha indubbiamente favorito lo sviluppo del mercato della seconda casa in Italia.
Secondo i dati raccolti dall’Ufficio studi di Locare su un patrimonio di seconde case disponibili per una gestione alternativa tipo short rent (in quanto non affittate con contratti a lungo medio termine né utilizzate con frequenza costante dai proprietari) di circa 6,6 milioni di abitazioni, 579mila sono offerte in affitto breve, ossia l’8,87% del totale; e di queste 212mila circa, cioè poco più di un terzo del totale, sono gestite tramite agenzie immobiliari o società specializzate, per lo più del settore Proptech.
Il numero di soluzioni abitative a disposizione per l’affitto breve/turistico è quasi raddoppiato nel 2022 rispetto all’anno prima. Se di considera però che nel 2020, causa Covid, c’è stato un tracollo stimato attorno all’86% del numero di proposte in offerta, il risultato raggiunto lo scorso anno è, in termini assoluti, inferiore del 31% rispetto al 2019.
In parte ciò sembra dovuto alla lunga coda degli effetti della pandemia, ma dall’altro lato è emersa anche una certa “stanchezza” da parte dei proprietari che, dopo gli entusiasmi iniziali, si sono resi conto che la gestione degli immobili in short rent è impegnativa, se non faticosa, e i rendimenti non sono stellari come sperato. Da ciò il crescente utilizzo dei servizi di operatori specializzati.
Sul fronte dei canoni d’affitto la variabilità è molto alta. Spesso la stessa soluzione viene offerta sul mercato a prezzi molto differenti a seconda del periodo dell’anno, della lunghezza del soggiorno e degli eventuali sconti conseguenti, dello stato dell’edificio, de numero di posti letto disponibili, ecc.
Considerando un bilocale con quattro posti letto, che risulta essere la dimensione più richiesta per l’affitto breve, nelle località turistiche l’affitto settimanale medio richiesto varia tra gli 800 e i 2.400 euro la settimana.
I rendimenti, in media, sono compresi in un range fra 4,6 e il 6,7% lordo annuo.
Per l’anno in corso i principali operatori di settore si attendono un incremento dei canoni medi richiesti in linea con l’andamento dell’inflazione, attesa attorno al 6,3% nel 2023.